Gli anime peggiori di sempre

Passiamo in rassegna alcuni fra i più brutti anime mai creati dall'industria giapponese

Gli anime peggiori di sempre

Non sempre le cose vanno per il verso giusto, e in ambito artistico è facile cadere in banalità o in sperimentazioni fallimentari. Dopo tanti anni passati a vedere serie che amiamo, è facile che a qualcuno sorga una curiosità: “Ma quali sono gli anime peggiori di sempre?”. Lista che potrebbe interessarvi, dopo aver letto quella dei 10 peggiori finali degli anime.

In verità, non è una domanda facile a cui rispondere, per diversi motivi: se andiamo sui vari siti di ranking, come ad esempio il famoso My Anime List, in realtà aiutano fino a un certo punto, poiché i voti complessivi sono influenzati anche da chi non ha finito di vedere tutta l’opera, senza contare, chiaramente, la presenza di recensioni fatte apposta per trollare; in secondo luogo, è facile anche avere una discrepanza tra generi, in quanto gli anime creati col solo scopo di fare del fanservice (come gli ecchi o gli hentai) vengono considerati i peggiori per via della semplicità dell’opera.

Tuttavia, cercando tra siti di critica, blog personali e video recensioni, saltano fuori nomi di determinati anime sempre tirati in causa quando si discute di quale sia il peggiore mai creato, per cui, per fare una lista più sensata possibile, ho provato a selezionarne alcuni di quelli che sono i più citati e criticati secondo la community mondiale.

Garzey’s Wing

Garzey's Wing, gli anime peggiori di sempre

Studio: J.C. Staff
Genere: Avventura, Fantasy
Anno: 1996

Assurdo pensare che un’opera firmata da Yoshiyuki Tomino sia in questa lista, ma del resto anche i migliori possono sbagliare; Garzey’s Wing è la macchia nera nella carriera di Tomino, che è riuscito a creare quello che viene considerato come “l’anime fantasy peggiore mai fatto”.

La storia inizia col nostro protagonista Chris, che sta facendo un viaggio in moto quando, improvvisamente, viene catapultato in un mondo fantasy; finito nel bel mezzo di una guerra tra degli schiavi e il loro dittatore, scopre in seguito di esser stato evocato da una maga, la quale vede in Chris un salvatore in grado di aiutarli a ottenere la libertà. Nonostante la premessa molto banale, c’è effettivamente un elemento che, sulla carta, suona interessante: quando viene trasportato nell’altro mondo, Chris si sdoppia, e dunque una sua versione continua a esistere nel mondo attuale; i due riescono a comunicare telepaticamente, e ciò permette al Chris del mondo moderno di aiutare l’altro, consigliandoli delle tattiche migliori per inventare mezzi più avanzati per aiutare la tribù di schiavi. C’è però un motivo se ho scritto che “sulla carta” è interessante e questo perché, come le altre idee dell’anime, tutto viene buttato all’aria, a causa di uno sviluppo e una narrazione pessima, assieme a un comparto tecnico ben poco degno.

I dialoghi sono una delle parti più allucinanti: assolutamente privi di un senso logico, vi sembrerà di ascoltare delle interazioni tra NPC di Oblivion, con personaggi che cambiano argomento all’improvviso o che fanno commenti usciti dal nulla, senza contare che in alcuni casi faranno degli spiegoni di trama fin troppo tediosi. Parlando proprio dei personaggi, il modo in cui sono scritti li fa sembrare, in parole semplici, stupidi: incapaci di comprendersi fra di loro, tendono a fare azioni poco sensate e da sembrare quasi lasciate all’interpretazione dello spettatore, un po’ come il finale dell’anime. Solo pochi temerari però sono arrivati alla conclusione dell’opera, vista la noia e la lentezza della narrazione.

I disegni invece sembrano, tutto sommato, ben fatti, ma il problema sorge quando devono creare il movimento, dove potrete ammirare dei personaggi che si spostano restando in un frame fisso, o altre volte in cui suddetti frame mancano o sono ripetuti ingenuamente.

Se siete in cerca di sano e puro trash, vi consiglio di guardare Garzey’s Wing col doppiaggio inglese, che vi farà capire come mai quest’opera venga anche etichettata come “il The Room degli anime”.

Tenkuu Danzai Skelter+Heaven

Tenkuu Danzai Skelter+Heaven

Studio: Idea Factory
Genere: Mecha
Anno: 2004

Eccoci a uno dei capolavori del trash, uno degli anime di cui probabilmente avrete sentito il nome se avete già cercato “anime più brutto di sempre” su Google. Nonostante prenda forte ispirazione da Evangelion e Ghost in the Shell, due capolavori dell’animazione, Tenkuu Danzai Skelter+Heaven sbaglia qualunque cosa. Questo anime è un adattamento del videogioco per PlayStation 2 di Idea Factory dallo stesso nome.

La trama è molto semplice: un mostro gigante attacca una città e dei piloti vengono selezionati a guidare dei robot adatti per distruggerlo. I piloti dei robot sono delle tipiche ragazzine liceali, la cui caratterizzazione non è pervenuta; una di esse, la protagonista, ha una relazione con il capo della loro unità, che la manda a combattere contro il mostro… nonostante lei sia ancora in allenamento.

Skelter+Heaven non ha una trama particolarmente originale e la sua narrazione confusionaria non aiuta a seguirla, neanche volendo: per quanto parlino e spieghino la lore del mondo, i dialoghi di Skelter+Heaven sono assolutamente soporiferi e banali, nonché spesso sovrastati dalla colonna sonora troppo alta, il che, pensandoci, è forse un bene, dal momento che i “doppiatori” sembrano delle persone prese dalla strada. Il mixing dell’audio è però solo uno dei tanti problemi tecnici, dove abbiamo dei tagli e cambi di scena che avvengono perfino in mezzo ai combattimenti, portandoci a vedere eventi casuali che non seguono un filo logico.

Potremmo poi andare avanti con altri problemi, come le orrende animazioni e anatomie dei personaggi, la CGI degna del più brutto gioco dell’originale PlayStation, audio ed effetti sonori che vanno a intermittenza e altro ancora, ma Skelter+Heaven è un’esperienza da vivere, un trip mistico, di circa un’oretta, che vi lascerà senza parole e forse con qualche risata causata dalle assurdità che vedrete su schermo.

Mars of Destruction

Mars of Destruction, anime peggiori di sempre

Studio: Idea Factory
Genere: Fantascienza
Anno: 2005

Purtroppo qui mi tocca fare una scorrettezza: Mars of Destruction è stato creato dagli stessi autori di Tenkuu Danzai Skelter+Heaven, e nonostante io volessi evitare di inserire anime troppo simili (o addirittura dello stesso studio), l’importanza di questi prodotti nell’ambito trash mi ha portato a decidere di inserirli tutti e due, poiché considerati entrambi i peggiori anime in assoluto, senza se e senza ma. Mars of Destruction è uno degli anime che rientra nella famosa categoria dei “so bad, it’s so good”, ovvero quei prodotti così osceni da fare il giro e diventare tremendamente divertenti per via della loro inadeguatezza, soprattutto se alla base vi era l’intento di creare un’opera come tutte le altre. Questo anime è un adattamento del videogioco per PlayStation 2 di Idea Factory dallo stesso nome.

La storia ci porta in un tipico scenario di invasione aliena, dove delle strane creature provenienti da Marte hanno iniziato ad attaccare gli esseri umani, i quali, per difendersi, hanno creato un’unità di soldati specializzati. Ovviamente, chi sono questi soldati specializzati se non delle ragazzine del liceo? Chiaro, sempre loro, peccato però che, seppur siano presentate come soldati altamente qualificati, abbiano una mira abbastanza scarsa, dal momento che riescono a mancare degli alieni alti due metri da pochissima distanza, anche usando una raffica di colpi di una mitragliatrice. Assieme a loro c’è un unico ragazzo nell’unità, ed è in grado di usare un’armatura potenziata per combattere con poteri alla pari degli alieni.

Non è la trama però a essere preoccupante, bensì… tutto il resto. Il comparto tecnico è esilarante: abbiamo transizioni improvvise, qualità dell’audio incredibilmente scarsa, con suoni spesso fuori syncro o, direttamente, alcun effetto sonoro. Anche il doppiaggio, di scarso livello, non si salva, ma fortunatamente i dialoghi sono di così poca importanza che potrete benissimo concentrarvi ad ammirare le animazioni splendidamente legnose. I protagonisti non hanno personalità alcuna, ma saranno facili da distinguere dato che si tratta di ragazze generiche con solo colori dei capelli diversi, a mo’ di Power Rangers.

Mars of Destruction è un’assoluta perla del trash che tutti i fan dell’animazione, prima o poi, devono recuperare. Ah, e soprattutto, complimenti a Beethoven per la colonna sonora!

Hanoka

Hanoka, anime peggiori di sempre

Studio: Fanworks
Genere: Fantascienza
Anno: 2006

È un po’ triste prendersela con Hanoka, perché ha già un grossissimo svantaggio in partenza dovuto al programma con cui è stato creato: Adobe Flash. Le animazioni sono dunque meno movimentate rispetto ai soliti anime, ma per niente scusabili di essere oscene fino a tal punto. In Giappone, Hanoka è stato sì il primo esperimento di anime creato interamente con Flash, ma nell’industria dell’animazione tantissimi studi stavano già usando il suddetto programma e negli anni a venire hanno dato vita a degli ottimi prodotti, compensando ai limiti tecnici del software con delle storie e dei personaggi molto validi, come ad esempio le Winx, Happy Tree Friends e A Tutto Reality, per citarne solo alcuni dei più famosi.

Le animazioni di Hanoka sono inconcepibili, e di un livello tanto scarso da essere facilmente surclassate da progetti scolastici fatti negli stessi anni e col medesimo programma; nemmeno i disegni in sé sono salvabili, in quanto presentano dei grossolani errori di anatomia visibili alla luce del sole, ancor di più quando vi sono inquadrature dal basso o in primo piano. Stesso discorso lo si può fare coi background, di fronte ai quali verrebbe da dire che siano stati realizzati direttamente con Paint, in quanto sono spesso solo delle chiazze di colore dalla forma indistinguibile.

Dal lato della storia non c’è un granché, semplicemente una generica guerra tra umani e alieni in un ambientazione post-apocalittica; stessa cosa vale per i personaggi, molto blandi e dai dialoghi ben poco profondi. La trama non ha particolare evoluzione, risultando in certi casi molto prevedibile per via dei cliché del genere; insomma, nulla di nuovo e, soprattutto, nulla che possa far fronte al disastro estetico.

Hanoka è considerato brutto nel senso più banale del termine: una pessima idea, con una pessima realizzazione. Una domanda sorge spontanea: perché è stato deciso di rendere pubblico qualcosa di oggettivamente fatto così male? La risposta forse non l’avremo mai.

Abunai Sisters: Koko&Mika

Abunai Sisters: Koko&Mika

Studio: Production I.G.
Genere: Demenziale, Ecchi
Anno: 2009

Quando vuoi creare un anime comico basandoti su due modelle che sono famose solo per avere dei seni enormi… non può che uscire qualcosa di totalmente scemo. Abunai Sisters: Koko&Mika, è una miniserie animata in 3D con episodi auto conclusivi che seguono le vicende delle sorelle Koko e Mika, le quali posseggono la Boobie Gem; la loro particolarità è, come avrete intuito, avere delle tette enormi, talmente potenti da riuscire perfino a usarle come scudo o per colpire i nemici. Il tutto è quindi un susseguirsi di gag degne dei migliori cinepanettoni.

In realtà, c’è ben poco altro da dire su Abunai Sisters: la sua comicità assolutamente ridicola può non piacere a tutti, ma oltre ad essa abbiamo, come per altre serie, delle ovvie oscenità a livello tecnico.

La CGI è abbastanza scarsa, con modelli legnosi e personaggi esteticamente ripugnanti, tranne per le due sorelle, dove l’animazione però si è focalizzata solo sul seno che possiede quasi una vita propria.
Per il doppiaggio è stato poi scelto di aumentare il pitch della voce dei protagonisti, rendendoli praticamente uguali ad Alvin and the Chipmunks per la gioia delle vostre orecchie.

A livello comico non c’è nemmeno tanta varietà, in quanto le scenette sono solamente allusioni sessuali che risultano solo molto noiose e ripetitive; come si è visto in diversi anime però, non è così difficile far ridere con battute riguardanti il sesso, e abbiamo degli esempi che funzionano tranquillamente in Oruchuban Ebichu o Shimoneta, i quali usano il solito argomento ma reinventandosi almeno nelle dinamiche. In Abunai Sisters, gli spettatori provano di tutto tranne l’ilarità, se non nei casi in qui quest’ultima viene causata dal deridere un prodotto trash.

Alcuni lo considerano un “so bad, it’s so good”, ma a dire il vero la maggior parte delle persone lo ritiene solamente indegno di esistere, mettendolo allo stesso livello delle più blande sitcom di Adult Swim.

Pupa

Pupa

Studio: Earth Star Entertainment
Genere: Horror
Anno: 2014

Ecco un anime completamente senza senso. C’è da premettere che seppur Pupa abbia 12 episodi, ognuno di essi dura solamente 4 minuti, per cui non ci si può aspettare chissà quale trama complessa o personaggi profondi, e infatti, non c’è nessuno di questi elementi. Quello che però c’è in Pupa è un chaos generale e un no-sense della narrazione: la trama (o almeno quello che se ne capisce) ha come protagonisti Utsutsu e Yuma, fratello e sorella rimasti orfani da dei genitori violenti; improvvisamente però Yuma viene infettata dal virus “Pupa” rendendola un mostro che si deve cibare solo di carne umana, pertanto il fratello, per evitare che lei faccia vittime, decide di farsi mangiucchiare da Yuma ogni volta che le viene fame.
Tutto qui: nessuna evoluzione dei personaggi, nessuna trama che avanza.

Il tutto diventa ancora più divertente quando le scene di Yuma che si ciba del fratello diventano dai toni lievemente soft-porn, aggiungendo sfumature di un rapporto incestuoso che non può mancare negli anime più trash. Ammirevole il fatto che abbiano provato a inserire un simil intreccio con qualche personaggio in più, ma il risultato ottenuto è stato solo quello di aggiungere ulteriore confusione alla “trama” già di per se poco chiara. Dal lato tecnico non vi sono particolari brutture meritevoli da citare, se non il fatto che sono presenti diverse animazioni riutilizzate.

Non è ben chiaro perché si stato deciso di fare episodi così brevi, se l’intenzione era creare una storia più complessa, ma la durata non è neanche considerabile una scusante, dal momento che altri anime riescono benissimo a raccontare delle buone storie anche con tempi così ristretti, come ad esempio Yami Shibai. Pupa vi lascerà semplicemente confusi e un po’ disgustati… e forse desiderosi di dimenticarvene il prima possibile.

Hand Shakers

Hand Shakers

Studio: GoHands
Genere: Azione, Fantasy
Anno: 2017

Chi conosce lo studio GoHands sa che in alcune delle loro produzioni tendono a voler creare un’estetica un po’ più particolare, con filtri colorati ed effetti speciali di vario tipo, tuttavia senza mai abusarne; è quindi poco chiaro cosa sia accaduto durante il processo creativo di Hand Shakers, un anime definito da molti “inguardabile” in maniera letterale, un vero e proprio “dolore per gli occhi”.

Partiamo però dall’inizio: Tazuna, un liceale, incontra a scuola una ragazzina costretta a letto; ricordandole d’aspetto la sua sorellina, Tazuna le prende la mano, risvegliando così il proprio potere e diventando un “Hand Shaker”, ovvero qualcuno in grado di usare abilità magiche tenendo la mano del proprio partner. Quando scopre però che la ragazzina, Koyori, rischia di morire se non tiene la mano stretta a lui, Tazuna decide di usare i suoi poteri per combattere e vincere una serie di scontri contro altri Hand Shakers, così da poter ottenere il diritto di esprimere un desiderio e salvarla.

La storia è dunque quella di un comunissimo battle-royale, in cui abbiamo la solita dinamica della vittoria atta a raggiungere un Dio e avere un desiderio da esprimere, ma il tutto è costellato da filler e personaggi stereotipati, sia nel loro carattere che nelle loro dinamiche. La quasi totalità dei protagonisti prende un singolo tratto e ne fa il centro della loro caratterizzazione e dei loro dialoghi: per fare solo qualche esempio, se un personaggio si distingue per fare citazioni colte, vuol dire che ne farà una ogni singola volta all’inizio di ogni suo dialogo, oppure un’adulta, scambiata per una bambina perché bassa, avrà questa “gag” ripetuta per ogni volta che sarà su schermo, mentre Tazuna, che ha la passione per aggiustare oggetti, parlerà quasi sempre solo in termini di gadget e di macchinari; ripetete questa caratteristica all’infinito e avrete scoperto la base della “caratterizzazione” dei protagonisti di Hand Shakers.

Per non farci mancare niente, inseritene alcuni in un paio di scenette in cui si fa una strizzatina d’occhio all’incesto e alla pedofilia, e beh… diventa ben chiaro come mai tutti si siano lamentati sull’impossibilità di apprezzare anche un solo personaggio.

Ma passiamo adesso all’elemento più grave dell’anime, ovvero la direzione artistica scelta, che vede l’uso di una tecnica mista, con i personaggi disegnati in 2D e le ambientazioni totalmente in 3D; si sa, l’unione di questi elementi è assai difficile da realizzare per bene, ma in Hand Shakers sembra che nemmeno vi ci siano impegnati: l’interazione tra 3D e 2D è fatta male a tal punto che la prospettiva e le proporzioni degli sfondi cambia, molto spesso, da un’inquadratura all’altra, creando un’assurda inconsistenza delle dimensioni tra personaggi e oggetti.

Inoltre, abbiamo anche una telecamera che si sposta attorno ai personaggi in continuazione, facendoci notare una tremenda differenza di frame-rate tra i movimenti dell’animazione 2D e quella 3D, soprattutto nei combattimenti, in cui entrano in scena una vastità di elementi in CGI e di effetti particellari che impediscono la normale lettura delle sequenze d’azione.

Considerando l’alta presenza di scene filler e di cliché visti e stra-visti, Hand Shakers sembra puntare più alla noia che al divertimento dato dal trash, ma se avete degli occhi sani potreste provare a guardare qualche clip dell’anime giusto per capire come mai venga ritenuto uno dei più osceni mai creati, anche solo a livello visivo. Potete recuperare questa serie su Crunchyroll.

In Another World with my smartphone

In Another World with my smartphone

Studio: Production Reed
Genere: Fantasy, Slice of Life
Anno: 2017

Ormai gli Isekai sono così tanto odiati che inserirne uno in questa lista è un po’ come sparare sulla croce rossa, ma proprio per questo ho trovato necessario sceglierne uno tra i più disprezzati che potesse fare da rappresentante di questo tipo di opere così odiato, e quale contendente migliore di In Another World with my smartphone che contiene ogni singolo stereotipo ma portato all’estremo?

Il titolo è già abbastanza esplicativo: il giovane Touya muore fulminato, e finisce al cospetto di Dio, il quale gli permette di rinascere in altro mondo e portarsi il suo smartphone. Il ragazzo finisce, guarda un po’, in un mondo fantasy medievale, e con solo il proprio cellulare (e un harem di ragazze casuali) è pronto a ricominciare una nuova vita.

Trattandosi di uno slice of life, la storia non è particolarmente interessante, ruotando più attorno alle varie avventure dei protagonisti, e la cosa potrebbe benissimo bastare, se non fosse per due piccoli fattori: il primo, è la totale assenza di personaggi sviluppati, e il secondo, il più grave, l’onnipotenza di Touya.

Il nostro protagonista è praticamente invincibile, e ottiene ciò che vuole senza nemmeno sforzarsi: appena arrivato nel nuovissimo mondo, Touya scopre di possedere affinità alla magia di tutti gli elementi possibili, di poter creare portali dal nulla, creare o riparare ogni oggetto, curare qualunque malattia esistente, e ancora e ancora… sostanzialmente, ogni volta che sorge un problema, Touya userà il proprio cellulare con cui poter superare ogni ostacolo con un solo tocco di dita sullo schermo.

Inutile aggiungere che Touya è il solito ragazzo_anime.jpg senza personalità alcuna, e che puntualmente viene buttato dentro a questo genere di anime solo per fare da self-insert con lo spettatore; nonostante nessuna qualità particolare (se non quella di possedere più poteri di Gesù Cristo), avrà un bell’harem di 9 “mogli”, ognuna delle quali rappresenta uno stereotipo diverso per tutti i gusti, e in cui l’anime ci tiene a precisare più volte che sono tutte minorenni tra i 12 e i 16 anni; non preoccupatevi però, c’è anche la loli “legale” con più di 6000 anni, che ovviamente non poteva mancare in questa fiera dei cliché.

A livello estetico l’anime non ci prova nemmeno ad avere una propria identità, usando lo stile da anime generico perfino con ancor meno dettagli e cura, facendo intravedere in qualche inquadrature dei veri e propri errori di anatomia.

In Another World with my smartphone non è stato criticato e deriso solo perché è l’ennesimo Isekai che non sa di nulla, ma perché molti lo ritengono quasi un vero e proprio insulto all’intelligenza dello spettatore, che si ritroverà sommerso da un’enorme quantità di cliché tipici delle opere di scarsissimo livello. Potete recuperare questo anime su Crunchyroll.

The Promised Neverland – Stagione 2

The Promised Neverland - Stagione 2

Studio: CloverWorks
Genere: Drammatico, Horror
Anno: 2021

Adattare una serie di manga nel solito blocco da 12 episodi non è mai cosa facile, soprattutto quando si tratta di un’opera molto amata. La seconda stagione di The Promised Neverland è stata un tale disastro che ha ben presto ottenuto la reputazione di essere uno degli adattamenti peggiori mai fatti, a causa di numerosi e importantissimi tagli che hanno appiattito storia e personaggi.

C’è da premettere che la parte del manga adattata in questa seconda stagione, era già ritenuta un po’ più calante, concludendosi poi con un finale che ha lasciato insoddisfatti molti lettori del fumetto. Incredibilmente, l’anime è riuscito a peggiorare ulteriormente le parti finali di una storia che, nonostante i difetti, non era certamente da buttare.

Per incominciare, l’anime ha azzerato il personaggio di Yugo, necessario non solo per lo sviluppo dei vari protagonisti ma per sostenere la trama di una parte molto importante, in quanto faceva da ponte tra la fuga da Grace Field (che avveniva nella prima stagione) e la scoperta del mondo esterno.

La cosa diventa però ben più grave quando a essere rimosso è un intero arco narrativo: Goldy Pond, parte abbastanza lunga nel manga, presentava tantissimi nuovi personaggi fondamentali per la lotta contro i demoni; oltre a essere necessaria per poter, banalmente, seguire la storia, Goldy Pond approfondiva ampiamente la lore di The Promised Neverland, soprattutto riguardante i demoni, dei quali si avevano ancora diversi aspetti da scoprire.

Ennesimo grosso taglio è stato quello di Norman, uno dei tre protagonisti: nel fumetto aveva un’aura molto più fredda visto il suo conflitto di idee con Emma, che lo rendevano un villain a tutti gli effetti, mentre, nella controparte animata, il confronto è finito brevemente e con tanti buoni sentimenti, rimuovendo il forte impatto drammatico che aveva in origine.

Il cambiamento di questi (ed altri) fattori così importanti, ha trasformato la storia a tal punto da ormai cambiarne il senso, e dunque, come prevedibile, anche il finale stesso si è dovuto adeguare a questa nuova direzione degli eventi, lasciando qualsiasi spiegazione a degli slideshow di qualche secondo con frame immobili.

Inutile dire che, dopo tutto questo disastro, gli spettatori si sono adirati a tal punto da considerare la seconda stagione di The Promised Neverland come una delle trasposizioni animate peggiori mai fatte da un manga. Potete recuperare questa serie su Crunchyroll.

Ex-Arm

Ex-Arm

Studio: Visual Flight
Genere: Fantascienza
Anno: 2021

La serie che dichiara guerra agli anime Sci-Fi!!”: così si è presentato Ex-Arm nel suo primissimo ed emozionantissimo trailer. Diventato ormai un cult degli anime trash, è possibile capire il fallimento di Ex-Arm sin dalle prime pubblicità, le cui reazioni del pubblico furono unicamente negative: Ex-Arm è ciò che si ottiene quando uno studio di animazione è composto solo da novizi e senza nemmeno un buon direttore artistico a dirigerli.

Ma partiamo dalla parte meno peggiore del prodotto, ovvero la trama: Akira è un ragazzo normale che, a causa di un incidente, finisce in un coma lungo diversi anni; al suo risveglio, conosce un’organizzazione che combatte contro le Ex-Arm, delle armi di distruzione di massa, e dopo aver scoperto di possederne una lui stesso, Akira si unisce dunque al gruppo, per fermare coloro che le usano a scopi malvagi.

Certo, la premessa non brilla di originalità e lo sviluppo è ben poco avvincente, ma almeno resta su un livello di semplice mediocrità, mentre è il comparto tecnico ad affossare tutta la serie, sviluppata in CGI: abbiamo innanzitutto degli ambienti vuoti e privi di vita, dove i personaggi vi si spostano con movimenti rigidi e lenti, seguiti da una telecamera fissa.
La regia non migliora nemmeno nelle scene d’azione, dal momento che la sua staticità rende ancora più evidenti le brutture tecniche, in cui potremo assistere perfino a modelli che si attraversano tra di loro, dando quasi il feeling di star giocando alla demo di un gioco ancora in sviluppo. Il sound design è stato molto abbandonato a se stesso, con suoni che vanno fuori syncro e delle musiche estremamente generiche, talvolta perfino assenti, lasciando i combattimenti silenziosi se non per il suono dei grugniti dei personaggi.

I protagonisti mancano totalmente di espressività, la cui unica animazione al volto sono le labbra che non seguono il labiale e le sopracciglia che si alzano o abbassano, non senza un simpatico tremolio ogni tanto; a livello caratteriale invece c’è ben poco da dire, poiché abbiamo i soliti stereotipi che vanno dal ragazzo impacciato ma col grande potere da allenare, alla ragazzina tsundere e alla donna fredda dalla voce monotona.

Ben pochi sono i coraggiosi spettatori che hanno visto più di 3 o 4 episodi di Ex-Arm, ma se vi affidate al supporto di un gruppo di amici potreste trarne del sano divertimento tutti insieme. Potete recuperare questa serie su Crunchyroll.

Non è stato facile fare una selezione di soli 10 titoli: cercando tra i vari siti potrete vedere con i vostri occhi che ce ne sono in gran quantità, qualcuno ricordato per aver regalato grasse risate, qualcun altro odiato in maniera viscerale. Si spera che almeno questi prodotti siano di esempio per tutti coloro che vogliono realizzare opere d’animazione, e che i loro creatori abbiano imparato dai propri errori.

Creatura notturna appassionata di animazione, fumetti e videogiochi, tende a evitare le persone ma otterrete la sua totale attenzione se vi sente parlare di Ero Guro. Acculturata di film grotteschi e documentari storici, è veramente esperta in cinema trash. Abilità speciale: saper raccontare la storia di Walt Disney a comando.

1 commento

  1. Confermo In Another World with my smartphone. Una porcheria. Noia, cliché e tutto assolutamente scontato e banale. Visto tutto….
    Il primo episodio a velocità normale. Tutti gli altri a 2×. Per fortuna esiste la velocità aumentata!!! Certo avrei potuto abbandonarlo ma faceva troppo schifo che volevo sapere come avrebbero finito (spoiler: finale più aperto delle gambe di nome_pornostar.jpg).

    Alcuni isekai, tuttavia, sono ben fatti e ben strutturati.

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