Quando si tratta di iniziare una nuova serie manga, il mio cuore batte sempre all’impazzata. L’emozione di poter vivere una nuova avventura, potenzialmente la più bella della mia vita “alternativa”, è un qualcosa che difficilmente riesco a tenere a freno, così come però, allo stesso tempo, faccio molta fatica a nascondere la delusione quando le cose non vanno esattamente come avrei immaginato. Per fortuna, negli ultimi mesi e anni, salvo qualche piccolo svarione occasionale, sono riuscito a fare quasi sempre centro. E, dopo aver iniziato un lavoro di recupero lento e straordinariamente lungo, ma meraviglioso, con Tokyo Revengers, Chainsaw Man e Jujutsu Kaisen, mi sono lasciato trasportare dalle atmosfere oscure e ilari di DanDaDan: uno dei prodotti più coinvolgenti, finito di diritto nella lista delle nuove uscite da tener d’occhio anche nel nostro Paese. Dopo aver recuperato i primi volumi (in Italia siamo ormai arrivati al quinto), in attesa di un numero 6 potenzialmente scoppiettante e con una super variant annessa, sono pronto a spiegarvi perché DanDaDan è un ottimo prodotto, anche se al momento sembra mancargli qualcosa per ambire allo status di “capolavoro”, appellativo con il quale già in tanti lo stanno accogliendo.
- Titolo originale: DanDaDan
- Titolo italiano: DanDaDan
- Uscita italiana: 21 settembre 2022
- Uscita giapponese: 6 aprile 2021
- Numero di volumi: 6 (in corso)
- Casa editrice: J-POP Manga
- Genere: Shonen, Commedia, Sci-Fi, Azione, Horror
- Disegni: Yukinobu Tatsu
- Storia: Yukinobu Tatsu
- Formato: 12,4 x 18 cm, b/n
- Numero di pagine: 192
Un cast sopra le righe
Yukinobu Tatsu, l’autore di DanDaDan per chi non lo sapesse, è stato assistente di Tatsuki Fujimoto (Chainsaw Man, Look Back, etc.) e lo si capisce subito. Avete presente quello stile incredibilmente “caciarone” e sopra le righe di Denji e degli altri protagonisti dell’opera più chiacchierata del momento? Bene, in DanDaDan si ritrovano esattamente le stesse sensazioni, e non posso che esserne felice. Del resto, le caratteristiche dei personaggi ultimamente sempre meno “perbenisti”, per diversi aspetti sgangherati e sopra le righe, ci ha iniziato a far vedere le cose da un punto di vista diverso e siamo contenti di ritrovare sempre più spesso questa tipologia di situazioni. DanDaDan, dal lato suo, è proprio l’emblema di tale discorso: il cast di personaggi visti finora, partendo ovviamente dai volti principali di Momo Ayase, di sua nonna Seiko Ayase, e del giovane e apparentemente timido/riservato Ken Takamura, sino alla misteriosa Aira Shiratori a caccia di una vendetta non ancora ben chiara nei confronti della protagonista, sono proprio lo specchio di questo nuovo modo di dipingere e modellare il character design.
Grande capacità di evoluzione
Fino a questo momento ne ho apprezzato tutti i tratti principali. I due protagonisti poi mi hanno colpito veramente, in particolare Ayase. Tralasciando il discorso sulla qualità e il valore dei suoi ideali, la protagonista di DanDadDan è un volto, dal mio personalissimo punto di vista, che sembra avere un potenziale enorme: bellissima, spigliata, sfacciata, intelligente, irriverente. La giovane protagonista del manga di Tatsu ha un fascino innegabile, e sono convinto, per certi versi, che già da sola valga il prezzo del biglietto.
Discorso molto simile per la controparte maschile dell’opera: Ken. D’accordo, in lui ho avvertito un minor “potenziale” e in generale una vena creativa più derivativa e meno ispirata, ma al contempo ho amato il suo subdolo atteggiamento, quel “finto” coraggio tipico di chi ha un obiettivo (un po’ come Denji con la storia delle tette, per intenderci) meno ideale, ma non per questo meno importante, e più squisitamente egoistico. Sulla caratterizzazione dei comprimari, invece, mi soffermerò per poco tempo. Non mi sono fatto ancora una visione precisa, ma, da quel che si è visto, di possibilità evolutive paiono essercene a bizzeffe, anche se generalmente si sfocia nel “già visto” più di quanto si avverte con gli altri volti principali della storia.
Magia, demoni, alieni…e tanto altro?
Dal punto di vista narrativo e tematico, questo manga lascia una prima impressione, se vogliamo, troppo spietata, che ho dovuto rivalutare col passare delle ore e dei capitoli letti. DanDaDan non parte benissimo, al netto di un fascino generale che comunque permea l’opera sin dalle sue primissime battute, e al contempo l’inizio sembra un po’ troppo “telefonato” e puzza di materiale già visto e sentito. L’idea di mixare il folklore giapponese, legato in questo caso alla presenza di spiriti, creature demoniache, possessioni e via dicendo, alla cultura più “occidentale” degli alieni e della caccia agli UFO mi ha sinceramente incuriosito. Inoltre, per quanto questi ultimi sembrino (dopo un contatto ancora acerbo e superficiale) meno centrali rispetto alle altre creature paranormali, l’ho trovato un connubio decisamente intrigante. Il mondo di DanDaDan sembra veramente ricco di sorprese e “vivo” al di là del passaggio dei due protagonisti: Momo e Ken hanno uno spirito forte, sono figure che si rubano in qualche modo la scena, ma in egual misura appaiono un po’ come tasselli di un gigantesco mosaico, che sono sicuro prenderà via via sempre più forma. Sinceramente, non vedo l’ora di scoprire se avrò ragione o meno. In fin dei conti, già da queste prime fasi l’impianto narrativo dell’opera mostra un’idea di intrattenimento precisa e, un po’ come accadeva con Bleach, sono convinto che l’intelaiatura vista finora sia soltanto un assaggio di quanto potrebbe nascondere la sapiente penna del giovane mangaka.
Un po’ Boichi, un po’ Kaneshiro
A livello puramente estetico e “tecnico”, DanDaDan mi ha subito fatto un’ottima impressione. Tatsu ha immediatamente palesato un grandissimo talento nel tratto e nella modellazione delle silhouette dei personaggi, tanto di quelli umani quanto delle creature, il che si nota soprattutto osservando le sequenze “di moto”, quelle più concitate o comunque quando i personaggi sono in movimento. L’opera in tal senso sembra ispirarsi parecchio al lavoro di Kaneshiro (Jagan) per i contenuti se vogliamo “spinti” e per la riproduzione stessa di parti del corpo più “intime”, ma ha anche evidenziato una forte influenza assimilata dalle opere di Boichi, ricordando con i suoi chiaroscuri, i giochi di luce e ombre e quel tratto “forte” e deciso quanto presentato in Dr. Stone, ma anche nelle precedenti opere, come Origin.
Inoltre, è apprezzabile la voglia di dare ai volti uno sguardo acceso, sempre dolce, ma deciso, che da ai protagonisti dell’opera un fascino impossibile da non amare. E, lasciatemelo dire chiaramente, quanto son belle le tavole a colori? Meravigliose, ricche di stile, un omaggio alla cultura pop e a quella voglia sempre meno “viva” di disegnare per il sano gusto di farlo, e non per ragioni (seppur fondamentali) dettate da denaro e scadenze varie.
A chi consigliamo DanDaDan?
DanDaDan è un’opera molto particolare, seppur squisitamente ordinaria. La scelta di puntare forte su un’interpretazione alternativa di due dei principali esponenti del mondo occulto e paranormale contemporaneo, i fantasmi e gli alieni, è decisamente intrigante e viene impreziosita da un cast generalmente molto ben costruito. Al netto di cliché, cose già viste e sentite e in generale quella voglia di lasciarsi guidare da una comfort zone difficile da abbandonare, il lavoro di Yukinobu Tatsu è al contempo anche molto ambizioso. Del resto, artisticamente è uno dei prodotti dell’industry più validi degli ultimi tempi e anche la narrazione ha tutte le carte in regola per regalare ancora tante sorprese. Dandandan, dunque, è un prodotto che ci sentiamo di consigliare un po’ a tutti quanti, grazie anche alla sua intelligente fusione di diversi generi e target di riferimento e alla bravura dell’autore nel rendere tutto un po’ sopra le righe anche trattando argomenti e situazioni tutt’altro che allegre e piacevoli.
- Ottima costruzione dei personaggi
- Stile di disegno meraviglioso e vivo
- Geniale connubio tra tradizione orientale e misteri occidentali
- La caratterizzazione “egoista” sei protagonisti potrebbe non piacere a tutti
- La storia ha un incredibile potenziale, ma cade spesso nelle banalità
DanDaDan
Promosso con riserve
Questo primo contatto con DanDaDan mi ha sinceramente convinto, seppur con diverse riserve. Ho amato l’introduzione dei personaggi e la costruzione del loro mondo, sviluppata grazie a una parte tecnica veramente encomiabile. Rimangono però alcuni dubbi sull’evoluzione della storia, o almeno per alcune delle sue linee narrative, e dei personaggi. Sia chiaro: è veramente difficile che la qualità finale ne risenta, ma restano i timori (seppur pochi) relativi alla capacità di tenersi lontano dai cliché, mantenendo intatto quel suo fascino quasi unico, ma ancora da confermare. Le buone premesse, comunque, ci sono tutte.