JRPG e RPG occidentali: cosa sono e come si differenziano

Giochi di ruolo occidentali e giapponesi, tanto simili, quanto diversi. Ripercorriamo la storia dei due generi che hanno reso i videogiochi come simbolo di un’intera generazione

JRPG e RPG occidentali: cosa sono e come si differenziano

A dividere il mondo dei videogiochi ci sono state almeno due grandi “battaglie”. Chi è nato prima degli anni Novanta conosce con assoluta certezza e con vivido ricordo la diatriba tra la scelta di portarsi a casa una console Nintendo oppure una console SEGA. Non c’è mai stato un vincitore vero e proprio in questa console war infinita, proprio perché al tramonto di quel conflitto è uscita sul mercato la PlayStation di casa Sony, che è diventata padrona assoluta del mercato per quasi dieci anni. Col passare degli anni, PlayStation ha fatto “suoi” tantissimi generi videoludici, tra cui i videogiochi di ruolo. Essi, soprattutto quelli provenienti dal Sol Levante, sono diventati popolarissimi su questa piattaforma, tanto da diventarne delle vere e proprie killer app. Chi non si abbandonava al piacere di una console casalinga erano i videogiocatori su PC, piattaforma ammiraglia, invece, di giochi di ruolo occidentali e MMORPG.

Chrono Trigger - JRPG

Ed è intorno ai primi anni Novanta che nasce la “seconda grande battaglia”: videogiochi di ruolo giapponesi (i cosiddetti JRPG) contro videogiochi di ruolo occidentali. Sul web ci sono centinaia di forum che li pongono continuamente a confronto esaminandone le differenze stilistiche, ognuno che delinea i pro e i contro di due generi tanto uguali quanto diversi. Eppure, io non credo si tratti semplicemente di una demarcazione di carattere estetico.

L’origine dei videogiochi di ruolo occidentali e giapponesi

Per chi non lo sapesse (ma credo sia difficile) i videogiochi di ruolo nascono direttamente dalla controparte “carta e penna”, come il celeberrimo Dungeons & Dragons. Il fenomeno dei giochi di ruolo “da tavolo” è considerato mondiale seppur con qualche edizione che ha sofferto di limitazioni linguistiche. Tuttavia, non si può dire lo stesso dei videogiochi di ruolo che hanno subìto delle differenziazioni geografiche così nette e particolari da rendere tale genere come l’unico a dividersi in base alle aree geografiche in cui è nato: rispettivamente Giappone e Stati Uniti.

È proprio a Dungeons & Dragons che si ispira il primo gioco di ruolo della storia, Akalabeth, per Apple II, creato da un giovane studente americano del Texas, ad oggi considerato il precursore della saga videoludica di successo Ultima, tra le prime ad implementare il sistema tipico del gioco di ruolo classico come le caratteristiche del personaggio, un sistema di crescita e livellamento delle skill, le quest e così via. Sempre per Apple II uscì nei primi anni Ottanta il gioco di ruolo Wizardry che ebbe un notevole successo anche in Giappone, nonostante soffrisse di una traduzione di cattiva qualità, tant’è che è proprio da Wizardry che le saghe di JRPG più famose, come DRAGON QUEST e FINAL FANTASY, hanno preso quegli aspetti nel gameplay che le hanno rese celebri in tutto il mondo.

Dopo il successo di Wizardry, i primi giochi di ruolo sviluppati in Giappone approdarono sul Famicon, precisamente nel 1986 con l’uscita del primo capitolo di DRAGON QUEST che gettò le basi per tutti gli altri giochi di ruolo su console, sia di matrice nipponica che occidentale. L’ideatore della saga in questione, Yuji Horii, non ha mai nascosto l’influenza di Wizardry e Ultima che ebbe modo di visionare nel 1982 a San Francisco durante l’evento Applefest.

Tuttavia, l’influenza tra i due generi videoludici è stata prominente soltanto all’inizio; con l’arrivo degli anni Novanta i due generi hanno avuto una netta separazione a livello stilistico, ma soprattutto, a livello dei dati di mercato: il declino dei videogiochi di ruolo occidentali coincide con la golden age degli JRPG.

L’allora Squaresoft, padrona del genere durante l’era PlayStation, aveva saputo cogliere la grande richiesta di pubblico, proponendo storie avvincenti e nel frattempo mantenendo solide le basi da gioco di ruolo, quindi con la presenza di HP (punti salute), MP (punti magia), punti esperienza e incontri casuali, con influenze da altri generi come il survival horror o platform (Parasite Eve, Koudelka, Brave Fencer Musashi) e, nel frattempo, i giochi di ruolo occidentali rimanevano ancorati alle stesse dinamiche che li avevano resi popolari.

JRPG e WRPG: diversamente simili?

Unire sotto lo stesso genere i videogiochi di ruolo giapponesi e quelli occidentali non è propriamente corretto ed è opportuno considerarli come fossero due rami appartenenti allo stesso albero. Le loro influenze e il loro sviluppo seguono lo stesso filo conduttore, per poi perdersi e diramarsi verso altre direzioni.

Però, state ben certi che la confusione tra i due generi è dietro l’angolo. Tale confusione e rigidità è dovuta dal fatto che la maggior parte dei videogiocatori definisce un genere in base agli aspetti salienti del gameplay. Uno degli errori che spesso vengono fatti è: “è un gioco di ruolo perché la crescita del personaggio è a livelli”, ed è un errore in cui spesso inciampano anche i più esperti del settore. È importante, invece, chiedersi, le ragioni che sono al di sotto la scelta di giocare ad un videogioco occidentale oppure giapponese. Tali ragioni possono dipendere dai gusti dei videogiocatori: c’è chi vuole vedersi al centro della narrazione, impersonando un avatar creato totalmente da zero, come un dovahkiin che si aggira per le terre di Skyrim alla ricerca di nuove missioni, oppure c’è chi vuole appassionarsi ad una storia già preimpostata nonostante qualche, seppur lieve, impronta personale, come nei Shin Megami Tensei: Persona.

Nei giochi di ruolo giapponesi è fondamentale il concetto di cooperazione tra i protagonisti di tutta la vicenda. Questo affonda le radici nella cultura giapponese rivolta alla collettività e al suo “essere un gruppo”. Di fatti, ciò che caratterizza giochi come FINAL FANTASY è proprio il party ricco e variegato in cui ognuno è fondamentale per la riuscita dello scontro con il nemico. Quando giochiamo ad un JRPG noi siamo considerati “marionettisti”, ovvero siamo coloro che stanno fuori dalla scena e decidono le sorti di personaggi già formati ad hoc, con un proprio nome, background, character design e ruolo (solitamente, i personaggi principali nei JRPG sono guerrieri con caratteristiche omogenee di punti attacco e magia, mentre gli altri membri del party sono più specializzati in altri aspetti, come l’invocatrice oppure il ladro, o l’esperto in arti marziali). Questi prodotti già “confezionati” nei JRPG presentano una trama solida e lontana da qualsiasi tipo di modificazione, poiché noi siamo di fronte ad un prodotto “fatto e finito”, una storia che si lascia guidare con piacere e curiosità, così come guardare un film o leggere un romanzo, siamo semplicemente degli spettatori.

Nei giochi di ruolo occidentali invece noi siamo posti al centro della narrativa ed è da considerare più fedele agli aspetti dei giochi di ruolo da tavolo in cui noi siamo i diretti interessati delle vicende che si stanno svolgendo nella sessione di gioco. Giochi come The Elder Scrolls: Skyrim sono più incentrati nella componente “fantastica” della loro storia. Adesso, quando parlo di componente fantastica non sto citando direttamente l’estetica nei lavori di Tolkien, nonostante i giochi di ruolo occidentali prendessero massicci riferimenti dalla mitologia norrena e dalla letteratura fantasy come Il Signore Degli Anelli. La componente fantastica nei giochi di ruolo occidentali è data dalla possibilità, nel videogiocatore, di calarsi in un ruolo che non è il proprio, che probabilmente non avranno mai nella vita reale (diventare un “ammazzadraghi” oppure uno space marine è alquanto difficile, no?). Questo ha reso la fortuna del genere a discapito di una trama solida basata sulle interazioni sociali tra protagonisti principali come nei JRPG, anche grazie alla vasta scelta che un videogiocatore può compiere nella sua partita, che va dalle diverse opzioni di dialogo e di scelte morali, come in Mass Effect o Fallout.

In fin dei conti, la grande differenza tra i due generi, oltre ad essere la rappresentazione del mondo di gioco o dei personaggi che va da personaggi deformed o in stile anime (oppure occidentalizzati ma con capelli a punta) a personaggi realistici in usi e costumi medievali, sta proprio nel fatto che i JRPG raccontano una storia, mentre i giochi di ruolo occidentali, ti fanno vivere una storia.

Questo non significa che uno è peggiore dell’altro, semplicemente queste due caratteristiche diverse sono la vera ragione per cui un videogiocatore sceglie un prodotto o un altro. Alla base ci sono, come sempre, i propri desideri personali. Io, ad esempio, nonostante avessi apprezzato entrambi i generi, preferisco ascoltare delle storie, non mi interessa viverle in prima persona, mi piace immedesimarmi in un personaggio che è diverso da me, per poter mettere in relazione le sue scelte con quelle che avrei fatto io. È tutta una questione di gusti.

Giochi di ruolo ibridi

Dopo i fortunati anni Ottanta, i videogiochi di ruolo occidentali sono scivolati verso un rapido declino. Pochi erano i giochi capaci di garantire novità sostanziali, fin quando, grazie all’avanzamento tecnologico nel settore, gli RPG si sono dati una “svecchiata” implementando nei loro giochi anche una componente action, diventando così degli action rpg: Diablo, la serie Fables, Oblivion e SkyrimFallout 3 e Deus Ex sono giochi di ruolo a tutti gli effetti, eppure nelle fasi d’azione prendono in prestito tutti gli aspetti di un FPS. Anche il celebre FINAL FANTASY ha abbandonato i combattimenti a turni preferendo un gameplay più dinamico e intuitivo, capace di soddisfare tutti i consumatori che, come si è visto nell’ultima generazione di console, prediligono sempre più il genere action-adventure (Uncharted, God of War).

Nonostante avessi consigliato di separare i due generi, la loro distinzione era più marcata in passato; adesso invece esiste una continua contaminazione tra i due generi che rende i confini molto più labili rispetto a prima. Molte software house giapponesi hanno rilasciato sul mercato, e con grande successo di pubblico, giochi di ruolo di stampo occidentale pensati anche per l’audience giapponese, come DARK SOULS, MONSTER HUNTER, Soul SacrificeDragon’s Dogma.

The Witcher 3, considerato uno dei giochi di ruolo occidentali più belli di tutti i tempi, si discosta dalla vera natura del suo genere, ovvero dalla creazione di un personaggio originale, un avatar basato su di noi o sulle nostre aspettative, proponendoci un’avventura abbastanza story-driven, la storia di Geralt di Rivia, appunto, con pochissimo spazio per la personalizzazione.
Software house occidentali hanno invece riprodotto giochi che si avvicinavano molto alla concezione di JRPG come l’indie Dust: An Elisian Tail oppure l’ottimo Child of Light dei francesi di Ubisoft, titolo che, per la sua delicatezza è rimasto nel cuore di tanti videogiocatori. In realtà esistono tanti altri esempi nel sottobosco dei giochi di ruolo per computer che non hanno avuto successo di pubblico e di critica proprio per via della loro natura ibrida.

Child of Light

Per concludere, nonostante le differenziazioni stilistiche e culturali che dividono il genere, qualsiasi videogioco di ruolo è entrato nei nostri cuori e, se non lo ha ancora fatto, in un modo o nell’altro riuscirà a farlo. Questo perché l’uomo moderno è affamato di nuove storie. In un mondo che, ormai, si basa sulla condivisione reciproca e sullo scambio di conoscenze, è diventato ormai fondamentale raccontare, ed eventualmente raccontarsi, delle storie. Le storie ci aiutano a sognare, ad assumere ruoli che non potremmo mai avere, a creare una morale comune che permette alla società di funzionare bene. E la necessità di dividere in due giochi di ruolo in categorie, se occidentali oppure orientali, personalizzabili o meno, basati su un’impronta individuale oppure collettiva, diventa davvero ininfluente.

Ciò che è importante è crescere e condividere storie e, fino ad ora, i giochi di ruolo riescono a farlo. Non c’è guerra che tenga.

Appassionata di videogiochi da quando, a cinque anni, ha messo le mani su un Amiga 500. Tra le cose che ama di più: il Giappone, le maratone di serie TV e FINAL FANTASY. Spera con tutta sé stessa in un remake di Xenogears.

1 commento

  1. Complimenti per l’articolo, chiaro e fluido da leggere. Era proprio quello che cercavo.

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà reso pubblico.I campi obbligatori sono contrassegnati con *

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.