The Legend of Zelda: viaggio tra i mondi e le leggende di Hyrule

Quella di The Legend of Zelda è a tutti gli effetti una delle saghe videoludiche più longeve della storia, e da ormai 34 anni continua ad essere sempre sulla cresta dell’onda grazie al grande lavoro fatto dalla Nintendo per migliorarla capitolo dopo capitolo

The Legend of Zelda: viaggio tra i mondi e le leggende di Hyrule

Al giorno d’oggi sono ben poche le leggende in grado di rimanere tali nel corso del tempo, tuttavia ci sono casi in cui per un motivo o per un altro determinate storie sono destinate a durare in eterno nella memoria delle persone, e la saga di The Legend of Zelda fa senza dubbio parte di quest’ultime. La serie rappresenta di fatto una delle colonne portanti di Nintendo, che proprio grazie a due videogiochi del calibro di Super Mario Bros. e The Legend of Zelda è riuscita a imporsi per molti anni come leader assoluta del settore. Fin dal primo gioco, infatti, la saga di The Legend of Zelda divenne una delle serie di videogiochi più blasonate e fortunate della storia, riuscendo a diventare un vero e proprio best seller e producendo un grande numero di seguiti, comparsi sulla quasi totalità delle console della casa di Kyōto.

“Più di 200 persone qui a Nintendo hanno lavorato per creare la serie di The Legend of Zelda: si può dire che, dopo un quarto di secolo, la storia stessa di questo videogioco sia ormai una leggenda!”

È con queste parole che Shigeru Miyamoto, definito dalla rivista Time come “il padre dei videogiochi moderni”, celebrava la saga che lui stesso aveva creato molti anni prima. Miyamoto, per la creazione la serie, si ispirò alle sue esperienze esplorative. Infatti, da ragazzo lui stesso amava avventurarsi nelle zone boschive e nelle grotte che circondavano il suo quartiere natale in quel di Kyōto. In occasione del trentaquattresimo anniversario dall’uscita del primo capitolo, quest’oggi grazie a questa retrospettiva andremo a raccontarvi il passato, il presente e il futuro di una saga che senza ombra di dubbio è riuscita a lasciare un segno indelebile nella storia della Nintendo e dei videogiochi. Siete pronti? Cominciamo!

The Legend of Zelda: Tri Force Heroes

La serie principale: Una leggenda che dura da 34 anni

Le origini: The Legend of Zelda e Zelda II – The Adventure of Link (1986-1987)

Dopo un principio difficile dovuto alla grande crisi dei videogiochi avvenuta nel 1983, meglio nota come l’Atari Shock, che ha portato a un crollo vertiginoso del settore videoludico, era necessario da parte delle varie aziende introdurre delle novità in grado di cambiare le sorti del settore. In quel periodo fu proprio Nintendo con il grande successo ottenuto dal Famicom, conosciuto in Europa e negli USA con il nome di Nintendo Entertainment System, e dai titoli prodotti dalla stessa nella seconda metà degli anni ottanta a risollevare le sorti di un intero settore. È proprio in quel periodo che, il 21 febbraio del 1986, arrivò per la prima volta sugli scaffali giapponesi The Legend of Zelda, titolo di lancio per la periferica Famicom Disk System che sfruttava i floppy disk al posto delle classiche cartucce. Solo un anno più tardi quest’ultimo fu commercializzato anche all’estero in formato cartuccia per NES diventando il primo gioco della storia ad integrare un batteria interna per il salvataggio dati. Il gioco, ideato dalle menti di Shigeru Miyamoto (sviluppo) e Takashi Tezuka (storia e testi), fu sviluppato contemporaneamente ad un altro dei più grandi successi della casa di Kyoto, ovvero Super Mario Bros., ma a differenza di quest’ultimo voleva imporsi in maniera totalmente diversa. Infatti, a differenza della linearità che da sempre contraddistingue Super Mario Bros., il primo Zelda avrebbe dovuto offrire un’esperienza di gioco alternativa, in cui il giocatore si sarebbe ritrovato immerso in un mondo totalmente libero in cui l’esplorazione avrebbe fatto da padrona. La non linearità, ovvero la possibilità di prendere diverse strade per completare il gioco, separa Zelda dai giochi a lui contemporanei. Questa scelta, nonostante le paure iniziali della stessa Nintendo, non solo si è rivelata vincente ma ha reso il titolo un vero e proprio precursore di un modo di intendere i videogiochi, quello dell’open world, che avrebbe trovato piena espressione solo molti decenni dopo. The Legend of Zelda è quindi un gioco che fa dell’avventura e dell’esplorazione il suo punto di forza.

The Legend of Zelda NES

Nel 1987, a solo un anno di distanza dal suo predecessore, fu pubblicato il secondo capitolo della saga, chiamato Zelda II: The Adventure of Link, che similmente al primo episodio fu pubblicato per Famicom Disk System in Giappone e per Nintendo Entertainment System in Europa e negli Stati Uniti. Questo nuovo titolo presenta delle dinamiche e delle meccaniche di gioco totalmente differenti rispetto al predecessore. Infatti, seppur la mappa di gioco ricordi quella tipica degli Zelda bidimensionali, quando il giocatore vuole entrare in una delle città o dei dungeon del gioco (detti anche Palazzi) viene immediatamente teletrasportato in una schermata a scorrimento orizzontale nella quale potrà interagire con i nemici e gli abitanti dei luoghi.

Zelda II: The Adventure of Link

L’era d’oro del 2D: A Link to the Past (1991)

Con l’inizio degli anni novanta e l’introduzione di un hardware come quello del Super Nintendo Entertainment System, decisamente più performante di quello del suo predecessore, i vari videogiochi prodotti in quel periodo hanno potuto godere di un salto generazionale notevole. Sicuramente la saga di The Legend of Zelda non ha fatto eccezione e con l’uscita di A Link to the Past nel novembre del 1991 le implementazioni fatte sia a livello grafico che narrativo hanno reso tale gioco uno dei capitoli della saga più belli e affascinanti di sempre. Dopo un abbandono immediato delle dinamiche di gioco presenti in The Adventure of Link, A Link to the Past, riprendendo in parte l’idea del primo Zelda, crea l’immagine di un mondo più vivo e dettagliato, di una Hyrule più magica e colorata. Non a caso il titolo in questione è riuscito a diventare un vero e proprio marchio e modello di riferimento. Infatti, molte delle novità introdotte, come ad esempio la dicotomia Mondo delle Tenebre/Mondo della Luce o la struttura stessa dei dungeon, sono immediatamente diventate caratteristiche che sono state riprese in molti dei capitoli successivi. La complessità e la bellezza di questo titolo sono assolutamente leggendarie e non vi è alcun dubbio che questo sia stato il punto di massimo splendore per l’era degli Zelda in 2D.

The Legend of Zelda: A Link to the Past

Un Link sempre a portata di mano (1993-2015)

Siamo nel 1993 quando una Nintendo sempre più leader del mercato delle console decide di pubblicare un gioco appartenente alla saga di Zelda su Game Boy, console portatile già capace di rendere immortale un gioco come TETRIS. Nasce quindi Link’s Awekening, quarto capitolo della saga ed unico titolo in bianco e nero (per via delle evidenti limitazioni tecniche della console). Il gioco, presentando delle dinamiche molto affini al capitolo precedente della saga, ha riscosso un discreto successo, finché la stessa Nintendo, rendendosi conto delle potenzialità del titolo, decise di ripubblicarne una versione migliorata per il Game Boy Color, dal nome Link’s Awekening DX. Il gioco fu in grado di sfruttare a pieno le caratteristiche della macchina diventando un successo di critica. Nel 2019 è uscito un remake per Nintendo Switch (qui trovate la nostra recensione).

The Legend of Zelda: Link's Awakening

Dopo l’uscita di Link’s Awakening, per via della grande mole di lavoro che il team di Nintendo ha svolto per la realizzazione dei due capitoli per Nintendo 64, passarono ben otto anni prima che un nuovo capitolo per console portatili arrivasse sugli scaffali dei negozi specializzati. Nel corso degli anni l’introduzione di console portatili sempre più potenti e innovative ha permesso alla saga di The Legend of Zelda di evolversi ulteriormente sperimentando in lungo e in largo le potenzialità delle console di riferimento (come touchscreen, schermi 3D, etc…). Dopo Link’s Awekening sono stati ben 8 i capitoli usciti su console portatile tra il 2001 e il 2015 (Oracle of Ages e Oracle of Seasons per Game Boy Color, Four Sword e The Minish Cap per Game Boy Advanced, Phantom Hourglass e Spirit Tracks per Nintendo DS, e infine A Link Between Worlds e Tri Force Heroes per Nintendo 3DS).

La rivoluzione: Ocarina of Time e Majora’s Mask (1998-2000)

Se negli anni precedenti, capitolo dopo capitolo, abbiamo assistito all’introduzione di nuovi elementi per la saga, senza dubbio la vera rivoluzione per quest’ultima è arrivata nel 1998, anno che i più nostalgici ricorderanno con affetto per via della pubblicazione di quello che, a detta di molti, è il miglior The Legend of Zelda mai pubblicato: The Legend of Zelda: Ocarina of Time. Questo capitolo non solo rivoluzionò l’intera serie di Zelda grazie all’introduzione del 3D, elemento in grado di esaltare al massimo le fasi esplorative, ma anche l’intero mondo dei videogiochi, venendo considerato da molti uno dei giochi più belli di tutti i tempi. I riconoscimenti ottenuti dal titolo sono a dir poco innumerevoli. Dopo essere stato premiato come gioco dell’anno nel 1999, il titolo di Nintendo non solo è stato il primo gioco ad ottenere una valutazione perfetta sulla nota rivista Famitsū ma è riuscito a piazzarsi primo sia su Metactic sia su Game Rankings.

The Legend of Zelda: Ocarina of Time

Se da un lato l’avvento di un capitolo del calibro di Ocarina of Time è riuscito a consacrare la saga di Zelda come immortale, è pur vero che creare un seguito in grado di competere con quest’ultimo è qualcosa di estremamente complesso e difficile. Per riuscire in questa impresa il team guidato da Eiji Aonuma ha optato per la creazione di un mondo e di un sistema di gioco interamente ispirato a Ocarina of Time ma che sfruttasse elementi nuovi e innovativi. Sfruttando lo stesso motore grafico del predecessore, Majora’s Mask espande il gameplay di quest’ultimo aggiungendo le trasformazioni, ottenibili tramite delle apposite maschere, e del tempo: le intere vicende del gioco si svolgono in tre giorni (72 ore) entro i quali il nostro eroe dovrà riuscire a sconfiggere il nemico prima che arrivi l’apocalisse.

The Legend of Zelda: Majora's Mask

Scelta di direzione: The Wind Waker e Four Sword Adventure (2002-2004)

Nel 2002 esce prima in Giappone, e dopo qualche mese nel resto del mondo, The Legend of Zelda: The Wind Waker primo capitolo della saga ad approdare sul GameCube, la prima console Nintendo a usare i dischi ottici come supporto di memorizzazione digitale. Tale capitolo viene da molti considerato come innovativo in quanto con esso è stato introdotto per la prima volta quel particolarissimo stile cartoonesco con grafica in cel-shading, conosciuto grazie a Smash con il nome di Link Cartone. Lo stile di gioco non differisce di tanto da quello visto nei due capitoli precedenti, tuttavia per la prima volta sono state fatte delle scelte particolari per la gestione dei viaggi. Il gioco infatti si focalizza sulla navigazione tra isole (i punti d’attenzione all’interno della mappa) volta principalmente a mascherare i tempi di caricamento caricando i dati solo ed esclusivamente quando il giocatore si avvicina ad una data isola. Oltre ad aspetti puramente tecnici il gioco dall’inizio alla fine è caratterizzato ad un atmosfera quasi giocosa, lo stile grafico è molto particolare e curato nei minimi dettagli, evidenziando grandi passi in avanti dai capitoli per Nintendo 64.

The Legend of Zelda: The Wind Waker

A due anni dal lancio di The Wind Waker esce in Giappone The Legend of Zelda: Four Swords Adventures, sequel spirituale di Four Sword, gioco uscito anch’esso due anni prima sul Game Boy Advanced. Il titolo ha però ben poco a che fare con The Wind Waker, in quanto riprende sia le meccaniche di gioco che la grafica 2D tipica dei giochi per console portatile. Questo titolo rimane tuttora l’ultimo Zelda in 2D (non remake) uscito su una console fissa, fattore che evidenzia una scelta di direzione ormai certa per il futuro.

The Legend of Zelda: Four Sword Adventure

La tragica era del Wii Remote: Twilight Princess e Skyward Sword (2006-2011)

Il cammino che ha portato all’uscita nel 2006 di The Legend of Zelda: Twilight Princess sicuramente fu pieno di incertezze e problemi che hanno costretto la casa di Kyōto a un ritardo di circa un anno rispetto alla data inizialmente prevista, in modo tale da consentire agli sviluppatori di continuare lo sviluppo del gioco e di limarne tutti i difetti. Fattore che ha contribuito a rendere questo capitolo non solo il primo Zelda uscito quasi in contemporanea su due generazioni differenti (GameCube e Wii) ma gli ha permesso anche di diventare il primo gioco della serie ad essere un titolo di lancio di una console Nintendo. Le due versioni sono caratterizzate dall’essere l’una speculare rispetto all’altra in modo tale da garantire una maggiore immedesimazione nel personaggio di Link per tutti i giocatori destrorsi (che costituiscono la maggioranza della popolazione). L’unico altro gioco in cui questo accade è l’altro titolo reso disponibile per Wii: The Legend of Zelda: Skyward Sword. Nonostante Twilight Princess, come anche il suo successore, sia stato molto criticato per un sistema di controlli molto scomodi, il gioco è stato un assoluto successo. La trama ben realizzata e curata quasi nei minimi dettagli è riuscita a dare grandissima forza alle atmosfere e al gameplay del gioco. Tali fattori hanno permesso a questo titolo di essere tuttora considerato come uno dei migliori Zelda mai prodotti.

The Legend of Zelda: The Twilight Princess HD

The Legend of Zelda: Skyward Sword è stato annunciato durante l’E3 2010 ed è uscito per Wii l’anno successivo. Il gioco che a tutti gli effetti è considerabile il prequel dell’intera saga, presenta molti elementi interessanti. Infatti l’intero gioco getta le sue basi su un universo descritto in maniera molto dettagliata, con una trama molto profonda ed a tratti persino commuovente. A dir poco spettacolare è la colonna sonora, che contiene tracce del calibro di “Ballad of the Goddess. Ovviamente nonostante il gioco abbia ricevuto moltissimi premi sono parecchi i difetti di quest’ultimo, partendo da una difficoltà notevolmente abbassata fino a un comparto controlli quasi imbarazzante.

The Legend of Zelda: Skyward Sword

Il presente: La libertà di Breath of the Wild (2017)

Senza dubbio The Legend of Zelda: Breath of the Wild è la rappresentazione esatta dell’evoluzione di questa saga. Il gioco si fa carico dell’idea con cui è nato il brand portando avanti gli stessi ideali che Shigeru Miyamoto aveva immaginato per il suo primo Zelda, evolvendoli grazie alle nuove risorse tecnologiche. Infatti, Breath of the Wild lascia il giocatore in totale libertà, consentendogli di interagire in qualunque modo con l’ambiente circostante. Una cura incredibile per la fisica del gioco unita a una colonna sonora a dir poco magistrale ed alla possibilità di risolvere ogni enigma nei modi più disparati hanno aumentando oltre ogni limite la libertà e la varietà del mondo di gioco, creando un esperienza unica per ogni giocatore. Hyrule viene dunque glorificata, rendendo ogni singolo punto della mappa un luogo di interesse pieno di tesori nascosti e riferimenti al passato della saga. L’esplorazione torna ad essere il vero fulcro della storia. Essa oltre ad essere incredibilmente piacevole e longeva, diventa talmente divertente che a volte il giocatore si dimenticherà completamente della quest principale e si immergerà per più di un centinaio di ore in ogni anfratto di quello che senza ombra di dubbio è il più grande Zelda mai creato.

 

Gli spin-off: i capitoli dimenticati ­

Spin-off per console Nintendo

Nel corso degli anni sono stati molteplici gli spin-off realizzati da case di sviluppo minori e pubblicati dalla Nintendo sulle proprie console. Passando da quelli più dimenticabili, come Freshly-Picked Tingle’s Rosy Rupeeland (2007), Link’s Crossbow Training (2008) e My Nintendo Picross: The Legend of Zelda: Twilight Princess (2016), fino ad arrivare ai ben più conosciuti Hyrule Warriors (2014), Musō realizzato da KOEI TECMO GAMES, e Cadence of Hyrule: Crypt of the NecroDancer featuring The Legend of Zelda (2019), piccola perla realizzata dalla Klei Entertainment che unisce lo spirito di Crypt of the NecroDancer, roguelike con elementi musicali, al mondo di Zelda.

La serie per Philips CD-i: La trilogia eretica

Nintendo, a seguito di un compromesso fatto con la Philips, società olandese con la quale aveva collaborato per la realizzazione di un add-on basato sui CD per il Super Nintendo, concesse i diritti per la produzione di giochi per la allora potentissima console Philips CD-i, tra i quali figuravano nomi altisonanti come Super Mario e per l’appunto The Legend of Zelda. Per CD-i furono realizzati ben tre capitoli di Zelda, conosciuti con i nomi di The Faces of Evil (1993), Zelda: The Wand of Gamelon (1993) e Zelda’s Adventure (1994). Realizzati da case semisconosciute, tali capitoli non vengono riconosciuti da Nintendo come parte della serie. Inoltre, La critica ha con unanimità ridicolizzato questi giochi, riconosciuti come assolutamente non in grado di competere con i titoli dell’epoca. Alcune delle riviste più celebri come GameTrailers e Electronic Gaming Monthly inserirono The Wand of Gamelon tra i peggiori videogiochi di tutti i tempi. Tali giochi sono stati inoltre diventati bersaglio di numerosissime parodie che si sono prese gioco delle terribili animazioni presenti sui vari titoli.

The Legend of Zelda Philips

Il futuro della saga

Lo scorso giugno, durante il Nintendo Direct dell’E3 2019, Nintendo ha ufficialmente annunciato lo sviluppo di un sequel di Breath of the Wild. Senza avere alcuna certezza né sul titolo né sugli elementi di trama sono state moltissime le teorie, i rumor e le considerazioni nate dalle immagini mostrate. Non ho alcun timore nell’affermare che ci troviamo in un caso totalmente analogo a quello dei due capitoli per Nintendo 64, infatti dopo l’uscita dell’ultimo capitolo della saga, la pressione è elevatissima e la Nintendo sembrerebbe essere intenzionata a realizzare una storia che sfrutti i lati positivi di Breath of the Wild integrandoli con tutti i migliori aspetti dei precedenti giochi, come la presenza di veri e propri dungeon di stampo classico e l’aggiunta di armi e musiche d’ispirazione classica. Ovviamente dato che si parla solo di voci di corridoio è ancora presto per avere notizie certe a riguardo, infatti sarà possibile scoprire novità sul nuovo titolo sono dopo un annuncio da parte della stessa Nintendo, che potrebbe arrivare arrivare in uno dei prossimi Direct (probabilmente proprio quello dedicato all’E3 2020).

Cosa rende speciale The Legend of Zelda?

Si sa, resistere alla prova del tempo è qualcosa di complesso, tuttavia nel corso della sua storia questa saga è riuscita a unire tutta una serie di elementi e caratteristiche che l’hanno resa semplicemente unica. Il mondo di Zelda è pregno di magia ed è capace di farci tornare bambini in pochi secondi. Creature d’ogni genere, storie semplici ma che lasciano senza fiato, terre meravigliose e strumenti musicali capaci di cambiare il tessuto stesso del mondo sono solo un contorno ma allo stesso tempo riescono a dare infinita freschezza ad ogni singolo gioco. Un elemento che da sempre ha contraddistinto la saga è la difficoltà di quest’ultima. Le avventure e gli enigmi narrati in The Legend of Zelda sono intricati, complessi e di risoluzione spesso e volentieri non banale. Specie per i capitoli più vecchi della saga, a volte riuscire a portare a termine la quest principale era una vera e propria impresa. Si passavano ore e ore vagando senza meta tra le stanze dei dungeon nella speranza di notare anche il più piccolo dettaglio nascosto solo per poter ascoltare dalle casse della nostra televisione o della nostra console portatile una musichetta semplice, fatta da poche note ma che allo stesso ci donava grandissime soddisfazioni. Infine, probabilmente quella di The Legend of Zelda senza esagerare è una delle soundtrack più evocative e di impatto mai create nella storia dei videogiochi. La cura con cui ogni singolo brano composto da Koji Kondo e da tutti gli altri compositori, che nel corso degli anni si sono occupati della saga, non solo riesce a sposare perfettamente l’atmosfera e l’epicità di un dato momento della trama, ma si trasforma in un vero e proprio nutrimento per l’orecchio dello spettatore.

The Legend of Zelda: Breath of the Wild

The Legend of Zelda: da dove cominciare?

Se per puro caso alcuni di voi si stessero chiedendo “Mi piacerebbe provare ma non so da dove iniziare” non dovete temere nulla. Infatti, per via della sua struttura la saga di The Legend of Zelda è stata pensata per lo più come un insieme di capitoli a se stanti, ognuno dei quali con una trama che rimane sempre piuttosto indipendente ed un atmosfera decisamente unica. Non a caso sono ben pochi i capitoli della saga strettamente collegati gli uni con gli altri. Dunque, coloro che volessero approcciarsi possono cominciare da un capitolo qualsiasi della saga senza la paura di perdersi grandi aspetti della trama. L’obiettivo principale della serie, come suggerito dallo stesso Miyamoto, non è mai stato quello di avere una trama coesa e unita bensì quello di divertire. Inoltre negli ultimi anni, con l’introduzione di Virtual Console ufficiali sulle piattaforme Nintendo e con la produzione costante di remake o remaster, è possibile recuperare facilmente gran parte dei capitoli meno recenti sulle console di nuova generazione.

The Legend of Zelda: Breath of the Wild

Conclusioni

Possiamo affermare con tranquillità che la saga di The Legend of Zelda è una di quelle che ha fatto maggiormente la storia dei videogiochi. Ogni singolo capitolo della serie ha tutto quello che un videogiocatore può desiderare. E non esagero col dire che cose di questo tipo al giorno d’oggi sono molto rare da trovare. Ognuno di noi dovrebbe provare almeno una volta nella vita ad immergersi nei mondi e nelle leggende di Hyrule, dato che pensando a The Legend of Zelda la prima cosa che ti viene in mente è l’arte.

The Legend of Zelda

Da sempre amante di cinema, sceneggiatura e psicologia, la sua passione per il paese del Sol Levante deve tutto alle celebri opere di Gosho Aoyama e Go Nagai, oltre che a quell’amico d’infanzia che senza chiedere nulla in cambio gli prestò il suo primo The Legend of Zelda. Leggende narrano che persino i dipendenti Nintendo abbiano sentito il suo urlo di gioia durante il Direct dell’E3 2019.

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