Animal Crossing: New Horizons un anno dopo. Che cosa manca?

Dopo un anno dall'uscita di Animal Crossing: New Horizons, che ci ha tenuto impegnati durante i lockdown più duri, è il momento di tirare le somme: purtroppo mancano ancora troppe feature ad un gioco che, invece, avrebbe un potenziale enorme.

Animal Crossing: New Horizons un anno dopo. Che cosa manca?

Arriva per tutti un punto in cui si perdono le speranze, e in cui anche i sostenitori della prima ora a una certa tirano i remi in barca e dicono “ci abbiamo provato, ma evidentemente non è stata cosa”. Direi che questo pensiero rappresenta perfettamente come mi sento parlando di Animal Crossing: New Horizons, che ha appena compiuto un anno di vita. Rilasciato il 20 marzo dell’anno scorso, in pieno lockdown “duro” in Italia e anche in buona parte del mondo, l’esclusiva Nintendo si è rivelata essere una vera e propria ancora di salvezza, un salvagente che ha riempito le nostre giornate vuote mentre eravamo chiusi fra quattro mura. I numeri parlano chiaro: è passato un anno, buona parte di noi è di nuovo chiusa in casa, e New Horizons ha venduto oltre 30 milioni di copie in tutto il mondo, diventando uno dei titoli di maggior successo per Switch. Eppure, a mente fredda, bisogna arrendersi a una triste verità: passato l’entusiasmo dei primi mesi, ludicamente parlando, questo gioco ha davvero poco da offrire, e non è stato fatto abbastanza per cambiare le carte in tavola; negli aggiornamenti successivi non è stato aggiunto quasi nulla di quello che sarebbe davvero servito, e le richieste della comunità sono state in larghissima parte ignorate.

Nonostante questo, vado a controllare la mia isola quasi giornalmente, forse per il comfort che un piccolo mondo “tascabile” può dare, soddisfatto del mio lavoro ma disilluso perché si sarebbe potuto fare molto di più: a meno di qualche miracolo o di una nuova edizione o aggiornamento corposo (in stile “Welcome Amiibo” per New Leaf) nulla di quello che sto per fare presente verrà mai aggiunto ad Animal Crossing: New Horizons. Certo, nel corso di questi 12 mesi appena passati il titolo è stato aggiornato regolarmente, inserendo questa o quella meccanica o evento stagionale, più che benvenuto, ma non è tanto sulla quantità di update rilasciati, bensì sui contenuti, che voglio focalizzarmi: credo che rappresentino una grande occasione al momento totalmente sprecata da Nintendo.

Miglioramenti quality of life

La stragrande maggioranza dei giocatori si è accorta sin dal 21 marzo 2020 di quanto fosse inutilmente macchinoso e lento il sistema di crafting di Animal Crossing: New Horizons, una tra le più grandi se non la più grande innovazione inserita in questo titolo. Cos’è stato dunque chiesto, a gran voce, dalla community? Quelli che in gergo vengono chiamati miglioramenti “quality of life”, miglioramenti alla qualità della vita digitale appunto, che spesso sono appannaggio di remaster e modernizzazioni. Queste lamentele sono state totalmente ignorate dagli sviluppatori: la possibilità di creare più di un oggetto per volta avendo i materiali necessari, per esempio. Fondamentale quando si vuole decorare l’isola, è praticamente impossibile creare rapidamente 5 0 10 copie di uno stesso oggetto, o 100 staccionate tutte insieme. Bisogna realizzarle una per una, assistendo sempre alla solita, dannata animazione, navigando i soliti menu, ancora e ancora.

Anche la gestione dell’inventario ha fatto un passo avanti e due indietro: sebbene ora nelle “tasche” ci sia più spazio, i materiali da creazione nello sgabuzzino non sono accessibili a distanza, a meno di non recarci fisicamente in casa, prendere ciò che ci serve, e creare poi il necessario. Era davvero così difficile “collegare” lo stoccaggio alle tasche, evitando inutili viaggi perditempo perché ci manca un minerale di ferro o un singolo pezzo di legno di un certo tipo per il mobile che vogliamo realizzare? Anche la possibilità di riparare i propri attrezzi, cosa diventata più importante che mai, è del tutto assente: gli attrezzi d’oro, nei giochi passati considerati un vero motivo d’orgoglio, qui sono solo normalissimi attrezzi in grado comunque di rompersi (!!) e dunque quasi totalmente inutili.

A quanto pare poi Tom Nook ha preso lezioni di burocrazia dalla pubblica amministrazione italiana: tralasciando la costruzione di ponti e rampe, dove il richiedere un giorno “reale” di tempo per la costruzione è un’idea ben integrata, lo stesso non si può dire dello spostamento degli edifici, delle case e della demolizione delle stesse. Perché è un processo che richiede così tanto tempo? I particolarmente indecisi mi capiranno: quando per rinnovare un’area della propria isola sono necessari svariati giorni solo per aspettare lo spostamento di un ponte e della casa di un abitante, allora ci troviamo di fronte a un blocco palesemente “artificiale”, inserito dagli sviluppatori deliberatamente per rallentare il progresso dei propri giocatori.

Edifici, negozi e NPC

Bartolo, Remo, Bigodina, Dr. Strizzo, Tortimer, e potrei continuare oltre: sono tutti gli NPC che sono stati tagliati da questo New Horizons o che sono presenti solo come personaggi “bonus” sbloccabili tramite amiibo nella modalità foto (come nel caso di Remo). Al centro di numerosi leak e rumor, praticamente in concomitanza di ogni aggiornamento si vociferava del ritorno de La Piccionaia o del Club LOL. E se alcuni personaggi sono stati tagliati per forza di limiti tecnici (Resetti non ha più senso di esistere, con l’introduzione del salvataggio automatico), altri sarebbero potuti essere inseriti con uno scopo diverso, come nel caso di Bigodina e del suo Shampoo e Champagne. I capelli dei nostri personaggi possono essere cambiati al volo davanti ad uno specchio, ma magari al suo negozio si sarebbero potuti ottenere ulteriori tagli particolari; Anche per il Dr. Strizzo si sarebbe potuto trovare un altro lavoro, anche con la crisi economica, dopotutto è sempre un medico (credo).

In un titolo che è diventato un po’ l’emblema dell’estetica cottagecore, come si può vedere facendosi un giro nei thread dove le persone postano la propria isola, la mancanza di negozietti di paese come La Piccionaia o Scarpe Sciuscià, relegato a una semplice bancarella da ambulante, sa davvero di una grande occasione sprecata. L’idea di lasciare al giocatore la libertà di riempirsi la propria isola è vincente sulla carta, ma a meno di non essere dei geni creativi c’è davvero tanto, troppo spazio libero, che si sarebbe potuto riempire facilmente con ulteriori edifici di NPC in pianta stabile. Anche il negozio di Marco e Mirco è relegato a poco più di una capanna, mentre in New Leaf ad esempio aveva ben quattro step superiori di miglioramento.

…Dov’è tutto il resto?

Sono costretto a ripetermi, ma a questo punto è necessario: nonostante si tratti di un gioco logicamente inferiore dal punto di vista della fedeltà grafica e della personalizzazione, trovo che New Leaf, metro di paragone più immediato, abbia decisamente più contenuti di questo New Horizons. Che fine hanno fatto tutti i nuovi frutti, come i durian, i mango, le banane? E gli apprezzati (e un po’ inquietanti) giroidi da collezionare? È stato tutto tagliato, per far spazio sì a nuove meccaniche, ma che come abbiamo visto nei paragrafi precedenti non sono state ricevute così bene dagli utenti finali. Perché poi una di queste cose doveva escludere l’altra? C’è sicuramente posto per entrambe e, a parte alcuni crossover “celebrativi” come per quanto riguarda Mario o per gli eventi stagionali, non sono stati aggiunti ulteriori mobili e complementi d’arredo, rasentando l’umorismo come si legge spesso nei forum di discussione sul titolo: “Nintendo ha inserito millemila soprammobili bellissimi, e solo dieci ripiani diversi su cui effettivamente piazzarli“. Insomma, al momento il gioco sembra davvero “monco”, come se molto sia stato tagliato in fase di sviluppo col piano di reinserirlo in futuro, futuro che evidentemente non è ancora arrivato e che a questo punto non si sa se arriverà mai.

Al netto delle critiche mosse all’inazione di Nintendo, considero comunque Animal Crossing: New Horizons un titolo più che promosso (anche se tuttora a mio parere inferiore a New Leaf), ma che avrebbe potuto essere molto di più e che sicuramente ha ancora del tempo per migliorare: si dice che di solito si è più critici su quello che si ama maggiormente, e infatti le mie rimostranze arrivano non con il semplice intento di critica, ma perché desidero passare ancora molti anni felici sulla mia isola Arcadia, in compagnia dei miei amati abitanti, ma in un gioco un po’ diverso. Nonostante gli utenti più dedicati riescano a rendere le proprie isole delle vere e proprie opere d’arte, è innegabile che per la grande macchinosità del tutto, per una buona fetta di utenti invece il gioco non vale la candela.

Al momento, tuttavia, il ciclo di vita di New Horizons è stato gestito davvero troppo male. Sperando che in questo secondo anno, gettate le fondamenta, arrivi qualche notizia positiva in questo senso, non posso che consigliarvelo comunque come ottimo antistress terapeutico se state passando un periodo difficile, magari perché nuovamente colpiti da restrizioni, e non ne avete approfittato nei dodici mesi appena passati: almeno per i primi due mesi, vivrete in paradiso.

Ossessionato da Le Bizzarre Avventure di JoJo e METAL GEAR, pensa che TRIGGER abbia salvato gli anime. Darebbe tutto pur di vedere un nuovo Trauma Center e il finale di Berserk; generalmente ti vuole bene, finché non gli parli di microtransazioni.

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