Girl from the Other Side – Recensione del primo volume

Le nostre impressioni sul primo volume di Girl from the Other Side, una goticheggiante favola oscura nata dalla penna di Nagabe e edita in Italia da J-POP

Girl from the Other Side - Recensione del primo volume

Girl from the Other Side – Siùil, a Rùn, opera del mangaka conosciuto solo tramite lo pseudonimo di Nagabe e che ha iniziato la pubblicazione in Giappone nel 2015, arriva da noi ora edito da J-POP Manga, a seguito dell’annuncio fatto durante il Lucca Comics & Games 2018 nella categoria #BeScary.

“Questa è la favola dell’oscura creatura e della bambina, che indugiano sul calar della sera, al confine tra il giorno e la notte”: così recita la sovraccoperta, andando fin da subito a darci una panoramica a grandissime linee dell’opera, che promette atmosfere da sogno, e una storia fiabesca che almeno sulla carta potrebbe ricordare vagamente quella di Mahō tsukai no yome (The Ancient Magus Bride). E quelle che seguono sono le nostre (ottime) prime impressioni su questo primo volume.

Girl from the Other Side

Girl from the Other Side non si apre con un vero e proprio incipit che ci spieghi eventi passati, relazioni tra i personaggi, o anche solo la collocazione geografica e temporale, proprio come in una vera favola: l’unica cosa che ci viene detta è che, quando un essere umano tocca un estraneo, un essere umano afflito da uno strano male spirituale, viene maledetto e costretto a soffrire lo stesso destino, trasformandosi in un’orribile creatura pregna d’oscurità.

Subito dopo conosceremo la nostra protagonista, che si è appena svegliata dopo essersi appisolata su un ceppo di legno nella foresta: una tenera bambina totalmente vestita di bianco, che si affretta a tornare verso casa per non far arrabbiare il suo maestro; maestro che comunque è venuto a cercarla in preda alla preoccupazione, e che si mostra fin da subito come una delle creature contagiate e maledette da quella strana afflizione, che è riuscito però in qualche modo a mantenere il senno, oltre che una grande eleganza.

 

Completamente nero, con lunghe corna dritte e occhi stretti e affilati come quelli di un rapace, il Maestro di cui non conosciamo il nome fa da guardiano e protettore per Shiva, la candida bambina. In una casetta nel profondo del bosco, egli si prende cura di lei, le insegna le faccende di casa, a cercare cibo e erbe medicinali. Shiva ha due sole regole: lei non può assolutamente toccarlo, né allontanarsi troppo da sola fra la boscaglia. Quest’ultima, che nutre un profondo rispetto per il suo maestro, non sa chi lui fosse prima di venire maledetto, perché la stia proteggendo, o come mai si ritrovi nel “mondo esterno” in cui vengono esiliate tutte le creature deformi, separato dalle città umane da alte e spesse mura, pur non essendo maledetta lei stessa.

Girl from the Other Side

I nostri due protagonisti riescono a trasmettere un forte senso di solitudine e di malinconia per qualcosa che noi non vediamo, e che ormai sembra essere perduto per sempre. Se come detto prima il sentimento di nostalgia è uno dei due temi centrali di Girl from the Other Side, l’altro è quello del sogno, con atmosfere estremamente evocative ed oniriche, non tanto per la presenza di elementi troppo fantastici o incredibili, quanto per la realizzazione stessa del mondo nato dalla penna e dall’inchiostro di Nagabe: i due protagonisti, anche nella loro vita domestica, sembrano sempre sospesi fra due mondi: il candore di Shiva, interrotto dagli stivali completamente neri, sembra fare da perfetto contrasto al Maestro, totalmente oscuro sia negli abiti che nella forma, agghindato con una mise da maggiordomo da cui spicca un grosso foulard bianco. In generale l’intero manga gioca su questo conflitto fra nero e bianco, quasi ad evocare il concetto filosofico cinese di Yin e Yang.

Lo stile di disegno molto particolare di Girl from the Other Side piazza una particolare enfasi sui fondali piuttosto che sui personaggi; pur dedicando alcune tavole in momenti cruciali della storia a dei primi piani dettagliati, certe volte il volto di Shiva sembra quasi abbozzato, in maniera fin troppo semplicistica e che stona un po’ con il resto. Le linee di Nagabe in questo manga non sono particolarmente morbide, forse anche per indicare quanto, in realtà, questo mondo esterno sia più aspro di quanto non possa sembrare a primo impatto: un esempio perfetto è dato proprio dal Maestro, disegnato come totalmente coperto di peli, o forse di cenere, in maniera non dissimile dai Susuwatari, le adorabili palline di fuliggine che fanno la loro comparsa in diverse pellicole dello Studio Ghibli.

Girl from the Other Side

In generale, proprio come se ci ritrovassimo in un lungo e lucido sogno, gli avvenimenti si susseguono fin troppo in fretta; Girl from the Other Side scorre via velocemente come l’acqua, e arrivati alla fine del volume si rimane un po’ spiazzati, sicuramente intrigati dalle premesse e dalla realizzazione interessante, ma rimasti un po’ a bocca asciutta per quanto riguarda la storia vera e propria.

Run, my love

Girl from the Other Side - Recensione del primo volumeGià da questo primo volume, Girl from the Other Side riesce perfettamente a farci perdere in un mondo sognante di cui vogliamo assolutamente sapere di più, pur soffrendo per il modo in cui la (poca) storia presente viene raccontata in modo fin troppo sbrigativo, e per una realizzazione del volto di Shiva a volte davvero troppo stilizzata. Per quanto riguarda la rilegatura, J-POP ha fatto davvero un buon lavoro: ogni volume è a copertina flessibile, nera con alcune illustrazioni, e una sopraccoperta molto dettagliata con artwork completamente colorato. Il prezzo contenuto di 6,50 € a volume lo rende davvero facile da consigliare a chi ama storie dalle ambientazioni surreali e malinconiche, non eccessivamente drammatiche, dove la cosa più importante è avere qualcuno da proteggere, contro qualsiasi nemico o avversità, per riuscire a restare aggrappati alla propria fragile umanità.

Un ottimo appetizer che speriamo possa continuare bene

Ossessionato da Le Bizzarre Avventure di JoJo e METAL GEAR, pensa che TRIGGER abbia salvato gli anime. Darebbe tutto pur di vedere un nuovo Trauma Center e il finale di Berserk; generalmente ti vuole bene, finché non gli parli di microtransazioni.

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