Death Mark – Recensione

Apprestiamoci ad aiutare Kazuo Yashiki a risolvere il mistero della maledizione del Marchio in Death Mark per PlayStation 4, PS Vita e Nintendo Switch

Death Mark - Recensione

Death Mark - Recensione“Non mi sento granché bene oggi, quella storia che ho sentito prima mi ha proprio fatto venire i brividi. Ti va di ascoltarla? Ti ricordi della signorina Yamaguchi? Ho sentito oggi che è data per dispersa. Nessuno sa dove si trovi, è semplicemente scomparsa nel nulla. In un solo attimo è sparita dalla biblioteca. Uno degli studenti che si occupano della biblioteca ha detto che stava facendo delle ricerche su qualcosa di misterioso. Ma poi è scomparsa… Inoltre, uno dei suoi studenti si è allarmato così tanto da andare a cercarla. Ha così ricostruito i suoi movimenti arrivando fino alla biblioteca… Ma quando è riuscito a trovarla… Di lei era rimasto solamente un braccio…”

A quasi un anno di distanza dal lancio giapponese arriva anche in occidente Death Mark, titolo horror per PlayStation 4, PS Vita e Nintendo Switch. Sviluppato da Experience e distribuito in Europa da Aksys Games, un gioco che combina le inquietanti atmosfere dei film horror nipponici alle modalità di esplorazione dei dungeon crawler. Inseguiti da spiriti bramosi di vendetta, riusciremo ad aiutare tutte le persone colpite dal Marchio?

  • Titolo: Death Mark
  • Piattaforma: PlayStation 4, PS Vita, Nintendo Switch
  • Versione analizzata: Nintendo Switch
  • Genere: Survival Horror, Dungeon Crawler
  • Giocatori: 1
  • Software house: Aksys Games
  • Sviluppatore: Experience
  • Lingua: Inglese (testi), Giapponese (doppiaggio)
  • Data di uscita: 31 ottobre 2018
  • Disponibilità: retail, digital delivery
  • DLC: un capitolo aggiuntivo per PS Vita
  • Note: a differenza di PS Vita, il “Capitolo 6: Red Riding Hood” è già incluso nelle versioni PS4 e Switch

In una calda notte di primavera un uomo misterioso si avvicina alla porta di una sontuosa villa in stile occidentale. Nemmeno lui sa il motivo che l’ha spinto ad andare lì; l’uomo infatti ha perso qualsiasi ricordo del suo passato ma è come se una forza più grande di lui l’abbia guidato. Esso ha infatti impresso sul suo polso una cicatrice rosso vermiglio e pare proprio che la chiave per scoprire di cosa si tratti si trovi all’interno dell’immensa magione. Sfortunatamente però al suo interno non troverà nessuno se non il cadavere della guaritrice spirituale e proprietaria della villa Saya Kujou, morta in una situazione misteriosa dai risvolti raccapriccianti.

Ben presto però il protagonista si renderà conto di non essere totalmente solo, all’ingresso infatti troverà una bambola dall’aspetto e dalle dimensioni decisamente troppo umane. Dai lunghi capelli biondi e vestita di scuri abiti vittoriani, non si tratta di un giocattolo qualunque. Essa infatti è in grado di parlare e, dopo aver spaventato a morte l’ignaro protagonista, dice di chiamarsi Mary e di fungere da assistente per i membri della famiglia Kujou. Convinto di essere vittima di uno scherzo, il protagonista cerca di andarsene quando Mary gli spiega che quella strana cicatrice non è altro che un Marchio che gli è stato imposto da uno spirito malvagio. Coloro che sono stati maledetti dal Marchio perderanno lentamente ogni proprio ricordo fino ad arrivare ad una morte orribile.

La bambola continua dicendo che la sua defunta padrona stava investigando su un modo per rimuovere la maledizione ed è ben disposta ad aiutare il protagonista e tutti coloro che arriveranno nella villa. Dopo aver scelto di chiamarsi temporaneamente Kazuo Yashiki, il protagonista deciderà di iniziare le indagine per salvare se stesso e tutte le altre vittime della maledizione del Marchio. Saranno tante le persone che avranno bisogno del suo aiuto, ma la verità è custodita da degli spiriti colmi di vendetta che faranno di tutto pur di ostacolarlo.

Ghost Sweeper Kazuo

Dal punto di vista del gameplay, Death Mark utilizza alcuni degli elementi più comuni dei titoli di stampo dungeon crawler, mischiandoli però con un mondo di gioco terrificante in cui ogni decisione sbagliata fatta dal giocatore può costare la morte ai protagonisti. Durante ogni investigazione Yashiki potrà esplorare un determinato ambiente suddiviso nella classica struttura a stanze, che (fortunatamente) non saranno randomiche. Sarà fondamentale recuperare qualsiasi oggetto ci possa sembrare anche solo vagamente utile, oltre che cercare in ogni ambiente documenti capaci di aiutare il protagonista nelle sue ricerche.

Ovviamente gli spiriti cercheranno di ostacolarci in ogni modo possibile e spesso e volentieri ci troveremo di fronte a delle scelte a risposta multipla che, se sbagliate, potrebbero portarci al Game Over. Fortunatamente il nostro protagonista non sarà solo durante l’esplorazione, ma potrà portare con se uno degli altri poveri malcapitati colpiti dalla maledizione del Marchio. Questa sarà però un’arma a doppio taglio per il giocatore, affrontare determinati momenti di gioco accompagnati da alcuni personaggi significherà morte certa per tutti.

Alla fine di ogni investigazione, dopo che avremo raccolto tutti gli oggetti chiave, apparirà di fronte a Yashiki lo spirito protagonista di quel determinato capitolo che, in preda alla furia, cercherà di eliminarci una volta per tutte. Inizierà così una particolare boss fight in cui Yashiki e il suo partner potranno utilizzare gli oggetti ottenuti nel corso dell’esplorazione per danneggiare lo spirito, decidendo se purificarlo e liberarlo così da ciò che lo teneva bloccato nel nostro mondo, oppure eliminarlo definitivamente. Nonostante in entrambi i casi ci libereremo per sempre di quello spirito, la scelta effettuata non sempre porterà ad un lieto fine per tutti i personaggi…

They’re coming for you, Barbara!

Dal punto di vista grafico Death Mark è un’esperienza che riesce ad inquietare e allo stesso tempo affascinare. Possiamo notare l’estrema cura e ricerca da parte di Experience nella creazione dell’impatto visivo del gioco non solo per essere riuscita a realizzare delle creature e ambientazioni così disturbanti che sono capaci di far girare lo sguardo del giocatore, ma anche perché si adegua ai trend attuali puntando su paure intrinseche dell’uomo come la tripofobia (paura di gruppi di buchi ravvicinati) senza però mai dimenticare le sue origini nipponiche.

Si tratta di uno di quei titoli che sarebbe meglio giocare con le cuffie, perché il suo comparto sonoro da il meglio di se solamente quando sarà l’unico rumore a nostra disposizione. Si tratta di suoni che tutti gli amanti dell’horror potranno facilmente riconoscere, da misteriosi passi in lontananza in corridoi vuoti a risate di bambini in momenti di tranquillità. Ogni minimo rumore è stato creato per aumentare la sensazione d’ansia del giocatore, che non saprà mai cosa gli aspetta.

Il vero punto forte di Death Mark è la narrazione, che va a scavare in quegli elementi tipici delle storie horror nipponiche e che spesso sono diventati veri e propri cliché, ampliandoli e modificandoli per creare delle trame particolari e molto intriganti. Non tutti gli spiriti agiscono spinti da una malignità intrinseca, molto spesso infatti essi sono diventati ciò che sono per colpa di eventi traumatici che hanno vissuto durante la loro triste vita. Questo ci porterà spesso ad empatizzare con i nostri nemici, facendoci capire come spesso sono le circostanze a renderci ciò che siamo.

A chi consigliamo Death Mark?

Experience è riuscita a creare un titolo che riesce ad essere divertente e inquietante al punto giusto, la cui narrazione è degna di uno dei migliori film dell’orrore. Tutti i fan di questo genere avranno davvero pane per i propri denti, ma anche i giocatori non abituati ai classici survival horrror potranno divertirsi grazie ad un gameplay semplice ma efficace. L’unico problema è che il prezzo di lancio di Death Mark è forse un po’ troppo alto, non per la qualità del titolo che è davvero ottimale, ma per la sua longevità che è veramente esigua.

  • Spunti narrativi intriganti
  • Graficamente disturbante
  • Divertente da giocare…

  • …Ma davvero poco longevo
  • Prezzo di lancio troppo alto
  • Jumpscare inutili alla lunga
Death Mark
4

Preparatevi ad avere gli incubi.

Sono da sempre affascinato e allo stesso tempo terrorizzato dai survival horror, specie da quelli che mettono le proprie radici nel folklore nipponico. Per questo fin dai primi trailer sono rimasto incuriosito da Death Mark, soprattutto per la cura che Experience ha posto nella creazione dei nemici che possiedono un aspetto davvero disturbante. Nonostante non sia un grande estimatore dei dungeon crawler, il connubio tra questo genere e l’horror si sposa alla perfezione. Abbiamo di fronte ad un titolo mandato avanti fortemente dalla narrazione, che ci terrà incollati allo schermo, con degli spunti di gameplay tanto semplici quanto efficaci che risultano in un’opera profonda da scoprire ma leggera da giocare. Speriamo solamente che con il prossimo titolo, NG, la software house si mantenga sulla stessa linea qualitativa vista in Death Mark.

Raro esemplare di panda sardo cresciuto a bambù e JRPG. Soffre di sindrome di Stoccolma nei confronti di SQUARE ENIX, ed è disposto a privarsi del sonno pur di spulciare all’inverosimile ogni titolo gli capiti fra le mani.

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