Asobi Asobase – Recensione

Asobi Asobase, adattamento animato del web manga del 2015 di Rin Suzukawa, mescola molti tratti distintivi presi da commedie precedenti, creando qualcosa di originale

Asobi Asobase

Asobi Asobase inizia, come le più classiche commedie scolastiche leggere, con i nostri tre personaggi principali che fanno amicizia: Hanako, una studentessa atletica e piuttosto secchiona di ricca famiglia con un maggiordomo sempre presente (ma spesso invisibile); Kasumi, assolutamente negata per l’inglese e scrittrice amatoriale di fanfiction boys love che odia giocare a causa delle vessazioni causate dalla sorella quando era piccola e Olivia, appena trasferitasi nella sua nuova classe e presentata dai professori come ragazza americana che deve ancora imparare il giapponese, mentre invece è nata e cresciuta in Giappone ma da genitori immigrati, che fa solo finta per evitare attenzioni indesiderate e domande da parte di professori e compagni di classe.

Nessuno si aspetta l’Inquisizione Giapponese.

Asobi Asobase nasce come web manga uscito inizialmente su Young Animal Densi a partire dal 2015 dalla matita di Rin Suzukawa; un manga di cui non conoscevo l’esistenza, non avendo mai avuto una release ufficiale al di fuori del Giappone ed essendo pubblicato inizialmente solo sul web. Guardandone il trailer notai subito una certa somiglianza con Nichijou, l’anime principale da cui Asobi Asobase prende ispirazione, le premesse sono infatti molto simili: un gruppo di studentesse delle medie che si uniscono nell’associazione scolastica del “club di chi se la spassa” a volte abbreviato in “Spassoclub” per cercare di evitare di venire trascinate in altre attività poco interessanti e più faticose; da quel momento passeranno ogni episodio, della durata standard di 24 minuti, diviso in 3 o 4 mini archi narrativi a volte collegati fra loro, cercando di passare il tempo inventando giochi e causando parecchi guai a chi sta loro intorno, oltre che a loro stesse.

CrunchyrollQuesto anime è disponibile con i sottotitoli in italiano su Crunchyroll, la prima piattaforma online internazionale completamente dedicata al mondo dell’animazione giapponese, dei manga e dei drama. Puoi guardare gratuitamente Crunchyroll sul tuo PC, sul tuo smartphone e sulla tua console iscrivendoti con un account gratuito oppure sottoscrivendo un piano di abbonamento mensile che ti permetterà di seguire gli anime in simulcasting con il Giappone.

L’adattamento animato è stato prodotto dallo Studio Lerche, fondato nel 2011 e già produttore di altri anime di grande successo come Assassination Classroom, Scum’s Wish, il remake di Kino no tabi (Kino’s Journey) e la versione anime di Danganronpa, gioco sviluppato da Spike Chunsoft.

Si dice che “la verità comincia dalle bugie” e infatti la sigla iniziale (Suripisu, cantata direttamente dalle tre doppiatrici principali) è stata creata ad arte per fuorviare lo spettatore e fargli credere di stare vedendo qualcosa di molto diverso (Hoshiiro Girldrop vi ricorda qualcosa?); tuttavia, per l’occhio e l’orecchio più attento vengono lasciati alcuni indizi importanti. Due esempi? Il prato su cui cantano le tre ragazze è pieno di fiori di giglio giallo, che nella simbologia dei fiori rappresenta la falsità; inoltre poco dopo l’inizio della canzone Olivia rivolge lo sguardo direttamente verso lo spettatore mentre canta la sua strofa della opening, enfatizzando la parola “uso” (嘘 = bugia).

Il cast dei personaggi è piuttosto ristretto (oltre alle tre protagoniste gli altri personaggi semi-regolari sono una professoressa che si ritrova a sovrintendere le attività del club di tanto in tanto, e il maggiordomo di Hanako con il dono dell’ubiquità) e nella stragrande maggioranza dei casi gli eventi si svolgono tutti all’interno della scuola media; lo stile grafico e dell’animazione è decisamente semplice, pur dando una caratterizzazione ben distinta a tutti i personaggi, specialmente per quanto riguarda Olivia, figlia di un americano e una giapponese a cui persino le ciglia bionde vengono disegnate in maniera molto evidente in una maniera che, lo ammetto, avevo visto solo in alcuni doujinshi DECISAMENTE not safe for work.

Che ci crediate o no, è solo una bambola gonfiabile.

Quello che viene ripreso è invece l’umorismo spesso surreale e l’iperbole continua per cui ogni situazione quotidiana anche perfettamente banale è portata al punto di rottura grazie ad una divertentissima esagerazione e trasformazione delle espressioni facciali dei personaggi che a volte diventano più simili a mostri creati dalla fantasia di Junji Ito (specialmente per quanto riguarda Hanako) piuttosto che da una serie anime slice of life, oltre che a dare ottimo materiale per creare delle reaction face che potete spammare su imageboard varie.

I seiyuu scelti sono quasi tutti alle prime armi o comunque non hanno mai ricoperto ruoli di primo piano, ad eccezione di Aoi Yuuki (voce di Madoka Kaname, Diane in Nanatsu no Taizai) che doppia un personaggio secondario di genere incerto, cosa che causa non poche situazioni comiche e curiosità nelle tre protagoniste. Nonostante questo, trovo che abbiano fatto tutti un ottimo lavoro e che si senta specialmente negli urli, di cui la serie abbonda, quanta passione e risate si siano fatti in sala di doppiaggio.

La commedia e l’umorismo sono quanto di più soggettivo possa esistere specialmente in un medium così variegato come l’animazione nipponica; mi sono trovato diverse volte a ridere infatti non tanto delle battute e delle gag (certe un po’ troppo “crude” e che a volte cadono nella facile trappola del ridere di semplici funzioni fisiologiche umane, cosa che per quanto mi sforzi non riesco a trovare umoristica, se non altro per l’abuso che se ne è fatto negli anni) quanto della completa follia delle situazioni e dei fraintendimenti che si andavano a creare fra i personaggi.

Nichijou-stalgia, che canaglia!

Asobi Asobase, terminato da poco con il dodicesimo e ultimo episodio (a meno di non avere qualche OVA nel corso dell’anno, a quanto pare già vicino alla conferma ufficiale), va a riprendere moltissimi dei tratti che rendono unici e divertenti show come Pop Team Epic e Nichijou, comunque rivisitandoli in modo da evitare quella cattiva sensazione di “già visto” che potrebbe rendere questa serie soltanto un qualcosa di derivativo e non ispirato. Al contrario, questo anime riesce a reggersi sulle proprie gambe reiterando abbastanza da quelle che l’hanno preceduta ma anzi portando ad averne una nostalgia positiva, non migliorando nulla ma neanche peggiorando nulla; alla fine dell’undicesimo episodio, per aspettare che uscisse il successivo ho ricominciato a riguardarmi Nichijou, pensando “menomale che Asobi Asobase mi ha ricordato che anche questo fa molto ridere” e non “avrei potuto risparmiare il mio tempo guardando direttamente questo”.

Consigliato a chi ride dell’assurdo

Ossessionato da Le Bizzarre Avventure di JoJo e METAL GEAR, pensa che TRIGGER abbia salvato gli anime. Darebbe tutto pur di vedere un nuovo Trauma Center e il finale di Berserk; generalmente ti vuole bene, finché non gli parli di microtransazioni.

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