RANDAGI – Recensione

Una vivida storia di violenza e depressione, Randagi di Keigo Shinzo è una delle opere seinen più apprezzate dell'ultimo periodo. Diamo un'occhiata al primo volume.

RANDAGI - Recensione del primo volume del manga di Keigo Shinzo

Il Giappone è stato sempre un Paese contraddittorio, ben lontano dall’idilliaco paradiso che molti sognano e a cui guardare con ammirazione. Come ogni altra nazione anch’esso è caratterizzato da aspetti nascosti e oscuri, che quasi mai vengono mostrati nei notiziari o nelle cronache, ma che anche solo per sentito dire, possono essere considerati scabrosi e orrorifici. Le opere che descrivono tali visioni della società nipponica stanno aumentando sempre di più negli ultimi tempi, mostrando un quadro molto concreto e decisamente profondo delle problematiche che affliggono molti cittadini giapponesi. Randagi è un manga di Keigo Shinzo edito da J-POP e composto da quattro volumi che si indirizza verso la rappresentazione di uno spaccato molto realistico della società nipponica e al contempo molto sentito dal punto di vista emotivo.

RANDAGI - Recensione

  • Titolo originale: Nora to Zassou
  • Titolo italiano: Randagi
  • Uscita giapponese: 2018
  • Uscita italiana: 9 giugno 2021
  • Numero di volumi: 4 (completo)
  • Casa editrice: J-POP
  • Genere: drammatico, psicologico, seinen
  • Disegni: Keigo Shinzo
  • Storia: Keigo Shinzo
  • Formato: 12,5 x 18
  • Numero di pagine: 160

Abbiamo recensito Randagi tramite volume stampa fornitoci da J-POP Manga.

Shiori Umino è un’adolescente maltrattata in famiglia che scappa continuamente di casa e guadagna soldi prostituendosi in un centro massaggi e facendosi ospitare da clienti contattati sul web. Hajime Yamada è un detective della polizia di Senju che svolge indagini sulla prostituzione minorile e sembra nascondere un passato tragico e doloroso. Dopo essersi incontrati durante un blitz della polizia nel locale a luci rosse, Yamada si interessa al caso di Umino, cercando di aiutarla e di scoprire di più sul suo vissuto familiare. Dal canto suo, Shiori non sopporta più le violenze che riceve dalla madre e dai suoi clienti e il suo desiderio è farla finita il prima possibile.

RANDAGI - Recensione

Quello che il Giappone nasconde

La materia a tratti scabrosa che mostra lo spaccato sociale descritto in Randagi può inizialmente far desistere la lettura: non vi è dubbio che le vicende descritte in questo manga siano decisamente forti e pesanti dal punto di vista emotivo, sconfinando nella psicologia nera e nel dramma. Ma proprio per la sua cruda violenza ci troviamo di fronte ad un’opera di spessore notevole, che non propone crudeltà visiva e contenutistica fine a se stessa, ma intende sforzarsi di far passare un messaggio diretto e semplice, facendosi veicolo non moraleggiante di un realismo che nessuno racconta. La vicenda di Shiori è il destino che molte studentesse nipponiche effettivamente nella realtà percorrono, per potersi permettere non sempre in modo lecito i soldi per divertirsi e poter comprare vestiti all’ultima moda. Ma non solo: non pensiamo che il Giappone sia caratterizzato solo da benessere economico, al contrario sono molte le famiglie che devono cercare di arrotondare in modi leciti e non per vivere in uno dei Paesi in cui il costo della vita è più alto. La forte repressione della sessualità e delle sue manifestazioni ha portato, di riflesso, a trasformare tali impulsi in vere e proprie forme di manie e complessi di differente natura, socialmente represse ma non per questo non esistenti.

Shiori Umino è una giovane adolescente scappata di casa per via di molestie subite dalla madre. Il commissario Hajime Yamada la trova dentro un centro massaggi in cui si attuano servizi di prostituzione minorile e rimane colpito dalla ragazza, molto somigliante alla figlia morta. Yamada vuole aiutare Shiori a sistemare la sua condizione familiare, ma la giovane rifiuta e continua a scappare cercando rifugio nelle case di sconosciuti che hanno fini non troppo leciti con l’adolescente. Ma Yamada non si arrende e decide di fare di tutto pur di aiutare Shiori a risollevare la sua vita.

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La prima parte di Randagi sembra mostrare proprio questo spaccato, descritto con uno stile narrativo molto realistico che intende portare il lettore fin da subito a comprendere la gravità della materia narrata. Shiori è una vittima consenziente, intrattiene rapporti per soldi ma al contempo è vittima della madre che abusa di lei e per questo in lei probabilmente si attiva un meccanismo di autodistruzione che la porta a prostituirsi.

Al contempo, la questione della violenza domestica può essere generalizzata un po’ a tutto il mondo, presentando anche in Giappone un alto tasso di soprusi e abusi in famiglia, dovuti soprattutto al rigido sistema sociale che impone un controllo quasi maniacale della vita fanciullesca, in particolare durante il percorso scolastico. Nel primo volume di Randagi non si capisce esattamente perché Shiori venga trattata in modo tanto brutale dalla madre, tanto da farla fuggire ripetutamente di casa, ma si intuisce che le problematiche siano legate al continuo disprezzo del genitore nei confronti della figlia e all’instabilità psicologica del primo.

Dopotutto la storia nei primi capitoli non presenta fin da subito un quadro completo del complesso panorama sociologico e psicologico che caratterizza la vicenda, ma solamente una spiegazione sommaria della storia e dei personaggi principali. Non vi è un approfondimento della caratterizzazione, ma vengono solamente esplicitate in modo molto esiguo le contraddizioni che caratterizzano i protagonisti e le motivazioni che li hanno fatti diventare così ambiguamente complessati. Tale scelta, sebbene possa sembrare non adeguata ad un manga di tale spessore, di sicuro denota la possibilità di approfondimento consistente nei prossimi volumi dell’opera, che senza dubbio andranno a costituire lo sviluppo della storia e delle dinamiche interiori dei protagonisti.

Composizione grafica funzionale alla narrazione

La regia è concitata, non si lascia spazio a troppi tentennamenti di distensione di sorta, immergendo lo spettatore in un vortice psicologico che avvolge senza lasciare spazio a ripensamenti. Quindi anche l’impostazione delle tavole deve essere studiata per creare una consequenzialità attraente che possa mostrare sia il realismo nudo e crudo, che esprimere la componente psicologica. Il tratto è preciso, non è caratterizzato da formalismi grafici che appesantirebbero tutta la narrazione, ma comunque riesce a ricreare un’atmosfera molto realistica in cui far muovere i personaggi. Dopotutto non è necessario mostrare particolari orpelli stilistici per delineare la cruda realtà sociale, anzi, probabilmente si andrebbe solo a ledere lo spirito essenzialista della narrazione.

RANDAGI - Recensione

Sebbene il tratto di Keigo Shinzo sia molto netto e semplice, l’espressività dei personaggi è molto ben studiata, tanto da esprimere in pochi tratteggi di pennino le emozioni contraddittorie che si annidano nell’animo dei protagonisti. Degna di nota è anche l’assenza di retini: le ombre vengono mostrate attraverso linee oblique e verticali che non solo esprimono l’esaltazione del movimento, configurandosi quasi come linee cinetiche, ma conferiscono al fumetto una connotazione quasi da noir o thriller psicologico, creando quindi una precisa idea visiva delle tematiche che vengono affrontate nella storia.

L’edizione curata da J-POP è come sempre molto ben fatta: sovraccoperta lucida e spessa, così come la copertina sottostante. Le pagine sono bianchissime e non lasciano trasparire le tavole sottostanti, denotando una qualità di stampa molto pregiata. Randagi è un’opera assolutamente da scoprire, per comprendere le contraddizioni costanti di un Paese non così tanto idilliaco come può sembrare da fuori.

Un crudo spaccato della società nipponica

Randagi è un’opera diretta, senza mezzi termini, che si posiziona tra quei manga in grado di restituire una finestra sulla società nipponica e le sue numerose contraddizioni. Potremmo dire che il manga di Keigo Shinzo è un’opera realista più che realistica, ponendo una questione molto scottante: le violenze familiari e la prostituzione minorile. Se da una parte Randagi è una storia forte, caratterizzata da anti eroi che molto hanno delle normali persone che fanno parte della società reale, dall’altro è un ottimo espediente per mostrare quello che la facciata colorata e variegata del Giappone nasconde. Forse non un manga per tutti, dopotutto Randagi ha una base narrativa molto cruda, ma sicuramente apprezzato da chi ama le storie seinen e drammatiche, ma che soprattutto vuole scoprire anche le contraddizioni che caratterizzano uno dei Paesi più avanzati al mondo e che sono drammaticamente più diffuse di quello che ci si aspetterebbe.

Per scoprire i lati più oscuri del Giappone

Una mahō shōjo che vive sommersa tra libri e fumetti, Pokémon e dadi di D&D. Divoratrice compulsiva di film e serie TV, nel tempo libero complotta con il suo gatto per conquistare il mondo. Sogna un giorno remoto di disegnare una storia a fumetti incentrata su una campagna di Dungeons & Dragons.

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