LA STIRPE DELLA SIRENA – Recensione

Recensione della nuova edizione de LA STIRPE DELLA SIRENA di Satoshi Kon, pubblicata da Edizioni Star Comics

LA STIRPE DELLA SIRENA - Recensione

Ormai lanciata verso la riedizione di alcune notevoli opere (vedi il recente YOTSUBA&!),  questa volta la casa editrice stellata propone per la sua collana UMAMI, una delle opere più evocative del compianto Satoshi Kon. Questo volume unico de LA STIRPE DELLA SIRENA, con nuova veste grafica e alette, è arricchito inoltre da una breve storia inedita.

Fu nel lontano 1998 che la Star Comics propose ai primi lettori di manga di nicchia un volume alquanto interessante. Se ripensiamo alla produzione manga dell’epoca (ben più vicina a serializzazioni già allora considerate mainstream come Sailor Moon o Dragon Ball), non sfugge il fatto che la scelta fu abbastanza azzardata.

La storia è ambientata nella tranquilla località marittima di Tsunade, un luogo immerso nella natura e nella tradizione. Il protagonista è Yosuke, figlio del sacerdote del tempio shintoista del paese, dove viene custodito un uovo di sirena, preziosa reliquia che sembra garantire prosperità al villaggio. Tuttavia, ogni sessant’anni l’uovo va restituito al mare, secondo la promessa che il vecchio sacerdote scambiò con una sirena in tempi ormai remoti, al fine di garantire una pesca abbondante, attività su cui si basa l’intera economia del posto.

Quello che ci viene mostrato in Kaikisen (titolo originale di questa prima opera dell’autore, pubblicata originariamente nel 1990) è un Giappone fondamentalmente animista in cui si scontrano, come sempre ed ovunque, due generazioni e due realtà. È una sorta di fiaba ecologica dove è palese il ruolo “sacrale” che ricopre la natura nel collettivo giapponese. Satoshi Kon ci mostra una realtà in cui l’insinuarsi del pensiero occidentale (caratterizzato dal dominio degli esseri umani sulla natura), insieme alla necessità di avere un’economia al passo coi tempi, ha assopito questa rispettosa coscienza. 

Yosuke si trova ad incarnare l’ago della bilancia tra suo nonno ed il padre: infatti, se il primo rimane attaccato alla tradizione, altrettanto non si può dire del secondo, che ha stipulato un contratto con un magnate a capo di un progetto per la modernizzazione del villaggio. 

“La natura è importante, ma non si può vivere mangiando il panorama”  è la frase che meglio incarna il desiderio del padre di Yosuke di rivoluzionare il paese per renderlo attrazione turistica e fonte di  guadagno per i compaesani. Lo stesso uovo viene usato come attrazione in occasione del Festival della Sirena. La leggenda è avvolta in un alone di mistero fino alla fine del fumetto: nessuno sa se quello nel tempio sia un vero uovo, così come nessuno sa se la sirena esista realmente. Eppure questa leggenda è parte integrante del villaggio, l’intera comunità si regge su di essa.

A Yosuke viene contrapposta l’amica d’infanzia Natsume, unica figura femminile di riferimento per il protagonista. I due giovani rappresentano bene la nuova generazione che, senza sbocchi lavorativi, si sposta verso Tokyo, alla ricerca di un brillante futuro. Tuttavia Natsume, dopo aver sperimentato la vita della metropoli, decide di tornare nel suo paese d’origine. Lei è una figura modesta e riflessiva, mentre Yosuke risulta essere la controparte pratica e pragmatica.

Il tratto del maestro è pulito, ben dettagliato e piuttosto realistico (i personaggi non vengono mai stilizzati o deformati per rendere più leggera la lettura). Le inquadrature, sia degli ambienti che dei fondali marittimi, risultano essere molto evocative. Nel complesso le tavole appaiono ordinate e senza particolari tagli di vignette. (In questo dettaglio potrebbe quasi ricordare lo stile di Jiro Taniguchi). Parliamo comunque di un’opera di quasi trent’anni fa ed è per questo che forse lo stile pare essere vicino a quello di un fumetto americano, invece che ad un manga modernamente inteso come tale. 

Con permesso, Satoshi Kon

Satoshi Kon risulta essere un regista e uno sceneggiatore estremamente prolifico, e tra i suoi lavori è impossibile non ricordare titoli del calibro di Paprika, Tokyo Godfathers, Akira, Ghost In The Shell e persino il quinto episodio della serie Le bizzarre avventure di Jojo. Le sue ispirazioni maggiori sono state le opere di Hayao Miyazaki, Isao Takahata e Leiji Matsumoto. Satoshi Kon muore alle 6:20 del 24 agosto 2010 per un tumore al pancreas, diagnosticatogli allo stadio terminale appena tre mesi prima. Al momento della morte, il regista stava ultimando il suo nuovo lungometraggio per la Madhouse, intitolato Yumemiru kikai, cui ha dedicato tutte le sue ultime energie. Nel messaggio pubblicato postumo sul suo sito web, Satoshi Kon scrive al pubblico della sua malattia e del suo ultimo lavoro, accomiatandosi con queste parole: “Pieno di gratitudine per tutto ciò che di buono c’è nel mondo, poso la mia penna. Con permesso. Satoshi Kon”. In perfetto, quando modesto, stile giapponese. Se ti è piaciuto, consigliamo La Saga della Sirena, della maestra Rumiko Takahashi, sempre edito da Star Comics.

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Per chi sa districarsi fra magia e realtà

Classe 1987, mezza italiana e mezza americana, passa il poco tempo libero a disposizione a fare i grattini sulla pancia del suo shitzu, mentre legge fumetti sul divano. Fan della cucina giapponese e della carne al sangue, è una buona forchetta innamorata dell’amore, del salmone e dei Boys’ Love.

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