Animal Crossing: Happy Home Designer – Recensione

Animal Crossing: Happy Home Designer – Recensione

animal-crossing-happy-home-designer-recensione-boxartCara Fuffi. Anzi, no. Egregia signorina Isabelle. Si ricorda di me? Sono il sindaco ― ehm ― ex-sindaco di Otsu, quel ridente paesino collinare che, per circa un paio d’anni, ho contribuito a far prosperare grazie al mio assiduo operato. Lo so, è terribilmente adirata con il sottoscritto per via dell’improvviso abbandono, ma posso spiegarle tutto. Giorno dopo giorno ho dato tutto me stesso alla nostra cittadina, intrattenendo rapporti con gli abitanti, ripulendola personalmente da erbacce e rifiuti, nonché contribuendo di tasca mia a tutte le spese di negozi e strutture istituzionali. Di tasca mia, ripeto. Ho contratto debiti così grandi con quel farabutto di Tom Nook che sono dovuto fuggire a gambe levate per evitare che lui e i suoi sgherri le fracassassero, le mie gambe. Per questo motivo farai presto la conoscenza di un mio lontano cugino, che ho convinto con le buone a lavorare per Nook allo scopo di saldare il mio debito (naturalmente, a sua insaputa). Se la cava abbastanza bene con il design d’interni, magari ogni tanto ti capiterà di avere bisogno del suo aiuto. In bocca al lupo per il tuo lavoro e non stressarti troppo, altrimenti finirai per perdere tutto il pelo.

Più che lasciarmi indifferente, l’annuncio di Animal Crossing: Happy Home Designer da parte di Nintendo mi ha un po’ spiazzato: perché al posto di un nuovo capitolo della serie regolare hanno deciso di sviluppare uno spin-off (se così possiamo definirlo) apparentemente così poco ispirato? La vita da sindaco era così piena di libertà e di attività giornaliere da portare a termine, in un modo o nell’altro ti invitava ad accendere il 3DS ogni giorno alla stessa ora per vedere cosa c’era di nuovo in città. Tutte le perplessità provate nei confronti di questo nuovo episodio erano proprio dovute alle limitazioni imposte da questa nuova tipologia di gameplay, volto unicamente al compimento degli incarichi da arredatore e poco altro. Riuscirà Happy Home Designer, nonostante tali premesse, a risultare coinvolgente come il suo grande predecessore?

  • Titolo: Animal Crossing: Happy Home Designer
  • Piattaforma: Nintendo 3DS
  • Genere: Simulazione
  • Giocatori: 1
  • Software house: Nintendo
  • Sviluppatore: Nintendo EAD Group No. 2
  • Lingua: Italiano (testi)
  • Data di uscita: 2 ottobre 2015
  • Disponibilità: retail, digital delivery
  • DLC: clienti aggiuntivi acquisibili tramite amiibo card e SpotPass
  • Note: primo gioco compatibile con le amiibo card; disponibile in bundle con il lettore di prossimità NFC

Una volta creato e battezzato il nostro nuovo alter-ego (già, perché non potremo in nessun modo importare i dati di New Leaf), la bella Casimira, nostra collega di lavoro alla ImmoNook, ci inviterà ad arredare la nostra prima e smielatissima casa fatta di cuoricini, insegnandoci a piazzare mobili e suppellettili, nonché a decorare pareti e pavimenti. Già dalle prime battute di gioco ci accorgeremo quanto di New Leaf è stato effettivamente riciclato del comparto tecnico: praticamente tutto. Tuttavia, a differenza di New Leaf, il gioco non si svolgerà in tempo reale, bensì sarà diviso in giornate lavorative. Una volta terminato il nostro lavoro con il cliente giornaliero e discusso del più e del meno con i colleghi di lavoro, dovremo compilarne il resoconto, salvando la partita e passando alla mattinata successiva.

Le mie toste giornate passavano così, tra un bel letto a castello e una lampada chic

Giorno dopo giorno ci imbatteremo in animali che ci chiederanno case delle tipologie più disparate, tra stili e colori particolari, oppure esigenze pratiche ben precise. A volte verranno a trovarci sul posto di lavoro, mentre altre volte li accalappieremo nei dintorni, un po’ indecisi su come approcciarsi alla nostra attività commerciale. Dopo aver appreso le basi dell’arredamento di un’unica stanza, districandoci tra mobili, pavimenti e carte da parati, saremo invitati anche a creare il giardino per le abitazioni dei nostri clienti, e persino decidere quale appezzamento di terra si presta maggiormente alle loro esigenze, personalizzando l’aspetto esterno delle casette (tetto, pareti, porte e quant’altro) e tutto ciò che le circonda. In un modo o nell’altro ci ritroviamo a gestire nuovamente un intero vicinato, dallo spazio apparentemente infinito, ma stavolta non nelle vesti di sindaco (ruolo sapientemente affidato a una più responsabile Fuffi).

Nonostante la vasta scelta di oggetti selezionabili, che si amplierà ogni qual volta accetteremo il lavoro da un nuovo avventore, il livello di sfida di Happy Home Designer è praticamente nullo, dato che non avremo alcun tipo di limitazioni di budget per ciascuna abitazione (potendo scegliere e rimuovere tutto ciò che ci passa per la testa) e delle richieste talmente facili da soddisfare che per indispettire qualcuno dovremo deliberatamente farlo di proposito. Dato che non percepiremo alcuno stipendio in Stelline, come unica ricompensa per ciascun lavoro portato a termine riceveremo una nuova espressione, le stesse che ci venivano insegnate in New Leaf dal comico Strizzo. Un’ulteriore elemento di avanzamento nel gioco è dato dalla presenza del Corso Belle Case: utilizzando le monete di gioco della nostra console 3DS (era ora che servissero a qualcosa) potremo seguire delle speciali lezioni di arredamento che come risultato ci faranno ottenere nuove tipologie di oggetti da poter sfruttare nel nostro mestiere, nuove abilità e nuovi elementi che utilizzeremo nel processo di creazione degli edifici e nella personalizzazione del nostro alter-ego virtuale. Belle Case è anche il nome del network attraverso il quale potremo condividere le nostre creazioni col mondo, nonché ammirare (spesso rosicando) quelle degli altri giocatori.

House of Cards

Quella che forse è la caratteristica principale di questo terzo Animal Crossing per console portatili è data dalla piena compatibilità con gli amiibo. O meglio, con le amiibo card, il cui catalogo è stato inaugurato proprio dalle carte raffiguranti Fuffi, Fofò, K.K. Slider e compagnia bella. La prima ondata è formata da ben 100 esemplari, che si andrà a completare con un totale di 400 carte interattive, ripartite in quattro stagioni e altrettanti album, al prezzo che ormai tutti sapete.

In che modo le amiibo card interagiscono con Happy Home Designer? È presto detto: ciascuna carta, corrispondente a un dato personaggio, potrà essere posizionata sul display del nostro New Nintendo 3DS o, in sua assenza, sul lettore NFC venduto separatamente (o in bundle con la copia retail del gioco) e il software leggerà e scriverà dati su di essa. Ci ritroveremo a dover utilizzare le carte all’interno delle abitazioni per richiamare i personaggi in questione e farli interagire con i nostri clienti (memorizzando oggetti al loro interno e potendo così portarli sulla console di un amico), oppure potremo richiamarli e posizionarli in strutture pubbliche come scuole, ospedali e negozi, affidandogli un ruolo ben preciso al loro interno, per esempio il maestro. La funzionalità maggiore però è data dal telefono amiibo, che ci consentirà letteralmente di evocare in agenzia gli animali delle carte nelle vesti di acquirenti: una volta chiamati, i nostri illustri clienti si comporteranno come tutti gli altri incontrati nel gioco: verranno a trovarci e ci racconteranno un po’ della loro vita, chiedendoci in maniera più o meno chiara che tipo di casa vorrebbero che costruissimo per loro. Alcune di queste sfide, per esempio quelle delle carte considerabili rare, si riveleranno leggermente meno facili di quelle offerte dal gioco base, proprio per via delle richieste parecchio vaghe: per riuscire al meglio nel nostro lavoro dovremo interpretare le espressioni facciali dei nostri clienti, cercando di capire cosa effettivamente gli aggrada e li sorprende e cosa invece li lascia del tutto indifferenti. Ma cosa succede se invece di seguire le loro indicazioni gettiamo tutto a caso dentro la stanza? Praticamente nulla! L’importante è conservare i mobili che loro stessi si porteranno dietro dal trasloco, per il resto potremo fare quello che ci pare senza che accada nulla di diverso. L’unico scopo nell’arredare belle case sarà quello di poterle mostrare al mondo, caricandole sulla rete.

Same old Leaf

C’è da spezzare una mezza lancia in favore del comparto tecnico di Animal Crossing: Happy Home Designer. Come nel caso del suo predecessore, non troveremo glitch o poligoni fuori posto: tutto funziona alla perfezione, offrendo un risultato finale da non fare invidia proprio a nessun altro gioco per la handheld di Nintendo. Tuttavia, come già accennato nell’introduzione, l’intero motore grafico è stato completamente riciclato da New Leaf, senza alcune variazioni di rilievo, e spesso questo si rispecchia anche per quanto concerne musiche ed effetti sonori, quasi del tutto identici a quelli del già citato gioco uscito poco più di un paio d’anni or sono. Tra i nuovi brani, il più orecchiabile è il tema principale, quello che ci accompagna nella schermata di avvio della partita e che ci rimarrà in testa per un bel po’ di tempo.

A chi consigliamo Animal Crossing: Happy Home Designer?

Tutti coloro che apprezzano Animal Crossing saranno felici di ritrovare i loro beniamini già apprezzati in titoli come Wild World e Let’s go to the City, collezionare le carte che li raffigurano e divertirsi ad arredare la loro casa. Il punto è proprio questo: a divertirsi saranno davvero in pochi perché, a differenza di titoli come quelli già citati, in Happy Home Designer potremo unicamente seguire l’attività di impiegato presso la ImmoNook, il che rende il tutto decisamente più monotono e duro da digerire. Probabilmente a spassarsela alla grande saranno tutti coloro che in giochi come The Sims preferivano passare intere giornate a costruire e arredare la propria abitazione piuttosto che a seguire la vita della propria famiglia, mentre tutti gli altri potrebbero presto volersene sbarazzarsene e passare ad altro.

  • Tantissimi mobili e oggetti fra cui scegliere
  • Longevità potenzialmente immensa
  • Controlli touch comodi e immediati
  • Tecnicamente molto valido…

  • …Anche se del tutto identico a New Leaf
  • La collezione di amiibo card fa salire il costo finale alle stelle
  • Livello di sfida quasi del tutto assente
  • Non è indicato per chi tende ad annoiarsi facilmente
Animal Crossing: Happy Home Designer
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Dove devo firmare per tornare a fare il sindaco?

Il colorato e placido mondo di Animal Crossing è sempre stata un’agile via di fuga dalla tediosa vita quotidiana anche per chi è un po’ più in là con gli anni, oltre che per tutti i piccoli nintendari cresciuti con i titoli per Wii e Nintendo DS. Animal Crossing: New Leaf in particolare ha segnato una svolta per la console che lo ha ospitato, Nintendo 3DS, allargando il bacino di utenza e divenendo presto un titolo piuttosto diffuso anche tra i giocatori di vecchia data che fino a quel momento avevano snobbato la saga. A volte capita di fare un passo falso nel tentativo di approcciarsi con l’innovazione e purtroppo questo è il caso di Happy Home Designer. Il concetto alla base di questo titolo è: “Prendiamo New Leaf e diamo al giocatore la possibilità di intraprendere una carriera diversa da quella di sindaco”. So già che mi attirerò addosso l’odio di molti fan che lo stanno tutt’ora apprezzando, ma questo Animal Crossing fallisce in quello che, secondo il mio modesto parere, dovrebbe essere il bersaglio che questa tipologia di giochi dovrebbe centrare: plasmare un piccolo mondo che risulti accattivante per quanti più giocatori possibili. Ho controllato sul diario attività della mia console, e su New Leaf ho totalizzato più di un centinaio di ore: considerando il poco tempo libero a mia disposizione, è davvero tanto. Ho amato alla follia quel titolo e ci ha messo davvero un sacco di tempo a stancarmi. Happy Home Designer, d’altro canto, è stato davvero faticoso da giocare, il poter svolgere un’unica attività penalizza di molto il fattore divertimento e porta alla noia più totale nel giro di poche ore. Probabilmente da qualche parte ci sarà qualcuno che apprezzerà all’inverosimile questo nuovo titolo, ma per come la vedo io si tratta di una ristretta minoranza rispetto al potenziale pubblico che un gioco più vasto e variegato, come i precedenti, avrebbe potuto abbracciare. Tutto ciò senza contare che al prezzo base del gioco va ad aggiungersi quello delle innumerevoli carte che dovremmo acquistare per poterlo completare al 100%. Cinque euro a pacchetto per tre carte, facendo due calcoli e ipotizzando di riuscire a scambiare ogni doppione, saremmo in qualche modo invitati a sborsare… più di 600 €. Un po’ tanto, eh? Magari se Animal Crossing: Happy Home Designer avesse avuto anche un’offerta freemium l’acquisto compulsivo delle carte sarebbe stato un po’ più giustificabile.

Trent’anni passati a inseguire il sogno giapponese, fra un episodio di Gundam e un match a Street Fighter II. Adora giocare su console e nelle sale giochi di Ikebukuro che ormai, per quanto lontana, considera una seconda casa.