STEINS;GATE 0 – Recensione

La visual novel midquel di STEINS;GATE, ambientata dopo l’episodio 23 dell’anime originale, ci racconta della rinascita dalle ceneri dello scienziato pazzo Rintaro Okabe. Questo è STEINS;GATE 0

STEINS;GATE 0 - Recensione

STEINS;GATE 0 - RecensioneLo scienziato Rintaro Okabe è appena tornato nel 2010, nella linea temporale beta, dopo aver fallito nel tentativo di salvare la brillante scienziata Kurisu Makise ed evitare che nel futuro scoppi una guerra per il controllo della tecnologia delle macchine del tempo. Rimasto traumatizzato e rassegnato al fatto che il futuro non possa essere cambiato, decide di lasciar stare per sempre i viaggi nel tempo e di vivere una vita normale, fino a quando una conferenza all’università in cui lavora non cambia totalmente le cose, e lo mette davanti ad una scelta davvero drastica; vale davvero la pena di abbandonare il passato e le persone che credevano in lui, pur di riavere una vita normale? Sarebbe possibile in questo modo resistere ai rimorsi e al senso di colpa che lo tormentano?

La trama di base di STEINS;GATE 0 è, come tutte le opere di finzione legate al trope del viaggio nel tempo, cervellotica per natura questa non fa differenza. Arco narrativo cronologicamente posto appena prima della fine della storia originale uscita nel 2009, espande e approfondisce la personalità di alcuni personaggi introducendone anche di nuovi, completando così la “redenzione” del protagonista, RintaroOkarinOtabe, facendolo uscire dal pozzo di disperazione e rassegnazione in cui lo aveva lasciato il primo tentativo di raggiungere la linea temporale dello STEINS;GATE perfetto e salvare così la persona di cui è innamorato, oltre che evitare un conflitto su scala mondiale.

  • Titolo: STEINS;GATE 0
  • Piattaforma: PC / Steam, PlayStation 4, PS Vita
  • Genere: Visual Novel
  • Giocatori: 1
  • Software house: 5pb., PQube
  • Sviluppatore: 5pb., Nitroplus
  • Lingua: Inglese (testi), Giapponese (doppiaggio)
  • Data di uscita: 8 maggio 2018 (Steam), 25 novembre 2016 (PS4, PS Vita)
  • Disponibilità: retail (solo console), digital delivery
  • DLC: nessuno
  • Note: la versione europea è uscita su Steam quasi tre anni dopo la release giapponese su console

È importante menzionare come prima cosa che la release su Steam di STEINS;GATE 0, arrivata così tardivamente e solo pochi mesi prima dell’adattamento anime (e presa in esame per questa recensione) ha decisamente qualche problema tecnico, legata principalmente alla piattaforma su cui si trova. Nonostante sia una visual novel e quindi non gravosa anche per i PC più datati, ho trovato molto strano il sistema di controlli implementato con tastiera e mouse: sebbene basti tranquillamente quest’ultimo per poter compiere qualsiasi azione durante il gioco, la configurazione dei tasti è piuttosto bizzarra: più volte ho rischiato di uscire dal gioco premendo ESC, tasto standard per l’apertura dei menu, che in questo caso invece porta direttamente al desktop dopo un singolo prompt. È possibile modificare la velocità del testo e il volume del doppiaggio, la frequenza dei salvataggi e qualche opzione grafica oltre che settare la possibilità di utilizzare un joypad tramite il launcher esterno al gioco.

Sì, questo è decisamente un riferimento a JuJu.

Nel menu è possibile accedere ad una sorta di database in cui verranno aggiunte man mano che giochiamo nuovi termini o sigle con la loro relativa spiegazione: spesso si tratta di termini scientifici reali o fittizi legati alla storia, oppure (molto più probabilmente) qualcosa di legato alla cultura giapponese, specialmente quella otaku o underground di Akihabara, con frequenti riferimenti a siti molto popolari in Giappone come @channel, versione fittizia di 2channel e del nostro 4chan.

La destabilizzazione parabolica singola della fissione

La storia, seguendo quella della visual novel originale, dà per scontato che il giocatore conosca già almeno a grandi linee i personaggi e i fatti principali, non spiegando quindi molto in dettaglio eventi accaduti nel passato, tranne l’evento catalizzatore di tutta la trama: la morte accidentale di Makisu Kurise per mano del protagonista che invece stava cercando di salvarla, e il profondo trauma che questo evento gli ha causato, tanto che per buona parte della storia principale, il solo sentire il suo nome causa ad Okarin sintomi riconducibili a quelli del PTSD (sindrome da stress post-traumatico).

Questo, unito alla capacità da lui chiamata Reading Steiner, ovvero l’abilità di mantenere i ricordi dopo ogni viaggio e cambio di linea temporale, fa cadere il nostro scienziato in una profonda crisi depressiva dalla quale i suoi compagni del Laboratorio di Gadget Futuristici, specialmente la sua migliore amica d’infanzia Mayuri Shiina, cercheranno di farlo uscire ricorrendo anche alla terapia psicologica. Tutto inizia a cambiare quando all’università Tokyo Denki da lui frequentata, un professore americano insieme alla sua assistente tengono un simposio sull’intelligenza artificiale e sulla possibilità di digitalizzare le memorie umane e all’occorrenza impiantarle in un altro cervello.

Okabe, molto interessato, riesce a fare amicizia con l’assistente relatrice Maho Hiyajo, amica di Kurisu (che in quella linea temporale non ha mai conosciuto Okabe) e viene a conoscenza di un progetto a cui si sta lavorando all’università Viktor Chondria: un sistema chiamato Amadeus, un’intelligenza artificiale avanzatissima in grado di pensare e decidere da sola come comportarsi, perché nata dalle memorie digitalizzate di altre persone fra cui Kurisu.

L’insostenibile leggerezza del Chūnibyō

Da questo punto in avanti, la storia si divide in due grossi archi narrativi, a loro volta divisi in tre grossi capitoli dove ognuno può portare a tre finali differenti, uno per ogni personaggio principale nella trama. In rete il tempo di completamento medio della storia principale è in media attorno alle dodici ore, e mi ritrovo perfettamente in questa statistica, avendolo terminato (stando al timer di Steam, in undici ore scarse). Quale strada imboccheremo e quale finale andremo a ritrovarci dipenderà dalle scelte fatte durante la storia e spesso sarà legato al parlare o meno con la versione Amadeus di Kurise in determinati momenti.

In classico stile VN tuttavia soltanto uno di questi finali è considerato canonico, il cosiddetto “true ending” raggiungibile solo dopo aver ottenuto il finale migliore di uno dei due archi narrativi. Fortunatamente, con un po’ di abilità e salvando spesso è possibile ottenere tutti i finali in un singolo playthrough, risparmiando parecchio tempo ai completisti. Ogni capitolo è narrativamente simile prendendo la forma di un crescendo da una situazione rilassata e piuttosto leggera, dove spesso possiamo notare anche qualche accenno eccessivo di fanservice (specialmente legato al personaggio di Daru, l’hacker otaku) .

Fino a degenerare quasi sempre in un salto di linea temporale verso un’altra versione del presente o del futuro. In generale la storia, sebbene forse fin troppo ricca di dettagli, riesce a tirare dei veri pugni emozionali nello stomaco, che non mi aspettavo; il cambio di tono è repentino e improvviso al punto giusto permettendomi di rimanere sempre “in guardia” e di non annoiarmi mai. Il doppiaggio è molto convincente e completo, con lo stesso cast dell’anime; le figure e gli sfondi sono statici ma con una buona varietà di pose ed espressioni.

Il “difetto” fisiologico della trama di STEINS;GATE 0 che lo rende meno accessibile a chi ha problemi con la logica sta proprio nella difficoltà che il giocatore può avere nel seguire l’ordine cronologico degli eventi, con il vero e proprio principio di causa ed effetto che va a scombussolarsi con tutti i cambi di linea temporale e con la divergenza dalla storia originale, tanto che a volte se non si presta attenzione si rischia di perdere di vista il vero obiettivo del nostro Okarin, andando ad imitare perfettamente la stessa sensazione di smarrimento che lo stesso protagonista prova nei momenti più bui della sua avventura.

A chi consigliamo STEINS;GATE 0?

Spesso la risposta corretta è proprio la più semplice; in questo caso, è un titolo imprescindibile per un fan piuttosto hardcore della saga, a patto che sappia bene l’inglese e abbia la pazienza di leggere ogni linea di testo, data l’assenza di doppiaggio o traduzione in altre lingue. È comunque abbastanza godibile anche per i fan delle visual novel in generale, che tuttavia potrebbero perdersi alcuni fatti e dettagli minori non conoscendo la storia in generale (ma velocemente consultabile in rete). La storia cervellotica non si presta ad una facile comprensione degli eventi, ma per fortuna abbiamo sempre a disposizione un registro con ogni dialogo in caso ci fossimo persi qualcosa.

  • Lo stile grafico è quasi unico nel suo genere
  • Ogni finale è molto “forte” ed emozionale
  • Meno narrativamente convoluto rispetto ad altre VN, ma…

  • …Gli eventi a volte sono di difficile comprensione
  •  La versione PC è rimasta dieci anni indietro
  • Inaccessibile per chi non conosce l’inglese
STEINS;GATE 0
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Per aspera ad astra

STEINS;GATE 0 è una storia di redenzione e di rinascita. A seconda delle nostre scelte, sarà possibile ridare a Rintaro Okabe il coraggio e la sana pazzia che lo caratterizzano come personaggio e che lo porteranno poi agli eventi del finale della visual novel originale. Soffre un po’ l’essere un midquel di una storia già completa e quindi “spoilerandosi” da solo fin dall’inizio per chi ha già giocato o visto STEINS;GATE, ma come storia a sé stante riesce a reggersi perfettamente sulle sue gambe e ogni finale opzionale caratterizza meglio i personaggi e, lo ammetto, a volte mi ha fatto provare emozioni molto forti. Una storia thriller e fantascientifica complicata da seguire ma coerente con la propria logica interna, che ha fortunatamente abbastanza personalità e varietà grafica da intrattenere il giocatore senza troppo sforzo, anche se a volte leggermente troppo prolissa nei dettagli insignificanti.

Ossessionato da Le Bizzarre Avventure di JoJo e METAL GEAR, pensa che TRIGGER abbia salvato gli anime. Darebbe tutto pur di vedere un nuovo Trauma Center e il finale di Berserk; generalmente ti vuole bene, finché non gli parli di microtransazioni.

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