SEGA svela il burrascoso passato di Sega Shiro

SEGA svela il burrascoso passato di Sega Shiro

Dopo il suo primo, divertente video di esordio diffuso in rete e sulle TV nipponiche lo scorso marzo, Sega Shiro torna con un secondo commercial che scava più a fondo nella lore del personaggio creato da SEGA, figlio del Segata Sanshiro dell’era Saturn (1997 – 1998). Vi sembrava troppo allegro e felice per essere figlio di suo padre? Preparatevi a dovervi ricredere.

Il video di sessanta secondi si apre con una carrellata di scene che vedono Shiro a scuola armeggiare dapprima con un Game Gear (scambiato inizialmente per un Nintendo Switch), poi indossare dei vistosi occhiali da sole (i 3D Glasses del 1987) e infine indossare un SEGA Saturn sulla schiena a mo’ di zaino. A quel punto, quando una ragazza gli chiederà perché indossa sempre la giacca di un gi, partiranno i flashback del Vietnam della sua infanzia, passata ad allenarsi prendendo a pugni le console rivali, a studiare il logo SEGA e la sua trascrizione in katakana, fino al giorno in cui suo padre abbandonò la famiglia per sacrificare sé stesso, morendo in un’esplosione che lasciò in vita unicamente la giacca del gi e la sua cintura nera.

Si torna poi al presente, con una strana figura che irrompe nel cortile della scuola: è Sega Hatan Shiro, un misterioso individuo con una maschera e un gi nero. Il suo nome è un gioco di parole con la parola “Sataan” (Saturn) e il termine “Hatan” (bancarotta): una vera e propria allegoria al destino delle console SEGA. Lo spot televisivo finisce quindi con Sega Shiro che giura di vendicare suo padre e di proteggere SEGA. Chissà se alla fine di questa campagna promozionale vedremo nuovamente in scena la casa del porcospino blu con un nuovo hardware, magari con una versione “Classic Mini” del SEGA Saturn. Buona visione!

SEGA 60th Anniversary – Il segreto di Sega Shiro

Fonte: SEGA via Gematsu

Trent’anni passati a inseguire il sogno giapponese, fra un episodio di Gundam e un match a Street Fighter II. Adora giocare su console e nelle sale giochi di Ikebukuro che ormai, per quanto lontana, considera una seconda casa.

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