Rise of the Ronin – Recensione

Abbiamo recensito in anteprima Rise of the Ronin, esclusiva PlayStation 5 targata Team NINJA e attesa per il prossimo 22 marzo

Rise of the Ronin – Recensione

A distanza di una settimana dalle nostre prime impressioni, siamo finalmente pronti a parlarvi di ogni aspetto di Rise of the Ronin in questa nostra ultima recensione. Il titolo, a seguito delle prime notizie, ha subito attirato l’attenzione dei giocatori. In molti sono stati catturati dalla promessa di poter plasmare la propria storia e persino il destino del Giappone stesso, mentre in molti sono rimasti poco convinti da un aspetto grafico che richiama più i titoli di scorsa generazione che quella attuale.

Annunciato come il progetto più ambizioso a cui Team NINJA abbia mai lavorato, scoprite con noi quali segreti cela l’ultima esclusiva targata PlayStation 5. Buona lettura.

Rise of the Ronin – Recensione

  • Titolo: Rise of the Ronin
  • Piattaforma: PlayStation 5
  • Versione analizzata: PlayStation 5 (EU)
  • Genere: Action RPG
  • Giocatori: 1 (1-3 online)
  • Publisher: Sony Interactive Entertainment
  • Sviluppatore: Team NINJA
  • Lingua: Italiano (testi e doppiaggio)
  • Data di uscita: 22 marzo 2024
  • Disponibilità: retail, digital delivery
  • DLC: non annunciati
  • Note: presente anche la Deluxe Edition comprensiva di bonus equipaggiamento in game, artbook digitale e colonna sonora digitale

Abbiamo recensito Rise of the Ronin con un codice PlayStation 5 fornitoci gratuitamente da Sony Interactive Entertainment Europe.

Rise of the Ronin è ambientato in Giappone durante il periodo Bakumatsu, famoso per aver segnato la fine dello shogunato, oltre l’inizio di una nuova era nello scontro tra Oriente e Occidente. All’interno di questa rivoluzione, avremo modo di incontrare figure chiave di entrambe le fazioni, aiutandole a plasmare il corso della storia e guidare i cittadini che cercano una fonte di speranza all’interno di questa tumultuosa oscurità. Riusciremo a plasmare la storia? O saremo solo delle semplici pedine all’interno di una più grande scacchiera?

Rise of the Ronin – Recensione

Il retaggio di una Lama Velata…

In Rise of the Ronin interpreteremo una Lama Velata, un assassino addestrato sin dall’infanzia a seguire i dettami del proprio clan, e contraddistinto da un legame indissolubile con il proprio partner, paragonabile persino a una sorella o un fratello. Dopo aver creato entrambi i protagonisti di questa storia (una Lama Velata maschile e una femminile) avremo accesso ad una breve introduzione che fungerà anche da tutorial e al termine del quale ci verrà chiesto chi vorremo interpretare per tutto il resto della storia tra le due Lama Velata. Al termine dell’introduzione infatti le due si separeranno e sarà proprio questa ricerca del nostro compagno a fungere da pretesto per addentrarci negli anni più oscuri del Giappone.

La terra del Sol Levante è infatti afflitta da una sanguinosa guerra tra lo Shogunato e i ribelli che non vogliono che il paese apra i propri “porti” ai poteri stranieri, come l’America, la Francia o l’Inghilterra. Il nostro assassino, oramai divenuto un vero e proprio ronin, si ritroverà trascinato fin dentro l’epicentro di questo conflitto, con il potere di influenzare, attraverso missioni e decisioni, il destino dell’intero paese. Ma sarà realmente così? La risposta è purtroppo no, o almeno sarà così solo in parte. La trama principale di gioco infatti tenderà a riportare sempre l’attenzione sulla ricerca della nostra controparte, e come i migliori mercenari, non sarà sempre di vitale importanza se per farlo dovremo allearci con le forze pro o anti-Shogunato. Le missioni principali si divideranno così in tre distinte classi: missioni ronin (contraddistinte dal colore bianco), missioni ribelli (contraddistinte dal colore verde) e missioni pro-Shogunato (contraddistinte dal colore viola). Queste ultime due saranno missioni “decisionali”, dove dovremo scegliere (per quella determinata porzione di storia) quale parte intraprendere nello scontro e che alla fine presenteranno sempre una scelta che modificherà l’andamento dello storia. Le missioni bianche invece, definite neutrali, saranno missioni che faranno leva principalmente sulla nostra natura da ronin, ma che allo stesso tempo ci porteranno a prendere (senza possibilità di scelta) un determinato schieramento.

Rise of the Ronin – Recensione

Questo in realtà è uno dei primi punti che andrei a definire “confusionari” per l’intera esperienza. Quando ci si approccia a un videogioco, è inevitabile l’accettazione della sospensione della realtà, quindi è chiaro che poter passare da uno schieramento all’altro senza particolari conseguenze non dovrebbe stupirci. Ciò che però porta a storcere il naso è solo una relativa padronanza delle nostre scelte. Certo, la storia che stiamo vivendo è in parte reale e romanzata nei punti giusti, ma essere l’ago della bilancia dovrebbe poter rimanere una nostra scelta. Se dall’inizio alla fine volessimo far parte della fazione ribelle, commettendo anche i più grandi crimini di guerra, “l’obbligo” di dovere prendere parte alle forze governative diventa fin troppo tedioso. Questo è anche enfatizzato da una difficile comprensione del rapporto con i comprimari dell’avventura, trovandoci in più di un’occasione a dover combattere contro le persone per cui, giusto una missione prima, avremmo sacrificato la nostra vita, senza però reali conseguenze per il nostro gesto. Dopo aver affrontato un comprimario della fazione opposta, potremo senza alcun problema andare alla sua base, parlarci, fargli un regalo o aumentare il legame con lui, come se nulla fosse mai successo. Potremo sentirli durante gli scontri inveire contro di noi, vederli confusi da questo nostro repentino cambio di squadra, ma si chiuderà sempre il tutto con un’atmosfera del tipo “pazienza, così è la vita“. Se questa scelta di gioco da parte degli sviluppatori è stata fatta per mostrare entrambi i punti di vista delle fazioni, per seguire la storia soprattutto dal lato di Sakamoto Ryōma, ed è ulteriormente giustificabile pensando che nulla sia più importante di ritrovare la nostra controparte perduta (nemmeno la guerra e migliaia di morti), ci lascia per certi versi disorientati, non sentendo mai un vero senso di appartenenza ad una delle due fazioni. Raggiunta la seconda parte dell’avventura potremo anche tornare indietro nel tempo per rivivere le missioni già completate, così da cambiare le nostre scelte e vedere come avrebbero potuto altrimenti influenzare il corso degli eventi. Il titolo presenta inoltre finali multipli a seconda delle scelte intraprese.

La mappa di gioco presenterà dinamiche open world, con attività secondarie, eventi in game, collezionabili sparsi e missioni legame dei comprimari. Queste ultime sono forse le più interessanti e ci permetteranno di conoscere meglio le varie figure chiave delle vicende vissute, ottenendo vari bonus proseguendo nel rapporto con loro. Anche qui le missioni saranno “neutrali”, quindi voler avanzare nel rapporto con quel determinato personaggio non avvantaggerà nessuna delle due fazioni, ma vi porterà sempre ad essere degli ignavi che cambiano fazione così come cambia il tempo. Il sistema di legame sarà fulcro dell’opera anche riguardo le aree della mappa (che ci forniranno ricompense migliori nel caso il legame con l’area fosse alto) e le varie fazioni. Avvantaggiando nel gioco una delle due fazioni riceveremo punti legame che ci porteranno a possedere un titolo più alto al suo interno, scalando così i ranghi e ottenendo ricompense sempre più importanti. Aiutando invece le persone in difficoltà, e semplici spettatori di questa guerra, aumenterà il nostro legame con la fazione neutrale ronin.

Rise of the Ronin – Recensione

…I doveri di un Ronin

Come anticipato in fase di prime impressioni,  Rise of the Ronin si basa su tutti i punti cardine dei precedenti titoli della software house, in particolar modo nel combattimento. Ritroviamo infatti la deviazione vista nel più recente Wo Long: Fallen Dynasty, la rigenerazione del Ki e gli stili di combattimento già apprezzati in Nioh, così come l’equipaggiamento fornito dai nemici e dagli scrigni che rimane su una linea molto più simile ai loot game. Inizialmente potremo avere accesso ad armi di stampo più nipponico, come katana, doppie spade, ōdachi, lance e alabarde orientali, ma già nella prima ora di gioco diverranno disponibili anche sciabole americane, spadoni o baionette. Non mancano anche armi dalla distanza, come i più comuni archi e fucili, ma fanno la loro comparsa anche pistole di manifattura occidentale e letali shuriken. I più cauti potranno affrontare l’avventura anche con un approccio maggiormente stealth, con la possibilità di accucciarsi e colpire il nemico con letali attacchi critici alle spalle, ma anche utilizzare il formidabile rampino per raggiungere punti elevati e lanciare casse esplosive contro i nemici. Il combattimento è frenetico e ricco d’azione, permettendovi di attaccare con quadrato, schivare con cerchio, parare con L1, deviare con triangolo e usare R1 per cambiare arma o stile. Potremo anche sfruttare particolari tecniche con la combinazione R1 + quadrato o R1 + triangolo, che mireranno a esaurire il Ki dell’avversario per infliggere un potente attacco critico. Potremo spostarci a cavallo o attraverso l’aliante, che fin dai primi trailer ha incuriosito la maggior parte dei giocatori. Quest’ultimo potrà essere usato premendo il tasto X durante la fase di salto, iniziando così a librare in aria e consumare Ki (ovvero la barra del vigore) per tutta la durata del volo. In caso finissimo il vigore, andremo incontro a una repentina caduta, ma nulla ci vieterà di riaprire l’aliante all’ultimo secondo per evitare danni. La sua utilità non è però relegata al solo spostamento, ma potremo utilizzarla per uccidere silenziosamente i nemici su cui sorvoleremo.

Non basteranno però forza e velocità per sopravvivere, ma sarà la tecnica a far superare le sfide più ardue, attraverso i differenti stili di combattimento. Potremo equipaggiarne solo tre alla volta per ogni arma primaria e, attraverso una piccola freccia sulla barra vita del nemico, potremo renderci conto della sua reale efficacia (freccia blu efficace, freccia rossa inefficace, freccia bianca equilibrato). Ogni classe d’arma possiede anche il proprio livello di competenza, che aumenterà in base alla frequenza d’uso della rispettiva arma, donando diversi bonus passivi quando equipaggiate. Potremo portare con noi due armi primarie, due secondarie e dodici consumabili (una tipologia per slot). L’armatura coprirà invece gli slot di elmo, busto, braccia, gambe e accessori. Sia le armi che gli accessori disporranno di un proprio livello equipaggiamento, ma potranno essere utilizzati anche se fossimo di livello inferiore, con un aumento delle statistiche dell’arma o dell’armatura quando raggiunto il livello richiesto. Ogni pezzo di equipaggiamento sarà inoltre dotato di un livello di rarità influenzato dal numero di bonus passivi presenti su esso. L’equipaggiamento potrà essere inoltre personalizzato nel caso volessimo assegnare a un particolare loot le sembianze del nostro equipaggiamento preferito. Questo però potrà essere fatto unicamente all’interno della nostra base.

Rise of the Ronin – Recensione

Rise of the Ronin presenta meccaniche soulslike, nel senso stretto del termine, solo durante lo svolgimento delle missioni, dove troveremo delle bandiere a fungere da più comune falò, permettendoci di ricaricare i nostri HP e far tornare in vita i nemici sconfitti in precedenza. Nel caso di morte perderemo le nostre anime, che qui assumono il nome di Karma, e saremo costretti a sconfiggere il nemico che ci ha uccisi per riottenerlo. La difficoltà presenta un alto tasso di sfida e andare avanti potrebbe richiedere più di un tentativo, soprattutto durante gli scontri boss. Queste saranno presenti anche nell’open world messo a disposizione da Team NINJA, ma in forma decisamente più lieve. Al di fuori delle missioni la barra vita si ricaricherà in autonomia dopo gli scontri e le bandiere non avranno più la funzione di falò, bensì quella di punti di spostamento rapido. Il titolo inoltre vi permette di scegliere la difficoltà con cui affrontare l’avventura, quindi si potrà anche optare per la difficoltà facile. Il Karma servirà ad acquisire punti talento, con i quali progredire in uno dei quattro alberi delle abilità (Forza, Destrezza, Fascino e Intelletto). Liberando completamente le aree della mappa e completando determinate missioni secondarie si potranno ottenere punti abilità unici, che vi permetteranno di sbloccare abilità ben più rare, come la possibilità di persuadere o intimidire il vostro interlocutore. Sconfiggendo i nemici e completando le missioni si otterranno anche punti esperienza che faranno salire di livello il protagonista, ricompensando con punti talento e un aumento delle statistiche. Queste ultime potranno prediligere un determinato ramo a seconda della scelta di classe effettuata ad inizio gioco, dopo la creazione del personaggio.

Rise of the Ronin – Recensione

Rise of the Ronin non prende però solo spunto dai suoi predecessori, ma riesce fin dalle prime ore a trovare una propria anima con meccaniche inedite, come lo scambio personaggio. Se infatti vagheremo soli all’interno del vasto open world, potremo affidarci all’aiuto di diversi compagni durante lo svolgimento delle missioni. Questi saranno controllabili dal giocatore, e si potranno usare i loro set unici di equipaggiamento (e non modificabili) per provare differenti approcci alla missione proposta. Potremo portare un massimo di due compagni al nostro seguito e, nel caso venissimo sconfitti, il controllo passerà immediatamente ad uno degli altri personaggi. Inoltre ogni alleato presenterà un livello di legame unico che aumenterà a seconda del rapporto e del tempo passato assieme in missione. Proseguendo nella storia si potrà anche sbloccare la Furia Ki, che ci permetterà di aumentare temporaneamente i nostri danni e quelli dei nostri compagni. Per la mappa non sarà raro imbattersi anche in altri ronin creati da altri giocatori e che, se sconfitti, rilasceranno ricompense ben più rare rispetto i normali nemici. Affrontarli però può essere rischioso, in quanto il sistema li riconoscerà come semplici cittadini, e uccidendoli potremo andare incontro ad una segnalazione come ricercato. In questo caso tutte le guardie incontrate inizieranno a inseguirci, con il forte rischio di un imminente game over. La soluzione più pratica, in questi casi, è nascondersi, e gli specchi d’acqua possono essere il nostro vantaggio primario. Il gioco infatti permette di nuotare sia in superficie che sott’acqua, con la possibilità di raccogliere anche materiali o ricompense perdute dai vari vascelli. Se invece si volesse evitare di diventare “ricercati” si potrà optare, in più occasioni, ad approcci non letali, rimuovendo le armi o sostituendole con una più semplice versione in legno.

Un piccolo passo per un giocatore, un grande passo (falso?) per una software house

È ben noto come Rise of the Ronin fosse una grande scommessa per gli sviluppatori di casa Team NINJA, nonché uno dei loro progetti più ambiziosi. Se da una parte ci ritroviamo davanti una delle opere più complete (paragonate alle precedenti della stessa casa) sotto il punto di vista ludico, dall’altro si nota come aver curato parti precedentemente frastagliate li abbia portati a trascurarne ben altre di rilevante spessore.

Prima tra tutte è il doppiaggio italiano. Se personaggi come quello di Sakamoto Ryōma presentano un perfetto doppiaggio, lo stesso non si può dire di tutti gli altri personaggi a schermo, soprattutto gli NPC che ci commissioneranno eventi secondari. In questi casi sentiremo brevi battute di doppiaggio caratterizzate da un tono sopra le righe, a volte urlate, a volte come se non fosse stato ben contestualizzato il momento di dialogo. Questo ci insegna che la localizzazione italiana, non deve essere solo un accessorio che possa aumentare il numero di vendite, ma un punto di focale attenzione (come tutte le localizzazioni che vengono offerte) per l’intera opera. Dico questo perché il rischio, il più delle volte, e che si opti per selezionare un altro tipo di doppiaggio, vanificando gli sforzi di chi ha lavorato dietro.

Rise of the Ronin – Recensione

A non convincere pienamente anche l’aspetto visivo, con una modalità grafica non così prestante, e una modalità prestazioni che, per quanto fluida, non ci ha mai lasciato l’impressione di giocare realmente su PlayStation 5. Il colpo d’occhio, sia nell’open world che nelle missioni più circoscritte, ci ha sempre dato l’impressione di trovarci sulla generazione di console passata e non è una cosa su cui si può sempre passare facilmente, data anche la possibilità di utilizzare un prototipo di macchina fotografica per salvare le nostre istantanee. Il mondo di gioco inoltre, per quanto possa lasciare spesso meravigliati nel suo contrapporre paesaggi giapponesi a costruzioni occidentali, non forniva mai la giusta distinzione (ad esclusione di poche) tra le varie aree del Giappone.

Piccola nota a margine per la caratterizzazione dei personaggi secondari all’interno dell’avventura. Le figure chiave di questa guerra sono molteplici (soprattutto se si considera il voler dare la stessa attenzione ad entrambe le fazioni), ma sono davvero molto poche quelle che rimangono nel cuore del giocatore e non finiscono per essere solo di contorno o, peggio ancora, del tutto dimenticabili. La profondità donata a personaggi come il sopracitato Sakamoto Ryōma o Katsu Kaishū (protagonisti indiscussi e reali del periodo Bakumatsu in Giappone) è altissima, lasciando il giocatore quasi stregato dalla loro caratterizzazione. Lo stesso discorso non vale per personaggi come il commodoro Matthew C. Perry che, nonostante sia una delle figure chiave della storia, risulterà a tratti più uno sfondo delle vicende che altro. Avremmo preferito la presenza di meno personaggi decisamente ben caratterizzati, che tanti personaggi che trovano uno spazio semplicemente di contorno.

A chi consigliamo Rise of the Ronin?

Rise of the Ronin è un prodotto consigliato principalmente a chi è oramai affezionato ai prodotti Team NINJA, e che può facilmente soprassedere su diverse pecche dal punto di vista sia strutturale che tecnico. Consigliato anche ai grandi appassionati del periodo storico di riferimento, dove prendere parte alle vicende che hanno plasmato il Giappone è una motivazione più che sufficiente per vivere un’avventura che, narrativamente parlando, sa bene come colpire il giocatore. Consigliato anche a chi vuole avvicinarsi per la prima volta al sottogenere soulslike, trovando piccole e accessibili meccaniche ibride che aiuteranno a prendere facilmente confidenza.

Giappone, 1863. Dopo tre secoli di oppressione da parte dello shogunato Tokugawa, le Navi nere dell’Occidente si abbattono sui confini della nazione, che cade in uno stato di agitazione. Tra il caos della guerra, i contagi e il fermento politico, un individuo senza nome forgia il proprio destino, reggendo tra le mani le sorti dell’intero Giappone.

Dagli storici sviluppatori di Nioh e Ninja Gaiden, Rise of the Ronin offre combattimenti estremamente coinvolgenti ma accessibili, caratterizzati da livelli di complessità adeguati a ogni stile di gioco. Affronta i nemici con una selezione di armi corpo a corpo o resta a distanza grazie alle autentiche armi da fuoco dell’epoca.

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Rise of the Ronin – Recensione

  • Trama avvincente e storicamente ben contestualizzata
  • Gameplay semplice e appagante, con difficoltà accessibile
  • Testi e doppiaggio in italiano…

  • …Ma quest’ultimo non sempre all’altezza dell’avventura, rovinando alle volte l’atmosfera
  • Confusionario su ciò che concerne le scelte del giocatore
  • Tecnicamente limitato
Rise of the Ronin
3.6

Un ronin ferito, ma che si regge in piedi

Rise of the Ronin, sin dal suo annuncio, è un titolo che ha dimostrato possedere grandissime potenzialità, grazie soprattutto a un periodo storico ben contestualizzato e una software house capace e ambiziosa. Queste potenzialità, presenti anche nel prodotto finito, si palesano più come occasioni sprecate che reali punti di forza. Se da un lato la storia raccontata sa bene come coinvolgere il giocatore attraverso eventi e personaggi, dall’altro ci troviamo dinanzi a uno scenario che non sempre rende giustizia agli eventi, perdendo in diverse occasioni anche il piacere della scoperta, spinti verso l’esplorazione solo dai collezionabili presenti. Il gameplay è semplice, accessibile, variegato e con un tasso di sfida personalizzabile, nonostante la presenza di qualche meccanica soulslike che porta il giocatore a riflettere prima di agire. La presenza di testi e doppiaggio italiano permette l’accessibilità a un pubblico molto più ampio, ma bisogna imparare che la localizzazione non è solo un compitino da fare casa per vendere di più, ma bensì deve essere un reale valore aggiunto all’opera d’insieme. Le scelte del giocatore all’interno della storia sono limitate e il “plasmare la storia” sembrerebbe limitato più alle vicende personali che al reale destino del Giappone. Un titolo capace di appassionare e divertire se si chiude un occhio su diverse spiacevoli realtà che alla fine rappresentano maggiormente un’occasione sprecata.

Amante dei videogiochi fin dalla tenera età, ama perdersi nella scrittura ascoltando le OST di FINAL FANTASY e KINGDOM HEARTS. Convinto fieramente che la bellezza di un equip sia più importante delle sue statistiche, è sempre alla ricerca di nuovi oggetti da aggiungere alla sua collezione videoludica.

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