Underwater – Recensione

Per sapere se l’acqua è bagnata, non serve buttarcisi dentro. Per quest’opera però, un tuffo vale la pena: Underwater, la nuova opera dell’autrice di Mushishi

Underwater - Recensione del nuovo manga dell’autrice di Mushishi

Ma quanto può piacere ai giapponesi l’onirico, il sogno, l’incerto? Tanto. Sicuramente per l’autrice di UnderwaterYuki Urushibara, questi sono aspetti che affascinanti a tal punto da disegnare una storia che vola sui margini dell’ignoto.

Quello dell’estate e dei fantasmi è un binomio che ritorna molto frequentemente nei manga giapponesi. Vuoi forse perché, con il caldo, abbiamo bisogno di qualcosa che ci rinfreschi, che ci dia i brividi… ma tant’è. Limitarsi ad una granita sarebbe scontato, quindi regaliamoci il tempo di farci rapire e trascinare (annegare?) in questa storia.

Underwater (nel titolo originale Suiiki), è un’opera in due volumi che rientra nella collana Showcase curata per la Dynit da Asuka Ozumi. Appartiene a quel genere che possiamo definire seinen (manga “maturi”, che trattano tematiche complesse adatte ad un pubblico adulto).

Underwater - Recensione del nuovo manga dell’autrice di Mushishi

L’incipit ci è dato da un’estate torrida, di quelle che ti si attaccano addosso, che solo a leggerne già ti sembra di sentire la maglietta che ti si appiccica alla schiena umida di sudore. Ed è proprio quel caldo che causa una situazione disagiante, dovuta alle restrizioni idriche. Chinami è una normale studentessa, che all’improvviso sviene durante un allenamento, per poi svegliarsi sulle rive idilliache di un fiume con acque cristalline. Intorno a lei, un villaggio tranquillo, dove pare vivano solo un vecchio ed un bambino. Il luogo è misterioso, ma stranamente familiare, e pagina dopo pagina ci verrà dato modo di scoprire (a noi come a Chinami) cosa l’essere umano e la natura sono in grado di nascondere. Cosa è reale, cosa no? Di cosa e di chi ci possiamo fidare? Che vuol dire fidarsi? Cosa vuol dire vivere? E per chi lo si fa?

Underwater - Recensione del nuovo manga dell’autrice di Mushishi

Il mistero, il sovrannaturale, le implicazioni psicologiche si intrecciano, si mischiano, afferrano la mente del lettore e lo intrappolano così, senza via di scampo, sotto l’acqua. Quasi come sotto l’acqua scrosciante della cascata che appare in questa storia, rombante e nel contempo muta protagonista. I personaggi sono pochi, tutti silenziosi, eppure ognuno di loro ha un proprio silenzio personale. Interessante quanto possa parlare un silenzio, e come si possa distinguere tra le pagine il silenzio rancoroso, il silenzio terrorizzato, il silenzio sofferente. Il silenzio di chi è solo, di chi è ormai un fantasma del passato.

Leggere questa storia è un po’ come tuffarsi in una vasca d’acqua tiepida, dove tutto risulta sia ovattato che amplificato. E la bellezza ci è data da uno stile grafico pulito, minuzioso, semplice. Le tavole lasciano ammirare al lettore quel ruralismo tanto caro ed apprezzato anche dal pubblico giapponese. La semplicità dei monti, delle case, delle persone, tutto va in netto contrasto con la complessità dell’acqua e ciò che essa rappresenta. L’acqua avviluppa. L’acqua nasconde. L’acqua occulta. È vita ma è anche morte.

 

A volte ritornano

Underwater - Recensione del nuovo manga dell’autrice di MushishiYuki Urushibara (nata nella Prefettura di Yamaguchi il 23 gennaio 1974) è già conosciuta per l’acclamato Mushishi (che le valse nel 2004 il “premio all’eccellenza” nella categoria manga del Japan Media Arts Festival).

In quest’ultima sua opera, Underwater, è possibile assaporare in maniera lieve qualcosa dal gusto prettamente miyazakiano, in particolar modo con Spirited Away, lungometraggio dello studio Ghibli che vinse nel 2003 l’Oscar come miglior film d’animazione. Entrambe le opere ci mostrano una giovane protagonista che si smarrisce (e che si ritrova, sorprendentemente!) nei meandri del tempo e della mente, in bilico tra la realtà ed il sogno.

Se questo manga ti è piaciuto, consigliamo “In una lontana città” del maestro Jiro Taniguchi.

Per chi sa trattenere il respiro

Classe 1987, mezza italiana e mezza americana, passa il poco tempo libero a disposizione a fare i grattini sulla pancia del suo shitzu, mentre legge fumetti sul divano. Fan della cucina giapponese e della carne al sangue, è una buona forchetta innamorata dell’amore, del salmone e dei Boys’ Love.

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