30 anni di Street Fighter II: un amore senza fine

Street Fighter II è stato a tutti gli effetti il mio primo videogioco e anche a distanza di trent’anni mi diverto a giocarlo tutti i giorni come allora. Il mio personale tributo al Re dei picchiaduro!

30 anni di Street Fighter II: un amore senza fine

Sono davvero già passati trent’anni da quel lontano 1991 che rivoluzionò il mondo dei giochi di combattimento, che segnò il periodo d’oro dei game center di tutto il pianeta e che, in qualche modo, segnò l’inizio della mia personale carriera di videogiocatore. Il 6 febbraio del 1991 debuttò nelle sale giochi giapponesi il primo cabinato di Street Fighter II: The World Warrior, picchiaduro a incontri che, da quel giorno in avanti, ha definito un genere.

Il mio primo approccio con Street Fighter II avvenne qualche tempo dopo quel febbraio. Ricordo ancora quel giorno, quel momento, in maniera piuttosto nitida — ed è tanto, considerato che tendo a dimenticare facilmente qualsiasi cosa. Quando ero bambino, d’estate, per la mia famiglia era consuetudine viaggiare alla volta del mare, in direzione di uno di quei lidi che all’epoca abbracciava la tendenza di avere cabinati nell’area ristoro o in apposite stanzette buie e maleodoranti. Proprio in una di queste avvenne la magia. Un odore misto fra sudore puberale e salsedine si faceva strada nelle narici, e tra le fila di cabinati rumorosi ce n’era uno davanti al quale era piazzata una folla sempre ben nutrita di ragazzini esaltati. Uno bagnato, appena uscito dall’acqua, uno con un ghiacciolo gocciolante in mano, quasi riesco a ricordarne i volti. Tutti rigorosamente a piedi nudi, tranne il sottoscritto. Chi giocava era un po’ più grande e non era la sua prima volta. Utilizzava Blanka ed era d’esempio a tutti gli altri che, a turno, uno dopo l’altro, lo emulavano nel tentativo di arrivare al boss finale, “Mister Bison” (letto rigorosamente all’italiana). Probabilmente passai delle ore in quello stanzino buio e poco arieggiato, ma arrivai a vedere il finale di quel mostro verde che ai tempi immaginavo fosse il più forte, l’eroe in mezzo a quegli otto World Warrior selezionabili. Blanka riabbracciava sua mamma, almeno lei non era incazzata con me per essere sparito per mezza giornata chissà dove quando erano venuti al mare apposta per me.

Quando arrivò il mio turno di provare Street Fighter II, finalmente, scelsi Ryu. Ero affascinato da quel gi consumato, da quella fascia rossa, ma soprattutto da quella strana “bolla” che sparava ogni tre per due. Adoravo l’hadouken, lo shoryuken e il tatsumakisenpukyaku, ma non sapevo come si chiamassero davvero, e come me nessuno ai tempi ne aveva la benché minima idea (Ohriuuken? Attackensplugen?!). Probabilmente a quei tempi non fui mai capace di finire il gioco in quello stanzino illuminato solo dai cabinet, almeno fino al momento in cui non convinsi i miei genitori a farmi regalare un Super Nintendo e una copia di Street Fighter II Turbo, che custodisco ancora gelosamente e che non sembra aver minimamente subito i segni del tempo.

Ci giocavo tutto il tempo, lo finivo ogni giorno con tutti i personaggi, riguardavo ogni finale per imprimerlo nella mente. E il mio amore per Street Fighter non si limitava a questo. Ai tempi frequentavo le elementari e qualcuno ebbe la fortunata idea di lanciare gadget a tema, seppur miserevoli, come i pog con le illustrazioni del gioco. Gadget davvero miserevoli, che per me erano tesori preziosi, gli unici che mi legavano a quel gioco. Almeno fino a che il suo successo non spinse Van Damme a vestire i panni di Guile per quel tragicomico lungometraggio che tuttora custodisco con gioia in VHS e che avrò visto tutti i giorni di fila per mesi. Proprio grazie a quel film però ottenni le prime action figure di Ken, Blanka e Guiledamme, dei G.I. Joe modificati ad arte che non sembravano per niente i personaggi del gioco.

Ricordo ancora con immensa nostalgia tutte le sale giochi in cui mio padre, suo malgrado, mi accompagnava, tutti i picchiaduro e beat’em up che giocavo abitualmente, mi ricordo la prima volta che ne provai uno in tre dimensioni. Ma il primo amore non si scorda mai. Ancora oggi, grazie alla 30th Anniversary Collection rilasciata qualche anno fa, sono ancora in grado di giocare Street Fighter II sulla mia PS5 e su Nintendo Switch, e lo faccio praticamente ogni giorno. Peccato, però, che non riesca più come allora a finirlo ogni giorno con tutti i personaggi.

Quali ricordi vi legano a Street Fighter, e in particolare al secondo capitolo? Fatecelo sapere nei commenti!

Trent’anni passati a inseguire il sogno giapponese, fra un episodio di Gundam e un match a Street Fighter II. Adora giocare su console e nelle sale giochi di Ikebukuro che ormai, per quanto lontana, considera una seconda casa.

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