takt op.Destiny – Recensione

La nostra recensione di takt op.Destiny, anime nato da un progetto cross-mediale di BANDAI NAMCO che vedrà anche un gioco mobile

Takt op. Destiny – Recensione

L’anime di takt op.Destiny si è recentemente concluso con una stagione di 12 episodi e rappresenta una parte di un progetto cross-mediale di BANDAI NAMCO, al quale, nel corso di quest’anno, si aggiungerà un videogioco mobile. Non è raro che vengano prodotti anime legati al mondo dei videogiochi, basta pensare a famosi franchise quali Fate, Ace Attorney e Higurashi no naku koro ni, e in diversi casi la controparte animata si rivelava ottima, nonostante fossero usate soprattutto a scopo pubblicitario. Uno dei fattori che fece incuriosire tanti nel seguire takt op.Destiny, era la collaborazione tra studio MAPPA e Madhouse, due pilastri dell’animazione giapponese la cui qualità è conosciuta da molti anni; sin dalle prime puntate, si poteva vedere l’alto livello tecnico che ci si poteva aspettare da un’opera nata dai due studi, ma a livello di contenuto, cosa ha lasciato takt op.Destiny dopo questa stagione?

Partiamo dalla premessa della storia: ci troviamo nel 2047, dove dei pericolosi mostri detti D2 infestano il pianeta Terra. Nati anni prima dalla caduta di un meteorite, questi mostri odiano la musica prodotta dagli esseri umani e ne distruggono la fonte, portando così a un mondo in cui è stata resa illegale. Al contempo, dalla musica stessa, naquero delle ragazze dette Musicart, capaci di distruggere i D2, aiutate da dei Conductor. I due protagonisti, Takt ed Unmei, sono un Conductor e una Musicart, ed inizieranno un viaggio verso New York, durante il quale incontreranno innumerevoli D2 da sconfiggere e faranno la conoscenza di alcuni membri del Symphonica, un’organizzazione composta da vari Conductor e Musicart occupati a proteggere le città dagli attacchi dei mostri.

takt op.Destiny – Recensione

  • Titolo originale: takt op.Destiny
  • Titolo inglese: takt op.Destiny
  • Uscita giapponese: Autunno 2021
  • Uscita italiana: Autunno 2021
  • Piattaforma: Crunchyroll
  • Genere: Fantasy, Azione, Musica
  • Numero di episodi: 12
  • Durata: 24 minuti
  • Studio di animazione: MAPPA x Madhouse
  • Adattato da: Opera originale
  • Lingua: Giapponese (doppiaggio), Italiano (sottotitoli)

Abbiamo recensito takt op.Destiny tramite piattaforma streaming Crunchyroll.

Tanta bellezza, ma poca sostanza

La base di un mondo in cui la musica è bandita, rappresenta un incipit che può lasciare a innumerevoli interpretazioni, soprattutto per storie dalle tematiche più intime o particolarmente sentimentali, è quindi un peccato vedere che per takt op.Destiny si è scelto di ricorrere alla solita e lineare struttura da anime d’azione, con le battaglie tra Musicart e D2 che compongono gran parte della storia. La trama, dal lento svolgimento, risulta poco ispirata e con vicende facili da intuire se si sono già visti anime con la stessa formula, non aiutano poi i dialoghi abbastanza blandi, con personaggi che ripetono più e più volte gli stessi concetti che mancano, purtroppo, di una particolare svolta creativa o profonda; anche l’argomento della musica, fulcro dell’opera, è raccontato in maniera poco coinvolgente, rifilando allo spettatore diverse frasi fatte e generiche che non riescono a far comprendere appieno l’importanza che dovrebbe avere ai fini della storia. Difatti, non è nemmeno propriamente la musica stessa a distruggere i D2, ma è opera delle sole Musicart, che si occuperanno di suonargliele con spade, fucili a pompa e qualsiasi altro tipo di arma, riducendo il tutto a qualcosa di più simile ad uno show a tema Majokko, dove l’attrattiva principale sta nel vedere delle ragazze con bei vestiti colorati e infiocchettati combattere contro i cattivi di turno, lasciando abbastanza marginale anche il ruolo che hanno i Conductor.

takt op.Destiny

Un altro dei punti più deboli dell’anime sono i protagonisti: Takt è un musicista a cui non interessa altro che suonare e comporre, costantemente annoiato dagli eventi che accadono attorno a lui, e solamente negli ultimi episodi possiamo vedere un piccolo cambiamento nel suo atteggiamento; al contrario, ad avere un minimo di evoluzione è proprio la Musicart Unmei, che, nonostante la sua mancanza di emozioni sin dall’inizio, imparerà col tempo ad interagire in modo più umano e ad avere più espressività, sebbene, per tutto il resto dell’anime, si presenti come il solito personaggio freddo e con voce monotona, il cui unico interesse è combattere. Per gli altri personaggi c’è ben poco da dire, in quanto la quasi totalità di loro non presenta tratti caratteriali particolarmente originali, restando invece fermi nei tipici stereotipi come quelli della kudeere o della yandere, rendendo poco interessanti i momenti drammatici che li coinvolgono. I cattivi hanno un problema simile, estremamente prevedibili, le loro azioni e idee sono tanto banali e già viste da risultare più simili ad una parodia, senza farsi mancare momenti di totale incoerenza.

Una gioia per gli occhi

Dal lato tecnico, MAPPA e Madhouse insieme creano delle animazioni meravigliose, una spanna sopra a molte delle serie attuali. L’animazione è estremamente curata per tutti gli episodi, e da il meglio di se durante le battaglie delle Musicart, assieme a una regia che segue i personaggi e le loro mosse nella loro interezza. Nei momenti di tranquillità e di dialogo tra i personaggi, c’è spesso cura alle loro gestualità e a piccoli movimenti che aiutano a rendere certe scene meno statiche. Anche sulla colonna sonora siamo su alti livelli: ovviamente, abbiamo tanti brani di musica classica riconoscibili, per citarne solo alcuni la 5a Sinfonia di Beethoven, la cavalcata delle Valchirie e la 1a sinfonia di Mahler, ed altri ancora con vari riarrangiamenti. Nulla da togliere anche alle musiche originali, che comunque costituiscono gran parte dei brani, tutte estremamente godibili e varie, piacevoli da riascoltare.

takt op.Destiny

Una menzione d’onore va sicuramente anche all’Opening, composta dal gruppo Supercell, i quali hanno creato brani come “Kimi no Shiranai Monogatari” da Bakemonogatari o “My Dearest” da Guilty Crown, tra i più famosi, oltre ad esser spesso presenti nell’ambito dei Vocaloid; la sigla è perfettamente calzante col tono della serie e, accompagnata da delle ottime animazioni, riesce a farsi notare tra le tante Opening più banali.

CrunchyrollQuesto anime è disponibile sottotitolato in italiano su Crunchyroll, la prima piattaforma online internazionale completamente dedicata al mondo dell’animazione giapponese, dei manga e dei drama. Puoi guardare gratuitamente Crunchyroll sul tuo PC, sul tuo smartphone e sulla tua console iscrivendoti con un account gratuito oppure sottoscrivendo un piano di abbonamento mensile che ti permetterà di seguire gli anime in simulcasting con il Giappone.

A chi consigliamo takt op.Destiny?

Chi è abituato a vedere molti anime, potrebbe ritenere stancante proseguire con la visione di takt op.Destiny alla lunga, poiché presenta diversi clichè riutilizzati in molte serie di qualità minore; tuttavia, se siete amanti del lato puramente estetico dell’animazione, darci un’occhiata non vi dispiacerà, nonostante, a tal riguardo, ci siano varie serie animate dagli studi Trigger e Kyoto Animation, capaci di offrirvi anche delle storie di tutto rispetto. C’è da dire che se siete di base già interessati al progetto videoludico in arrivo, l’anime di Takt. Op Destiny probabilmente vi aggiungerà un po’ di contesto alla storia e ai personaggi che potreste trovare nel gioco mobile. In ultimo, nonostante la serie abbia un’ottima colonna sonora, la musica ha un ruolo abbastanza limitato, ed opere come Your Lie in April o Carole&Tuesday potrebbero incontrare più i vostri gusti, se cercate un anime prettamente di genere musicale.

  • Animazioni e colonna sonora di alto livello

  • Trama e personaggi abbozzati e poco originali
  • Ritmo della narrazione particolarmente lento in certi episodi
takt op.Destiny
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Un'occasione mancata

takt op.Destiny non parte dalla più originale delle idee, ma poteva sicuramente osare un po’ di più e, con una trama semplice, riuscire a confezionare un prodotto breve ma carino nell’arco di 12 episodi, evitando di lasciare tante, troppe domande aperte, a cui non si sa se avremo risposta con una seconda stagione o, direttamente, col videogioco mobile; MAPPA e Madhouse insieme fanno innegabilmente un gran lavoro a livello di musiche e animazioni, ma purtroppo cadono su tutto il resto, riproponendo ancora clichè vecchi e strausati. Si tratta di una serie né bella né brutta che, semplicemente, si lascia guardare, lasciandoci però alla fine con un po’ di amaro in bocca, per una serie che poteva essere molto di più.

Creatura notturna appassionata di animazione, fumetti e videogiochi, tende a evitare le persone ma otterrete la sua totale attenzione se vi sente parlare di Ero Guro. Acculturata di film grotteschi e documentari storici, è veramente esperta in cinema trash. Abilità speciale: saper raccontare la storia di Walt Disney a comando.

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