DEMON SLAYER – Recensione della serie animata

La prima stagione di DEMON SLAYER, eletto miglior anime del 2019, si è da poco conclusa. Scopriamo insieme i pregi e i difetti di quest’avvincente opera!

DEMON SLAYER - Recensione della serie animata

È dal 2016 che Kimetsu no Yaiba (la lama di distruzione dei demoni), tradotto semplicemente come DEMON SLAYER, viene pubblicato sul Weekly Shōnen Jump, ma solo recentemente è divenuto un cult anche in Occidente, fino ad arrivare all’apice della popolarità con l’assegnazione del riconoscimento di “Anime of the Year” ai Crunchyroll Anime Awards 2020, come ampiamente trattato nel nostro articolo a riguardo.

L’exploit del titolo è certamente dovuto all’ottima fattura della serie animata (in Italia trasmessa su VVVVID a partire dal 10 gennaio, qui i link per vedere la serie in sub ita e doppiata in italiano), ma già la versione cartacea aveva dato avvisaglie di questo successo. Il manga scritto e disegnato da Koyoharu Gotōge aveva infatti catturato il cuore dei lettori giapponesi, puntando su tradizioni e folklore (sulla scia di Inuyasha, Katanagatari e Dororo), posizionandosi al primo posto (con oltre 12 milioni di copie vendute) nella classifica annuale dei fumetti di Oricon del 2019. In quest’occasione il suo creatore aveva ricevuto le congratulazioni da parte di Echiro Oda stesso, per il sorpasso a ONE PIECE nelle vendite.

A questo punto partiamo analizzandone la trama, che ironicamente è proprio l’aspetto a ora più “carente” di DEMON SLAYER, ricordandovi che ovviamente per spiegare gli avvenimenti iniziali ci saranno alcuni spoiler sui primi due o tre episodi: la storia inizia inquadrando il protagonista, il tipico ragazzino da shōnen, Tanjiro Kamado e la sua famiglia, che vivono isolati tra i boschi. Il ragazzo, che si occupa di vendere carbone, si allontana per dirigersi al vicino paese, ma a causa della neve rimane bloccato per un’intera giornata. Al suo ritorno l’amara sorpresa: i suoi cari sono stati massacrati da un demone, tutti a eccezione di sua sorella Nezuko che ancora respira. Così, pur colmo di disperazione, la carica in spalle e si dirige verso il villaggio per cercare un dottore. Durante il viaggio però accade qualcosa: la sorella, infettata dal sangue del demone, si trasforma a sua volta attaccando il fratello. La situazione pare senza speranza, ma un ammazza-demoni, Giyu Tomioka (che stava inseguendo le tracce di un demone) interviene immobilizzando Nezuko. Lo spadaccino sta per giustiziarla, ma Tanjiro si scaglia in sua difesa, sfidando addirittura il suo salvatore: è però proprio grazie a questa dimostrazione di affetto che Nezuko recupera parte della sua umanità, ritornando cosciente, proteggendo a sua volta il ragazzo dallo spadaccino. Stupefatto da questo comportamento anomalo Tomioka invia il protagonista a farsi addestrare da Urokodaki Sakonji, per entrare nella “squadra ammazza-demoni”, un gruppo di fenomenali spadaccini che si oppone all’organizzazione dei demoni e al loro creatore, Kibutsuji Muzan.

DEMON SLAYER - Recensione della serie animata

Dopo due anni di addestramento, nel quali apprende la “tecnica di respirazione assoluta” per potenziare il fisico (ben spiegata nel terzo episodio), il ragazzo riesce ad accedere alla “squadra ammazza-demoni” e inizia a imbattersi nei sottoposti di Muzan, tra i quali spiccano, per forza e per abilità, le Dodici Lune Demoniache. Grazie anche all’aiuto di due nuovi compagni, Zenitsu e Inosuke, e di sua sorella, il viaggio di Tanjiro prosegue tra le difficoltà alla ricerca di una cura per fare tornare i demoni umani.

La storia quindi è certamente apprezzabile, ma non assolutamente originale. Anzi, si può dire che non sia nulla più che la rivisitazione della classica forma di tantissimi shōnen già pubblicati: un giovane, dopo uno stravolgimento nella sua vita quotidiana, parte all’avventura scontrandosi con un’organizzazione malvagia (andando a paragoni come l’Organizzazione Alba di Naruto, il Gotei 13 di BLEACH, la Marina di ONE PIECE, etc.) pur di raggiungere il suo obiettivo. Anche la narrazione di base risulta piuttosto banale, mostrando la classica alternanza allenamenti-battaglie e la forza del protagonista che s’incrementa (così come il numero dei personaggi) per contrastare quelli che in fin dei conti possiamo classificare come “boss” sempre più forti e pericolosi.

Ma allora perché DEMON SLAYER ha avuto un successo tanto ampio? A mio parere grazie a tre punti di forza estremamente curati: l’ambientazione, i personaggi e senza alcun dubbio l’animazione.

In maniera forse un po’ insolita per un’opera di questo genere (ma un setting già ripreso da altre serie come Golden Kamuy, che va addirittura più avanti nel tempo) ci troviamo sul finire dell’Ottocento, in un Giappone che si modernizza ma comunque ricco di elementi folkloristici e credenze: le maschere dettagliate, la via della spada e le tecniche dei kata, l’onore della parola data e il rispetto delle tradizioni, valori che sono destinati a scomparire in un paese del Sol Levante che si sta scontrando col progresso. In tal senso è di assoluto impatto il primo contatto del protagonista con la città moderna, che guarda a caso combacia proprio con l’incontro con Muzan (ovvero con il male). Inoltre, ogni paesaggio è sempre curato e ricco di dettagli, sia durante l’evoluzione della storia che nei combattimenti, offrendo sfondi che sono un piacere per gli occhi e che sostengono al meglio l’altrettanta cura messa nell’abbigliamento di ciascun personaggio.

I personaggi infatti sono ben caratterizzati visivamente e fortemente differenti l’uno dall’altro, dalle scarpe ai capelli, dagli orecchini ai kimono, dalle maschere ai costumi, e al contempo è come se non lo fossero: rimangono spesso avvolti dal mistero (in parte dovuto al fatto che l’opera sia ancora all’inizio), a partire dal protagonista, e solamente passo dopo passo se ne possiamo apprezzare il carattere e l’originalità. Tanjiro per esempio non è come i soliti protagonisti spensierati e ricchi di talento (Rufy o Naruto), è invece molto umano, maturo, coscienzioso, quasi anonimo sia per il background che per le abilità: solamente la sua bontà ed elasticità mentale lo caratterizzano sin dall’inizio. Anche gli altri personaggi, pur non avendo ancora una reale caratterizzazione completa, saltano all’occhio: Nezuko per il contrasto tra la ferocia in “modalità demone” e normale dolcezza, quando resta rinchiusa nella scatola come una bambola; Inosuke per la maschera da cinghiale e i modi rozzi, che cozzano con il volto effeminato; infine Zenitsu, per l’umoristica codardia dietro alla quale nasconde un’incredibile forza d’animo… tutti personaggi ai quali, pian piano, viene attribuito più spessore da parte dell’autore.

DEMON SLAYER - Recensione della serie animata

Veniamo ora al fiore all’occhiello della serie: l’animazione. DEMON SLAYER è forse una delle migliori trasposizioni che ricordi di un manga in un anime: lo studio ufotable (che già si è fatto apprezzare in Fate/Zero) ha svolto un lavoro praticamente perfetto… dalla grafica all’uso dei colori, dai personaggi alle scene di combattimento.

Già per il fatto di essere riusciti a trasporre 6 volumi del manga in 26 episodi animati senza scene noiose o inutili filler meritano un applauso, ma ciò che mi ha impressionato di più è stato vedere un manga, con uno stile di disegno discutibilmente non sempre di livello (come menzionato anche nella recensione del primo volume del manga), trasformato in un adattamento spettacolare, dove le immagini prendono vita e i colori esplodono sullo schermo: ho avuto brividi di freddo vedendo la neve che cadeva e mi è parso di sentire le onde del mare durante l’uso dei Kata di Kanjiro, così come nello spettacolare duello finale ho percepito tutta la rabbia, la forza e l’intensità dello scontro.

Ma se questo anime mi ha trasmesso così tante sensazioni è stato merito anche dell’OST a cura di Go Shiina e Yuki Kajiura (che mi hanno subito rimandato alla sigla d’apertura di Dororo): le musiche avvolgono perfettamente sia l’ambientazione, con delicati suoni strumentali tipici del Giappone, che i combattimenti, con orchestre dai ritmi forzati, che mi hanno ricordato molto i combattimenti di videogiochi come FINAL FANTASY e Bayonetta, con quell’alone squisitamente apocalittico. Per non parlare infine dell’ottima opening, “Gurenge” di LISA, che da subito ti fa capire quanto la serie sarà d’alto livello. Se l’adattamento animato di DEMON SLAYER è stato un piacere sia per sensi che per l’animo, il merito non è solamente dell’autore, ma soprattutto di ufotable, grazie a una regia e un’animazione quasi impeccabili, che hanno trasformato un buon manga in un anime spettacolare.

Non cedere alla disperazione!
Non è il momento per farlo…

Poster di DEMON SLAYERDEMON SLAYER, ostentando speranza e inserendo tratti d’umanità anche nella caratterizzazione dei demoni, offre certamente una diversa interpretazione del loro mondo, più godibile a spettatori rimasti troppo sconvolti da capolavori di crudezza adatti a un pubblico adulto, in stile Berserk. Inoltre, anche se la storia non punta sull’originalità o su una narrazione serrata, è stata in grado di accorpare tradizione e modernità, combattimenti e momenti introspettivi, tragicità e comicità, in un mix che incarna ogni aspetto dei classici shōnen. Per questi motivi la serie è stata apprezzata da un vastissimo pubblico. Le musiche, la regia e le animazione sono encomiabili, e avendo letto anche il manga non posso che dire di trovarmi di fronte ad una delle migliori trasposizioni in serie animata che io ricordi. Che altro dire? Potete criticarla, potete preferire altre serie a questa, ma non ci sono motivi per non guardare e non dare almeno una possibilità ad un anime con standard visivi così elevati.

Per chi cerca un’animazione di alto livello

Scrittore per passione, dopo aver scoperto la pozione che preserva i capelli e l’anima, la usa su di sé per terminare il dottorato in ingegneria ambientale. Utilizzando la magia infusa nelle parole tenta da anni di convertire gli eretici alla cultura giapponese. Adora il metal, i videogiochi, manga e fumetti, l leggende celtiche, e tutto ciò che si può fare mangiando cioccolata all’ombra di una montagna.

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