Megadimension Neptunia VII – Recensione

Megadimension Neptunia VII

megadimension-neptunia-vii-recensione-boxartGamindustri, un mondo al di fuori dalla nostra realtà, governato da quattro CPU che guidano e proteggono ognuna la propria nazione. La terra su cui esercita potere la divinità Purple Heart, Planeptune. La nazione presidiata da Black Heart, Lastation. Quella governata da White Heart, Lowee. Infine, quella dove regna Green Heart, Leanbox. In passato Gamindustri è stata esposta a pericoli quali la Divinità del Peccato e gli altri temibili Sette Saggi ma, grazie agli sforzi combinati delle quattro dee, ha in seguito beneficiato di un lungo periodo di pace. Tuttavia, il mondo si sta avvicinando a quello che viene definito come CPU Shift Period: il loro regno sta per volgere al termine e i cittadini dovranno eleggere quelle che saranno le divinità che prenderanno il posto di Neptune e compagne. Nonostante ciò, in un momento così cruciale, l’alter-ego di Purple Heart sparirà misteriosamente, assieme alla sorella Nepgear. La loro destinazione sarà un mondo divergente, sull’orlo di una catastrofica fine. Il suo nome è Zero Dimension.

Shin Jigen Game Neptune VII, quarto capitolo regolare della saga di Hyperdimension Neptunia, porta su PlayStation 4 la serie di Compile Heart e Idea Factory, nonché le avventure di Neptune e delle altre Console Patron Unit, personificazioni delle piattaforme di gioco di Sony, Microsoft, Nintendo e SEGA, impegnate ora con la console war, ora nella lotta contro la pirateria, ora con problemi decisamente più futili come intraprendere la carriera da idol. Diretto seguito di Hyperdimension Neptunia Victory per PlayStation 3, Megadimension Neptunia VII eredita tutte le migliorie apportate via via dalla saga Re;Birth per PS Vita, ma riuscirà a confermarsi come il miglior titolo della saga? Scopriamolo assieme.

  • Titolo: Megadimension Neptunia VII
  • Piattaforma: PlayStation 4
  • Genere: JRPG
  • Giocatori: 1
  • Software house: Compile Heart, Idea Factory
  • Sviluppatore: Idea Factory International
  • Lingua: Inglese (testi), Inglese, Giapponese (doppiaggio)
  • Data di uscita: 12 febbraio 2016
  • Disponibilità: retail, digital delivery
  • DLC: personaggi aggiuntivi
  • Note: doppiaggio giapponese disponibile come DLC gratuito al lancio

Impegnata, come sempre, a scorrazzare senza meta per le strade di Planeptune, l’eternamente svogliata Neptune si imbatterà, in un vicolo, in una strana e malandata console da gioco, dalla quale sentirà provenire strani rumori. Tornata al Basilicom chiederà a Nepgear, candidata CPU e adorata sorella minore, di mettere in sesto l’insolita piattaforma videoludica, non dopo essersi beccata l’ennesimo rimprovero da parte di Histoire. Nel giro di pochi istanti dal momento in cui attiveranno la misteriosa console con la spirale, le due sorelle saranno testimoni di una palese richiesta di soccorso, che finirà col risucchiarle all’interno di una dimensione alternativa. Si ritroveranno così in una Planeptune molto simile alla loro, ma decisamente più devastata e priva di una qualsiasi traccia di presenza umana.

Orange Road

Nel corso della loro breve esplorazione della città in rovina, Neptune e Nepgear faranno la conoscenza dell’unico essere umano che, apparentemente, è sopravvissuto alla presunta devastazione: si tratta del primo tra i personaggi esclusivi di questo nuovo episodio: Uzume Tennouboshi, un’esplosiva e carismatica guerriera dai capelli rossi, armata di megafono, che saprà conquistarci sin dalle battute iniziali. Con lei affronteremo le prime battaglie, riprenderemo confidenza col collaudato sistema a turni già apprezzato negli altri titoli di Compile Heart e inizieremo a intuire il motivo che ha portato questa dimensione sull’orlo del collasso: i responsabili sono quattro giganti noti come Dark CPU, una versione decisamente più oscura e minacciosa delle nostre care Purple Heart, Black Heart, Green Heart e White Heart, come ben saprete, personificazioni delle ammiraglie casalinghe delle maggiori case produttrici di console. Ma chi si nasconde in realtà dietro il nome di Uzume Tennouboshi? A tradire le sue origini sarà il simbolo a spirale sul suo cravattino, il quale già dal colore ricorderà un’altra celebre icona ben cara ai videogiocatori di vecchia (ma non troppa) data: si tratta dell’incarnazione del Dreamcast, console di sesta generazione nonché ultima macchina della casa del porcospino blu. Una volta assunte le sembianze divine, Uzume prenderà il nome di Orange Heart ma, diversamente da Neptune, Blanc e le altre, il suo carattere apparentemente serio e distaccato negli abiti borghesi, muterà drasticamente nella forma HDD, dove apparirà più allegra e solare. Le due sorelle decideranno di affiancarsi alla nuova alleata e al bizzarro pesce-bishonen Umio, accompagnandoli nel tentativo di liberare questo universo dalla tirannia delle Dark CPU e cercando allo stesso momento un modo per tornare a casa, prima che i loro share si azzerino definitivamente.

Don’t stop! Carry on!

Sin dagli albori i giochi della saga di Neptunia sono stati caratterizzati principalmente da due sezioni: gli interminabili dialoghi in stile visual novel che sostituiscono le cutscene (di tanto in tanto intervallate da splendide illustrazioni più o meno spinte) e le gite all’interno dei dungeon con relativi combattimenti. Per spezzare un po’ la monotonia che caratterizzava episodio dopo episodio dai tempi di PS3, Compile Heart ha deciso di strutturare Victory II come un insieme di tre stagioni, in maniera simile a una serie animata. Ciascuna stagione (se così vogliamo definirle) a sua volta è idealmente suddivisa in episodi, che si chiuderanno con l’esilarante ritorno della finta trasmissione televisiva chiamata Nepstation, che romperà la quarta parete mostrandoci le protagoniste intente a commentare i recenti avvenimenti, con le conseguenti anticipazioni dei contenuti della puntata successiva. Da fan di vecchia data di Gundam, non ho potuto fare a meno di notare come gli sceneggiatori abbiano voluto infarcire questo gioco, spesso e volentieri, di citazioni all’appena citata epopea d’animazione giapponese, sfruttando sia il collegamento fra la seiyuu originale di Neptune (Rie Tanaka) e Gundam SEED, nel quale doppiava Lacus Clyne, sia sfruttando i nomi delle season stesse del gioco che mi ritrovo tra le mani. Per farvi esempi concreti, al termine di uno degli episodi di Zero Dimension Neptunia Z la protagonista chiuderà le anticipazioni con “You will see the tears of time” come in Z Gundam, mentre presentando il primo capitolo di Hyper Dimension Neptunia G farà lo stesso citando G Gundam con il classico “Ready… Go!” che inaugura il torneo mondiale fra Mobile Fighter, citato poi nuovamente da un torneo che si terrà fra le personificazioni delle varie console. Lo stesso titolo del gioco in questione e di quello precedente fanno riferimento ad un’altra delle serie di Yoshiyuki Tomino, Victory Gundam; il VII del titolo è, molto probabilmente, una citazione alla seconda unità pilotata da Üso Ewin nella serie TV, il V2 Gundam. Tuttavia, oltre a Victory 2, lo stesso nome potrebbe essere interpretato col numero romano di VII e, a conti fatti, questo è il settimo gioco della saga se consideriamo la trilogia originale per PS3 e i tre remake per PS Vita.

Come già accennato nel paragrafo precedente, nella prima parte di gameplay intitolata “Zero Dimension Neptunia Z: Twilight of the Desperate CPU” viaggeremo dalla cara vecchia Hyperdimension verso la Zero Dimension, facendo la conoscenza di personaggi come Umio e Uzume, nonché di una versione adulta di Neptune in grado di viaggiare fra le dimensioni. Nella seconda parte (Hyper Dimension Neptunia G: The Golden Leaders, Reconstructors of Gamindustri) torneremo a casa nel bel mezzo del CPU Shift Period, ma con risultati piuttosto sconcertanti dovuti alla nostra assenza: gli share di Neptune, Noire, Vert e Blanc caleranno vertiginosamente a causa di alcune false voci che le stanno mettendo in cattiva luce. Sarà qui che entreranno in gioco le Gold Third, quattro misteriose fanciulle, accompagnate dalla comparsa su Gamindustri di quattro rispettive torri. Dato il loro nome abbastanza criptico mi è venuto spontaneo chiedermi: “Ma chi sono ‘ste quattro sgallettate?”. La risposta è semplice: third sta per third party developer, e ognuna di loro rappresenta un team di sviluppo giapponese: S-Sha è la personificazione di SQUARE ENIX, B-Sha di BANDAI NAMCO, C-Sha di CAPCOM e K-Sha di KONAMI. La terza e conclusiva parte del gioco prende invece il nome di Heart Dimension Neptunia H: Trilogy Finale: Into Legend, ma rivelarvi quale sarà il suo incipit risulterebbe un futile e fastidioso spoiler.

Go Next!

I fan più navigati delle vicende delle Console Patron Unit saranno curiosi di sapere cosa ne è del battle system, via via sempre più raffinato, che ci accompagna sin dagli albori della saga. Beh, sostanzialmente Megadimension Neptunia VII eredita quello del suo predecessore, affinato ulteriormente dal percorso intrapreso con i remake su PlayStation Vita e infarcito di una serie di novità e cambiamenti che lo rendono ancora più ricco di buoni spunti.

Il sistema di creazione delle nostre combo personalizzate subisce il primo, importante cambiamento: non dovremo più tenere conto dei punti combo per la loro creazione, infatti al posto del comando Break troviamo gli attacchi Standard, che andranno abbinati ai Rush e ai Power; di conseguenza non sarà più possibile rompere la guardia avversaria riempiendo l’apposito indicatore, come in passato. Una particolare innovazione è la possibilità di sfruttare le inedite Formation Skill, le quali ci permetteranno di tracciare triangoli o quadrilateri immaginari dopo aver circondato il nemico col nostro party, per eseguire così degli appositi attacchi che andranno a distruggere parti del corpo di determinati boss. Abbiamo inoltre nuove funzioni che sfruttano il sistema di Lily Rank come le Support Request e le Coupling Skill, nonché alcune piccole modifiche nel bilanciamento: il level up non ci garantirà un ripristino totale di HP e SP, la trasformazione HDD sfrutterà l’indicatore EXE Drive (che si azzererà dopo ogni scontro) influendo sul livello di Share delle rispettive nazioni.

Tra le novità di maggior rilievo rientrano l’inserimento di una serie di mini-achievement in game (che ci garantiranno l’incremento costante di statistiche come agilità, attacco e difesa per ciascun personaggio) e soprattutto la presenza di una nuova trasformazione per le protagoniste, la cosiddetta NEXT Form (di cui non voglio rivelare ulteriori dettagli per non rovinare la sorpresa) e, infine, degli scontri speciali con le Dark CPU, indicati col nome di Giant Battle. Tali combattimenti si svolgeranno in apposite arene, denominate Sharing Field, all’interno delle quali potremo spostarci saltando da una piattaforma all’altra, in modo da circondare il gigantesco nemico e attivare le Formation Skill. I comandi saranno leggermente diversi rispetto a quelli delle normali battaglie e potremo arrecare danni unicamente sfruttando le abilità speciali, con gli SP che si ricaricheranno dopo ogni turno. Si tratta di una variazione certamente interessante, però sarebbe potuta essere approfondita ulteriormente e resa ancora più spettacolare sfruttando le dimensioni stesse dei nemici.

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Tra le ulteriori nuove caratteristiche di Megadimension troviamo una più funzionale World Map, che non si limiterà solo a farci conversare con gli NPC e visitare le varie location, ma ci permetterà di muovere il segnalino tridimensionale della nostra alter-ego virtuale. Questo ci consentirà, attraverso una serie di percorsi (come accade nei giochi di ruolo tattici) di affrontare, tra le tante altre cose, battaglie casuali. Inoltre ritroveremo, all’interno delle città, le classiche funzionalità di shop, gilda per le quest e crafting di oggetti o equipaggiamenti. Tornerà in pompa magna anche la modalità Scout, la quale stavolta vedrà protagoniste le care Dengekiko e Famitsu: come accadeva in passato, dovremo inviarle nei dungeon alla ricerca di oggetti rari, denaro e informazioni utili, ricordandoci di tanto in tanto di controllare i loro rapporti. Tra le ulteriori novità, invece, troviamo la sezione Investment: spendendo i nostri crediti accumulati potremo far crescere la città della CPU che avremo selezionato, con la possibilità di investire in commercio, industria e pubbliche relazioni; ciò servirà ad ampliare negozi, a migliorare la capacità di crafting e, naturalmente, al livello di share. Una novità assoluta di questo capitolo è il mini-game chiamato Neplunker, palesemente ispirato al classico platformer Spelunker, nel quale saremo impegnati a esplorare i dungeon in una maniera piuttosto differente, saltando da una piattaforma all’altra ed evitando una serie di ostacoli. Questa modalità ci premierà con succulenti materiali, però morire all’interno di essa significherà Gamer Over per l’intera partita.

Non c’è Neptunia senza nao

Dopo l’esordio su PlayStation 3, con una folta schiera di remake e spin-off su PS Vita, la bella dea dai capelli viola debutta assieme alle sue compagne sulla nuova ammiraglia casalinga di Sony con un look piuttosto accattivante. Nonostante l’incredibile riciclo di asset dalla saga di Re;Birth, dalla quale pesca a piene mani i già bellissimi artwork animati che scandiscono le sezioni di dialogo, Megadimension appare un’esclusiva di tutto rispetto e ci consente di immergerci in un’atmosfera in stile anime più bella che mai. I modelli poligonali delle eroine e dei nemici visibili sulle mappe sono stati ulteriormente rifiniti e sono caratterizzati da animazioni fluide e texture brillanti e piacevoli da guardare, nonché da tagli spettacolari come le battaglie contro le Dark CPU. Unica pecca, un effetto sfocatura spesso presente in dungeon e fasi di combattimento, che rende il tutto piuttosto onirico e meno definito del dovuto, probabilmente per mascherare fastidiosi difetti di aliasing. Anche gli scenari sono stati notevolmente arricchiti: rispetto a quanto visto nei titoli precedenti, appaiono decisamente più vasti, ricchi di elementi e variegati; peccato che in alcuni dei dungeon si possono riscontrare diversi cali di frame rate, dovuti sia alla massiccia presenza di elementi nella stessa videata, sia al fatto che alcuni di essi sono stati presi e portati di peso dai Re;Birth per PS Vita. La colonna sonora riprende in gran parte temi che risulteranno più che familiari a chi ha già avuto modo di divorare gli altri giochi della saga, con una manciata di brani inediti che, pur non risultando memorabili, si integrano perfettamente con le atmosfere proposte, come l’immancabile opening cantata dalla cara nao, The VISION of TELATIVITY e le altre tre canzoni che aprono ciascuna dei capitoli di storia. Per quanto riguarda il doppiaggio, purtroppo, noi recensori non abbiamo potuto godere di quello giapponese sin dal nostro arrivo su Gamindustri, dato che è stato distribuito come DLC gratuito soltanto il giorno del lancio in Europa. Al suo posto, tristemente, c’era il discutibile doppiaggio in lingua anglofona che, vi assicuro, non vorrete mai più ascoltare nella vostra vita dopo aver sperimentato quello originale.

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A chi consigliamo Megadimension Neptunia VII?

Una delle domande che mi è stata posta riguardo questo gioco è: “Posso giocarci anche se non ho mai toccato nessun altro titolo di questa saga?”. La risposta è sì, senza ombra di dubbio. Nonostante sia a tutti gli effetti il sequel di Victory, quindi il quarto capitolo regolare (o il settimo, se consideriamo Re;Birth un sequel e non un reboot), VII presenta una trama del tutto slegata dai giochi precedenti, fatta eccezione per alcuni rimandi e citazioni agli avvenimenti passati che, tuttavia, non pregiudicano in maniera sostanziale la narrazione. Neptunia è da sempre una saga RPG particolare, ricca di umorismo, citazioni e situazioni al limite dell’assurdo e che fa del grinding sfrenato uno dei suoi requisiti essenziali. Spesso e volentieri potreste ritrovarvi davanti alla schermata di Game Over anche dopo un normalissimo scontro in un dungeon, costretti a ripartire da capo dall’ultimo salvataggio.

  • Meccaniche di gioco ulteriormente rifinite
  • Il doppiaggio giapponese, presente come DLC gratuito al lancio
  • Trama e nuovi personaggi molto accattivanti
  • Più variegato rispetto ai precedenti giochi della saga

  • Richiede il solito, costante grinding
  • Abituale riciclo di asset e musiche
  • A volte i dialoghi risultano del tutto inutili ai fini della trama
Megadimension Neptunia VII
4.2

Le Console Patron Unit conquistano la next-gen

Una trama coinvolgente, una realizzazione tecnica quasi impeccabile, l’umorismo e il fanservice consueti della saga, sono gli elementi che caratterizzano Megadimension Neptunia VII, quello che forse è, a tutti gli effetti, il miglior titolo finora sviluppato da Compile Heart: un buon gioco di ruolo ma, irrimediabilmente, il solito more of the same. Se potessi esprimere un desiderio per un eventuale sequel, riguardarebbe i dialoghi: ridurre drasticamente le sezioni visual novel in favore di un differente sistema di narrazione che possa utilizzare cutscene realizzate con il motore grafico di gioco e animazione 2D, o un maggior numero di illustrazioni statiche che possano coinvolgere maggiormente il giocatore rispetto agli stra-collaudati sprite. Per tutto il resto, ci troviamo di fronte a un titolo caratterizzato da un solido sistema di combattimento e da sezioni di esplorazione nella media, infarcito da numerosi elementi secondari e da una storia ricca di colpi di scena. Senza ombra di dubbio, Megadimension si piazza sul mercato come il miglior capitolo della saga sviluppato fino a questo momento.

Trent’anni passati a inseguire il sogno giapponese, fra un episodio di Gundam e un match a Street Fighter II. Adora giocare su console e nelle sale giochi di Ikebukuro che ormai, per quanto lontana, considera una seconda casa.