Ghost in the Shell: SAC_2045 – Recensione della prima stagione

Arriva su Netflix la prima stagione di Ghost in the Shell: SAC_2045, nuovo capitolo realizzato in 3D-CGI della storica saga cyberpunk. Ecco la nostra recensione!

Ghost in the Shell: SAC_2045 - Recensione della prima stagione

Come abbiamo sottolineato più volte su questo sito, è evidente la volontà di Netflix di trasformarsi in un punto di riferimento, dopo serie TV e cinema, anche per gli anime. Negli ultimi anni il colosso dello streaming sta intensificando la produzione e la distribuzione di serie animate giapponesi in esclusiva sulla piattaforma, a cui si aggiunge l’acquisizione di numerose licenze di rilievo: pensiamo per esempio a quelle provenienti dal catalogo dell’editore Dynit, in riferimento al nostro paese. Con l’annuncio di Ghost in the Shell: SAC_2045, nuova serie basata sul celebre franchise sci-fi/cyberpunk, Netflix dimostra di voler fare le cose in grande.

Ghost in the Shell: SAC_2045 - Recensione della prima stagione

Ghost in the Shell è senza ombra di dubbio una delle saghe simbolo della fantascienza nipponica, e anche una di quelle di più difficile approccio, vista la presenza di diverse continuity e linee temporali che sono state create nel corso degli anni, accomunate solo dall’ambientazione, dal cast di personaggi e da alcune tematiche ricorrenti. Abbiamo infatti il manga di Masamune Shirow, l’origine di tutto, i due film di Mamoru Oshii che hanno reso celebre il franchise, e le serie animate Stand Alone Complex (in due stagioni) e Arise. Senza dimenticare il live action hollywoodiano del 2017 con protagonista Scarlett Johansson e alcuni videogiochi e tie-in. Se siete curiosi di approfondire la saga, rimanete sintonizzati su Akiba Gamers, perché a breve pubblicheremo una guida che vi aiuterà a orientarvi in un mondo affascinante, ma anche complesso e frammentato.

Ghost in the Shell: SAC_2045 è l’ultima iterazione di questo longevo franchise. Si tratta di un nuovo prodotto animato che giunge sui nostri schermi cinque anni dopo Ghost in the Shell: The Rising (2015), il film che conclude le vicende della miniserie Arise. Annunciato per la prima volta nel 2017 da Kodansha e Production I.G. e confermato come esclusiva su Netflix l’anno successivo, SAC_2045 è suddiviso in due stagioni da 12 episodi ciascuna, di cui la prima (oggetto della recensione in questo articolo) è stata resa disponibile sulla piattaforma a partire dal 23 aprile 2020.

Ghost in the Shell: SAC_2045

Le due stagioni sono dirette rispettivamente da Kenji Kamiyama, discepolo di Mamoru Oshii e regista delle due season di Stand Alone Complex, e Shinji Aramaki (Appleseed, il film in CGI di Capitan Harlock), e realizzate da Production I.G., storico studio presso cui sono state prodotte tutte le iterazioni animate del franchise, in collaborazione con Sola Digital Arts. SAC_2045 vede il ritorno di tutti i doppiatori storici della saga e, dopo il suo debutto nella pellicola Birthday Wonderland, anche del celebre artista russo Ilya Kuvshinov come responsabile del character design.

Nel momento in cui scrivo questa recensione, la serie è sprovvista del doppiaggio in italiano su Netflix. Quest’ultimo è tuttavia segnato come in dirittura d’arrivo, assieme a un messaggio dove il colosso dello streaming comunica di voler dare la priorità alla salute dei doppiatori: possiamo quindi essere fiduciosi che questa mancanza sia dovuta all’attuale emergenza sanitaria del COVID-19, e che il doppiaggio verrà presto reso disponibile.

Ghost in the Shell: SAC_2045 è ambientato, come suggerisce il titolo, nell’anno 2045 dell’universo della serie televisiva Stand Alone Complex, ma non richiede la sua visione pregressa per essere goduto. Si tratta infatti di un soft reboot in cui i personaggi che conosciamo agiscono in circostanze del tutto nuove. A seguito di una crisi economica globale, il mondo si trova in una situazione di conflitto permanente denominata “guerra sostenibile”. In questo contesto, la Sezione 9 della pubblica sicurezza è stata chiusa e il Maggiore Motoko Kusanagi, Batou e il resto del team (con l’unica eccezione di Togusa) si sono reinventati come mercenari. L’arrivo di una nuova minaccia per la sicurezza del pianeta porterà alla rifondazione della Sezione 9 e al ritorno in Giappone di Motoko.

Ghost in the Shell: SAC_2045 - Recensione della prima stagione

Sin dalla sigla di apertura, che ripropone la celebre sequenza della genesi del Maggiore accompagnata da sonorità orecchiabili e di facile ascolto (laddove nei film avevamo le memorabili musiche di Kenji Kawai), si palesano gli intenti di Netflix e dei produttori della serie di realizzare un’opera moderna, al passo coi tempi e accessibile per le nuove generazioni. Un obiettivo sostenuto dall’impiego di una tecnica, la 3D-CGI, sempre più diffusa anche nel mondo dell’animazione giapponese, e senza dubbio lodevole sulla carta. A conti fatti, tuttavia, il risultato presta il fianco a molte critiche, come contenuto ma soprattutto come forma, che rendono SAC_2045 il lavoro più debole dell’intero franchise fino a questo momento, pur tenendo conto della sua (attuale) incompletezza.

Ghost in the Shell: SAC_2045

Dal punto di vista narrativo infatti non posso fare altro che sospendere il giudizio in attesa della seconda parte, poiché la prima termina lasciando aperti tutti gli sviluppi della trama, e interrompendosi con un cliffhanger che mette molta curiosità sul prosieguo. Le vicende raccontate in SAC_2045 riprendono molti dei temi tipici del franchise e del manga in particolare, a cui la serie sembra ispirarsi come atmosfera e leggerezza: politica, economia, società, guerra, sicurezza, rapporto fra uomo e tecnologia. Nonostante l’anime mescoli questi spunti in un calderone spesso inorganico e confuso, si lascia seguire e intrattiene senza troppe pretese, trasformandosi da banale serie d’azione a sfondo bellico a vero thriller sci-fi nel corso degli episodi.

Quello che purtroppo affossa la serie è, come appariva evidente sin dal primo trailer, il lato visivo. Senza troppi giri di parole, quella di Ghost in the Shell: SAC_2045 è una delle CGI più deboli e tecnicamente povere che si siano viste in un anime giapponese degli ultimi anni, l’ennesimo fallimento di un matrimonio che sembra destinato a non andare mai a buon fine. Per fortuna non è tutto da buttare: le animazioni sono fluide (anche se talvolta innaturali) e rendono molto bene nelle sequenze d’azione, grazie anche a una regia discreta, mentre la rappresentazione di alcune ambientazioni è tutto sommato accettabile.

Ghost in the Shell: SAC_2045 - Recensione della prima stagione

Di contro, il livello generale di dettaglio sembra provenire da un videogioco di almeno 10-15 anni fa, e dona alla serie un aspetto retrò senza però averne il relativo fascino. A farne le spese sono soprattutto i personaggi, vere e proprie bambole senz’anima che si muovono su schermo. Emblematico il caso della protagonista, dove l’ottima performance vocale della storica doppiatrice Atsuko Tanaka contrasta visibilmente con il volto inespressivo, o ancora quello di Purin Ezaki, nuovo personaggio introdotto dalla serie e quello che più di tutti risente dell’influenza di Kuvshinov al character design, i cui gesti e movenze volutamente esagerati rappresentano l’unico modo per dare un minimo di personalità.

Il fantasma diventa più pop

Ghost in the Shell: SAC_2045

Ghost in the Shell: SAC_2045 non può dunque essere ancora giudicato in maniera consapevole per via della sua incompletezza, che si risolverà solo con l’arrivo (non ancora annunciato) della seconda parte, a cui spetta il compito di chiudere gli sviluppi di una trama che, pur con qualche momento meno riuscito e pur non proponendo nulla di originale, si lascia seguire senza troppe pretese. Ma anche con queste premesse, non penso di esagerare affermando che SAC_2045 è l’iterazione più debole di un franchise storico e intrigante, e la colpa non può che ricadere sul comparto tecnico arretrato e privo di qualunque fascino ed espressività.

Se vi piace la fantascienza e siete disposti a chiudere un occhio sulla pessima CGI, allora questa serie può fare al caso vostro: è un discreto intrattenimento e magari vi farà venire voglia di approfondire il resto della saga. Tutti gli altri, allo stato attuale, è bene che stiano lontani.

Rimandato, ma non bocciato

Figura mitologica, ossessionata da tutto ciò che proviene dal Giappone, che ama districarsi abilmente fra mille impegni e buoni propositi che non realizzerà mai. Quando non impugna un controller, si diletta a guardare anime e leggere manga di dubbio gusto. Tendenzialmente ti vuole bene, soprattutto se gli parli delle serie Trails, Ys e Utawarerumono.

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