Valkyria Chronicles Remastered – Recensione

Valkyria Chronicles Remastered – Recensione

valkyria-chronicles-remastered-recensione-boxartEuropa, 1935. L’enorme continente vede scontrarsi due potenti fazioni: la Federazione Imperiale a est, guidata dal sovrano supremo e l’Alleanza Atlantica a ovest, formata da un gruppo di stati democratici. Oltre alle due potenze, vi è un terzo elemento a condizionare la storia all’interno di questa maestosa terra dai mille colori: la ragnite, un minerale energetico utilizzato in ambito tecnologico, civile e bellico sul quale, già in precedenza, vi furono diversi conflitti tra i due paesi. Ma dato che l’essere umano non è in grado di imparare dai propri errori, è tempo di riabbracciare il nostro arsenale e di gettarci sul campo di battaglia. La Federazione Imperiale sta per invadere i nostri territori.

Dopo il porting di Valkyria Chronicles su PC, avvenuto nel 2014, SEGA ha deciso di permetterci di rivivere tutte quelle fantastiche emozioni che, in realtà, in molti poterono assaporare già nel lontano 2008 su PlayStation 3. Penso che sotto il profilo generale del titolo non ci sia granché di cui discutere: parliamo di un gioco pluripremiato dalla critica e già ampiamente trattato. Proprio per questo motivo, nel corso del testo che sono in procinto di proporvi, ci concentreremo più sulla questione “remastered” che sul titolo in sé. Ovviamente questa particolare visione di ciò di cui stiamo discutendo porterà a conseguenze e giudizi che saranno ben lungi da quello che è il mio parere soggettivo sull’opera in questione. Detto questo, è tempo di tuffarsi nei dipinti dell’unico Stato imparziale che, fino ad allora, aveva fatto semplicemente da spettatore nel conflitto tra la Federazione Imperiale e l’Alleanza Atlantica: la Gallia.

  • Titolo: Valkyria Chronicles Remastered
  • Piattaforma: PlayStation 4
  • Genere: Tactical RPG, Third Person Shooter
  • Giocatori: 1
  • Software house: SEGA
  • Sviluppatore: SEGA
  • Lingua: Inglese (testi), Giapponese, Inglese (doppiaggio)
  • Data di uscita: 17 maggio 2016
  • Disponibilità: retail, digital delivery
  • DLC: inclusi tutti i DLC del gioco originale
  • Note: disponibile in versione Europa Edition con artbook e poster

Da professore a eroe di guerra

Il protagonista di questa pressoché perfetta storia è Welkin Gunther, un giovane ragazzo di ventidue anni la cui ambizione è quella di diventare un professore per trasmettere le proprie passioni e la propria visione del mondo a quelli che saranno gli uomini del futuro. Dopo l’arrivo degli imperiali nel territorio Gallico, Welkin è costretto a ritornare alla propria terra di origine per tentare in ogni modo di offrire supporto alle persone care che ancora vivevano sul suolo imparziale di quella guerra. Lungo la strada verso Bruhl, il giovane viene fermato e catturato da un gruppo di miliziani galli guidati dalla giovane Alicia, una ragazza di diciannove anni con il sogno di diventare panettiera per far sì che tutti possano assaggiare il suo tanto adorato pane. Ben presto, tramite la sorella di Welkin, verremo a scoprire che il nostro protagonista non è altro che il figlio di un acclamato eroe del passato, il quale, precedentemente, combatté durante la Prima Guerra Europea. Assisteremo quindi a varie scene di commiato e cliché giapponesi, per poi vivere in prima persona l’attacco da parte dei miliziani imperiali sul piccolo villaggio di Bruhl. E in quel preciso istante, potremo finalmente imbracciare il nostro primo fucile da guerra.

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Sotto il profilo narrativo, per quanto la trama possa sembrare banale, posso assicurarvi con certezza che ci troviamo di fronte a un grandissimo capolavoro. Colpi di scena, storia ben scritta e cura per i dettagli sono le tre qualità fondamentali che caratterizzano, almeno sotto il punto di vista della narrazione, questo fantastico Valkyria Chronicles Remastered. Nonostante si parli di una storia che è quasi del tutto impeccabile, l’elemento narrativo viene molto spesso condito di situazioni, dialoghi e singole frasi che saranno capaci di farci provare emozioni davvero uniche. Premetto che, personalmente, sono un grande amante delle belle storie caratterizzate da elementi amorosi e da sentimenti profondi, indi per cui ho trovato un perfetto titolo da gustare con questo gioco di ruolo firmato SEGA. Tuttavia, parliamo di un titolo che ci immerge in un tipo di ambientazione e in un tipo di narrazione che, ad alcune persone, nonostante la sua impeccabile realizzazione, potrebbe non andare a genio. Parlando in maniera soggettiva, non sono un grande amante delle ambientazioni belliche e di titoli in cui si utilizzano armi da fuoco, per questa ragione avevo diversi punti di domanda quando ho avviato il gioco prima volta (anche perché non ho avuto modo di giocarlo precedentemente sulla console di vecchia generazione). Tuttavia, ho voluto comunque dare una chance al titolo nonostante esso presentasse più di un elemento che non rappresentava il mio gusto personale. Adesso, dopo più di trenta ore di gioco, mi rendo conto che avrei fatto un errore madornale ad abbandonarlo. Questa mia nuova visione di Valkyria Chronicles è dovuta prettamente alla forzatura che mi sono imposto nel volerlo provare a tutti i costi nonostante vi fossero elementi che erano parecchio in disaccordo con i miei gusti personali. In breve, sto cercando di dirvi che se voi foste attratti dal titolo ma, allo stesso tempo, non siete convinti nell’acquisto a causa di elementi che non rappresentano il vostro gusto, vi suggerisco di meditare con attenzione l’abbandono della possibilità di giocare un titolo quasi perfetto come questo. Infatti, ambientazione e armi da fuoco, che per me erano il suo tallone d’Achille, sono passate quasi immediatamente in secondo piano una volta che ho avuto modo di assistere alla bellissima storia che il titolo era in procinto di raccontarmi. Quindi, nonostante molto spesso “Amante dei JRPG” e “Amante degli sparatutto” non vadano d’amore e d’accordo, vi consiglio comunque di dare una possibilità a questo Valkyrie Chronicles poiché ci troviamo di fronte ad uno dei migliori titoli della scorsa generazione e che, con questa remastered, potrebbe diventarlo anche di quella corrente.

SRPG, tra pedine e scelte fatali

Sotto il profilo del gameplay parliamo di un titolo che si fonda su meccaniche tattiche e di elaborazione strategiche in base alla situazione sul campo di battaglia. Nonostante stiamo discutendo di un gioco che fonda il suo stile su quello dei vari FINAL FANTASY Tactics e Fire Emblem, è impossibile non notare come SEGA abbia cercato in ogni modo di proporci una visione del genere SRPG completamente diversa da quella che viene comunemente additata ai titoli di questo tipo. Infatti, potremmo considerare Valkyria Chronicles come un misto fra SRPG e TPS. Il motivo per cui mi sento di inserirlo nella seconda categoria è data dal fatto che una volta che ci troveremo sul campo di battaglia avremo un numero limitato di mosse con cui muovere i nostri personaggi all’interno della mappa. Tuttavia, i nostri spostamenti non saranno dettati da un numero di caselle in cui muoversi o da un numero di passi effettuabile, bensì avremo modo di correre liberamente sul campo di battaglia con una visuale in terza persona del personaggio selezionato. Ciononostante, i nostri movimenti saranno dettati da una barra della stamina che sarà più lunga o più corta a seconda della classe a cui appartiene la pedina che stiamo muovendo. Una volta che questa si sarà completamente svuotata non potremo far altro che terminare il nostro turno oppure, se non avremo ancora eseguito un attacco, prendere la mira e sparare al nemico che si troverà più vicino al nostro alter ego in battaglia. Nel mio caso, in un primo istante, questa differente visione del genere tattico è stata quasi disturbante, poiché ero completamente ignaro riguardo alle meccaniche e alle caratteristiche che andavano a comporre un gameplay di questo tipo. Col passare del tempo, però, sono riuscito ad apprezzarlo all’inverosimile poiché la struttura delle mappe e il movimento libero all’interno delle stesse ci permetterà di elaborare strategie ancor più sofisticate di quelle che possono essere attuabili in un normale titolo tattico a caselle.

Ogni capitolo del gioco sarà scandito da fasi di dialogo, tramite le quali proseguire nel corso della narrazione, e fasi attive nelle quali verremo gettati all’interno del campo di battaglia. Il protagonista, nelle prime fasi di gioco, verrà assegnato al comando della Squadra 7, la quale non è altro che una delle tante che compongono l’esercito di difesa gallico. In quanto luogotenente della squadra, sarà nostro compito scegliere i membri, tra le varie reclute disponibili, che andranno a comporre la formazione di attacco. Il nostro obiettivo sarà quello di cercare di comporre una squadra più equilibrata possibile, con persone appartenenti a tutte le classi che il gioco ci metterà a disposizione. Avremo modo di scegliere fra Scout, Shocktrooper, Lancer, Engineer e Sniper, ognuna con i suoi pregi, difetti e punti di forza. Inoltre, tramite il quartier generale, potremo sfruttare i punti esperienza, ottenuti tramite le battaglie, per potenziare le singole classi o per apprendere nuovi ordini da sfruttare nel corso della battaglia. Come se non bastasse, avremo anche modo di migliorare il nostro equipaggiamento acquistando diversi potenziamenti passivi che ci permetteranno di incrementare sensibilmente la nostra qualità in termini di attacco e difesa sul campo di battaglia. Oltre a questo, avremo modo di potenziare l’iconico tank che da un certo punto della storia in poi verrà utilizzato da Welkin: Edelweiss.

Questo è, in breve, una piccola parte di tutto ciò che potremo vivere in questo Valkyria Chronicles ma dato che non siamo qui per discutere del titolo in sé quanto della sua remastered, direi di spostare la nostra attenzione sui miglioramenti di cui godrà questa nuova versione su PlayStation 4.

I 60 frame per secondo che ci piacciono tanto

Sotto il profilo tecnico non ho nulla da ridire: parliamo di un titolo fluido, funzionale e ben ottimizzato. I 60 fotogrammi al secondo, a differenza di molte altre remastered, non sono un optional ma, anzi, sono ferrei e in grado di rendere l’esperienza ancor più bella di quanto già non fosse su PlayStation 3. Sotto il profilo grafico è stato fatto qualche passo avanti, seppur non sia stato raggiunto il livello ottenuto con il porting su PC. In una situazione normale non me ne lamenterei, ma dato il fatto che stiamo parlando di un titolo la cui grafica non eccelle sicuramente per dettaglio e ricchezza delle ambientazioni, mi aspettavo un lavoro migliore in termini di antialiasing, qualità delle texture, filtro anisotropico e quant’altro. Invece, per quanto un piccolo miglioramento rispetto alla versione PlayStation 3 sia visibile, il salto generazionale non si sente poi tanto.

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Oltre a questo, non vi è alcun contenuto aggiuntivo (se non i DLC già compresi nel pacchetto) rispetto alla versione originale e sinceramente me ne rammarico poiché penso che almeno qualche nuova battaglia all’interno della sezione Skirmish avrebbero potuto inserirla. In breve, parliamo di una remastered che oltre i sessanta fotogrammi al secondo non è stata capace di aggiungere altro ed è proprio questo il punto su cui vorrei discutere con voi. Com’è possibile considerare “Remastered” un titolo che si accontenta di migliorare solamente il frame rate? Abbiamo assistito a diversi casi di titoli portati su PlayStation 4, alcuni realizzati molto bene, altri molto male. Personalmente ritengo che una remastered dovrebbe quantomeno prefiggersi di offrire nuovo contenuto ai vecchi giocatori e di far vivere una bella esperienza ai nuovi. Non mi sento di dividere la popolazione dei videogiocatori in due parti, anche perché non è corretto farlo nei confronti di quelli che magari il titolo lo hanno già acquistato precedentemente. Per quale motivo concentrarsi su un mero porting a 60 fps e definirlo remastered? Mi rendo conto che l’obiettivo di tali mosse commerciali è quello di rendere disponibili dei titoli a coloro che in precedenza non hanno avuto modo di giocarli, ma è giusto, al contempo, fregarsene di coloro che invece hanno supportato un progetto e lo hanno adorato in precedenza?

A chi consigliamo Valkyria Chronicles Remastered?

Mi sento di consigliare Valkyria Chronicles Remastered esclusivamente a due tipologie di persone. In primis a coloro che non lo hanno giocato in precedenza poiché, vi assicuro, è considerabile un must nell’ambito videoludico e non posso far altro che dirvi che, nel caso in cui ve lo perdiate, rinuncereste ad un grandissimo capolavoro di questo media. In secondo luogo mi sento di consigliarlo a coloro che lo hanno amato alla follia su PlayStation 3 e vorrebbero rigiocarlo a sessanta fotogrammi al secondo, nonché godere di un piccolo artbook e del poster inclusi nell’economica Europa Edition lanciata nel nostro paese. Tuttavia, come già detto precedentemente, di contenuti aggiuntivi non ce ne sono, il che rende il ricordo dell’esperienza passata nel 2008 totalmente piatto e privo di mordente. Un vero peccato.

  • Una storia ricca di dettagli e di emozioni uniche
  • Un sistema di combattimento misto e innovativo
  • I 60 fotogrammi al secondo si fanno notare
  • Venduto a prezzo budget con artbook e poster

  • Nessun contenuto aggiuntivo rispetto all’originale
  • Rimasterizzazione abbastanza approssimativa
Valkyria Chronicles Remastered
4

Emozionante cavalcata della Valkyria, ma remaster povero di novità

Non posso che dirvi che Valkyria Chronicles è davvero un capolavoro. Parliamo di un titolo narrativamente coerente, profondo sotto diversi aspetti, competitivo e ricco di sfide differenti. Essendo stata la mia prima esperienza su questo titolo di casa SEGA ne sono stato completamente ammaliato, tuttavia mi rendo conto che coloro che hanno avuto la possibilità di giocarlo nel 2008 difficilmente riusciranno a trovare un motivo per acquistarlo nuovamente, nonostante il prezzo conveniente con cui viene venduto al lancio (circa venticinque euro). A livello personale considero questo Valkyria Chronicles Remastered una gioia infinita, sia perché è riuscito a emozionarmi come pochi giochi sono riusciti a fare e sia perché la difficoltà di alcune battaglie è riuscita a mantenermi attaccato allo schermo per diverse ore consecutivamente.

Videogiocatore da molto, forse troppo tempo. Amante di tutto ciò che è giapponese, compresi i JRPG e il sushi... Soprattutto il sushi.