Onee Chanbara ORIGIN – Recensione

Preparatevi a rivivere la grande avventura delle sorelle Aya e Saki, con una storia rinnovata, nel remake Onee Chanbara ORIGIN

Onee Chanbara ORIGIN – Recensione

Nata nel 2004, la serie Onechanbara è uno di quei classici titoli di nicchia e che non tutti conoscono, talvolta difficilmente se ne è anche solamente sentito parlare, ma che nel suo piccolo è riuscita a ottenere nel corso del tempo anche sequel e prodotti videoludici per varie console (e addirittura un live action). Ma proprio mentre la next-gen di console si avvicina sempre di più, il buon D3 PUBLISHER ha deciso di far tornare la serie alle sue origini, lì dove tutto è partito, con il “nuovo” Onee Chanbara ORIGIN.

In seguito al terribile assassinio della madre e alla scomparsa del padre e della sorella Saki, alla giovane Aya non era rimasto niente, se non il forte desiderio di mettersi in marcia per riuscire quantomeno a ritrovare quel poco di famiglia che le restava viva, sebbene dispersa in chissà quale angolo remoto. In una realtà dominata da pericolose creature morte viventi conosciute come Undead, Aya ha trovato un piccolo supporto da parte di Lei, una misteriosa informatrice che accetterà di aiutarla nella ricerca dei propri cari, ma a una condizione: far fuori qualsiasi pericolo si trovi sulla sua strada. Una vera e propria caccia agli Undead!

Ormai però del tempo è passato, e senza nessuna pista da seguire o indizio emerso, Aya è pronta a gettare la spugna, stremata dai continui combattimenti e innumerevoli sfide che le si sono parate davanti. Ma nel momento esatto della rassegnazione, riceve un messaggio da parte di Saki: “Aya… non è che potresti morire? Per il bene della mamma?”

Onee Chanbara ORIGIN – Recensione

  • Titolo: Onee Chanbara ORIGIN
  • Piattaforma: PlayStation 4, PC / Steam
  • Versione analizzata: PlayStation 4 (EU)
  • Genere: Action, Hack ’n’ slash
  • Giocatori: 1
  • Publisher: D3 PUBLISHER
  • Sviluppatore: TAMSOFT
  • Lingua: Inglese (testi), Inglese e Giapponese (doppiaggio)
  • Data di uscita: 14 ottobre 2020
  • Disponibilità: digital delivery

Abbiamo recensito Onee Chanbara ORIGIN con un codice PlayStation 4 fornitoci gratuitamente da D3 PUBLISHER.

Onee Chanbara ORIGIN – Recensione

Iniziamo con un piccolo recap di quello che è stato ben chiaro sin dal momento del suo grande annuncio. Cos’è Onee Chanbara ORIGIN? Si tratta di un remake totale dei primi due capitoli della serie, vale a dire The Onechanbara e The Onechanbara 2, usciti rispettivamente nel Sol Levante nel 2004 e 2005. Per proporre due giochi in uno si è però deciso non solo di dare una rinfrescata al character design dei suoi protagonisti, ma anche di reinterpretare le vicende dei primi due capitoli, così da dare vita a un prodotto decisamente più allettante per i tempi che corrono e con una storia che fila scorrevole nella sua interezza, senza gli inevitabili “fine parte 1” e “inizio parte 2” di quando si incollano insieme due titoli per crearne uno unico.

What’s in your head

Le avventure della giovane Aya, come storia comanda, sono ormai già iniziate da tempo. La sua lotta contro gli Undead è cominciata ben prima degli eventi in cui impareremo a conoscerla, ma si metterà al servizio del nostro controller solamente dal momento più cruciale, ovvero dal punto in cui una e-mail giunge sul suo telefono, proveniente proprio dalla sorella scomparsa Saki. Da qui nasce la voglia di riuscire a scoprire la verità dietro a questo messaggio, continuando a combattere per una giusta causa. La SUA giusta causa.

Proprio all’interno del cimitero in cui risiede la tomba della madre, potremo finalmente prendere il controllo di Aya contro una feroce orda di Undead che spunta da tutte le parti possibili. D’altronde, quale posto migliore se non proprio un cimitero?

La storia proposta da Onee Chanbara ORIGIN è anche fin troppo bizzarra, finendo a volte per sfociare nel nonsense e per non brillare come dovrebbe. Il tutto ci viene narrato in modo davvero molto lineare e diretto, in un susseguirsi di filmati di trama e parti giocate, cercando di spezzare il meno possibile l’esperienza proposta ai giocatori nel corso della modalità principale rappresentata dallo Story Mode. Anche alla fine di ciascuno dei capitoli, infatti, il tutto sarà davvero minimal, senza schermate per poter cambiare equipaggiamento dei personaggi, ma solo una veloce valutazione generale e assegnazione dei punti esperienza, utili per rafforzare le nostre combattenti, e poi via che si riparte senza perdere troppo tempo.

Onee Chanbara ORIGIN – Recensione

I’ve got your back, and you’ve got mine

Sebbene lo Story Mode possa tranquillamente essere portato a compimento anche nel modo più standard possibile, ovvero senza equipaggiare gli appositi anelli acquistabili con valuta di gioco e capaci di offrire un piccolo boost alle varie statistiche come HP, forza, difesa e altro, il titolo metterà comunque a disposizione dei giocatori la possibilità di interagire con l’equipaggiamento e con altre meccaniche utili, attraverso il menu di pausa visionabile solo durante le fasi di gioco, in modo da usufruirne solo se necessario e a discrezione del giocatore invece che proporla in modo standard tra un capitolo e l’altro.

Onee Chanbara ORIGIN – Recensione

Onee Chanbara ORIGIN nel suo insieme è un prodotto davvero diretto e immediato, la cui modalità principale può essere completata in poco meno di dieci ore senza saltare alcun filmato. È un titolo che si basa molto sulla velocità, anche per quanto riguarda i vari combattimenti che ci ritroveremo a dover affrontare, dove sarà un continuo susseguirsi di attacchi a raffica, schivate e parry a perdifiato, controllando inizialmente un solo personaggio, ma poi avendo la possibilità di sbloccarne altri da portare in missione con noi, intercambiandoli durante ogni combinazione di colpi per creare una letale e frenetica catena mortale. Devo esser sincero: inizialmente, fin quando ci si ritrova a controllare solo la protagonista Aya, il gioco non brilla molto né per storia e né per divertimento. Sebbene la trama rimanga molto discutibile nella sua interezza, fortunatamente il fattore divertimento aumenta quando si arriva a sbloccare il secondo personaggio da poter usare, in quanto intercambiare il combattente e cambiare mosse o armi permette di interagire con molti più comandi rispetto a prima, andando quindi a variare fortunatamente un prodotto che fino a quel momento poteva risultare anche un po’ noiosetto.

Degna di nota è anche la possibilità che Aya e Saki hanno di trasformarsi in battaglia, cosa che verrà effettuata automaticamente una volta raggiunti i requisiti necessari. La prima trasformazione è un power-up generale, che va a rafforzare notevolmente i parametri dei personaggi e cambia il loro look in modo minimo, mentre la seconda è ben più interessante sia come aspetto fisico che come boost offerti, in quanto ci renderà una perfetta macchina da guerra, dato che nessun colpo ricevuto ci farà tentennare, ma allo stesso tempo continueremo a perdere vita ogni secondo in modo automatico, lasciandoci la possibilità di recuperare gli HP semplicemente attaccando a ripetizione qualsiasi cosa ci si trovi davanti.

Onee Chanbara ORIGIN – Recensione

Lo chiamavano Parry Mason

Trattandosi di un hack ’n’ slash, i comandi proposti sono basici, davvero tipici per questo genere, ma che in realtà richiederanno una discreta prontezza di riflessi, con esecuzioni che talvolta dovranno rasentare la perfezione in quanto a tempistica. Oltre ai classici attacco standard e attacco medio, a fare da padroni a questo sistema di combattimento ci saranno anche la schivata e il parry, due meccaniche davvero fondamentali e, se non imparate a dovere nel giro di pochissimi istanti dall’inizio del gioco, Onee Chanbara ORIGIN non si farà problemi a mostrarci la schermata del game over.

Onee Chanbara ORIGIN – Recensione

Ho avuto come l’impressione che la curva di difficoltà proposta da questo titolo sia però totalmente sbilanciata, in quanto richiede di padroneggiare i controlli e la meccanica di schivata e parry sin dal primo capitolo senza lasciare il tempo di prendere familiarità pian piano, e non aumenta invece con il proseguimento come di norma dovrebbe fare. Una volta presa confidenza con l’insieme, a gioco avanzato, il tutto si riduce a una corsa senza interruzioni e problemi, senza pensieri, fino ai titoli di coda. E sinceramente non è proprio la scelta migliore, anzi, è totalmente l’opposto di quello che si dovrebbe fare se si volesse creare un titolo interessante nel suo insieme e nella sua interezza.

A bilanciare un minimo i problemi derivati dalla difficoltà arriva la seconda modalità giocabile, la cosiddetta Bonus Mission, tutta situata all’interno di una singola stanza standard in cui, in modo graduale, vengono inviati nemici sempre più forti che dovremo sconfiggere. Lo scopo è mettere alla prova le proprie abilità affinate nel corso della storia e cercare di raggiungere il livello più alto di difficoltà. Nulla di poi così particolare, originale o accattivante, ma almeno aumenta in qualche modo la longevità dell’insieme in modo indefinito.

Unbreakable Trust!!

Per quanto abbia apprezzato la svecchiata che D3 PUBLISHER e TAMSOFT hanno voluto dare al prodotto anche dal lato character design, affidato a Enami Katsumi, dal lato tecnico il gioco ha forse un po’ troppi particolari che mi hanno fatto storcere il naso. Graficamente è buono, anche se non come mi sarei aspettato, proponendo di tanto in tanto un effetto sfocatura per personaggi ed elementi vari. Non mi sono fortunatamente capitati problemi di frame rate, sebbene a tratti abbia notato un po’ di stuttering mentre cercavo di guardarmi intorno in movimento. Nulla di particolare anche per quanto riguarda nemici e ambientazioni, con scenari abbastanza carini anche se molto terra terra, e nemici randomici (non i boss) sempre delle stesse tre o quattro tipologie, offrendo davvero poca varietà. Però ho particolarmente adorato gli Undead poliziotto che riescono a centrarti con una precisione impressionante, sia che abbiano ancora o meno la testa. Che altro dire? Parliamo di un gioco dove a far da protagonisti su schermo sono litri e litri di sangue che schizzano da ogni parte, anche quando non ce n’è bisogno, tipo quando si affetta una sedia e ZAC, schizzata di sangue per terra.

Quello che invece mi ha conquistato di più in questo gioco è il comparto sonoro, davvero all’altezza dell’azione frenetica e inarrestabile che vuole proporre, con brani sia strumentali che cantati (sia in inglese che in giapponese) davvero, davvero ottimi. Solo da questo lato mi sono davvero ritenuto pienamente soddisfatto.

A chi consigliamo Onee Chanbara ORIGIN?

Se conoscete la serie o ci avete già avuto a che fare, e quanto provato vi ha in qualche modo catturato, non potete perdervi questa nuova esperienza della serie, che riparte dal principio e ci ripropone il tutto sotto un’ottica rinnovata. Ma la sua stravaganza e particolarità lo rendono davvero difficile da consigliare a un preciso target di giocatori…

  • Comparto musicale da dieci e lode
  • Divertente, anche se non sempre

  • Davvero molto breve
  • Storia discutibile
  • Si poteva fare di più per la sua realizzazione
Onee Chanbara ORIGIN
3.2

Un remake con poca voglia di vivere

Nonostante con questo remake si avesse la possibilità di dare al franchise di Onechanbara una seconda vita, cercando di rendere il tutto più allettante per essere finalmente conosciuto in lungo e in largo, dato che non sempre i giochi riescono ad avere una seconda occasione, si è preferito lasciare il tutto nella nicchia in cui si trovava, ricreando un titolo che sì, ha dato una svecchiata a molte cose e si è reso più interessante per i tempi che corrono, ma che alla lunga sembra mancare della volontà di voler essere qualcosa di più di quello che è e di quello che era. È senza dubbio divertente, anche se lo diventa di più solo da metà gioco, ovvero da quando si sblocca la seconda eroina giocabile, ma personalmente non riesco a ritenerlo nulla più di questo. I fan della serie lo adoreranno sicuramente e grideranno al miracolo, come è giusto che sia, ma per il resto, la sua essenza talmente particolare e alcune scelte discutibili finiscono per ristringere il target a cui questo può piacere. Se mi doveste chiedere se ve lo consiglio, la mia risposta non sarebbe né sì e né no, ma giusto un NI, magari a prezzo scontato.

Prestigiatore, ballerino di break dance, produttore cinematografico, traduttore ufficiale di frasi imbarazzanti per prodotti R18, fondatore di Akiba Gamers: un curriculum da fare invidia a Johnny Sins, ma che non regge il confronto con la sua smodata passione per i giochi d’importazione e per i tegolini.

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