PSYCHO-PASS: Mandatory Happiness – Recensione

Il mondo utopico e "perfetto" del genio Gen Urobuchi giunge su PlayStation con PSYCHO-PASS: Mandatory Happiness

PSYCHO-PASS: Mandatory Happiness - Recensione

PSYCHO-PASS: Mandatory Happiness - RecensioneTokyo, anno 2112. L’avanzato sviluppo tecnologico ha permesso di quantificare e profilare le disposizioni di uno stato mentale. Per il benessere pubblico, tutte le emozioni e i pensieri sono documentati e gestiti dal Sibyl. Un mondo dove la condizione psicologica e le tendenze caratteriali delle persone possono essere misurate e trasformate in numeri. Ogni disposizione psicologica viene registrata e controllata e questa misurazione, che determina un criterio di giudizio sull’animo degli individui, è conosciuta dalla gente come PSYCHO-PASS. Diviso in due componenti principali, lo PSYCHO-PASS è l’onnisciente occhio della giustizia. Una di queste componenti è l’HUE, una rappresentazione visiva dello PSYCHO-PASS sul livello di stress della persona. L’altra è il Coefficiente di Criminalità, che è un valore numerico che rispecchia l’inclinazione criminale dell’individuo. Questo numero determina se una persona richiede l’applicazione dei detective della Pubblica Sicurezza. I detective si dividono in due gruppi: gli Esecutori, chiamati anche “Cani da caccia”, che hanno il compito di accertare i reati e catturare i criminali, e gli Ispettori, ufficiali di polizia che supervisionano e gestiscono il lavoro degli esecutori.

PSYCHO-PASS è un serie anime rilasciata per la prima volta in Giappone nel 2012, partorita dalla mente contorta di Gen Urobuchi, celebre per essere l’ideatore di serie come Fate/Zero e Puella Magi Madoka Magica. È sicuramente uno dei prodotti dell’animazione giapponese più popolari degli ultimi anni, famoso, apprezzato (anche dai cosplayer) ancora oggi, e i motivi di tutto questo successo non si fa fatica a trovarli. Una trama coinvolgente, matura, cattiva e ricca di suspense e colpi di scena, il tutto condito da un cast di personaggi di tutto rispetto, tutti ben caratterizzati e dal forte impatto sugli eventi della storia. Non a caso la serie è anche arrivata in Italia completamente doppiata, e permettetemi di aggiungere, in maniera magistrale, tant’è che sono riuscita a divorarla in pochissimi giorni, senza riuscire a staccare gli occhi dallo schermo nemmeno per un secondo. E così è stato anche per questo PSYCHO-PASS: Mandatory Happiness, un titolo che incarna nella maniera più totale possibile l’essenza dell’anime da cui è tratto. Proseguite con la lettura se volete scoprire come questo gioco sia riuscito a “distruggermi”.

  • Titolo: PSYCHO-PASS: Mandatory Happiness
  • Piattaforma: PlayStation 4, PlayStation Vita
  • Genere: Visual Novel
  • Giocatori: 1
  • Software house: NIS America
  • Sviluppatore: 5pb.
  • Lingua: Inglese (testi), Giapponese (doppiaggio)
  • Data di uscita: 16 settembre
  • DLC: nessuno
  • Note: disponibile in edizione limitata con artbook, colonna sonora, pencil board e panno in microfibra

PSYCHO-PASS: Mandatory Happiness si pone narrativamente all’interno dei primi sei episodi della serie animata, dove noi prenderemo il controllo di uno dei due personaggi originali creati appositamente per il gioco: l’ispettore Nadeshiko Kugatachi e l’esecutore Takuma Tsurugi. Entrambi entrano a far parte del Dipartimento di Sicurezza per motivi differenti, ma nello stesso istante e con ruoli opposti. Ovviamente avremo modo di avere a che fare con tutti i personaggi principali che abbiamo avuto modo di apprezzare all’interno dell’anime, dalla coppia Shinya Kogami/Akane Tsunemori fino ad arrivare al burbero Nobuchika Ginoza. Non mancherà proprio nessuno e da qui è possibile intuire il perché la scelta di ambientare le vicende parallelamente a quelle della serie si sia rivelata decisamente azzeccata.

Una volta scelto chi vorremo impersonare per questa nostra avventura, il gioco avrà inizio.

Ma è già cominciato?

Chi di voi è pratico del mondo delle visual novel avrà ben presente la sensazione che si prova quando si prende in mano un titolo di questo genere, ma soprattutto tutti voi avrete ben stampato in mente una pensiero fisso: qui non si gioca. Se pensate quindi di poter seminare il terrore all’interno del gioco sparando a destra e manca con il vostro dominator, lasciate perdere immediatamente. Quello che invece vi aspetta è un mondo di fatto di utopismi e di aspirazioni tendenti al perfetto, un mondo dove nessuno è libero di effettuare una scelta importante per la propria vita; un mondo dove chiunque è tenuto sotto sorveglianza ventiquattro ore su ventiquattro: la redazione di Akiba Gamers un mondo dove gli occhi del Sibyl System vedono e osservano sempre e ovunque. Armatevi quindi di tanta pazienza, un bel posto comodo dove mettervi a giocare e lasciatevi trasportare.

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Come vi ho accennato poc’anzi, la prima scelta che ci verrà posta prima di cominciare la trama vera e propria è decidere quali dei due personaggi impersonare. Entrambi andranno sì a far parte della stessa divisione, ma oltre a ricoprire ruoli diversi, seguiranno strade e scelte differenti, senza contare il peso delle decisioni che avremo modo di effettuare. La storia verrà quindi narrata dal personaggio prescelto, tramite i dialoghi con gli altri attori o semplicemente con pensieri e riflessioni. Ed è qui che il titolo di questo paragrafo fa sentire la sua importanza perché, per tutto lo scorrere del gioco, ho alternato momenti in cui “giocavo” a momenti nei quali l’immersione era tale da farmi chiudere completamente nel suo mondo, spesso dimenticandomi che in realtà stavo effettivamente giocando. Questo accade perché la narrazione è strutturata in maniera eccelsa, ed è capace di coinvolgere il giocatore fin dai primi istanti di gioco. Non che mi aspettasi un prodotto scadente dai ragazzi di 5pb., ma constatare che tutte le premesse che mi ero fatto fossero state esaudite mi ha davvero impressionato. Le musiche originali, così come il medesimo doppiaggio dell’anime, inoltre, aumentano non di poco il valore dell’esperienza.

Ma quando tocca a me?

Qual è quindi il nostro scopo in questo PSYCHO-PASS: Mandatory Happiness? Non è facile dare una valida risposta a questa domanda, soprattutto evitando spoiler di ogni tipo. La trama si dirama esattamente come nella serie originale, dove si alternano casi sui quali indagare ad un sempre più evidente filo conduttore principale, che in qualche modo avrà a che fare sia con le motivazioni di Tsurugi che con il carattere di Nadeshiko. La vera differenza tra questa visual novel e l’anime sta solo nel mezzo con il quale la storia verrà raccontata. Avremo quindi a che fare con una miriade di testi che sembrano davvero non finire mai, dialoghi dettagliati e profondi, nonché un sacco di personaggi che avranno da dire sempre la loro. Leggere, leggere e LEGGERE. Questo è ciò che ci viene richiesto di fare all’interno del gioco, niente di più, niente di meno. Certamente vi starete dicendo: “Eh ma ci saranno le classiche scelte da fare che vanno a cambiare tutta la storia…”. Beh, la risposta è sì e no. Di tanto in tanto ci verrà chiesto di prendere una decisione più o meno importante, questo servirà solo a ricordarci che ci stiamo godendo questo viaggio su una console e non su un libro o davanti alla TV. La scelte disseminate non saranno tantissime, e spesso (escludendo quelle presenti durante le fasi finali) non avranno un vero e proprio impatto sulla narrazione.

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Narrazione che può a tratti risultare particolarmente lenta e pesante, soprattutto se non sarete giocatori particolarmente avvezzi al genere e non masticate troppo la lingua inglese: l’attenzione richiesta per portare a termine il titolo è davvero elevata: una minima distrazione e rischieremo di perdere completamente il filo del discorso. Per fortuna sarà consultabile in qualsiasi momento un utilissimo log che terrà traccia di qualsiasi riga di testo passata sullo schermo; a ciò possiamo unire una sorta di enciclopedia all’interno della quale saranno raccolte informazioni e parole chiave.

Forse dovresti farti controllare

Ciò che invece sarà muterà in maniera sostanziale a seconda delle nostre decisioni sarà indubbiamente l’HUE. Passando da un bianco molto chiaro a un arancione scurissimo, questo valore sarà influenzato da come le conseguenze alle nostre azioni saranno recepite dal personaggio. Più l’HUE diverrà scuro, maggiore sarà la possibilità che il nostro personaggio finisca per uscire dai giochi molto prima del previsto: non sarà infatti così improbabile incappare in un “BAD END” non necessariamente come vero e proprio finale del gioco. Semplicemente la nostra storia potrebbe terminare molto prima del previsto; ricordatevi quindi di salvare ogni qualvolta vi troverete di fronte a un scelta particolarmente significativa, onde evitare di dover buttare alle ortiche la vostra partita. L’HUE sarà controllabile in qualsiasi momento semplicemente aprendo il menu, e sarà alterabile solo durante le fasi di “selezione” o assumendo particolari sostanze in determinate occasioni.

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A chi consigliamo PSYCHO-PASS: Mandatory Happiness?

Difficile trovare un target adatto a questo titolo, vuoi per il suo genere, vuoi per le tematiche trattate. Sicuramente il fatto che si tratti di un visual novel scremerà già di molto la fetta d’utenza che ne risulterà interessata. Oltretutto, se non avete visto la serie potrebbe risultare un po’ spiazzante trovarsi in questo mondo, e tutto l’effetto “nostalgia” si andrebbe completamente a perdere. Mi sento quindi di consigliarvi PSYCHO-PASS: Mandatory Happiness unicamente se siete amanti delle storie scritte bene, non scontate e dagli interessanti risvolti psicologici, dove il cattivo non è poi così tale e dove lunghi dialoghi e riflessioni fanno da completi padroni. Se poi, come il sottoscritto, avete adorato la serie originale, allora non potete proprio lasciarvelo sfuggite. Non dimenticatevi però che il gioco è completamente in inglese e giocarvici controllando ogni due frasi il dizionario o il traduttore comprometterebbe irrimediabilmente l’immersività dell’esperienza.

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  • Trama di altissimo livello
  • Sono presenti tutti i personaggi principali dell’anime
  • Doppiaggio originale giapponese
  • Colonna sonora tratta dalla serie animata
  • Due protagonisti

  • Assenza della lingua italiana
  • Mancanza di un “New Game+” che ne faciliti la rigiocabilità
  • Scelte sostanzialmente poco incisive sul risultato finale
PSYCHO-PASS: Mandatory Happiness
3.8

Controllo significa felicità... o forse no?

PSYCHO-PASS: Mandatory Happiness incarna perfettamente tutto ciò che qualsiasi fan della serie (e non) può aspettarsi da una visual novel. L’opera del maestro Gen Urobuchi è stata trasposta in tutta la sua interezza, mantenendo inalterato l’impronta fortemente cupa e psicologica, dove un mondo all’apparenza perfetto nasconde molto di più di quel che possiamo credere. E in un gioco dove trama e storia ricoprono il 90% dell’esperienza “videoludica” non possiamo che fare un plauso agli sviluppatori. Peccato che, per via di un forte rischio di mercato, il gioco non arriva da noi tradotto in italiano, rendendone molto difficile la comprensione a chi non dispone di un’ottima padronanza della lingua inglese. Questo fattore allontanerà parecchi possibili interessati e non posso fare altro che scuotere la testa in un cenno misto tra dispiacere e accettazione. Tolto qualche piccolo neo che mi ha fatto un po’ storcere il naso, Mandatory Happiness è stata un’esperienza meravigliosa, capace di regalarmi emozioni e sensazioni che difficilmente riusciamo a trovare in un videogioco in questi ultimi anni.

Il suo secondo tatuaggio è il simbolo di Fox Hound, il che dimostra quanto sia malato di Metal Gear. Amante degli JRPG, ha speso lo stipendio di un mese in fazzolettini dopo l'annuncio del remake di FFVII.