Pokémon Spada e Scudo: non date la colpa solo a GAME FREAK

GAME FREAK è stata sommersa di critiche a causa del comparto tecnico di Pokémon Spada e Scudo. Ma è davvero giusto prendersela solo con la software house?

Pokémon Spada e Scudo: non date la colpa solo a GAME FREAK

Dopo le tante, tantissime critiche ricevute in questi mesi, alla fine Pokémon Spada e Scudo sono usciti sul mercato. Subito, la gente ha potuto mettere mano su quello che pareva sarebbe stata la coppia di titoli peggiori della saga, ma quando recensori e giocatori hanno inserito la cartuccia dentro il loro Nintendo Switch si sono accorti (beh, non proprio tutti) di avere davanti semplicemente un altro gioco quantomeno competente, seppur fin troppo grezzo, cosa che abbiamo confermato anche nella nostra recensione. Una delle poche critiche rimaste che ancora infiamma Twitter, imageboard e altri forum, è la seguente: dal lato tecnico e grafico, proprio non ci siamo. Cos’è andato storto?

Linee scalettate, ombre mancanti o di bassa qualità, frame rate ballerino, popping atroce e alberi “da Nintendo 64” (cit.) con un’Area Selvaggia davvero poco curata, hanno fatto il giro del web, con la gente che fin da subito ha chiesto metaforicamente e in certi casi pure seriamente, denotando un certo disagio psicologico, la testa di Junichi Masuda e di altre figure facilmente raggiungibili pubblicamente all’interno di GAME FREAK. È innegabile che questi problemi tecnici ci siano, e anche se per alcuni non sono così seri, è giusto lamentarsene con ordine e facendo critiche costruttive, perché è tramite quest’ultime che si risolvono i problemi. Gli hashtag #FuckGameFreak e #GameFreakLied sono arrivati a diventare di tendenza su Twitter, ma è davvero giusto prendersela così tanto e con così tanta furia solo con gli sviluppatori? No, non è giusto, e come direbbe qualcuno, così si sta davvero perdendo di vista il quadro generale, sfruttando la software house come capro espiatorio con buona pace di chi invece prende queste decisioni per davvero, e impone delle scadenze troppo severe a GAME FREAK, che comunque come vedremo poco sotto non è solamente vittima, ma anche artefice del proprio destino a causa di alcune decisioni poco felici.

Sebbene Pokémon sia il franchise più profittevole della storia, questo non è dovuto solo al successo dei giochi, e in realtà GF è una piccola goccia nel mare dei mostriciattoli tascabili. È mia modesta opinione che molti dei problemi tecnici di questi primi giochi della main line su Switch si sarebbero potuti risolvere o arginare, se Spada e Scudo avessero avuto un ciclo di sviluppo più lungo di almeno sei mesi se non addirittura di un anno; perché quindi non è stata rimandata l’uscita? Ecco che qui, come si suol dire, casca l’asino: i videogiochi di Pokémon non esistono all’interno di una bolla, ma vengono rilasciati come ennesimo ingranaggio di un grande meccanismo che dà alla luce anche anime, film, manga, merchandising, carte da gioco, tutte cose gestite da altre aziende come The Pokémon Company e Creatures Inc.. Ritardarne l’uscita significherebbe mettere i bastoni fra le ruote ad una macchina stampasoldi e porterebbe perdite enormi alle compagnie sopracitate, entità a cui poco interessa il parere degli utenti finali. Infatti, queste ultime due hanno sempre cavalcato l’onda dell’hype, che in qualche modo GAME FREAK ha cercato di fermare o quantomeno ridurre, confermandoci Direct dopo Direct quello di cui avevamo paura: il debutto su Nintendo Switch dei mostriciattoli tascabili non sarebbe stato così liscio come avremmo voluto.

Sono sicuro che, se gli sviluppatori di GAME FREAK potessero esprimere la loro opinione liberamente, di sicuro non sarebbero felici di questa situazione che si è andata a creare. Anzi, spesso sono loro a soffrire di più per questi prodotti sviluppati e lanciati a velocità folli, solo per mantenere quote di profitti adeguati e scadenze sempre più vicine e assolutamente invalicabili che possono avere ripercussioni gravi sulla salute psichica e mentale di chi vi lavora. Il lato manageriale della software house non è totalmente esente da colpe: essersi imbarcata in un progetto ambizioso che alla fine purtroppo non ha pagato come Little Town Hero proprio durante il ciclo di sviluppo di Pokémon Spada e Scudo, togliendovi risorse preziose come uno dei programmatori di punta (Masao Taya) e uno dei più importanti director nella compagnia (Masafumi Saito), è stata una pessima scelta: ma non è chi sta al computer a scrivere righe di codice, o davanti a una tavoletta grafica a creare ambientazioni, a dover pagare queste colpe; molestare il primo dipendente trovato su Twitter con un profilo non privato non è il modo giusto di comportarsi, e oltre a far sembrare chi lo fa un disadattato, è dannoso anche per chi invece le critiche costruttive le indirizza in modo giusto, rispettoso e argomentativo, perché va a togliere valore a un messaggio giusto e sacrosanto.

Chi sta ancora più su rispetto a persone come Junichi Masuda e Shigeru Ohmori è il vero responsabile di questa spiacevole situazione, ovvero un sistema che si è creato negli anni vista la crescita inarrestabile del franchise che ormai è talmente grande da non permettere più variazioni di programma, inceppato in un ritmo incessante di rilasci a rotta di collo per mantenere un’audience globale, come una lenta ma inesorabile valanga fatta però non di neve ma di banconote. GAME FREAK più volte ha dimostrato di volersi separare dalla nomea di “sviluppatore di Pokémon” buttandosi in altri progetti, che non hanno avuto poi un così grande successo, nonostante sia sempre riuscita a rispettare le scadenze annuali per i giochi della saga di Satoshi Tajiri. Questa volta però, dato il cambio generazionale, ci sarebbe voluto veramente più tempo nel forno per cuocere un prodotto davvero adeguato a Nintendo Switch. Fermiamoci un attimo e pensiamo: vale davvero la pena di molestare, bullizzare e persino minacciare di morte qualcuno che in fin dei conti non ha avuto voce in capitolo, perché un videogioco non è bello a vedersi quanto speravamo? Sicuramente no. Ma non è nemmeno giusto tacere e accettare qualsiasi cosa, perché così gli standard a cui ci siamo abituati si abbassano sempre più. Se volete la qualità, avete il diritto di dirlo civilmente e di votare con il vostro portafoglio, se necessario. Ma prima di sparare a zero con hashtag e critiche, assicuratevi di aver analizzato la situazione da tutte le angolazioni possibili.

Ossessionato da Le Bizzarre Avventure di JoJo e METAL GEAR, pensa che TRIGGER abbia salvato gli anime. Darebbe tutto pur di vedere un nuovo Trauma Center e il finale di Berserk; generalmente ti vuole bene, finché non gli parli di microtransazioni.

1 commento

  1. Non sono d’accordo. Premesso che le mancanze di spada e scudo non si limitano alla grafica (anzi, fosse solo quello il problema…), vorrei ricordare a tutti che gamefreak sviluppa lo stesso gioco dagli anni 90, innovando poco e niente. Il loro modello di JRPG era già vecchio anche ai tempi del primo DS, non solo per un comparto tecnico penoso ma per l’assenza di roba basilare nell’ambiente ruolistico come le missioni secondarie e la personalizzazione dell’alter ego. Per sviluppare spada e scudo hanno avuto 3 anni, e la verità è che in mano a uno sviluppatore competente, tipo level-5, il gioco avrebbe potuto fare faville. Perché non hanno mai lanciato un gioco di pokémon su console casalinghe nintendo? Perché non avrebbero avuto scuse riguardo al motore grafico anacronistico che fino a qualche anno fa usava ancora i dannati sprite. Non prendiamoci in giro, su. Gamefreak è a tutti gli effetti uno studio indie mediocre con troppi soldi, che vanno a finire nelle tasche dei piani alti anziché essere investiti in assunzioni e miglioramenti al motore grafico. Hanno persino avuto la faccia tosta di alzare il prezzo di 20€ in un titolo dove persino la componente di punta, i raid, viene gestita malissimo e funziona da schifo. Per favore, non difendiamo l’indifendibile.

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