Stranger of Sword City – Recensione

Stranger of Sword City – Recensione

stranger-of-sword-city-recensione-boxartProvate a immaginare un mondo magico, raggiungibile solamente da alcune persone e in maniera non proprio confortevole. Provate a immaginare di essere catapultati in questo mondo e di scoprire di avere alcuni poteri, come il sollevare gigantesche armi senza avvertirne l’effettivo peso e, allo stesso modo, indossare anche pesantissime armature senza soffrirne. Immaginate una città dove vivono diverse razze e dove altre persone come voi, chiamate Stranger ne sono a guardia, proteggendola da particolari tipi di feroci creature, chiamate Lineage, che solo essi sono in grado di sconfiggere. Molti quesiti si diramano nella nostra mente: quanti Stranger popolano Escario? C’è un modo per tornare a casa? Cosa sono i Lineage e perché infestano questo strano posto?

Stranger of Sword City è uno dei più recenti titoli ad approdare in occidente sotto l’etichetta Experience, Inc., sviluppatore di Students of Round, con il quale condivide lo stesso stile di gioco e anche lo stesso mondo, seppur siano ambientati in diverse ere. Uscito nel 2014 per PC e Xbox 360 solo in Giappone, approda dopo quasi due anni sulle nostre PlayStation Vita e Xbox One quasi per miracolo, vista la rarità di titoli validi di questo genere per ambedue le console. Sarà un titolo degno di nota o finirà nel dimenticatoio assieme a tanti altri? Non vi resta che proseguire a leggere per scoprirlo.

  • Titolo: Stranger of Sword City
  • Piattaforma: PlayStation Vita, Xbox One, PC
  • Genere: Dungeon Crawler RPG
  • Giocatori: 1
  • Software house: NIS America
  • Sviluppatore: Experience Inc.
  • Lingua: Inglese (testi), Giapponese (doppiaggio)
  • Data di uscita: 29 marzo 2016 (Xbox One), 29 aprile 2015 (PS Vita)
  • Disponibilità: retail, digital delivery
  • DLC: Non presenti
  • Note: Distribuito su Xbox One unicamente in digitale da Experience Inc.; versione testata: PS Vita

Strange World

All’inizio delle curiose vicende di Stranger of Sword City dovremo creare il nostro personaggio da zero scegliendo la classe (tra guerriero, mago, samurai e altre), la razza (saranno presenti umani e altre razze simili a quelle già viste nei normali giochi di ruolo ma con nomi diversi come Migmy o Ney) e statistiche varie, che verranno calcolate come in un qualsiasi gioco di ruolo da tavolo, caratteristica che in un dungeon RPG non potrà che far piacere agli amanti del fantasy. Una volta composto il nostro party di sei personaggi dovremo cercare di compiere svariate missioni nei dettagliati dungeon in prima persona proposti nel gioco, mentre il quartier generale degli Stranger sarà la nostra base operativa. Potremo modificare il nostro party, curare o farne rivivere i membri (a un prezzo piuttosto alto oppure aspettando tanto tempo, ragion per cui si consiglia un approccio cauto al gioco) e, attraverso il mercante di turno, non mancherà la classica funzionalità di compravendita di armi e armature. Potremo anche cercare di andare avanti con la non tanto esaltante storia del gioco, basata sulla caccia alle Lineage e sui Vessel, personaggi che scambieranno le gemme di sangue che otterremo dai mostri con alcuni divini poteri che ci garantiranno diversi bonus in battaglia, come la fuga assicurata o l’autocura in certe occasioni.

Durante l’esplorazione dei labirinti e durante i combattimenti a turni potremo giovare delle meraviglie dell’automatizzazione: per le battaglie la scelta automatica (che potremo impostare anche a velocità istantanea) sarà utile per accumulare esperienza, oggetti e valuta di gioco in maniera facile e veloce (e il gioco richiede un buon farming) mentre per la mappa potremo automaticamente raggiungere una destinazione già esplorata in precedenza senza alcuno sforzo, interrotti sul nostro cammino unicamente dall’incontro con i nemici. I combattimenti invece sono ben curati persino contro orde di avversari, che si intervalleranno per cercare di farci terminare in anticipo la nostra avventura. Le skill che ogni classe ci garantirà sono tante e ben articolate, ma dovremo tener conto anche, come al solito, del loro costo in mana, ma anche lo schieramento sul campo sarà fondamentale e, in base al tipo di arma e alla classe scelta, potremmo non avere la possibilità di attaccare un nemico se ci ritroveremo nelle retrovie. In ogni caso, trovo il sistema di combattimento piuttosto bilanciato, tranne che per alcuni incontri casuali con nemici troppo forti che, purtroppo, non incontreremo raramente; il consiglio è quindi quello di salvare spesso la partita per non ritrovarsi a dover ripetere ore di esplorazione e farming.

Afraid to shoot Strangers

Durante l’esplorazione di un dungeon, in particolari punti di essi, potremo effettuare delle imboscate ad alcuni gruppi di nemici che, di norma, trasporteranno un baule del tesoro di cui impadronirci. Grazie all’emblema presente alla base del baule e alla tipologia del baule stesso, potremo scoprire i vari tipi di oggetto contenuti all’interno del nostro scrigno. Se il contenuto non risulterà abbastanza appetibile per i nostri gusti potremo far passare i nemici, rischiando però che i successivi gruppi di avversari possano accorgersi delle nostre intenzioni, capovolgere l’effetto sorpresa e massacrarci di botte. Dovremo calcolare quindi se l’imboscata potrà valere il rischio, considerando anche il fatto che dovremo eliminare il capo dei nemici in poco tempo, prima che alzi i tacchi assieme al forziere che tanto bramiamo. Imparando le debolezze dei mostri e con un pizzico di fortuna diventeremo dei borseggiatori provetti. Provare ad effettuare un imboscata costerà alcuni Morale Point, che potremo accumulare nel corso delle battaglie: una volta effettuata, sia essa risultata produttiva o meno, il costo dei Morale Point necessari per poterla effettuare salirà, e solo l’uscita dal dungeon farà si che il costo torni quello stabilito all’inizio.

Stranger in a Strange Land

A colpire veramente in questo gioco, oltre all’elevata difficoltà, è lo stile grafico. Ambientazioni ma soprattutto nemici hanno una caratterizzazione unico, con alcune interpretazioni a metà tra il fantasy moderno e quello antico: ad esempio alcuni cuccioli di Idra che escono da un vecchio televisore a tubo catodico, oppure alla Vessel di nome Riu che appare come una via di mezzo tra una qualsiasi studentessa giapponese e un cavaliere medievale, con armatura annessa. In ogni caso il lavoro di Yoko Tsukamoto, con il design classico dei personaggi è veramente superbo, al contrario del nuovo lavoro ad opera di Oxijiyen, che porta al gioco uno stile dei personaggi simile a quello usato da Bengus su Street Fighter V di CAPCOM, ovvero uno stile carino per certe tipologie di gioco e di personaggi, ma inadatto sul titolo CAPCOM come anche su questo. Per il resto, sono rimasto piacevolmente colpito dallo stile del gioco, a metà tra classico e moderno: potrebbe tranquillamente passare come una campagna di D&D se non fosse per alcuni elementi stilistici in chiave futuristica presenti di tanto in tanto, che ci faranno ricordare che il mondo da cui proveniamo e il mondo di Escario sono in realtà due facce della stessa medaglia.

Don’t Look To The Eyes Of A Stranger

Come ultimo, distintivo paragrafo delle mie recensioni vado a elencare gli aspetti negativi di questo titolo. Al primo posto inserisco una delle caratteristiche fondamentali di questo genere di giochi ma, ahimé dimenticata nei titoli di ultima generazione, ovvero la compilazione automatica della mappa. In un gioco dove la difficoltà dei nemici e delle trappole presenti in un dungeon è assai ostica, il poter compilare la mappa aggiungerebbe immedesimazione e varietà al gioco, oltre ad un pizzico di paura nel voler affrontare alcune zone ignote. La difficoltà potrebbe essere un altro elemento da inserire in questo paragrafo ma, essendo cresciuto con Etrian Odissey e altri dungeon RPG molto più difficili, per me si è trattata di un’esperienza piacevole quanto una gita. Il comparto audio purtroppo, tranne per il doppiaggio in lingua originale, ha molto meno potere di conquistare come quello di Demon Gaze, suo predecessore che vanta di una colonna sonora piuttosto memorabile. Per carità, il lavoro effettuato da Naoaki Jimbo è un lavoro eccellente e pieno di atmosfere cupe ma non ho trovato personalmente delle tracce memorabili (e chi segue le mie recensioni saprà anche che a volte dedico anche un paragrafo intero al comparto musicale) quindi posso dare solo la colpa al mio udito o al fatto che non abbia apprezzato particolarmente questa OST rispetto ad altre (le uniche tracce che ho trovato espressive sono la traccia numero 10 dell’OST, 異邦人の軍歌 oppure la traccia numero 12, 傭兵の軍歌). Un altro fattore che davvero non mi è andato giù più di tanto è il fatto di dover aspettare interi giorni reali per far resuscitare alcuni personaggi caduti in battaglia (a meno che non si possegga il compenso adeguato che è sempre esageratamente alto): si tratta di un aspetto da non sottovalutare, che potrebbe risultare davvero frustrante per molti giocatori.

A chi consigliamo Stranger of Sword City?

Gli amanti dei dungeon RPG non dovrebbero farsi assolutamente scappare l’ultimo lavoro di Experience Inc., sia per la qualità del gioco stesso, sia per la povertà di titoli di questo genere su PS Vita e soprattutto su Xbox One. Stranger of Sword City ha tante classi ben sviluppate e può garantire ore e ore di divertimento anche grazie all’elevata difficoltà, la quale però potrebbe scoraggiare i neofiti in combinazione con la storia, non proprio entusiasmante ma al tempo stesso con qualche personaggio interessante.

  • Tante razze e classi diverse da utilizzare
  • Graficamente sublime per gli standard di un dungeon RPG
  • Gestione del party, delle skill e degli oggetti ben congegnata
  • Livello di difficoltà soddisfacente

  • Storia e comparto sonoro banali
  • Stile grafico alternativo inadatto al gioco
  • Non indicato per i neofiti
Strangers of Sword City
3.6

Un altro buon esponente del genere reso grande da Experience

Il genere di giochi di ruolo caratterizzati da scontri ed esplorazione in prima persona si arricchisce di un valido titolo sul quale passare ore e ore di genuino divertimento. Un gioco senza ombra di dubbio da consigliare agli amanti del genere, ma da sconsigliare ai neofiti, visto la complessità piuttosto elevata. Inoltre, il gioco stesso getta spiegazioni solamente per le prime fasi e per alcune caratteristiche basilari del gameplay, tralasciandone altre, importantissime, che solo chi ha giocato ad alcuni titoli simili usciti in passato riuscirebbe a capire. I neofiti dei dungeon crawler farebbero quindi meglio ad approcciarsi prima a qualcos’altro di più leggero, mentre gli esperti possono benissimo acquistarlo con la sola preoccupazione di una storia banale e con davvero pochi colpi di scena.

Ha reagito all'annuncio di Bloodstained: Ritual of the Night come Paolo Brosio con il Papa. Termina Golden Axe almeno una volta al mese. Da dieci anni.