Ayashimon – Recensione

Abbiamo recensito Ayashimon, la nuova opera in tre volumi dell'autore di Hell's Paradise, edita in Italia da Planet Manga

Ayashimon – Recensione

Chi di voi non vorrebbe diventare forte come Goku? Magari passando le giornate a combattere nemici sempre più forti? Lo stesso desiderio lo aveva Maruo, protagonista di Ayashimon, serie di tre volumi scritti e disegnati da Yugi Kaku ed editi in Italia sotto il marchio Panini Planet Manga, a differenza della precedente opera Hell’s Paradise – Jigokuraku, targata J-POP.

Questo cofanetto merita o meno di essere aggiunto alla vostra libreria? Non è una domanda così semplice, e il perché lo scoprirete come sempre leggendo la nostra recensione!

Ayashimon – Recensione

  • Titolo originale: アヤシモン (Ayashimon)
  • Titolo italiano: Ayashimon
  • Uscita italiana: 21 settembre 2023
  • Uscita giapponese: 4 marzo 2022
  • Numero di volumi: 3
  • Casa editrice: Planet Manga
  • Genere: Sovrannaturale, combattimento, crimine
  • Disegni: Yuji Kaku
  • Storia: Yuji Kaku
  • Formato: Brossurato, 11,5 x 17,5
  • Numero di pagine: 192 B/N

Abbiamo recensito Ayashimon tramite volume stampa fornitoci gratuitamente da Panini Comics.

I soldi fanno la felicità

In questo eccentrico mondo esiste una nota organizzazione di criminali, la Ayashimon, una sorta di Yakuza che però è composta da Yokai, ovvero creature del folklore giapponese dotate di poteri sovraumani. Quando il loro boss muore l’organizzazione entra in subbuglio, e Doppo, che diventa il nuovo presidente, prova a sottomettere le varie fazioni con il pugno di ferro.

Urara, una ragazza in fuga proprio da alcuni dei suoi scagnozzi, si imbatte nel nostro protagonista come nei cliché più abusati: il fortissimo Maruo è un ragazzo con un’infanzia problematica che non ha ancora trovato il suo posto nella società, ma non per questo si è perso d’animo; allenandosi come i suoi personaggi preferiti (gli eroi dei manga che ha letto) ha acquisito una forza mostruosa in grado di contrastare gli Yokai pur trattandosi di un umano, ed è proprio così che salva la ragazza in fuga. Ed è così che Maruo intravede finalmente il proprio obiettivo, la sua ragione di vita: farsi assumere da Urara per proteggerla dalle grinfie degli Ayashimon.

La fuggitiva è infatti una Yokai piuttosto importante nel panorama governativo sovrannaturale, e sfruttando il ragazzo come guardia del corpo proverà a recuperare ciò che le è stato ingiustamente sottratto. Ma chi è veramente e per quale motivo la volevano uccidere? Troppi spoiler! Lo scoprirete solamente leggendo i tre volumi di Ayashimon.

La dura legge del più forte

L’aspetto che balza all’occhio già dalle prime vignette è la consistenza dell’ingranaggio centrale che muove le azioni di questo manga: essere il più forte. Maruo è cresciuto soffrendo per la sua impotenza di fronte alle difficoltà familiari e sociali, e per questo si è rifugiato in uno dei mondi dove i protagonisti non cedono mai di fronte alle avversità, diventando costantemente più forti: quello dei manga. Da JoJo, a Dragonball, sino a Ken il guerriero (state attenti ad alcuni spoiler per Rocky Joe e la saga di Phantom Blood) il nostro protagonista ricerca la forza per non perdere. Come poche altre volte abbiamo qualcuno che lotta per il piacere di farlo, e non spinto da traumi, patemi o turbe personali, che pure sono accennate, ma non entrano mai prepotentemente nel vivo.

Questo è però anche il primo punto debole del manga, perché le motivazioni si fermano qui (anche se per cause maggiori) e basando tutto su questa linearità non ci viene fornito nulla di nuovo rispetto ad altri titoli di combattimento: il genere è reinterpretando quanto basta, e le ambientazioni sono fruttuose, ma tutto si riduce ad alternarsi di manifestazioni di forza regolate sotto forma di “duelli” (ad eccezione di una piacevole sorpresa). E comunque, diciamolo, dopo One Punch Man, con le sue rievocazioni parodistiche, è difficile trattare l’argomento “sono diventato forte con allenamenti assurdi” raggiungendo vette simili. Insomma, il protagonista che urla “è come un manga, non lo trovi eccitante?” prima di iniziare l’ennesima rissa è un buon inizio, ma nulla più.

Di Yakuza e di Yokai

Ayashimon, nel 2022, ha avuto il coraggio di puntare su dei contenuti che sono stati parecchio ripresi (e sfruttati) negli ultimi anni, ovvero quella delle creature sovrannaturali giapponesi: basti pensare a tutti i riferimenti presenti nello strepitoso Jujutsu Kaisen, alle avventure di Kemono Jihen o di Noragami, dalle scene più crude alla Urataro o Ushio e Tora, sino a quelle goliardiche alla Ayakashi Triangle. Tanti successi certo, ma ci sono altrettanti fallimenti dettati dalla difficoltà di distinguersi. In questo caso il tocco di originalità è dato dal miscelare la componente sovrannaturale a quella degli Yakuza: come ci viene spiegato in quest’opera gli Yokai sono creature che non distinguono il bene dal male e gli Yakuza seguono la loro strada nel bene e nel male, una buona combinazione. “Business is business” diremmo nel primo volume, tuttalpiù quando scopriamo che queste entità sono composte dagli stessi oboli dei fedeli e si tramutano in monete quando vengono uccisi; sono le “donazioni” dei fedeli a tenerli in vita, un po’ come le preghiere per Noragami. I famoso manga di Adachitoka non è l’unico con il quale condivide concetti cardine: abbiamo per esempio il “marebito” di Mononogatari, l’affiliazione per clan del Signore dei Mostri, e persino qualche riferimento ai granfi classici del passato come Inuyasha.

Sull’altro fronte, ricordiamoci che il tema della Yakuza è sempre un po’ particolare nei manga: sono tanti in titoli come “La via del grembiule” o “Sakamoto Days” che puntano sugli aspetti comedy per riscuotere successo, diversamente dai titoli più freddi del passato, come Sun Ken Rock, o ancora peggio, in Sanctuary; aspetti che vediamo poco oggi, come in My Home Hero. Nonostante i membri dell’Ayashimon siano appunto rappresentati come mostri ci sono vari distinguo anche in questo caso, con vari gruppi mostrati sotto una buona luce; ma nei manga tutto è concesso, e questo è anche la loro bellezza!

Spiacenti, niente bis!

Arriviamo al Kappa nella stanza: la conclusione anticipata della serie. Quando Hell’s Paradise non era ancora diventato l’ennesimo successo stagionale targato Mappa (qui la nostra recensione nella serie dei migliori anime primavera 2023) e poco dopo il termine dell’omonima serie cartacea (2021), Tuji Kaku si era già messo al lavoro con la sua nuova opera per la famosa Weekly Shonen Jump. Tuttavia, nonostante l’inizio accattivante che aveva catturato i fan della rivista, la serie è andata scemando nei consensi e nella pubblicazione, anche a causa della salute del mangaka e alle problematiche legate al Covid. Tutto ciò ha costretto l’autore a chiuderla anticipatamente, e purtroppo in modo sbrigativo e abbozzato: si tratta di un finale aperto, che però agli occhi del lettore è qualcosa ancora peggiore rispetto all’aver tagliato delle parti per fare una conclusione coerente: ho trascorso tutto l’ultimo volume a ragionare sul possibile finale, smettendo di godermi disegni e trama. In aggiunta, questi tre volumi lasciano troppi spunti mai spiegati, con altrettante nozioni inconcludenti, scene mancanti, e non in un modo alla Duranki dove il contesto e l’accompagnamento addolciscono l’amara conclusione, facendoci comunque apprezzare l’opera ed esclamare “peccato che non vedrò mai la continuazione”, ma in un modo così spedito e inatteso che rimane quasi esclusivamente della delusione. Speriamo che tutto ciò non incida sulle future pubblicazioni dell’autore.

Tradizione e novità

Nonostante alcune tavole qualitativamente alte, anche l’aspetto grafico risulta nel complesso traballante, soprattutto paragonandolo alla precedente opera: i disegni hanno ovvi riferimenti a Fujimoto (anche per la storia storia, come in Fire Punch) dovuto al passato dell’autore.

Uno stile che, pur ricordando Hell’s Paradise nelle espressioni e nei retinati (anche se variano l’uso dei neri) strizza l’occhio ad atmosfere più antiche, come quelle dei manga indicati in precedenza. La scena delle torture, le decorazioni della protagonista, le trasformazioni e alcuni riferimenti sembrano pescare direttamente dalle storie tradizionali. D’altro canto, i combattimenti possono ricordare alcune scene di Fire Force, e i personaggi quelli di Chainsaw Man, soprattutto per quello stile “abbozzato” con linee sottili e ripetute, che ha fatto tanto figo nell’opera. Disegni che fino all’inizio del secondo volume aiutano a catturare l’attenzione, e tuttavia notiamo un livello grafico sottotono, con alcuni cambi inspiegati di stile e scene abbozzate procedendo verso la fine. Una considerazioni anche sui personaggi: le caratteristiche di Maruo non lo rendono purtroppo degno di nota, così come per la maggior parte dei personaggi, mentre Urara, per quanto sfrutti dettagli già usati, è forse quella che risalta di più. Insomma, non sarà un lavoro degno del precedente, soprattutto per gli scenari, ma non è nemmeno un’opera di basso livello e sicuramente non meritava questa fine.

Nel mondo della yakuza si nascondono gli Ayashimon, spiriti che per ottenere un corpo si nutrono di timore e denaro. Maruo è un essere umano che si ritrova invischiato in una devastante guerra tra bande… Diventerà abbastanza potente da rivaleggiare con mostri e demoni? Consigliato ai fan di Jujutsu Kaisen.

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A chi consigliamo Ayashimon?

Se anche avete apprezzato l’autore grazie a Hell’s Paradise non è detto che questa storia breve sia nelle vostre corde, per le tinte più retrò, ma soprattutto per la conclusione. Onestamente mi sento di consigliare questa trilogia solo ai collezionisti che, un po’ come per le varie serie brevi di Oh Great!, vogliono possedere tutte le sue pubblicazioni (inoltre il cofanetto si trasforma in un poster!). Anche gli amanti dei titoli citati in precedenza o degli shonen di combattimento potrebbero apprezzarlo, soprattutto per il costo contenuto, ma non crediate di trovarvi di fronte a una perla nascosta. Lo sconsigliamo invece ai lettori alle prime armi, i quali si ritroverebbero spiazzati dal genere e dal finale. Una considerazione finale, non fatevi frenare dal bollino per adulti: marchiare questo titolo con il “rosso” è davvero esagerato, soprattutto se si pensa che ci sono in giro volumi “verdi” con più sangue e argomenti più pesanti.

  • Contenuti dedicati agli Yokai piacevoli e curati
  • Buona premessa per il protagonista
  • Ambientazioni e atmosfere azzeccate

  • Trama superficiale
  • Character design solamente abbozzato
  • Conclusione affrettata e aperta
Ayashimon
2.7

Se non eccelli, scompari

Come molti altri buoni titoli che non sono partiti con il botto (vedasi Zobie Powder di Tite Kubo, seppur in modo differente) Ayashimon rientra nelle opere che avevano molto da offrire, ma che resteranno nel limbo di quelle troncate. Costruzione narrativa e stile nella media, qualche pecca nella gestione e caratterizzazione dei personaggi (persino giustificabile se pensiamo al mancato proseguimento) ottimi spunti e un ambiente che lasciava ampie manovre, sia per i combattimenti che per la trama, nonostante la troppa linearità. Il nostro voto però deve tener obbligatoriamente conto della conclusione, fondamentale in un manga di tre volumi, che necessariamente erode molti dei buoni propositi. In conclusione, nonostante i difetti, Ayashimon aveva messo solide basi per una storia affascinante, ma è stato stroncato da un mercato troppo impaziente di avere il successo istantaneo, in molti casi a discapito della qualità. L’abbondanza di materiale, e quindi di facili rimpiazzi, non permette la calma.

Scrittore per passione, dopo aver scoperto la pozione che preserva i capelli e l’anima, la usa su di sé per terminare il dottorato in ingegneria ambientale. Utilizzando la magia infusa nelle parole tenta da anni di convertire gli eretici alla cultura giapponese. Adora il metal, i videogiochi, manga e fumetti, l leggende celtiche, e tutto ciò che si può fare mangiando cioccolata all’ombra di una montagna.

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