AKIRA – Recensione del film d’animazione

Dal 18 aprile torna nei cinema italiani AKIRA, il capolavoro senza tempo di Katsuhiro Ōtomo. Ecco la nostra recensione di questo storico lungometraggio

AKIRA – Recensione del film d’animazione

Da ormai quasi mezzo anno si è concluso in Italia l’isterismo che ha colpito addetti ai lavori e non nei confronti del nuovo Blade Runner 2049. Sembra, però, che molti abbiano dimenticato l’impatto culturale che ha avuto il primo lungometraggio tratto dal romanzo “Do androids dream of electric sheep?”, e ancor di più si ignora invece l’importanza che ha avuto sul panorama cinematografico mondiale un vecchio film d’animazione chiamato AKIRA, che tornerà nei cinema italiani questo 18 aprile con un doppiaggio inedito.

AKIRA vide la luce nel 1988, ovvero sei anni dopo l’uscita del primo Blade Runner, e che condivide con il grande titolo di Ridley Scott un peso specifico enorme: aver completamente rivoluzionato (o forse sarebbe meglio dire fondato) il genere Cyberpunk nella cinematografia. È inoltre uno dei primi lungometraggi d’animazione a trattare l’argomento, con un taglio molto accattivante, segnando un solco indelebile del quale tutte le opere future dovranno tenere conto; mi limiterò a citare Evangelion o Ghost in the Shell per tenermi su nomi noti. Questo è basato sull’omonimo manga di Katsuhiro Ōtomo, pur non condividendo in toto la trama e il finale. L’autore ha dovuto porre una separazione fra la mastodontica opera scritta, che all’epoca dell’uscita del film non aveva ancora ricevuto una conclusione, e appunto il lungometraggio, motivo per il quale, a tratti, può risultare un po’ ostico nella comprensione. Serve necessariamente una seconda visione per essere interiorizzato al meglio, nonchè una lettura completa dell’opera originale per soddisfare la fame che colpisce lo spettatore al termine della visione, mettendolo alla ricerca disperata di risposte a interrogativi sollevati durante la visione del film.

Mettiamo quindi nero su bianco una considerazione preliminare: AKIRA non è di facile intuizione o spiegazione, bisogna cercare di considerare il contesto sociale nel quale la storia prende forma e possedere un minimo di familiarità con i principi cardine della sottotrama della fantascienza chiamata appunto cyberpunk. In questa recensione cercherò di fornire, e nel contempo spiegare, questi principi cardine sperando di richiamare nelle menti dei più attenti lettori dei concetti già posseduti.

Hypersonic Effect

Il film si apre con la deflagrazione di una bomba atomica su Tokyo: inizia la Terza Guerra Mondiale.

Successivamente un salto temporale ci porta nel 2019 – Neo Tokyo è stata costruita sulle macerie della vecchia megalopoli ma, purtroppo, la città (e in generale il Giappone) è alla deriva: bande di teppisti motociclisti sfilano per le strade della terrorizzando i cittadini, dei quali molti sono studenti e giovani lavoratori che combattono una sanguinosa guerra civile contro il governo, il quale non investe soldi nella riorganizzazione della vita civile post bellica ma impegna tutti i fondi per il finanziamento del segretissimo Progetto AKIRA. I protagonisti del film sono giovani ragazzi di una gang il cui capo è Kaneda, un adolescente che se ne infischia di qualsiasi regola e vive la vita compiendo scorribande coi suoi compari ai danni della gang rivale: i ClownTetsuo, il più giovane del gruppo, prova particolare interesse e ammirazione nei confronti del suo capo, ma condivide col suo capo un rapporto basato su odio/amore. Nonostante ciò, Kaneda, lo tratta come un fratello minore proteggendolo ma ricordandogli ogni qual volta che lui è il capo mentre Tetsuo è ancora un bambino.

Tetsuo non vive affatto bene questo declassamento e prova ad apparire in tutti modi agli occhi di Kaneda come un duro del suo livello, arrivando al punto di voler attaccare da solo i Clown per dimostrare il suo valore. Lo scontro che ne scaturisce porta il gruppo a perdere le tracce di Tetsuo per qualche minuto, finché non ritrovano lo stesso sdraiato a terra, dopo essere caduto dalla moto per evitare di investire un ragazzino dalle strane sembianze, apparso misteriosamente a centro strada.

Mentre i giovani si raccolgono nei pressi di Tetsuo per valutare la sua condizione, un elicottero dell’esercito arriva sul posto e la zona viene blindata, i militari raccolgono il corpo di Tetsuo (nonostante le proteste dei suoi amici che vengono tutti arrestati) e lo strano bambino viene portato via. I giovani perderanno le tracce del loro amico, il quale verrà portato in un laboratorio segreto, dove subirà una serie di esperimenti che lo porteranno a possedere dei poteri psicocinetici: in questo modo verrà risvegliata nel suo carattere la volontà di apparire come il migliore. Purtroppo la situazione andrà subito fuori controllo, e Tetsuo inizierà a seminare il caos in tutta Neo Tokyo, diventando incontrollabile. Toccherà a Kaneda affrontarlo, affiancato da una sostenitrice di un gruppo di rivoluzionari e con l’aiuto di altri bambini che possiedono le stesse capacità di Tetsuo, tutti purtroppo rapiti e diventati cavie per i test del Progetto AKIRA.

Prima di procedere con l’analisi del lungometraggio è necessario fornire un dettaglio: questo film è stato concepito come un’opera la cui parte animata è stata disegnata dopo la creazione della colonna sonora, si può quindi affermare che i brani hanno influito enormemente nella scelta dei disegni e delle ambientazioni del film. Detto ciò, le musiche presenti nel film sono straordinarie, coinvolgenti e provocheranno una dipendenza nell’ascoltatore. Tutto questo è stato appositamente voluto e studiato dall’autore della colonna sonora, il Dr. Shoji Yamashiro, il quale con il suo gruppo musicale chiamato Geinoh Yamashirogumi, composto anche da turnisti amatoriali, ha deciso di studiare il suono con un approccio scientifico  in modo da ottenere un risultato molto particolare. Da qui l’immersività dei brani  che vengono utilizzati per alimentare la sensazione angosciante data dall’ambientazione fantascientifica dell’opera.

Un’altra considerazione da fare è riguardo il doppiaggio, poiché anche i dialoghi sono stati registrati prima dei disegni. Non è il caso di aprire una discussione sulla questione “meglio vedere un film straniero sottotitolato oppure doppiato?” tuttavia, il dibattito sul doppiaggio di AKIRA è ancora oggi aperto al punto tale che potete leggere più approfonditamente e farvi un’idea sulla questione facendo una piccola ricerca sulla rete. In sostanza, il doppiaggio storico distorce alcuni dialoghi del film, ed è consigliata la visione tramite sottotitoli presenti in tutte le edizioni BluRay/DVD dell’opera. Personalmente sono rimasto soddisfatto dal doppiaggio, anche se alcuni dialoghi sono poco comprensibili nella versione doppiata ma, rivisti sottotitolati, acquistano un senso maggiore.  Mi sento di consigliare la prima visione nella versione doppiata e la successiva sottotitolata.

Neo Tokyo IS ABOUT TO E.X.P.L.O.D.E.

Come detto precedentemente, i primi fotogrammi del film sono riservati a un grande topos del cyberpunk o comunque della fantascienza post bellica: l’esplosione di una bomba nucleare.

Negli anni ’80, all’apice della Guerra Fredda, le persone venivano continuamente bombardate da ultimatum che provocavano paure e tensioni riguardanti non solo i due grandi schieramenti, ma soprattutto le zone considerate alleate alle superpotenze. In questo clima, gli artisti contemporanei (i quali, secondo riflessioni filosofiche e storiche, considerati più pronti a vivere ed esprimere il momento tramite l’arte) trattavano l’argomento prendendo enormemente spunto per le proprie opere. In particolar modo il Giappone vive uno stato di tensione nei confronti di questa situazione perché due bombe nucleari le ha già subite e, quindi, Ōtomo riparte proprio da qui, da una nuova esplosione nucleare che sconvolge per l’ennesima volta il Sol Levante.

Il risultato di questa esplosione trent’anni dopo ci mostra una città, che ora si chiama Neo Tokyo, pronta a ripartire: il Giappone, infatti, ospiterà le nuove Olimpiadi (e forse Ōtomo ci aveva visto lungo, dato che le Olimpiadi del 2020 si terranno proprio a Tokyo). Tutto questo clamore però è una farsa, la condizione sociale che vivono gli abitanti di Neo Tokyo è assolutamente degradante: essi sono costretti da un lato a combattere il proprio Governo che risponde con l’utilizzo delle forze armate per tenere sotto controllo la situazione e dall’altro lato a rifugiarsi in squallidi quartieri popolati da tossicodipendenti e gente malfamata.

Assistiamo però a delle panoramiche della città molto accattivanti che mostrano una metropoli piena di colori, luci, negozi, musiche e tutto ciò che può confondere i non attenti, e far sembrare che Neo Tokyo sia un paradiso dove vivere mentre poco lontano c’è la morte. Forse i campi larghissimi del primo Blade Runner dovrebbero ricordarvi qualcosa, altro elemento che accomuna le due opere essendo fondante del tema cyberpunk: le insegne luminose che irradiano le metropoli sono fondamentalmente uno specchio per le allodole.

Di contro, il Governo giapponese non mostra alcuna volontà di riprendersi economicamente e aiutare i più deboli, spendendo tutto il possibile per un progetto militare chiamato AKIRA. Chiaramente, per i militari la potenza bellica viene ancor prima di tutto, e durante il film assisteremo persino a un colpo di stato ai danni di una classe politica poco influente, che dimostra tutta la cattiveria che può raggiungere un corpo militare al comando di uno stato. Non sono solo i cittadini però a subire le decisioni prese da un comandante militare senza scrupoli, sono dei bambini infatti le cavie del progetto AKIRA. Qui, Ōtomo porta a compimento un percorso iniziato già nelle sue opere precedenti: inserire in uno sfondo storicamente plausibile e contemporaneo un elemento fantastico come il potere telecinetico utilizzato da dei ragazzi/bambini.

In questo ambiente è più che normale che dei ragazzi affrontino la propria esistenza priva di valori e di certezze come meglio credono, e quindi seguendo la regola aurea del “mi piace e me lo prendo” formando modelli di aggregazione molto simili alle tribù dove il capo deve continuamente dimostrare la propria superiorità ai danni di coloro che osano affrontare la sua gang o mettere in discussione la sua leadership.

Il protagonista della nostra storia non rappresenta quasi nessun valore positivo (più avanti avremo modo di ritrattare questa tesi iniziale) e viene ammirato proprio per il suo comportamento anticonformista e, come spesso accade, i modelli negativi finiscono per impressionare molto più a lungo le giovani menti come quella del coprotagonista/antagonista Tetsuo, il cui unico obiettivo è apparire grande e valoroso agli occhi di Kaneda. Da qui l’azione nel film prende vita, in pochi momenti assistiamo alla trasformazione non solo fisica ma anche caratteriale di Tetsuo che, dotato di straordinari poteri, decide di sfruttarli a suo vantaggio seminando il panico alla ricerca di risposte su cosa sia AKIRA.

Il rapporto fraterno dei due protagonisti è molto importante nell’opera di Ōtomo, la disgregazione sociale affievolisce anche i rapporti più intimi. In una società dominata dal caos non possiamo rifugiarci neppure nei sentimenti più comuni dell’uomo, quali l’amore e l’amicizia, i quali non vengono mai vissuti pienamente. In questo senso, assistiamo più volte durante il film in rapida sequenza a flashback e flashforward nei quali i ricordi si disgregano lentamente. Tetsuo non riesce più a ricordare tutto ciò che Kaneda da “fratello maggiore” ha fatto per lui.

Let’s run away somewhere

Come detto in altre sedi, il temine capolavoro è ormai troppo inflazionato, ma AKIRA non può essere definito altrimenti. Spero che il lungometraggio vi spinga a leggere la colossale opera scritta poiché amplia a dismisura l’ambientazione, sviluppando i temi che nel film per mancanza di tempo sono appena sfiorati. Nonostante ciò, AKIRA è un film da vedere, perché ha letteralmente messo il cinema d’animazione giapponese sulla mappa mondiale: non ve ne pentirete.

Imperdibile