Nami yo kiitekure (Born to Be on Air!) – Recensione della serie animata

Giunge al termine dopo 12 episodi l’adattamento animato di Nami yo kiitekure!, tratto dal manga di Hiroaki Samura e disponibile su VVVVID. Ecco la nostra recensione completa

Nami yo kiitekure (Born to Be on Air!) - Recensione della serie animata

Nami yo kiitekure, conosciuto qui in Italia come Born to be on air!, è un manga di Hiroaki Samura in corso dal 2014 con sette volumi all’attivo, che nella stagione primaverile ormai giunta al termine ha goduto di un adattamento animato. Conclusosi lo scorso 20 giugno con 12 episodi, l’anime mi aveva subito colpito in positivo e nelle prime impressioni di Nami yo kiitekure mi esprimevo fiduciosamente per la riuscita di questo progetto, visti i precedenti non proprio fortunati con la trasposizione dei lavori di Samura sul piccolo schermo. Fiducia che è stata ampiamente ripagata, visto che finalmente posso dirlo: Nami yo kiitekure, oltre a essere una serie di pregevole fattura, è allo stato attuale il miglior adattamento animato di un manga di Hiroaki Samura.

Riepiloghiamo per completezza i dettagli di questa produzione. L’anime di Nami yo kiitekure, annunciato per la prima volta nell’ottobre del 2019, è realizzato presso lo studio Sunrise con la regia di Tatsuma Minamikawa e traspone in 12 episodi il contenuto dei primi 4 volumi del manga, in maniera non lineare e con un finale originale (di cui parlerò più avanti) che sembra chiudere ogni possibilità di un seguito. Nel nostro paese l’anime è stato licenziato da Dynit che lo ha trasmesso in simulcast con sottotitoli in italiano sulla piattaforma di streaming VVVVID.

Nami yo kiitekure è ambientato ai giorni nostri a Sapporo, in Hokkaido. La protagonista è Minare Koda, ragazza loquace ed esuberante che lavora come cameriera in un ristorante di curry. Dopo essere stata tradita e lasciata dal fidanzato Mitsuo si ubriaca in un bar e, sotto l’effetto dell’alcol, si sfoga con Kanetsugu Mato, un uomo di mezza età presente nel locale in quel momento. Quello che Minare non sa è che Mato è il responsabile e direttore di una stazione radiofonica dell’Hokkaido abbastanza famosa. Impressionato dalla vivacità e dal talento vocale della ragazza, Mato registra in segreto lo sfogo di Minare e il giorno successivo, a sua insaputa, decide di trasmetterlo in radio. Incredula, la protagonista si reca immediatamente presso la sede della stazione per sporgere denuncia, ma il direttore le propone di fare sul momento un ulteriore tentativo come speaker: è l’inizio per Minare di una nuova carriera nell’affascinante mondo della radio.

Nami yo kiitekure (Born to Be on Air!) - Recensione della serie animata

Dopo la visione di tutti gli episodi, posso confermare le ottime impressioni iniziali che la serie mi aveva dato nelle prime tre puntate. Ci troviamo di fronte a un adattamento fedele e rispettoso del materiale di partenza, pur con i cambiamenti apportati, che denota la passione dello staff di Sunrise e che ci regala uno dei migliori anime della stagione primaverile del 2020. Come ho già avuto modo di esporre nel precedente articolo, l’opera è un perfetto di mix di slice of life, commedia (a tratti sentimentale, a tratti bizzarra e surreale) e racconto di formazione che vede al suo centro la vulcanica protagonista, Minare Koda. Una figura loquace, sempre pronta alla lamentela e all’autocommiserazione, sfortunata in amore e alla ricerca disperata di una svolta nella sua vita. A molti potrebbe apparire fin troppo sopra le righe, ma si tratta di una falsa impressione perché la sua caratterizzazione e soprattutto la straordinaria prova vocale della doppiatrice Riho Sugiyama (uno dei talenti emergenti dell’industria) la rendono semplicemente adorabile.

Come da tradizione dei manga di Samura, anche il resto del cast si presenta variegato e pieno di personaggi interessanti e ben caratterizzati, pur nei loro tratti (all’apparenza) stereotipati. Tutti quelli con cui Minami interagisce, nell’ambito della sua nuova carriera di speaker radiofonico o in quello del ristorante di curry, hanno qualcosa da dire e non sono mai delle semplici figure di contorno. Oltre al rapporto con il suo nuovo “mentore” Mato e con la gentile e graziosa Mizuho, la cui amicizia con la protagonista sfocia quasi nello yuri, abbiamo quello con Nakahara, suo collega nel ristorante e perdutamente innamorato di lei, e con Makie Tachibana, ragazza misteriosa e riservata che irrompe nella vita di Minare e Nakahara a seguito di un particolare evento. Menzione speciale per Shinji Oki, il vicino di casa della protagonista, a cui è riservato uno dei momenti più esilaranti e geniali dell’intera serie, dico solo una parola che chiunque abbia letto il manga o visto l’anime capirà subito: montone.

Ma oltre alla commedia, che rappresenta la componente principale, Nami yo kiitekure è anche un bellissimo omaggio al mondo della radio, messo in atto con un’attenzione ai dettagli e una cura per i particolari che evidenziano il grande lavoro di documentazione di Samura per la creazione di questa serie, e che confermano il talento e la versatilità di uno dei più grandi mangaka in circolazione. L’attenta regia di Tatsuma Minamikawa (che a breve vedremo nella seconda stagione di Fire Force) traspone senza sbavature tutti i punti di forza dell’opera, grazie a disegni e animazioni di qualità non eccelsa ma consistenti per tutta la durata della serie, e migliorando uno dei pochi punti negativi della versione cartacea: l’abbondanza di dialoghi. Intendiamoci, anche nella sua forma animata Nami yo kiitekure è molto prolisso e pieno di scambi di battute, e questo potrebbe non essere apprezzato da coloro che fanno fatica a seguire una serie con i sottotitoli in italiano, ma è comunque molto più scorrevole in questo contesto piuttosto che nell’altro.

L’unica nota stonata di questo adattamento, che non pregiudica il mio giudizio molto positivo ma che rappresenta una piccola macchia indelebile, è l’ultimo episodio. Come ho già anticipato, la serie termina con un finale originale, inedito nel manga, che probabilmente chiude ogni porta a un possibile seguito che adatti i volumi successivi. Questo in fin dei conti non sarebbe neanche un vero problema, vista la natura puramente promozionale del 99% delle produzioni animate giapponesi, quanto piuttosto il fatto che quello che succede nell’episodio conclusivo rappresenta a tutti gli effetti uno stratagemma poco ispirato per terminare la serie con un climax che non era assolutamente necessario. Non posso dire di più onde evitare spoiler, ma era lecito aspettarsi qualcosa di più coerente e meno forzato.

All we hear is Radio Hokkaido

Nami yo kiitekure (Born to Be on Air!) - Recensione della serie animata

In conclusione, Nami yo kiitekure non è solo una delle serie più meritevoli della stagione primaverile del 2020, ma (e finalmente posso dirlo) rappresenta allo stato attuale il miglior adattamento animato di un manga di Hiroaki Samura, artista dallo stile unico e inconfondibile sia a livello narrativo che grafico. Nami yo kiitekure è una piacevolissima commedia che mescola demenzialità, sentimenti e vita quotidiana dove l’autore inserisce un omaggio sincero e diretto a un mondo, quello della radio, ormai sempre più in declino. Un cast di personaggi accattivanti e ben caratterizzati, dominato dalla carismatica e adorabile protagonista Minare Koda, rappresenta la ciliegina sulla torta di un prodotto lontano da quello che il mondo degli anime offre tipicamente, e che proprio per questo vi consigliamo senza remore. Peccato per l’episodio finale, una piccola caduta di stile dopo 11 puntate di ottimo livello, ma non si tratta di un difetto che ne compromette la godibilità.

Affascinante, come la sua protagonista

Figura mitologica, ossessionata da tutto ciò che proviene dal Giappone, che ama districarsi abilmente fra mille impegni e buoni propositi che non realizzerà mai. Quando non impugna un controller, si diletta a guardare anime e leggere manga di dubbio gusto. Tendenzialmente ti vuole bene, soprattutto se gli parli delle serie Trails, Ys e Utawarerumono.

1 commento

  1. Non mi ha preso troppo, ma comunque mi è piaciuto.

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