Lucca Changes, ma poteva anche restare com’era

Una riflessione sui profondi cambiamenti di Lucca Comics & Games per quest’anno e quelli a venire: Lucca Changes ha perso la sua dimensione

Lucca Changes, ma poteva anche restare com’era

Cambiamento, cambiamento, cambiamento. In un mondo post-COVID (anche se ci siamo ancora dentro fino al collo) si sente parecchio parlare di questo concetto, sbandierato come un proiettile magico, una panacea che risolve tutti i problemi. Se questo è ben più che giustificato in alcuni ambiti (ad esempio, cambiamo le nostre abitudini igieniche per prevenire la diffusione del virus) in altri viene utilizzato un po’ come buzzword, come parola d’ordine che non vuol dire nulla; cambiare per il gusto di farlo, oppure per nascondere una verità diversa come nel caso della manifestazione nerd più amata d’Italia: il Lucca Comics & Games che, come in un altro articolo di un po’ di tempo fa, ora mi tocca comparare all’E3, un’ombra del passato che temo non rappresenti più una comunità di appassionati ma solo gli interessi di grandi publisher.

Mettiamo subito le mani avanti: una fiera del genere, il Lucca Comics a cui eravamo abituati, in piena pandemia rampante, era ovviamente logisticamente infattibile senza qualche e sottolineo “qualche” cambiamento. Ma non questi. Nei giorni della manifestazione la città toscana viene letteralmente invasa da centinaia di migliaia di appassionati da tutto il mondo, e tra viuzze strette di un borgo storico e padiglioni sovraffollati trovo veramente difficile rispettare distanze di sicurezza, evitare assembramenti, e simili. Ero fra gli scettici, fra chi credeva che insomma, le fiere del fumetto proprio quest’anno non si sarebbero potute fare. Poi ho visitato la più vicina a me che ha resistito alla pandemia, ovvero l’edizione 2020 dell’ALEComics di Alessandria, che mi ha convinto: questo tipo di eventi si possono fare eccome, basta ripensarli e adattarli alla situazione in corso, senza snaturarli per questo e per gli anni a venire, come sembra verrà fatto nel caso della manifestazione nel capoluogo toscano.

L’ALEComics si è svolto nella Cittadella di Alessandria, una fortificazione nata come fortezza militare del regno di Sardegna e riadattata negli anni come spazio per eventi all’aperto. Quest’anno si è scelto di spostare tutti gli stand di negozi ed espositori completamente all’aperto e di dedicare l’unico spazio chiuso alla Self Area, quella per le autoproduzioni e gli artisti emergenti. Il grande cortile interno è stato lasciato libero per il palco e per gli eventi musicali, oltre che per i chioschi di cibarie. Le visite totali sono state di circa 10.000 visitatori spalmati su due giorni, in uno spazio molto più ristretto, e tuttavia si è riusciti a rispettare adeguatamente gli standard di sicurezza. Abbondavano mascherine, gel disinfettante e servizi d’ordine per mantenere distanze e comportamenti leciti, e col senno di poi possiamo certificare che a quanto pare l’evento non si è trasformato in un enorme focolaio. Sono passate oramai due settimane, e i contagi in zona sono rimasti (per fortuna) stabili.

Insomma, bruscolini rispetto ai 30.000 metri quadri di Lucca e al quasi mezzo milione di visitatori, ma siamo proprio sicuri che non c’era alcun modo di garantire distanziamento, ricircolo di aria e simili trasformando Lucca Comics & Games in un evento di minore portata? Abbandonare le tensostrutture che funzionano come Piastre di Petri per il coronavirus è una mossa azzeccata, ma si sarebbero potute trovare altre soluzioni meno dannose. Si è preferito invece Lucca Changes. Il borgo storico dentro le mura è stretto, ma chiunque abbia partecipato alla manifestazione sa bene che invece a ridosso delle mura c’è parecchio spazio disponibile. Davvero non si poteva fare un passo indietro e, questa edizione, trasformarla in una sorta di Lucca Family? Bruciati gli ospiti internazionali, le grandi mostre, gli eventi e le première mondiali, si poteva ritornare alla dimensione primigenia dell’evento. A qualcosa di più casalingo che potesse dare respiro ad un paese in difficoltà ed aiutare piccoli commercianti e fumetterie, associazioni locali, gruppi di giocatori, raduni di fandom, artisti emergenti. Una Lucca che per un anno si chiude all’esterno, facendoci ritornare agli albori, quando la cultura nerd era un po’ bistrattata e sicuramente molto più di nicchia. Biglietti limitatissimi, focus su piccoli espositori, autoproduzioni, piccole case editrici. Una dimensione che ormai abbiamo perso.

Questo perché, esaurito il mio rant da grande fan della manifestazione (nonostante l’invivibilità degli ultimi anni…) credo che la situazione di quest’anno e il conseguente rebranding dell’evento in Lucca Changes abbiano aperto la strada ad una serie di grosse problematiche pericolose che minano o forse hanno già irrimediabilmente minato lo spirito originale della manifestazione. L’epifania l’ho avuta guardando la conferenza stampa di presentazione dell’evento, che mi è sembrata non dissimile da un comizio politico qualunque per il tipo di linguaggio usato, o di uno sterile comunicato nello stile impersonale delle grandi multinazionali.

Sorvolando sull’inglese totalmente gratuito, le bag of goodies e simili, gli eventi ad Abu Dhabi e Los Angeles, non posso che rimanere confuso dalla comunicazione usata e dalle modifiche radicali fatte quest’anno. Una conferenza stampa riempita di nulla, di discorsi pregni di parole “grosse” ma che nella sostanza vogliono dire tutto e il contrario di tutto. Tant’è che quest’anno, Lucca Comics & Games, alla fine è saltata. Si terrà Lucca Changes, certo, ma per il 95% dei visitatori, non interessati a teatro e conferenze, è come se non si facesse. Le piccole fumetterie sono state sostanzialmente ignorate: il progetto Campfire, interessante sulla carta, è stato in realtà descritto dai titolari delle fumetterie come una manciata di fumo negli occhi, con grande spesa e poca resa per chi effettivamente vi partecipa. Lucca Crea ha deciso di spersonalizzare la fiera e di renderla (e ho paura che le cose peggioreranno nei prossimi anni) una semplice aggregazione di consumatori, una gioia per i dipartimenti di marketing ma un peso per chi si porta dietro il negozietto di mamma e papà sperando di vendere un po’ di fumetti e gadget.


Nei paragrafi che seguono Alessio Micheloni ha analizzato più nel dettaglio l’entrata profonda di Amazon all’interno della manifestazione.

Un’altra novità di Lucca Changes 2020 è lo storico accordo fra la manifestazione e Amazon, che fa diventare quest’ultimo l’e-commerce ufficiale dell’evento. Visitando l’apposita sezione sul più importante sito di acquisti online in Italia (e nel mondo) sarà possibile infatti comprare bundle esclusivi, videogiochi, giochi da tavolo, libri e fumetti, Blu-ray e DVD, insomma qualsiasi tipologia di prodotto che si può trovare normalmente nei negozi presenti in fiera. Ma con la comodità di poter ordinare da casa in qualsiasi momento. Era probabilmente inevitabile che il più grande colosso dell’e-commerce venisse coinvolto nel nuovo format “a distanza” della manifestazione. Dopotutto, quando non si ha la possibilità di acquistare di persona i prodotti partecipando alla fiera, quale miglior modo di affidarsi all’efficienza e alla distribuzione capillare di Amazon per poter garantire a tutti la possibilità di acquistare le novità presentate in occasione dell’evento? Soprattutto per coloro che vivono in paesi e città dove non sono presenti librerie e fumetterie, con le seconde sempre più rare sul suolo italico.

Esattamente, le fumetterie. Da sempre, o almeno da molti anni a questa parte, è risaputo che chi gestisce questa tipologia di negozi non vede di buon occhio l’arrivo di questi eventi. O quanto meno gli esercenti che non hanno la possibilità o i mezzi per avere un loro stand durante la fiera, a causa delle tariffe esose o per qualunque altra ragione. Chi partecipa al Lucca Comics & Games ha sempre la possibilità di acquistare in anteprima tutte le novità del mondo del fumetto, videoludico e così via, con editori e distributori pronti a mettere in vendita presso i loro stand prodotti che arriveranno nei negozi di tutta Italia solo qualche settimana più tardi, se va bene. La partnership fra Lucca Crea e Amazon.it è dunque un’ottima notizia per coloro che non dispongono di una libreria, una fumetteria o un negozio “nerd” (passatemi la definizione che vuol dire tutto e nulla, ma ci siamo capiti) nella propria città. Ma al tempo stesso mi dispiace vedere, ancora una volta, non coinvolti i piccoli negozi per l’occasione. Certo, Lucca Changes introduce i Campfire che dovrebbero, almeno in teoria, ricreare l’atmosfera da fiera e nei quali sarà possibile acquistare alcune novità, nonché il Campfire Pass, parte della cui quota rimarrà al negozio in chiave di crowdfunding. Ma qualcosa mi dice che questa mossa è solo un contentino, e che fumetterie e affini non vedranno, nella migliore delle ipotesi, i prodotti in vendita sullo store ufficiale prima di un bel po’, come sempre accaduto.

Oltretutto, in un momento in cui, a causa della pandemia in atto, l’intero settore ludico e librario ha sofferto i mesi della quarantena e tuttora fatica a riprendersi, senza dimenticare la legge senza senso che limita la possibilità degli sconti sul prezzo di copertina per questi prodotti, Lucca decide di puntare sull’unica azienda che non ha minimamente risentito della crisi, anzi ne ha tratto (e ne sta traendo) i maggiori benefici. Costringendo inoltre le fumetterie a collaborare con un loro diretto concorrente. Le reazioni dei negozi specializzati non si sono fatte attendere, e, al netto di qualche opinione neutra o positiva, la maggior parte di loro non sembra vedere di buon occhio questa partnership.

Solo il tempo potrà dirci se questo cambiamento rappresenterà la fine del Lucca Comics & Games come l’abbiamo sempre conosciuto, oppure se questo Lucca Changes solo una momentanea eccezione.

Ossessionato da Le Bizzarre Avventure di JoJo e METAL GEAR, pensa che TRIGGER abbia salvato gli anime. Darebbe tutto pur di vedere un nuovo Trauma Center e il finale di Berserk; generalmente ti vuole bene, finché non gli parli di microtransazioni.

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