RIDE YOUR WAVE – Recensione

Con l’estate che si avvia agli sgoccioli, scopriamo insieme l’ultima fatica del regista visionario che ha rivoluzionato classici come Devilman e reinventato la vita universitaria con Tatami Galaxy: Masaaki Yuasa!

RIDE YOUR WAVE – Recensione

La chiusura delle sale cinema a causa della pandemia ha reso difficile la distribuzione di film di qualsiasi genere e il delicato mercato degli anime sul grande schermo ne ha risentito parecchio: i diritti della distribuzione del film Ride Your Wave, ultimo lungometraggio di Masaaki Yuasa, in Italia sono stati acquistati da Dynit, secondo cui la data d’uscita nelle sale italiane sarebbe dovuta essere dal 20 al 22 aprile del 2020, slittata poi all’8 luglio su piattaforma Amazon Prime Video, ovviamente sempre a causa dell’emergenza COVID-19. Fortunatamente però, molti dei titoli sono stati salvati dallo streaming online che ha dato vantaggi e punti a sfavore alla visione della settima arte. Se da una parte infatti viene a mancare l’esperienza della proiezione su grande schermo, dall’altra c’è la possibilità di poter scegliere la lingua del film in corso istantaneamente senza scegliere uno spettacolo a discapito dell’altro, così come il poter mettere in pausa a piacimento in qualsiasi momento o addirittura portarsi dietro il film in bagno senza interrompere la visione (fermo restando che la connessione lo permetta). Il tutto senza dover aprire un mutuo tra biglietto-bevande-cibarie tipico della sala.

Terminata questa breve digressione sul paragone tra casa e cinema, è ora di spendere qualche parola su Ride Your Wave (Kimi to, Nami ni Noretara – lett. Posso cavalcare l’onda, se sei con Me), il lungometraggio animato del 2019 diretto dal celebre regista Masaaki Yuasa, con sceneggiatura curata da Reiko Yoshida. Una collaborazione tra due nomi molto importanti dell’industria dell’animazione: soprassedendo momentaneamente al –nel bene e nel male- celebre regista per l’apprezzato quanto discusso DEVILMAN Crybaby, Reiko Yoshida è una veterana nel mondo della sceneggiatura che ricordiamo principalmente per aver curato opere come La Forma della Voce (Koe no Katachi – 2016), Aria (Anime e alcuni OAV) e assistito agli script di anime quali D.Gray-Man e K-ON!, ma soprattutto per essere la mente creativa che, in collaborazione con Mia Ikumi come illustratrice, ha creato Tokyo Mew Mew.

Lo stile di Yuasa, che unisce una fisionomia ridotta all’osso con animazioni il più articolate possibili, oggi come allora arricchisce una narrazione fluida, complice soprattutto il leitmotiv della pellicola quale l’acqua che permea quasi ogni sequenza a cui assistiamo. D’altro canto è difficile non trovare un tema dominante nelle opere del regista, che predilige il prefissare una data cornice a ogni sua opera per poi sbizzarrirsi come solo lui è in grado di fare approfondendo qualsiasi espediente creativo possibile: in Devilman coi demoni, in Keep your Hands off Eizouken! l’animazione stessa, in Ping Pong: The Animation lo sport in sé, in Japan Sinks la catastrofe naturale o ancora, in Tatami Galaxy, le possibilità degli interrogativi di un universitario disilluso sulle sue scelte.

Ride Your Wave

Ride Your Wave infatti, proprio come le precedenti opere del regista, ruota, come suggeriscono il nome stesso e la locandina del film, interamente attorno all’acqua: gli stessi protagonisti Minako Mukaimizu e Minato Hinageshi presentano dei giochi di parole con gli ideogrammi nei loro nomi, dove al cognome di lei (Mukaimizu) corrisponde il nome di lui nel significare porto. In questo lungometraggio di 96 minuti andremo a conoscere questi due ragazzi e le loro storie: Minako, grande appassionata di surf che ritorna nella sua città natale che si affaccia sul mare, e Minato, un giovane vigile del fuoco la cui perseveranza in ogni mansione è d’esempio per tutti coloro che gli sono vicino. Sarà proprio per un incendio causato da un gruppo di giovani sconsiderati con dei fuochi d’artificio nel palazzo dove si è ritrasferita Minako che i due giovani si incontreranno per la prima volta, instaurando poco a poco un legame sempre più intenso. Entrambi si sosterranno a vicenda in tutto, aiutandosi a maturare nel comprendere quale sia il loro percorso finché, una volta ottenuta la propria individualità, si potranno sentire finalmente realizzati e avanzare verso le persone che vogliono essere.

Uno dei punti a favore di Ride Your Wave è come si concentri su un cast molto, molto, molto ristretto, dando alla visione un alone quasi di compresenza ai protagonisti, tanto da ricordare la specie di pappagallini degli inseparabili: allo spettatore sembra di essere il terzo incomodo, mentre la tipica coppietta molto affiatata (non smielata, nonostante si senta l’impronta shojo della Yoshida) si dedica ad attività come acquisti coordinati, surf insieme, un caffè al bar con dei pancake con sopra dei cuori, tenersi per mano sotto i fuochi d’artificio, mentre noi rimaniamo davanti allo streaming a mangiare del gelato, ma solo perché fa molto caldo.

Ride Your Wave

Sul lato tecnico, Ride Your Wave è un’ora e mezzo di pura animazione stile Yuasa: una gioia per gli amanti del medium dall’inizio alla fine che, indipendentemente dal calore della palette, crea sequenze davvero intense che al termine della visione restano impresse. Gran parte del merito va alla sopracitata sintesi visiva della chara-designer Mari Motohashi (che già collaborò col regista in Eizouken e Crybaby in varie mansioni), che trasforma i più semplici segmenti di vita quotidiana in pillole agrodolci di un’estate che, se si potesse scegliere, non finirebbe mai.

Come se un’ispirazione sinceramente sentita da parte di Yuasa e Motohashi non fosse abbastanza per impreziosire l’intero Ride Your Wave, le musiche curate da Michiru Oshima sono la punta di diamante della pellicola: un’artista che ha composto le colonne sonore della prima serie di Fullmetal Alchemist, il cui film Il Conquistatore di Shamballa le è valso il Tokyo Anime Award, Little Witch Academia, alla precedente collaborazione con Yuasa con Tatami Galaxy. Oshima però, da poliedrica qual è, ha curato anche colonne sonore di serie televisive come Godzilla (vs. Megaguirus, vs. Mechagodzilla, Tokyo SOS) e videogiochi tra cui ICO e l’arrangiamento per The Legend of Zelda: Twilight Princess. Infine, Ride your Wave è stato l’ultimo lungometraggio del Science SARU studio avente Masaaki Yuasa come CEO dopo che il regista si è ritirato il 25 marzo del 2020: al suo posto è poi subentrato l’amico Eunyoung Choi con cui Yuasa fondò lo studio nel 2013. Nota di merito anche questa volta per l’adattamento e doppiaggio italiano a cura di Dynit, che si ricolloca nella media: meno di PROMARE ma più di Fate/Stay Night, però nella sezione più positiva. Volendo spezzare una lancia in loro favore, la performance dei doppiatori in originale è tra le più naturali e adatte a due adolescenti che abbia mai sentito, complice poi l’esibizione dei due protagonisti nel cantare la canzone perno del film quale “Brand New Story” che è stata lasciata intonsa in originale.

Ride Your Wave

In conclusione, Ride Your Wave è il nuovo tentativo di Masaaki Yuasa di approcciarsi a un genere che non aveva ancora affrontato, pur mantenendo il proprio stile personale riconoscibile a prima vista: si tratta di un film dai toni romantici dove tutto ruota sulla forma dell’acqua come elemento, ma anche sulla circolarità come solo la filosofia asiatica sa concepire. Per citare le parole di Bruce Lee: “Sii come l’acqua, amico mio” e l’incertezza per il futuro, a piccoli passi, andrà diminuendo.

Non senti che tremo mentre canto

Ride Your Wave

Da estimatore accanito di Masaaki Yuasa ero veramente curioso di vedere come se la sarebbe cavata col filone romantico, soprattutto non aspettandomi un taglio del genere passando da DEVILMAN Crybaby nel 2018 a Ride Your Wave solo un anno dopo, alla pari di Shin’ichirō Watanabe che è passato da Blade Runner a Carole & Tuesday, compreso di buon risultato. Ho particolarmente apprezzato il fatto che ci fosse un focus pressoché assoluto sui due protagonisti, in modo tale che ogni espediente narrativo venisse amplificato nel bene e nel male, plus la gestione del tempo reale all’interno del film di come il legame tra i protagonisti non si sia formato dall’oggi al domani. Non è facile riuscire a costruire una storia convincente che non faccia acqua da tutte le parti in un’ora e mezzo, men che meno d’amore visto che sono le più difficili da gestire senza risultare banali in tempo record: Yuasa e Yoshida hanno voluto concentrarsi sul concetto di percorso, di come la vita, proprio come l’acqua, sia un flusso che scorre e in fin dei conti, nonostante qualche piccolo scoglio, ce l’hanno fatta.

Congiuntamente consigliato

Maestro di Karate e Amicizia: temprato dall’intrattenimento nipponico vecchia scuola e dal collezionismo, il suo sogno è quello di avere in giardino lo Unicorn Gundam di Odaiba.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non verrà reso pubblico.I campi obbligatori sono contrassegnati con *

You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <s> <strike> <strong>

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.