Mighty No. 9 – Recensione

Mighty No. 9 - Recensione

Mighty No. 9 - RecensioneSiamo nel presente. Le nuove conquiste dell’ingegneria robotica hanno portato a un’epoca di pace e prosperità. La violenza è confinata all’interno dell’Arena delle Battaglie, luogo nel quale i robot si affrontano in spettacolari scontri testa a testa. Ma, all’improvviso, uno strano fenomeno farà impazzire gran parte delle macchine, causando il panico più totale, che porterà alla dichiarazione di uno stato di allerta in tutto il paese.

Fortunatamente, pare che Beck, il numero 9 di una serie di potenti robot progettati per combattere in spettacolari duelli nell’Arena delle Battaglie, non sia stato infettato dal misterioso virus, rendendolo l’unico in grado di ristabilire la normalità grazie alle funzioni di cui è stato dotato. Con l’aiuto del Dr. White, del Dr. Sanda e del suo automa di supporto Call, Beck dovrà farsi largo tra innumerevoli automi impazziti per riuscire a fermare gli altri Mighty Number, riportarli alla normalità e mettere fine all’anomalia che ha causato il problema.

Finanziato con grande successo tramite la nota piattaforma Kickstarter, Mighty No. 9 è il nuovo titolo targato comcept, sviluppatore nipponico indipendente che vede come suo fondatore Keiji Inafune, in collaborazione con INTI CREATES. Dopo tante controversie e ritardi, finalmente tutti gli utenti, tra cui coloro che lo hanno finanziato tramite la piattaforma di crowdfunding, possono mettere le mani sul titolo in versione PlayStation 4, PlayStation 3, Xbox One, Xbox 360, Wii U e PC, mentre per le versioni portatili su PS Vita e Nintendo 3DS ci sarà ancora da pazientare fino a data da destinarsi.

  • Titolo: Mighty No. 9
  • Piattaforma: PlayStation 4, PlayStation 3, PlayStation Vita, Xbox One, Xbox 360, Wii U, Nintendo 3DS, PC Windows, OSX, Linux
  • Genere: Platform, Action
  • Giocatori: 1-2 (modalità co-op online)
  • Software house: Deep Silver
  • Sviluppatore: comcept, INTI CREATES
  • Lingua: Italiano (testi), Inglese o Giapponese (doppiaggio)
  • Data di uscita: 24 giugno 2016
  • Disponibilità: retail, digital delivery
  • DLC: Ray Expansion Pack incluso nella Day One Edition
  • Note: versione PS4 cross-buy, include versione download del gioco su PS3 e PS Vita; tutte le versioni retail sono accompagnate da poster reversibile e artbook

Se siete fan di Mega Man, sicuramente anche voi sarete a conoscenza dell’increscioso incidente tra la compagnia madre, CAPCOM, e Keiji Inafune, in tutto e per tutto papà della serie che, dopo aver lasciato la compagnia, non ha potuto far altro che assistere a debita distanza alla morte di una delle sue creazioni, finita nel dimenticatoio e resuscitata per qualche discutibile progetto o ri-edizione ma, sostanzialmente, senza offrire più niente di nuovo e fresco per gli appassionati. Fondatore e CEO della compagnia da lui creata subito dopo l’abbandono di CAPCOM, Inafune ha poi deciso, con il passare del tempo, che una delle sue più grandi creazioni non poteva morire così, e ha chiesto l’aiuto (e i soldi) dei fan per creare un nuovo titolo, Mighty No. 9.

I was made to hit in America

La storia offerta dal titolo inizia in tutto e per tutto nel modo più consono possibile a un gioco che, fin dal suo concepimento, è stato definito il successore spirituale di Mega Man; c’è un robot protagonista buono nonché quelli cattivi/impazziti, e tutto quello che dovremo fare per riportare l’ordine e sventare la minaccia sarà immergerci in intere sessioni a scorrimento orizzontale in puro stile platform action, nelle quali incontreremo svariati avversari che intralceranno il nostro cammino, tra cui alcuni che sembrano ripresi pari pari dalla saga CAPCOM, per poi arrivare alla classica stanza del boss. Sebbene il titolo approdi sull’attuale e sulla precedente generazione di console, riesce a farlo nel più classico dei modi, approcciandosi agli appassionati e ai fan del Blue Bomber nel totale rispetto delle tradizioni degli anni ottanta e novanta. Dopo un livello iniziale che fungerà da tutorial, arriveremo alla vera e propria schermata di Stage Select (o selezione livello ma, per renderlo più consono alla serie, rende meglio in inglese), strutturata a mo’ di schede per ciascuno dei Mighty Number da affrontare che, come tradizione vuole, saranno appunto otto. E già da qui, la nostalgia ha preso il sopravvento.

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All’interno dei vari schemi offerti dal gioco impersoneremo per lo più Beck, il protagonista indiscusso: questo bravo ‘uaglione robot in grado di trasformare il suo braccio in un cannone e sparare colpi a raffica come qualche altro automa, prima di lui, sapeva fare. Per partire nel migliore dei modi nella nostra avventura non ci faremo mancare davvero nulla: si corre (un po’ troppo lentamente), si spara, si salta, si scatta… e anche qui ci si trasforma. Esatto, al termine di ciascuna boss battle con i nemici più rilevanti, acquisiremo il loro potere, che ci verrà reso disponibile nel menu a tendina che comparirà premendo L1, mentre con il tasto triangolo effettueremo la trasformazione. Ciascuna delle trasformazioni disporrà di un’apposita barra di energia situata sotto la barra HP di Beck, che si consumerà ogni volta che useremo uno degli attacchi e abilità speciali acquisite, che si ricaricheranno man mano con il passare del tempo.

Così come nella defunta serie targata CAPCOM, anche in Mighty No. 9 potremo affrontare qualsiasi stage e boss indipendentemente dal loro numero e ordine, ma ci sarà qualche piccola agevolazione in più se, invece, un ordine ben preciso lo seguiremo. A partire dal completamento del primo dei livelli del gioco, per intenderci quello di Pyrogen, oltre ad acquisire il suo potere e usarlo per trasformarci, potremo utilizzare, nei successivi livelli di gioco, la voce “guida”, attraverso la quale potremo richiamare il boss appena sconfitto a darci supporto nello stage. No, scordatevi pure di vederlo arrivare a combattere al nostro fianco: semplicemente, si limiterà a mettere fuori gioco alcuni degli intoppi che i vari livelli di gioco offriranno, rendendoci vagamente più facile la via verso l’area finale e il nemico di fine livello.

Le dimensioni non contano

Se ci si appassiona a questo genere di giochi, credo sia impossibile stare a parlare della loro longevità generale, dal momento che, a seconda delle competenze del giocatore e alla sua esperienza, può essere portato a termine davvero in poco tempo, dal momento che il succo principale del gameplay è quello di superare gli otto stage e sbaragliarne i relativi boss, più qualche altro capitolo finale. Ad allietarci, una volta terminata la trama principale, troveremo alcune modalità extra dedicate alle varie sfide più o meno ardue, che aumentanno di molto la giocabilità del titolo, nonché l’apposito contenuto extra che offrirà un nuovo stage e corrispettivo boss, Zero… ehm… volevo dire Ray, e la possibilità di impersonarla in una quest apposita.

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Insomma, come successore del Blue Bomber non gli manca proprio nulla, ma sarà all’altezza di tale paragone? Sì e no. Nonostante in tutto e per tutto l’ultima fatica di Inafune la ricordi parecchio, a distanza di svariati anni la serie Mega Man ha veramente ancora tanto da insegnare a Mighty No. 9, e già per il fatto che li accomuna lo stesso creatore, la cosa fa un po’ storcere il naso, dal momento che il lavoro svolto poteva risultare in un qualcosa di un po’ più accattivante.

I’m not Mega Man

Dato che la voglia di Inafune di creare un Mega Man sotto mentite spoglie si annusava a chilometri di distanza, Mighty No. 9 pecca sfortunatamente proprio nell’enfasi che il Blue Bomber riusciva a metterti addosso in qualsiasi fottuto stage, nelle imprecazioni che riuscivi a tirare più di quante volte riuscissi a respirare, nella difficoltà, nel feeling… insomma tanti, diversi aspetti. A tratti, l’avventura di Beck è strutturata in modo fin troppo semplice, dove a volte la difficoltà fra un livello e l’altro risulta sbilanciata, e dove a volte riesce più a essere un problema l’intero stage, o alcune sue aree, che le boss battle in sé, quando in teoria dovrebbe essere un percorso ben bilanciato in grado di far piovere madonne prima, durante e dopo il suo svolgimento… e a volte anche a console spenta.

Può darsi che dietro a tutto questo ci sia stato l’intento di creare un simil-Rockman semplice abbastanza da farvi avvicinare anche i neofiti senza troppi problemi. Anche se, personalmente, non ho mai disprezzato il metodo “learn it in the hard way” a cui sono stato abituato fin da bambino, sappiamo che nel panorama videoludico attuale, popolato da giochi sempre più facili, la gente non è più abituata a prendere calci in faccia, e magari se un tempo era “ti becchi questo e piangi”, oggi è tutta una competizione dove non si tende più ad assaporare l’essenza di quello che ci si ritrova tra le mani e mettersi in gioco, ma dove basta riuscirci al primo tentativo… anche a costo di pagare.

In soccorso degli esperti del genere giunge però l’aumento della difficoltà di gioco, funzionalità che sbloccheremo soltanto alla fine della nostra prima avventura con Beck. Terminato il tutto, il titolo ci metterà davanti alla scelta di ripartire praticamente dal principio, ma ri-effettuando il tutto sfruttando uno dei livelli di difficoltà superiori. Un fattore da non sottovalutare se siete tra coloro che, durante la prima run, si rendono conto che tutto ciò che gli è stato offerto non fosse alla loro altezza. Per cui non demoralizzatevi se non la troverete fin da subito nelle opzioni, portate pazienza e ben presto potrete mettervi alla prova con sfide decisamente più punitive.

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Backers and Players

Mighty No. 9 però, da un bel periodo a questa parte, è stato oggetto di forti critiche da parte di innumerevoli utenti, che alla fin fine si sono rivelati per lo più essere coloro che hanno effettuato donazioni su Kickstarter per supportare lo sviluppo del gioco. Che le parole “Keiji Inafune”, “action platform”, e “successore spirituale di Mega Man” bastino per far prendere in mano il portafogli a un qualsiasi giocatore amante della, ahimé, defunta serie, l’ho sperimentato in prima persona. Anche se, alla fine, qualcosa non mi ha convinto e mi son dato un freno: c’è da dire che forse ci siamo tutti fatti un’idea decisamente esagerata sul progetto.

Mettendomi nei panni di un donatore, posso capire un po’ la delusione provocata da un titolo non ai livelli dell’immaginario collettivo, considerando anche la somma che il progetto è riuscito a raccogliere (sì, lo so che dal totale van tolte le spese varie per bla bla bla, ma i restanti soldi fanno comunque una bella sommetta). Tutto ciò, mischiato a una grafica non proprio eclatante, al susseguirsi di ritardi, a un gioco finale che, almeno visivamente, è rimasto in tutto e per tutto identico alla build mostrata nel 2014 e al fatto che gli utenti han fatto notare che qualcosina in più si poteva fare, avrebbe fatto salire il cristo anche a Eirene, la Dea greca della pace.

Mettendomi invece nei panni dell’utente qualsiasi quale sono, dal momento che, come appena detto, non ho finanziato il progetto, devo ammettere che mi va benissimo ritrovarmi tra le mani un titolo del genere, con qualche piccola, ma buona trovata e con il nome di Inafune che comunque qualcosa di sé riesce a farlo percepire; nonostante il comparto tecnico altalenante, si tratta comunque di una sorta di rinascita di Mega Man sotto mentite spoglie, parecchio migliorabile, ma comunque venduta al modico prezzo di 30 euro in edizione retail (una decina in meno per quella digitale).

Per cui, prima di sentire solo una buona parte delle critiche che innumerevoli giocatori possono aver mosso nei confronti del gioco, proviamo a pensare da che lato ci troviamo noi: se da quello degli utenti che hanno tirato il portafogli allo schermo, rimanendo delusi dal risultato nonostante la grossa somma raccolta e di quanto speso sulla fiducia, o se dal lato del classico giocatore che entra in negozio e con trenta euro se lo porta a casa e, tutto sommato, ci si diverte.

Mighty No. 8 (bit)

Ok, purtroppo mi tocca dirlo chiaro e tondo. Dal punto di vista grafico il titolo mi ha davvero diviso: da una parte troviamo le fasi narrative della storia, con modelli dei personaggi “ben definiti” (si fa per dire, ma inteso come ben visibili) che riescono non solo a far storcere il naso a te, ma anche a tutto il condominio in cui vivi (se non vivi in un condominio, facciamo pure il vicinato, dai), che parlano telepaticamente nonostante non muovano minimamente la bocca, ma siano comunque doppiati (gran bella mossa, davvero!). Dall’altra parte troviamo il medesimo motore grafico implementato nel gioco vero e proprio, mostrato però a debita distanza dove, seppur con un frame rate a tratti ballerino, tutto sommato riesce a risultare accettabile. Ho particolarmente apprezzato la feature che, non servirà a un cazzo, lo so, farà cambiare colore al led del controller PS4 a seconda della trasformazione che avremo attivato con Beck, o del personaggio che staremo utilizzando in quel momento.

Dal punto di vista del comparto sonoro, invece, si compie il miracolo… o quasi. Sebbene le musiche non abbiano grandissima grinta, dal momento che da un titolo del genere mi aspettavo una delle efficacissime colonne sonore alla Mega Man, in grado di ficcarsi nel cervello e costringerci a fischiettarla per il resto della nostra vita, le BGM offerte non sono proprio da gettare via, e qualche senso di enfasi durante il gioco riescono a tratti a trasmetterlo. Tuttavia, per avere il meglio da questo gioco, c’è solo una cosa da fare: Opzioni > Audio > una tacchettina in meno a Volume effetti, portare totalmente a zero Volume Voci e, per concludere, attivare la voce “Musica Rétro“. Cazzo sì: vi adoro! Entusiasmo sfuggito di mano a parte, questa voce permette di sostituire la colonna sonora del gioco con una versione realizzata in stile 8 bit e, con l’annullamento totale del doppiaggio, con gli effetti sonori non troppo alti e il volume del televisore al massimo, inizieremo a sentire il brivido dei bei tempi andati.

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A a chi consigliamo Mighty No. 9?

Se amate il genere, a mio avviso Mighty No. 9 è un titolo da provare, prima o poi. Visto anche il prezzo a cui viene venduto, e al fatto che su PlayStation 4 viene offerto in formula cross-buy, permettendoci di scaricarlo anche su PS3 e PS Vita, se quello che avete appena letto o quello che magari avete visto in qualche video di gameplay non vi dà fastidio e si tratta di cose su cui potete passare tranquillamente sopra, potete dargli un’occasione e aggiungerlo alla vostra collezione; nonostante i difetti, si tratta comunque di un gioco la cui essenza riesce a trasmettere la bellezza dei tempi andati, ed è sempre meglio che dar soldi a CAPCOM per l’ennesima edizione rimasterizzata di una serie che lascia morire e tira fuori una volta ogni secolo, giusto per farci qualche soldo facile. Se invece quello che avete letto o visto basta già a farvi fuggire a gambe levate verso la toilette più vicina, tenetevene alla larga, a meno che non riusciate a trovarlo a un prezzo stracciato.

  • Un Mega Man sotto mentite spoglie
  • Possibilità di selezionare la colonna sonora in 8 bit
  • Prezzo allettante e cross-buy per la versione PlayStation

  • Del Blue Bomber non eredita proprio tutto il meglio
  • Difficoltà degli stage altalenante
  • Grafica e personaggi migliorabili
  • Un po’ di grinta in più non avrebbe guastato
Mighty No. 9
3.5

Dopo un esordio old school, i Mighty Numbers necessitano di una revisione

Nonostante svariati elementi risultino decisamente da migliorare, proprio per riuscire a riportare alla gloria una serie ormai morta e sepolta, ma di cui si sente davvero la mancanza, questo esperimento non è poi così male, specialmente grazie anche al prezzo non eccessivo, ma giusto, a cui viene venduto. Probabilmente Mighty No. 9 sarebbe stato accolto in maniera diversa se fosse stato realizzato senza la raccolta fondi, un fattore che ha fatto esplodere in un impeto di rabbia una quantità esagerata di utenti, viste le loro aspettative, donazioni e quello che effettivamente gli è arrivato in mano. Questo purtroppo è il lato negativo delle raccolte fondi su Kickstarter: è impossibile accontentare tutti e non è detto che chi dona ed esprime i propri pareri e suggerimenti, visto che a volte è possibile farlo a seconda della donazione, sia il massimo esponente e intenditore del genere, contribuendo magari nel far uscire un titolo che possa piacere solo a una manciata di persone. Facendo un po’ a modo loro (e forse forse qualche consiglio potevano pure ascoltarlo) comcept e INTI CREATES sono riusciti, in definitiva, a creare qualcosa di nuovo ma che, allo stesso tempo, affonda le sue radici in una serie che ha fatto la storia del mondo dei videogiochi. Inafune e compagni hanno già espresso l’idea di realizzare un sequel, indipendentemente dai riscontri che questo titolo d’esordio avrebbe riscosso; visto e considerato che le basi ci sono, così come le possibili migliorie da apportare, non posso fare altro che sperare che ci si rimbocchi le maniche come si deve per fare di Mighty No. 9 il vero successore spirituale di una serie che non meritava la fine che ha fatto, e magari andare addirittura oltre.

Prestigiatore, ballerino di break dance, produttore cinematografico, traduttore ufficiale di frasi imbarazzanti per prodotti R18, fondatore di Akiba Gamers: un curriculum da fare invidia a Johnny Sins, ma che non regge il confronto con la sua smodata passione per i giochi d’importazione e per i tegolini.