Presentato per la prima volta durante l’Xbox Games Showcase del 2024, DOOM: The Dark Ages ha rapidamente catturato l’attenzione di milioni di giocatori grazie alla sua ambientazione unica che fonde sci-fi e dark fantasy. Non solo un prequel, ma un capitolo che arricchisce ulteriormente l’universo narrativo di DOOM, inserendo nuovi dettagli in quel complesso puzzle che avevamo già intravisto attraverso i flashback di DOOM Eternal. Il progetto ha preso forma già nel 2022, dopo l’uscita dei due DLC narrativi di Eternal, The Ancient Gods, che avevano già anticipato alcune delle direzioni che avrebbe preso la serie, tra ambientazioni gotiche e conflitti epici tra le sentinelle di Argent D’Nur e le demoniache forze dell’Inferno.
Per oltre trenta ore ci siamo immersi in una caccia ai demoni mai noiosa, per poi tornare con nuove impressioni su questa straordinaria continuazione. Ora siamo finalmente pronti a condividere con voi il nostro giudizio su questo attesissimo capitolo.
- Titolo: DOOM: The Dark Ages
- Piattaforma: PlayStation 5, Xbox Series X|S, PC (Steam)
- Versione analizzata: Xbox Series X (EU)
- Genere: Azione
- Giocatori: 1
- Publisher: Bethesda Softworks
- Sviluppatore: id Software
- Lingua: Italiano (testi e doppiaggio)
- Data di uscita: 15 maggio 2025
- Disponibilità: retail, digital delivery
- DLC: campagna aggiuntiva, skin
- Note: la Premium Edition del gioco include un DLC per la campagna, artbook e colonna sonora digitali, pacchetto di skin Divinità
Abbiamo recensito DOOM: The Dark Ages con un codice Xbox Series X|S fornitoci gratuitamente da Bethesda Softworks tramite LabCom.
DOOM: The Dark Ages narra l’ascesa del DOOM Slayer, l’ultima speranza di un regno devastato dalla guerra, minacciato dalle legioni infernali. Al comando di queste forze oscure c’è il Principe Ahzrak, che ha come obiettivo la distruzione dell’umanità per ottenere un artefatto dalle straordinarie capacità, capace di piegare il destino a suo favore. Il DOOM Slayer, potenziato dai Maykr, è schiacciato dalla volontà del suo padrone Kreed Maykr, che controlla la sua mente tramite un dispositivo chiamato “Tether“. Nonostante ciò, lo Slayer si ribella al suo destino e, insieme al re Novik, combatte per impedire che il Cuore cada nelle mani di Ahzrak, cambiando per sempre le sorti della guerra.
Un oscuro inizio
DOOM: The Dark Ages si distingue fin da subito dai suoi predecessori, accogliendo il giocatore con livelli ampi e articolati. Lo Slayer può esplorare liberamente ogni zona, con la possibilità di scoprire numerosi segreti e materiali di potenziamento — come oro, rubini e pietre spettrali — nascosti ai margini delle mappe. Questi oggetti potenziano significativamente lo Slayer, trasformandolo in una forza inarrestabile contro le orde demoniache. Alla fine di ogni capitolo, un riepilogo dettagliato mostra quanti segreti e risorse sono stati raccolti, incentivando la rigiocabilità per chi mira al completamento al 100%. Nonostante la grande estensione delle aree, l’esplorazione non risulta mai tediosa, anche grazie all’introduzione di una nuova funzione di sprint, una novità assoluta per la serie, che permette di attraversare i livelli più rapidamente.
Dal 2016, id Software ha rivisitato DOOM per conferirgli una nuova identità. DOOM (2016) ha introdotto le uccisioni gloriose, brutali e spettacolari, diventate da allora un pilastro del gameplay moderno. DOOM Eternal ha invece puntato sul platforming e sulla mobilità, una scelta che non ha convinto tutti. Con DOOM: The Dark Ages la serie torna alle sue radici anni ’90, pur mantenendo un’identità familiare. In DOOM (1993), il gameplay era più lento e ragionato, con un forte focus sullo schivare i proiettili. Questo approccio viene recuperato con successo: gli scontri sono intensi e pieni di proiettili “colorati”. I proiettili arancioni possono essere bloccati ma non riflessi, mentre quelli verdi possono essere deviati con lo Scudo-Sega, colpendo il mittente e i demoni circostanti con ingenti danni.
Lo Scudo-Sega è uno strumento estremamente versatile e intuitivo. Oltre a fungere da protezione, può essere lanciato per distruggere scudi nemici, stordire avversari o attraversare barriere. I comandi dedicati sono semplici: LT per alzare lo scudo, LB per lanciarlo. Questa versatilità rivoluziona il combattimento, costringendo il giocatore a sfruttarne le potenzialità in difesa e attacco. Lo scudo può anche essere usato per caricare i nemici e ridurre le distanze rapidamente, anche se questa mossa può esporre a proiettili nemici. In ogni caso, si tratta di un’aggiunta gradita e appagante al repertorio dello Slayer. A rendere l’arma ancora più interessante sono le nuovissime Rune, ciascuna dotata di un proprio albero delle abilità. Le Rune modificano le abilità intrinseche dello scudo: assorbimento o riflessione dei proiettili, danni aumentati in mischia, rigenerazione della salute, scudi elettrificati e altro ancora.
Per la prima volta nella saga, DOOM: The Dark Ages introduce nuove modalità di combattimento su larga scala. Due novità in particolare spiccano: l’Atlan, un enorme robot da guerra, e Serrat, un drago corazzato dotato di mitragliatrici, che lo Slayer può cavalcare per affrontare le orde del Principe Ahzrak. Entrambi rappresentano momenti di rottura rispetto al classico ritmo frenetico del gameplay, ma risultano pienamente integrati nella narrazione che ruota attorno alla guerra delle Sentinelle contro l’Inferno. L’Atlan è lento ma devastante: si affida a colpi corpo a corpo, schivate pesanti e cannoni bimotore per abbattere i demoni più imponenti. Il suo movimento trasmette un senso di pesantezza e potenza ben realizzato, mentre i suoi attacchi caricati sono capaci di destabilizzare anche i nemici corazzati. Le sequenze con il drago offrono invece un cambio di ritmo ancor più interessante. I comandi di volo risultano intuitivi: la levetta sinistra controlla la direzione, mentre RB e LB (su Xbox) permettono di salire o scendere. Tenendo premuta la levetta, si possono agganciare bersagli e punti deboli. Tuttavia, se alcuni punti sono protetti, è necessario evitare prima gli attacchi verdi nemici. Anche se questa meccanica può apparire poco chiara, rafforza il messaggio chiave del gioco: schivare e parare restano fondamentali. Visivamente, le sezioni a dorso di drago sono spettacolari, specialmente durante il sorvolo delle rovine urbane. Le fasi di atterraggio, inoltre, sono sorprendentemente fluide.
Campione di Dei e Re
Il sistema di combattimento di DOOM: The Dark Ages si articola su tre pilastri principali: la Sega-Scudo, le armi da fuoco e il combattimento corpo a corpo. La Sega-Scudo, già analizzata in precedenza, funge da strumento ibrido difensivo-offensivo, integrando parate dinamiche con danni da impatto e rientrando pienamente nella gestione attiva del combattimento.
Il melee è stato profondamente rivisitato rispetto ai precedenti capitoli, assumendo un ruolo strategico fondamentale. L’utilizzo delle tre armi da mischia – Guanto del Potere, Flagello, Mazza del Terrore – è legato a un sistema di ricariche tramite munizioni corpo a corpo od oggetti di rifornimento che sostituiscono concettualmente il carburante della motosega di DOOM Eternal. Le uccisioni in mischia generano munizioni, incentivando il corpo a corpo non solo come opzione tattica, ma come meccanica centrale per la gestione delle risorse. I nemici minori possono essere eliminati con un singolo attacco melee, anche se ciò non attiva le classiche Glory Kill. Queste, più spettacolari e cinematiche, sono ora riservate esclusivamente a nemici di taglia media o maggiore, riducendo la ripetitività e migliorando il ritmo del combattimento.
Il titolo offre un arsenale composto da sette armi principali, ciascuna dotata di una propria versione secondaria. Le armi al plasma sono l’ideale per abbattere scudi energetici, seguendo una logica simile a quella già apprezzata all’interno del precedente capitolo. Le armi balistiche, al contrario, provocano un surriscaldamento sugli scudi nemici, che va poi capitalizzato tramite un attacco coordinato con la Sega-Scudo per infliggere danni critici. Questo introduce un layer di gestione situazionale e sinergica tra le armi, rompendo il flusso lineare di fuoco continuo visto nei titoli precedenti. Armi come l’Acceleratore si specializzano nel neutralizzare scudi energetici, mentre il Trituratore si configura come un’arma da controllo area a medio raggio. Il Razziatore rappresenta una delle scelte più versatili grazie alla sua capacità di controllo e sostentamento, soprattutto una volta potenziato. Il Lanciarazzi mantiene il suo ruolo classico da strumento di distruzione ad alto rischio, mentre alcune armi a ricarica lenta — come l’Impalatore — risultano marginali o subottimali rispetto alle alternative, evidenziando un bilanciamento non del tutto uniforme.
Le armi non dispongono più di skill tree individuali, ma ciascuna possiede tre/quattro potenziamenti fissi. Sebbene la progressione sia meno ramificata rispetto a DOOM Eternal, ogni potenziamento ha un impatto tangibile sul gameplay. Ad esempio, il Razziatore può rigenerare salute e munizioni attraverso i colpi inflitti, favorendo build aggressive e sostenibili. Il Trituratore, invece, concentra i suoi effetti su modificatori ambientali (come l’applicazione di punte esplosive sui nemici), mentre la Sega-Scudo può essere lanciata per generare una detonazione, aumentando il conseguente potenziale. L’assenza delle classiche rune e armonizzazioni su base arma (trattate separatamente) suggerisce un approccio più lineare ma comunque efficace alla personalizzazione, focalizzandosi sul potere puro e sull’efficienza piuttosto che sulla varietà modulare.
Nuova era
DOOM: The Dark Ages è la testimonianza di quanto id Software abbia voluto portare al livello successivo anche il proprio motore grafico, id Tech 8, realizzando ambientazioni cupe, tetre e fedeli persino all’immaginazione più “infernale”. Dal punto di vista delle prestazioni, il titolo gira egregiamente a 60 FPS su Xbox Series X. Non si sono verificati cali di frame rate evidenti, nemmeno durante i combattimenti più impegnativi. Gli effetti sonori intensi e viscerali rendono giustizia anche alle precedenti iterazioni, enfatizzando lo splendido riverbero delle armi da fuoco.
All’avvio del gioco, i giocatori possono regolare le impostazioni di accessibilità di base, seguite da una serie dettagliata di modificatori di difficoltà che possono essere variati in qualsiasi momento. Questi consentono agli utenti di personalizzare il gameplay, ad esempio regolando i colori di oggetti ed eventi per una migliore visibilità, particolarmente utile per individuare i collezionabili. Le funzionalità di assistenza al combattimento includono la regolazione del tempismo delle parate, un target migliorato e attacchi “potenziati”, che consentono ai giocatori di interrompere le azioni nemiche per ottenere un vantaggio strategico. DOOM: The Dark Ages introduce cursori per la personalizzazione dell’esperienza, come l’aggressività dei nemici e la velocità di gioco, offrendo ai giocatori un maggiore controllo sull’intera dinamica di gioco. In particolare, i giocatori possono rallentare la velocità dei proiettili nemici mantenendo la velocità di gioco normale, una funzionalità apprezzata per il bilanciamento tra sfida e accessibilità. Queste caratteristiche rendono l’opera uno dei capitoli più adattabili della serie, garantendo un’esperienza più inclusiva per tutti i giocatori.
DOOM: The Dark Ages è il prequel di DOOM (2016) e DOOM Eternal, grandi successi di critica, e racconta l’epica storia delle origini della rabbia del DOOM Slayer! Un’esperienza dark fantasy/fantascientifica per giocatore singolo che ripropone i violenti combattimenti e la grafica eccessiva dell’incomparabile serie DOOM, grazie al più recente motore grafico idTech. Con il suo sistema di difficoltà personalizzabile, è il perfetto punto d’accesso sia per chi non conosce la serie, sia per i fan di lunga data. Nei panni della super-arma di dèi e re, potrai fare a pezzi i nemici con i tuoi devastanti strumenti preferiti, come la doppietta, ma anche utilizzare una varietà di nuove armi spezzaossa, tra cui la versatile sega scudo. Vivi la storia delle origini della rabbia del DOOM Slayer in questa epica storia cinematografica piena d’azione. Destinato a servire come super-arma di dèi e re, il DOOM Slayer respinge orde di demoni mentre il loro leader cerca di distruggere lo Slayer e diventare l’unica creatura temuta.
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A chi consigliamo DOOM: The Dark Ages?
DOOM: The Dark Ages è consigliato a tutti coloro che hanno amato i precedenti capitoli dell’adrenalinica saga, nonché a tutti coloro che cercano un punto d’inizio per approcciarcisi. Consigliato anche a chi poco avvezzo al genere ed intimorito dall’eccessiva frenetichità di DOOM Eternal, trovando in Dark Ages un titolo decisamente più accessibile.
- Ambientazione e storia coinvolgenti
- Gameplay dinamico e rinnovato
- Ritorno alle radici con un tocco moderno…
- …Ma il ritmo risulta a volte sbilanciato
- Alcuni punti deboli nella narrazione
- Rigiocabilità limitata per alcuni giocatori
DOOM: The Dark Ages
Il miglior capitolo moderno
DOOM: The Dark Ages si dimostra, facilmente, il miglior capitolo moderno di DOOM uscito fino ad ora. La fusione tra sci-fi e dark fantasy arricchisce l’universo di gioco, con le ambientazioni gotiche e le battaglie tra le sentinelle e le forze demoniache che si intrecciano con i capitoli precedenti offrendo una storia avvincente che soddisfa sia i fan di lunga data che i nuovi. Questa può risultare poco familiare per chi non ha avuto modo di giocare i precedenti capitoli o i DLC di DOOM Eternal, con alcuni riferimenti e approfondimenti sulla lore che potrebbero risultare poco chiari. La possibilità di esplorare liberamente livelli vasti e articolati, combinata con un combattimento che mantiene la frenesia tipica della serie, ma arricchita da nuove meccaniche (come lo Scudo-Sega), aggiunge profondità strategica senza compromettere il ritmo. La possibilità di utilizzare l’Atlan e il Drago Corazzato offre ai giocatori un cambiamento di ritmo e un’esperienza di combattimento diversa, aggiungendo nuove modalità di gioco che spezzano la routine dei combattimenti a piedi. Sebbene il gioco offra numerosi segreti e collezionabili, la mancanza di modalità di gioco completamente nuove o innovazioni significative nei contenuti di gioco (come la cooperativa o la modalità multiplayer) può risultare limitante per chi alla ricerca di una maggiore longevità.