Atelier Ryza: Ever Darkness & the Secret Hideout – Recensione

La serie di Atelier inizia un nuovo ciclo con Atelier Ryza: Ever Darkness & the Secret Hideout. GUST ci ha promesso tante novità rispetto al passato e il titolo è risultato subito un enorme successo in Giappone. Riuscirà a far breccia anche nel cuore degli occidentali?

Atelier Ryza: Ever Darkness & the Secret Hideout - Recensione

Atelier Ryza: Ever Darkness & the Secret Hideout - RecensioneNel mondo senza nome di Atelier Ryza: Ever Darkness & the Secret Hideout al centro di un grande lago si trova l’Isola di Kurken, un piccolo e isolato insediamento popolato principalmente da contadini e pescatori decisamente ancorati alle vecchie tradizioni e al modo di vivere semplice tramandato da tante generazioni. Reisalin Stout, in arte Ryza, cresce proprio su quest’isola con i suoi due amici più fidati, ma è molto diversa dagli altri abitanti del villaggio: la nostra protagonista infatti vive con la smania per l’avventura, e sogna di abbandonare l’isola per vedere il mondo esterno, infischiandone delle tantissime regole e proibizioni imposte dagli adulti del villaggio, che vedono lei e i suoi compagni Tao e Lent come degli indisciplinati adolescenti piantagrane. Un giorno, l’arrivo sull’isola di un misterioso alchimista e della sua guardia del corpo cambiano per sempre la vita della giovane ragazza, che grazie all’alchimia troverà la forza e la maturità per superare i limiti che le sono stati imposti, così da salvare l’Isola di Kurken da un disastro annunciato.

Atelier Ryza: Ever Darkness & the Secret Hideout, ventunesimo capitolo della serie sviluppata da GUST, ha riscosso un successo enorme in Giappone vendendo circa 150.000 copie nella settimana di lancio, eclissando il record precedente detenuto da Atelier Meruru di oltre due volte. Sin dall’annuncio della versione occidentale, ho notato molto più hype in Europa e Nord America verso questa nuova entry, inizialmente attribuendone il motivo ad alcune scelte stilistiche nella realizzazione della protagonista. Fortunatamente, sono stato piacevolmente sorpreso dal poter confermare che l’anticipazione del pubblico non è solo dovuta a quello, ma anzi a tutta la struttura del gioco in sé, che mi ha stupito in tanti ambiti: in realtà abbiamo un vero gioiello nascosto fra le mani.

  • Titolo: Atelier Ryza: Ever Darkness and the Secret Hideout
  • Piattaforma: PlayStation 4, Nintendo Switch, PC / Steam
  • Versione analizzata: PlayStation 4 (EU)
  • Genere: JRPG
  • Giocatori: 1
  • Publisher: KOEI TECMO GAMES
  • Sviluppatore: GUST
  • Lingua: Inglese (testi), Giapponese (doppiaggio)
  • Data di uscita: 1 novembre 2019 (digitale), 8 novembre 2019 (retail)
  • Disponibilità: retail, digital delivery
  • DLC: la Digital Deluxe Edition include costumi aggiuntivi per i personaggi, alcuni arredamenti per l’Atelier e attrezzi per la raccolta di materiali
  • Note: Limited Edition disponibile sullo store di NIS America contenente artbook, poster in tessuto, cartoline da collezione e portachiavi

Abbiamo recensito Atelier Ryza: Ever Darkness and the Secret Hideout con un codice PlayStation 4 fornitoci gratuitamente da KOEI TECMO GAMES tramite Koch Media.

Per metà picchia, per metà pesta

Il gameplay di Atelier Ryza: Ever Darkness and the Secret Hideout si divide, come di consuetudine per la saga, in due macro-aree: la fase di combattimento e la fase di raccolta di risorse, poi trasformabili in utili consumabili ed equipaggiamenti con l’ausilio dell’alchimia. È proprio il combat system ad aver ricevuto dei cambiamenti radicali in questa ultima fatica di GUST: addio alle battaglie classiche a turni, benvenuta azione in tempo reale… o quasi? Ereditando questa meccanica dai più recenti titoli della saga, come lo spin-off Nelke & the Legendary AlchemistsAtelier Lulua, quando il nostro party incontrerà un nemico, la velocità dei singoli personaggi e degli avversari non influenzerà più l’ordine statico dei turni, bensì con quanta velocità il suo ritratto scorrerà attraverso una sorta di linea del tempo che, arrivata al termine, ci permetterà di compiere una certa azione: utilizzare un oggetto, attaccare con la nostra arma, usare un’abilità oppure muovere la nostra formazione sul campo di battaglia. Nonostante ciò si tratta di un sistema decisamente più votato all’azione, i turni infatti scorreranno indipendentemente dalle nostre azioni permettendo così ai nemici di attaccarci in caso di distrazione. Le abilità non consumeranno più mana, ma un numero predefinito di Action Point, con una barra che si riempirà man mano che metteremo a segno attacchi consecutivi. Questi punti hanno un limite insuperabile, e sarà quindi necessario utilizzarli spesso in vari modi, come utilizzare una Quick Action che farà iniziare immediatamente il nostro turno, o alzando una soglia che ci permetterà di colpire più volte il nemico in un singolo attacco.


Durante la battaglia potremo controllare uno solo dei personaggi, mentre gli altri verranno gestiti dall’IA che a volte ci chiederà qualcosa di specifico, come infliggere un danno elementale o stordire un nemico. Se soddisferemo velocemente queste richieste, i nostri alleati potranno usare le loro abilità più potenti, rendendo qualsiasi scontro davvero una passeggiata. Per i giocatori più abili, che hanno tempismo e abilità adeguate, non sarà infatti difficile riuscire a sconfiggere anche le creature più impegnative senza farle mai attaccare, continuando a stordirle a ripetizione o a ritardare il loro turno in altro modo. Insomma, questo combattimento ibrido funziona decisamente a dovere e rende le battaglie più dinamiche che mai, anche se a volte forse fin troppo semplici: il dover costantemente bilanciare l’uso di Action Point, oggetti, Quick Action e magie permette di affrontare il titolo con tante tattiche diverse, non riducendolo quindi semplicemente ad un “se hai le statistiche più alte vinci” come tanti giochi appartenenti allo stesso genere. Ho testato tutti e tre i livelli di difficoltà e ho appurato che solo a quello più alto sarà necessario migliorare pesantemente armi e armature per procedere: per chi volesse quindi concentrarsi più sull’aspetto esplorativo c’è decisamente la possibilità di farlo, senza venire penalizzati in alcun modo.

Una casa sull’albero l’abbiamo sognata tutti

La protagonista del titolo e chiunque si avvicini per la prima volta alla saga di Atelier si sentirà nello stesso modo la prima volta entrerà in contatto con il sistema alchemico di questo gioco: totale confusione. I tutorial su questo aspetto sono stati davvero poco chiari e, pur essendo consultabili in qualunque momento, ho confermato che è più semplice arrivarci da soli. Quando il sistema “scatta” nella testa diventa più semplice del previsto, ma ho dovuto arrivarci per prove ed errori. In sostanza, ogni oggetto va sintetizzato piazzando i materiali grezzi adatti in vari “nodi” di elementi diversi, che ne costituiscono la ricetta: man mano che la catena si allunga, l’oggetto risultante sarà di qualità più alta, oppure avrà caratteristiche uniche, o potrebbe mutare in una ricetta del tutto nuova. L’oggetto sintetizzato può poi essere distrutto, migliorato o risintetizzato ulteriormente per migliorare i bonus e persino trasferirli ad altri equipaggiamenti… insomma, se tutto quello che vi ho scritto sembra complicato, è perchè purtroppo si tratta un sistema ostico da capire a parole, ma abbastanza intuitivo una volta che la guida vi lascerà in pace e sarete liberi di provare cosa fa ogni tasto del controller e ogni sottomenu: l’unico, vero difetto evidente in un titolo che vi farà passare forse metà del tempo totale di gioco attaccati ad un calderone.

Ad un certo punto della storia Ryza non potrà più continuare ad esercitarsi come alchimista in uno spazio misero come la sua cameretta: il luogo scelto per ospitare il suo eponimo Atelier, una tranquilla capanna nella foresta, ben presto diventerà il vero e proprio punto focale del gioco. Andando avanti con la storia principale, verranno aggiunti qui sempre più artefatti che aiuteranno la protagonista nel suo percorso di alchimista novizia, oltre a funzionare come un vero e proprio rifugio segreto dalla noiosa quotidianità dei suoi amici. Questo Atelier può essere personalizzato sia internamente che esteriormente dal giocatore, con alcuni bonus tangibili in base al set d’arredamento scelto; purtroppo, le ricette per creare questi arredamenti sono molto rare e il sistema di customizzazione sembra quindi un po’ troppo trascurato.

Ma come farà la nostra giovane alchimista a procurarsi tutto il materiale di cui avrà bisogno? Esplorando una mappa davvero grande per gli standard della serie, divisa in zone intervallate da un fortunatamente brevissimo tempo di caricamento. Il mondo di gioco, con ambienti che variano da foreste a vulcani a castelli in rovina, ha tutta una serie di piante, rocce, alberi e prodotti da raccogliere. In base all’attrezzo con cui Ryza colpirà questi nodi potremo ottenere materiali diversi, e il giocatore sarà quindi incoraggiato il più possibile a sperimentare di sua volontà: spesso la storia principale richiederà espressamente di aspettare del tempo prima di poter procedere; insomma, l’intento dei game designer è chiaramente quello di far scoprire tutto a chi tiene in mano il controller, dando veramente tanta libertà di esplorazione fin dall’inizio, a parte alcune aree di fine gioco bloccate a seconda dei progressi; se volete sentirvi una fusione fra Bear Grylls e Wanna Marchi, questo è proprio il gioco che fa per voi. L’inventario è limitato e ad un certo punto dovremo tornare a depositare tutto all’Atelier, ma sin dalle prime ore di gioco sarà disponibile un sistema di viaggio rapido verso e da qualsiasi destinazione all’altra, risparimando davvero tantissimo tempo e tante scampagnate inutili.

E l’esplorar m’è dolce in questo lago

Gli ultimi titoli usciti della serie Atelier prima di questo hanno subito una lenta ma incrementale evoluzione decisamente positiva per quanto riguarda il comparto visivo, e Atelier Ryza: Ever Darkness & the Secret Hideout ne è la logica conclusione; il lavoro di GUST qui risplende come non mai: i modelli dei personaggi, sia principali che secondari, sono davvero ben realizzati e dettagliati, e gli ambienti di gioco, seppure non a livello di altre produzioni più blasonate, non lasciano davvero nulla a desiderare. La palette colori usata, molto sgargiante, aiuta a far risaltare il contrasto fra luce e ombra, e in generale realizza un’atmosfera dai toni sognanti, evocando una sorta di nostalgia per un’estate bucolica e pacifica che alcuni non hanno mai avuto. Il tema principale del gioco, secondo gli sviluppatori, è proprio “Summer Memories”, e tutto, dall’ambientazione agli accessori indossati da alcuni personaggi, aiuta a trasmettere questo messaggio. Su PlayStation 4 Pro il gioco non sembra aver subito modifiche sostanziali o modalità che ne miglioralino le prestazioni o la resa grafica, restando fermo ai 30 fotogrammi al secondo decisamente stabili.

La colonna sonora fa da background più che discretamente alle esplorazioni del giocatore, con alcune tracce decisamente orecchiabili che mi sono ritrovato a fischiettare senza nemmeno pensarci, mentre le musiche utilizzate nelle fasi di combattimento sono decisamente hit or miss: a volte sembrano aver davvero poco a che fare con l’azione a schermo, altre volte invece adempiono perfettamente al compito di caricare il giocatore. Un plauso va fatto anche al doppiaggio, per cui sono stati scelti dei seiyuu non di primissimo piano ma che comunque hanno prestato le loro voci in modo egregio a personaggi secondari di serie come Inazuma Eleven, Durarara!! e Kemono Friends. Insomma, il ruolo che certi personaggi hanno nella storia e i loro archetipi non sono il massimo dell’originalità, ma i cliché presenti non danno comunque troppo fastidio per il godimento della trama.

A chi consigliamo Atelier Ryza: Ever Darkness and the Secret Hideout?

Proprio per le tante convenienti aggiunte che rendono la vita più facile ai giocatori, questo Atelier Ryza è il punto d’incontro perfetto fra il passato e il futuro della serie: i veterani dovrebbero accogliere con gioia alcune interessanti modifiche ai sistemi di gioco, e i novizi, dopo alcune spiegazioni ed esperimenti, non resteranno troppo intimiditi da un crafting system che almeno all’inizio pare davvero indecifrabile. Questo può essere il perfetto punto d’inizio per i neofiti, per chi vuole giocare ad un titolo decisamente più rilassante e non impegnativo, e per chi magari è fan di titoli survival occidentali con sistemi di creazione oggetti altrettanto profondi. Purtroppo, chi non conosce l’inglese discretamente avrà problemi nel proseguire con la storia vista la grossa mole di testo presente, specialmente nel diario che ci dirà come completare i vari compiti. Atelier non è mai stata una serie particolarmente hardcore e quest’ultimo capitolo lo conferma: chi cerca storie epiche, battaglie sanguinose per la sopravvivenza del genere umano e difficoltà insormontabili dovrà guardare altrove.

Con Atelier Ryza: Ever Darkness & the Secret Hideout ha inizio una trama tutta nuova della serie Atelier, amatissima dai fan di GUST. Il bellissimo gioco di ruolo segue le gesta di Ryza, una ragazzina che sogna di fuggire, insieme alla sua banda di amici, dal suo banale stile di vita nel villaggio. Un giorno, mentre esplorano una foresta proibita in cerca di avventure, Ryza e i suoi amici incontrano un alchimista che cambia le loro vite per sempre. Dopo averlo convinto, quest’uomo misterioso insegna a Ryza le basi dell’alchimia, lanciandola in un’avventura che alla fine la condurrà in una ricerca per salvare la sua città natale dall’oscurità misteriosa e mortale che si nasconde sotto la superficie.

Acquista Atelier Ryza: Ever Darkness & The Secret Hideout per PlayStation 4 o Nintendo Switch seguendo questo link al prezzo di 59,99 €. Uscita prevista per l’8 novembre 2019. Sostieni Akiba Gamers acquistando il gioco su Amazon attraverso questo link!

  • Una grande mappa da esplorare con tanti biomi diversi
  • Personaggi ben caratterizzati e doppiati
  • Numerosi miglioramenti quality of life rispetto ai capitoli precedenti
  • Il comparto visivo ha fatto davvero molti passi in avanti

  • Certi sistemi di gioco non vengono spiegati adeguatamente, specialmente per quanto riguarda l’Alchimia
  • Troppi momenti morti nel corso della storia principale
  • Mancanza della traduzione italiana
  • Poca varietà nei mostri da combattere
Atelier Ryza: Ever Darkness and the Secret Hideout
4.4

Il miglior Atelier di sempre

Sono principalmente due i sentimenti che mi hanno accompagnato durante le mie ore insieme ad Atelier Ryza: Ever Darkness and the Secret Hideout. Tranquillità, perché il mondo, anche nei suoi ambienti più ostili, è comunque permeato da una certa aura di spensieratezza e allegria; e curiosità, perchè ogni volta che andavo a colpire un albero, a picconare una roccia o a creare una nuova ricetta alchemica non sapevo mai cosa aspettarmi da un sistema immenso di nodi ed elementi collegati fra loro. Fra queste due, lo ammetto, ogni tanto andava a inserirsi un po’ di frustrazione per alcuni passaggi particolarmente tediosi di una storia principale che sembrava non decollare mai, anche se alla fine ne è valsa la pena. La malinconia provata al termine della mia avventura, come tocco finale, si è unita in un calderone ai tre sentimenti sopracitati per sintetizzare alchemicamente uno dei migliori JRPG di quest’anno e, senza ombra di dubbio, il migliore appartenente alla saga di Atelier: questa Ryza alza l’asticella di molto e i prossimi titoli appartenenti al ciclo dovranno davvero darsi da fare per eguagliarla.

Ossessionato da Le Bizzarre Avventure di JoJo e METAL GEAR, pensa che TRIGGER abbia salvato gli anime. Darebbe tutto pur di vedere un nuovo Trauma Center e il finale di Berserk; generalmente ti vuole bene, finché non gli parli di microtransazioni.

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