Mamoru Hosoda: il regista si racconta alla Festa del Cinema di Roma

Mamoru Hosoda è uno dei registi d'animazione giapponese più amati dal pubblico. Nella Masterclass alla Festa del Cinema di Roma ha rivelato molti aneddoti della sua vita registica e non solo: questo è quello che ha detto.

Mamoru Hosoda: il regista si racconta alla Festa del Cinema di Roma

È uno dei registi contemporanei più amati nel panorama dell’animazione giapponese: Mamoru Hosoda è annoverato tra i grandi nomi celebri del cinema nipponico, come Miyazaki, Satoshi Kon, Mamoru Oshii. Ma la sua poetica è peculiare, onirica, didascalica, rendendolo un regista eclettico e al contempo definito nella sua impronta. Il 16 ottobre il celebre regista d’animazione Mamoru Hosoda ha presieduto alla 16ª edizione della Festa del Cinema di Roma 2021 tenendo una Masterclass molto interessante in cui ha svelato alcuni retroscena della sua vita registica e ha conversato con il pubblico in sala mostrando il suo lato umano e come le sue esperienze personali si mescolino indissolubilmente alle sue opere animate, rilasciando anche alcune interviste esclusive.

Il regista si trova a Roma in occasione della promozione del suo ultimo film, BELLE (qui trovate la nostra recensione), in concorso alla sezione indipendente Alice nella Città 2021, e che uscirà nelle sale italiane il 22 gennaio 2022, distribuito da Koch Media e I Warner. Hosoda, emozionantissimo per la sua prima visita a Roma, ha ringraziato tutti i presenti per essere accorsi numerosi, calore che il pubblico di fan ha ricambiato con entusiasmo.

Mamoru Hosoda: il regista delle piccole cose

Parlando dell’importanza che ha non solo nel panorama registico, ma anche in quello più convenzionalmente accademico, essendo oggetto di tesi universitarie e di approfondimenti documentaristi (come il video monografico di Dario Moccia “Tutto iniziò con i Digimon”), Mamoru Hosoda ha ribadito di non avere intenzione di produrre opere pensando di essere oggetto di tesi, ma “il mio obiettivo è produrre qualcosa di diverso, di nuovo, e pensare come realizzarlo al meglio. Ogni volta che produco mi rendo conto che ho ancora molto da imparare”. 

Nonostante questa sua spinta verso il cambiamento e il miglioramento costante, ci sono degli elementi ricorrenti delle prime opere che si ripercuotono nei lavori attuali: egli ha affermato che questa costante è presente nel lavoro di molti artisti, come se fossero una lente di ingrandimento che permette di osservare elementi che verranno approfonditi successivamente. Si potrebbe quindi pensare, in linea generale, a un set di prime opere. Per esempio, per quanto riguarda la sua esperienza personale, oltre a Digimon: Adventure, un’altra opera prima come Boku wa World Game ha un’impostazione più “hollywoodiana”, cosa che si ripercuoterà anche nelle opere successive. 

Parlando dei due episodi della serie Ojamajo Doremi diretti dal maestro, il 40 e il 49 della quarta stagione, che sono a tutti gli effetti due degli episodi più apprezzati dell’intera serie anime, per la loro impostazione narrativa che si scardina da quella più classica da majokko della serie e che si indirizza verso una meditata struttura contemplativa, Mamoru Hosoda ha affermato di aver pensato a questi episodi a seguito di una vicenda lavorativa non troppo felice. È noto come il regista sia stato inizialmente scelto da Hayao Miyazaki come regista de Il castello errante di Howl, ma che per divergenze interne sia stato sostituito ben presto da Miyazaki stesso: Hosoda ha ribadito come la scelta di creare degli episodi in cui una maga smette di esserlo rappresenta metaforicamente tutte quelle cose incompiute che non è riuscito a portare a termine nel film dello Studio Ghibli.

Alla domanda su come sia nata in lui la passione per l’animazione e il cinema in generale e la voglia di diventare animatore, e di quale siano state le opere che lo hanno influenzato, Hosoda ha affermato di avere tantissimi registi e film di ispirazione, ma che sicuramente i primissimi ad averlo estasiato sono stati alle elementari due film del ’79: Ginga Tetsudo (Galaxy Express 999) e Lupin III: Il Castello di Cagliostro di Miyazaki. Ma nonostante questo, non c’era in lui un ardente desiderio di diventare un regista, ma semplicemente era affascinato dalla figura e dai mondi fantastici che riusciva a creare. 

Pensando di iniziare a lavorare nel disegno, decide di iniziare un’università di pittura, specializzandosi in quella a olio. In quegli anni vede migliaia di film e soprattutto conosce l’opera di Victor Erise, Lo spirito dell’alveare, che lo influenza e cambia in lui la prospettiva di vita, essendo un’opera molto concettuale. Ha quindi capito di voler diventare un regista, in particolare d’animazione: è questo, secondo lui, un mezzo molto potente per veicolare messaggi cinematografici. 

Il cinema d’animazione come nuova strada da percorrere

Il cinema d’animazione è una componente importante per la vita registica di Hosoda, tanto che si rifiuta categoricamente di pensare di ritornare al cinema live action (durante l’università ha girato un mediometraggio dal vero), perché a suo dire “la storia del cinema ha una storia più lunga e abbiamo esplorato diverse forme d’espressione. L’animazione, che adoro, ha una storia molto breve e penso non siano state esplorate tutte le potenzialità dell’espressione dell’animazione, e quindi voglio esplorarle io stesso”. Tanto che quando rivela il significato dietro il nome del suo Studio, Chizu, afferma che in giapponese questa parola significhi “mappa”, vedendo l’animazione come un campo inesplorato, una tavola bianca ancora da disegnare: il suo compito vuole essere quello di riempire questa mappa grazie ai suoi film, rivelando cose della vita ancora non manifestate attraverso il cinema d’animazione. 

Dal punto di vista della produzione dei suoi film, Mamoru Hosoda ha spiegato come sia importante focalizzarsi sull’immagine che si vuole trasmettere al pubblico e che per fare un buon film non basti narrare verbalmente una storia per renderla gradevole, ma sia importante soprattutto creare un contesto filmico e capire come il pubblico lo recepisce attraverso una consequenzialità di immagini.

La progettazione, inoltre, deve essere molto chiara per progredire in modo spedito e efficace; la collaborazione con lo staff produttivo è fondamentale per la buona riuscita del messaggio che si intende veicolare.

In Belle, per esempio, ci sono collaborazioni a livello internazionale che hanno permesso la realizzazione di un film spettacolare. Mamoru Hosoda ha spiegato come abbia chiesto a Tomm Moore di collaborare al film, avendolo aiutato nella promozione pubblicitaria in Giappone dell’ultimo film del cineasta svedese, Wolfwalkers. Hosoda pensa che per contrastare i colossi dell’animazione mondiale, soprattutto la Pixar e la Disney, sia necessario per gli indipendenti collaborare al fine di creare delle produzioni di notevole spessore. Hosoda ha quindi chiesto a Moore quale fosse il suo prossimo film dopo Wolfwalkers: alla risposta dello svedese “Ora voglio andare in vacanza”, il regista giapponese ha risposto “In vacanza? Durante la pandemia? È veramente un paradosso! Facciamo un film insieme!”.

La morte come componente naturale della vita

Dal punto di vista emotivo, Mamoru Hosoda riversa molta della sua esperienza personale nelle sue opere: riguardando una clip di uno dei suoi film in cui vi è la morte di un personaggio, il regista ha spiegato come la sua intenzione fosse quella di non uccidere nessuno dei suoi personaggi, ma che quella scelta fosse necessaria per lo svolgimento del film. Hosoda ha subìto il lutto della perdita della madre, e ciò gli ha fatto comprendere come la morte non debba essere vista per forza in modo negativo, perché una componente essenziale della vita: “Se dobbiamo descrivere la vita, dobbiamo descrivere anche la morte”.

Anche in un altro suo film ritroviamo la morte di un personaggio, ma che stavolta sembra avere un significato differente per Hosoda: “Era un periodo in cui io e mia moglie desideravamo avere un figlio. Ma allo stesso tempo ero insicuro. Una volta nato mio figlio sarei riuscito a vederlo crescere? Questo mi metteva ansia. La morte del padre è forse trattata con leggerezza, ma non è così. La morte deve essere vista come una cosa naturale. Dare un taglio drammatico era quasi blasfemo: volevo che fosse più realistico possibile”. 

Mamoru Hosoda – La filmografia

  • Digimon Adventure (1999)
  • Digimon Adventure: Our War Game (2000)
  • Superflat Monogram (2003)
  • ONE PIECE: L’isola segreta del barone Omatsuri (2005)
  • La ragazza che saltava nel tempo (2006)
  • Summer Wars (2009)
  • Digimon Adventure 3D: Digimon Grandprix! (2009)
  • Wolf Children – Ame e Yuki i bambini lupo (2012)
  • The Boy and the Beast (2015)
  • Mirai (2018)
  • Belle (2021)
Una mahō shōjo che vive sommersa tra libri e fumetti, Pokémon e dadi di D&D. Divoratrice compulsiva di film e serie TV, nel tempo libero complotta con il suo gatto per conquistare il mondo. Sogna un giorno remoto di disegnare una storia a fumetti incentrata su una campagna di Dungeons & Dragons.

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