A.O.T. Wings of Freedom – Recensione

Minacciata da gigantesche creature, la razza umana è costretta a combattere per sopravvivere: questo è A.O.T. Wings of Freedom! SPOILER ALERT: leggendo la recensione di A.O.T. Wings of Freedom potreste imbattervi in un paio di spoiler relativi alla trama della serie da cui il gioco è tratto.

A.O.T. Wings of Freedom - Recensione

A.O.T. Wings of Freedom - RecensioneMinacciata da gigantesche creature dalle sembianze umanoidi, la razza umana trova rifugio all’interno di tre imponenti mura conosciute come Wall Maria, Wall Rose e Wall Sina, le quali, proprio al loro interno, permettono il continuo e pacifico svolgimento della vita di tutti i giorni. O quasi.

Nell’anno 845 la comparsa di un gigante colossale, alto circa sessanta metri, gettò l’umanità nel caos più totale: con un singolo calcio riuscì a sfondare la prima delle mura credute impenetrabili, lasciando entrare un’orda di giganti. Morte e distruzione ebbero luogo tra le rovine di Wall Maria, lasciando ai superstiti un’unica possibilità di salvezza: trasferirsi all’interno di Wall Rose. Sfortunatamente, mentre i sopravvissuti tentarono di serrare le porte, un secondo gigante corazzato fece breccia come se nulla fosse per poi sparire insieme al precedente, non dopo aver spianato la strada a orribili creature le quali, senza il loro aiuto, non sarebbero mai riuscite a entrare.

Impauriti dall’accaduto, i piccoli Eren Jaeger, Mikasa Ackermann e Armin Arelet si recarono nelle loro abitazioni per constatare l’effettiva salvezza delle loro famiglie ma, sfortunatamente, i primi due non poterono far altro che assistere alla morte della madre, rimasta intrappolata sotto alcune macerie e divorata senza pietà da uno dei giganti. L’accaduto, ancora da realizzare, getta Eren in uno stato di odio puro verso queste creature, facendo nascere in lui un unico obiettivo: sterminarli tutti.

Visto lo pseudo-fallimento di Shingeki no Kyojin: Humanity in Chains, uscito sui nostri Nintendo 3DS lo scorso anno, esclusivamente in digitale, KOEI TECMO Games e Omega Force raccolgono i cocci nell’ambizioso tentativo di rimetterli insieme e creare un nuovo e meritevole titolo su Shingeki no Kyojin (Attack on Titan o L’attacco dei Giganti, se preferite). Per il suo debutto occidentale, con il titolo di A.O.T. Wings of Freeedom, la compagnia ha pensato in grande, proponendolo su PlayStation 4, PlayStation 3 e PlayStation Vita come in Giappone, ma anche anche su Xbox One e PC. Riuscirà questo inedito gioco a rendere giustizia alla serie da cui è tratto? Scopriamolo insieme!

  • Titolo: A.O.T. Wings of Freedom
  • Piattaforma: PlayStation 4, PlayStation 3, PS Vita, Xbox One, PC
  • Genere: Action
  • Giocatori: 1-4 (multiplayer online)
  • Software house: KOEI TECMO Games
  • Sviluppatore: Omega Force
  • Lingua: Inglese (testi), Giapponese (doppiaggio)
  • Data di uscita: 26 agosto 2016 (Giappone)
  • Disponibilità: retail (solo PS4 e XB1), digital delivery
  • DLC: missioni, costumi e armi aggiuntive
  • Note: disponibile in versione Treasure Box anche in Europa

Devo sinceramente ammettere che già dalle prime immagini rilasciate dalla compagnia ero totalmente affascinato da questo gioco, ma dopo i timori causati dal precedente titolo per Nintendo 3DS, ho capito che non è facile creare un gioco di questo genere… e no, non basta semplicemente riciclare i il gameplay di un semplice gioco su Spider-Man. Per questo motivo ho tenuto a bada l’enfasi e ho deciso di approcciarmi ad A.O.T. Wings of Freedom con i piedi di piombo. La sua diversità in quanto stile di gioco è una sfida complessa che KOEI TECMO Games e Omega Force hanno sentito di poter affrontare senza problemi, una sfida senza mezze misure: o ti ergi al di sopra di Spike Chunsoft, o crolli miseramente insieme a lei. Le buone premesse per un gran titolo c’erano tutte, ma alla fin fine è la prova su strada quella che conta.

Seid ihr das Essen? Nein, wir sind der Jäger!

Inizieremo la nostra avventura all’interno dello story mode nei panni di un Eren Jaeger ancora neofita nell’utilizzo del 3D Maneuver Gear: saremo alle prese con il vero e proprio tutorial incentrato sull’apprendimento dei movimenti base effettuabili con il nostro personaggio, con il suo rifornimento e sul come attaccare i giganti che ci si pareranno contro, grazie a delle particolari sagome di legno. Terminato il tutorial inizieremo finalmente a entrare nel vivo del gioco: durante un tranquillo turno di guardia delle mura, tramite uno dei consueti e bellissimi filmati che ci accompagneranno durante tutto il corso del gioco, ci ritroveremo nuovamente faccia a faccia con il Gigante Colossale; quella stessa creatura che cinque anni prima spalancò le porte e contribuì alla brutale invasione che portò non solo allo sterminio di molte persone, ma anche alla perdita della madre del ragazzo. Come ben sapranno tutti coloro che conoscono la serie, sebbene alimentato dall’odio e dotato di un equipaggiamento in grado di supportarlo, Eren non potrà far altro che constatare nuovamente l’ardua realtà di non poter ancora competere contro il suo immenso nemico. Quest’ultimo sarà caratterizzato da un fattore che lo renderà diverso dagli altri: sarà in grado di ragionare, a differenza di quasi tutti gli altri giganti, privi di intelligenza.

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In ciascuno dei capitoli di storia avremo un personaggio ben preciso da controllare, ovviamente colui o colei che in quel preciso frangente fungerà da protagonista. Fatta eccezione per alcuni episodi sporadici, gran parte del gameplay offerto avrà luogo all’interno di alcune città, talvolta sempre le stesse, dove mediante l’apposita pressione del tasto quadrato inizieremo a spiccare letteralmente il volo, planando sopra i tetti delle abitazioni. Nonostante l’abbia portato a termine, devo ammettere con sincerità che ancora non sono riuscito a padroneggiare decentemente questo sistema di movimento, ma in senso positivo. Il nostro 3D Maneuver Gear, infatti, si aggancerà dove possibile, offrendoci dei movimenti che non sempre saranno gli stessi: alcune volte, quando lo scenario ne è sprovvisto, si aggancerà a qualcosa da un solo lato, tirandoci da una sola parte invece che farci proseguire dritto; mentre, quando per svariati metri intorno a noi non ci sarà nulla di agganciabile, dovremo armarci di santa pazienza e proseguire a piedi (o a cavallo, quando possibile).

Sul nostro cammino, di volta in volta, compariranno orde di giganti che, a seconda della stazza, saranno più o meno facili da uccidere. Essi avranno svariate parti del corpo da poter distruggere: quelli più grandi, infatti, presenteranno appositi cursori che ci permetteranno di tagliare di netto braccia e gambe oltre che, ovviamente, la testa. Qualsiasi fan della serie sarà sicuramente a conoscenza dell’inutilità di andare ad amputarvi un qualsiasi arto, dal momento che per abbattere definitivamente un gigante sarà necessario affettargli la collottola. Inoltre, per rendere il combattimento più godibile e meno diretto, alcuni dei giganti potrebbero avere dei materiali esclusivi assegnati a varie parti del corpo, e soltanto tranciandole sarà possibile ottenerli. Per cui, in un certo senso, alcuni di questi ci invoglieranno a non farli fuori immediatamente, ma a “smontarli” pezzo dopo pezzo, un po’ come in Toukiden, del medesimo studio. Per rendere il tutto ancora più amabilmente complicato, a volte ci imbatteremo in enormi boss, i quali saranno impossibili da sconfiggere con un colpo solo: questi diventeranno vulnerabili, quindi attaccabili dietro la nuca, solo dopo aver tranciato di netto entrambe le braccia, cosa che non sarà sempre facile nonostante l’aiuto di svariati compagni, reclutati in giro per i vari scenari di gioco.

I’M GONNA KILL ALL THE TITANS!

Sebbene il titolo si presenti come il classico action game, ci salterà subito all’occhio il fatto che non avremo a disposizione una barra dell’energia da poter tenere sotto controllo, giusto per rendere il tutto un po’ più verosimile. Ciò lascia intuire che saremo abbastanza vulnerabili e non ci vorrà molto per sconfiggerci, tenendo anche conto che i titani potranno afferrarci e ingurgitarci in un lampo, se non riusciremo a liberarci in tempo. Basterà anche un minimo colpo di striscio o uno spostamento d’aria per accusare il danno in modo estremo, dopo il quale sarà quindi necessario curarsi tramite l’utilizzo degli appositi oggetti. I due indicatori presenti sullo schermo saranno adibiti al gas del nostro 3D Maneuver Gear e all’integrità delle lame in nostro possesso; inutile dire che, una volta giunti ai livelli critici, avremo bisogno di cambiarli o di recarci da uno degli NPC adibiti al rifornimento e sostituirli, altrimenti finiremo per doverci spostare facendo a meno del nostro mezzo di locomozione e causeremo meno danni, in quanto attaccheremo con lame spezzate. Per quanto la spettacolarità dei movimenti sia enfatizzante e divertente, sarà bene abituarci a risparmiare e usare con parsimonia le nostre risorse, dal momento che presto o tardi noteremo che i rifornimenti per ogni scenario saranno sempre minori. Ci sarà la possibilità, talvolta, di dover addirittura finire interi capitoli di storia sprovvisti di tutto, combattendo letteralmente con le unghie e con i denti.

Il sistema di combattimento non è dei più intuitivi e ci vorrà un po’ di tempo prima di riuscire a capire come padroneggiarlo: dovremo attivare l’apposito mirino per scegliere come bersaglio una specifica parte del corpo dei giganti, agganciarla con il 3D Maneuver Gear e, quando sarà il momento opportuno, utilizzare la leva analogica utilizzata per spostarci in aria, attendendo così il momento ideale per sferrare l’attacco. Ho parlato di attacco perché, per ogni aggancio, sarà possibile effettuare quasi sempre solo una sferzata, senza la possibilità di effettuare più attacchi concatenati: questo non rappresenta un gran problema dal momento che, per la tipologia di colpo che andremo a infierire, l’inserimento di più colpi rovinerebbe in parte l’atmosfera originale. Ciascuno dei personaggi offerti avrà anche alcune caratteristiche univoche che li differenziano l’uno dall’altro, per esempio Mikasa potrà sferrare più di un singolo colpo di fila (diversamente da quanto detto poc’anzi), mentre la specialità di Levi offrirà la possibilità di chiamare rinforzi e concentrare gli attacchi su uno dei giganti particolarmente ardui; Armin invece, tramite la pressione dell’apposito pulsante, potrà richiamare a proprio piacimento i compagni per poi attaccare o gettarsi al salvataggio. Eren, infine, potrà trasformarsi in gigante, ma tale opzione potrà essere usata liberamente solamente dopo che avremo completato il gioco la prima volta. Vi state chiedendo perché? Presto detto! È fottutamente OP, tremendamente potente e, sebbene la durata della trasformazione non sia esagerata, in quel poco lasso di tempo riusciremo a sbaragliare addirittura i boss con un colpo solo.

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Prima di ciascuna missione ci verrà data la possibilità di fare rifornimenti per migliorare il nostro equipaggiamento, acquistando o sviluppando ulteriormente tutto quello che sarà in nostro possesso, come spade, ricambi delle lame e dei vari pezzi che compongono il 3D Maneuver Gear. Ogni personaggio però, non avrà un equipaggiamento specifico, ma ne condivideranno uno solo per tutti, evitandoci di dover ricomprare e sviluppare le stesse identiche armi per ciascuno ogni qual volta ci verrà affidato come alter ego nei vari capitoli. Sarà inoltre possibile entrare in possesso di velocissimi destrieri, i quali ci accompagneranno e ci seguiranno nel corso di ciascuna missione, potendo anche sbloccarne e acquistarne sempre di migliori nel corso del gioco. Questi ci serviranno giusto per gli spostamenti, dato che in groppa ad essi non saremo ovviamente in grado di attaccare né combinare nulla di concreto.

Another Brick in the Wall

Sfortunatamente il gioco pecca da un punto di vista piuttosto importante: la longevità. Il titolo, infatti, è interamente basato sulla prima stagione animata, vale a dire dall’inizio delle vicende fino alla sconfitta del Titano dalle sembianze femminili (così evitiamo spoiler). In men che non si dica, filmati a parte, le parti giocate ci saluteranno non appena inizieremo a entrare nel vivo del gioco e saremo diventati delle bestie stermina-titani. C’è da dire che Omega Force ha voluto inserire al suo interno anche un’extra, ma le modalità per sbloccarlo vanno a intaccare un particolare decisamente importante: le altre modalità di gioco. Sebbene venga offerta una sola modalità secondaria interamente dedicata alle side-mission, saremo quasi costretti a effettuarle velocemente nel mezzo della storia per il semplice fatto che, una volta terminate, ci faranno sbloccare e affrontare un capitolo extra dello story mode relativa all’Ape Titan. Questo, sfortunatamente, comporterà che, dopo aver completato effettivamente la storia al 100%, non avremo più nulla da fare. Inutile dire che ovviamente sarà possibile ri-effettuarle all’interno dell’apposita modalità libera al di fuori della storia, dove ci verrà anche offerta la possibilità di scegliere il personaggio da utilizzare tra i dieci messi a disposizione: Eren, Mikasa, Armin, Jean, Connie, Sasha, Historia, Levi, ErwinHange.

In maniera del tutto simile a un hunting game, potremo affrontare la modalità multiplayer online ospitando o unendoci a una partita già esitente. In queste sessioni potremo cimentarci nelle medesime missioni secondare della modalità Expedition scegliendo fra quelle già sbloccate in single player, affrontandole però assieme ad altri giocatori, per un massimo di quattro. Tuttavia, già ritrovandoci nella hub potremo riscontrare una minore fluidità nel frame rate rispetto alla controparte in solitario se i nostri compagni non avranno una connessione abbastanza performante ma, escludendo questo fattore, il gioco fila liscio anche in compagnia. L’unica pecca, probabilmente, è che le missioni iniziali saranno davvero troppo facili da affrontare insieme, spesso finiranno molto prima del previsto perché uno dei giocatori si precipiterà a tagliare la collottola al boss, mentre gli altri staranno facendo razzia degli altri giganti in vista di un punteggio maggiore alla fine della missione.

Ehm... Mikasa?

Ehm… Mikasa?

Passi da gigante

Nonostante la sua natura cross-gen, devo ammettere che sono rimasto piacevolmente sorpreso della resa grafica del titolo, specialmente su PlayStation 4, versione testata, dove risulta decisamente gradevole nonostante la presenza leggera di un effetto aliasing, meno evidente, tuttavia, rispetto a un altro titolo della medesima compagnia (coff… Arslan). Ben realizzati anche gli innumerevoli filmati in CG che ci accompagneranno in questa magnifica esperienza, i quali riusciranno a dare il giusto valore alla narrazione del titolo. Sfortunatamente, c’è una cosa che ancora mi è poco chiara: di base il titolo non presenta censure (se non quando espressamente attivate dal menu opzioni) e durante il gameplay non sarà raro vedere sangue ovunque, anzi, ci ritroveremo imbrattati da capo a piedi spesso e volentieri. Nei filmati, però, si è inspiegabilmente scelto di rappresentarlo con un colore grigiastro, e sono ancora qui a chiedermi quale sia la motivazione dietro tale scelta. Insomma, è un po’ come il Nintendo 3DS, che è region lock, ma legge giochi giapponesi del Nintendo DS.

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Un grande plauso va anche al comparto sonoro, che si amalgama perfettamente con ciò che vuole rappresentare la serie senza risultare fuori luogo. Il tutto, infatti, richiama perfettamente il tema dell’opera originale, riuscendo a offrire egregiamente una discreta dose di enfasi durante le nostre battute di caccia ai giganti. Devo ammettere che non ho una gran bravura nel riconoscere i brani delle serie di appartenenza, quindi non sono in grado di dirvi quali quanti di essi provengono effettivamente dalla serie animata. Magari questa sarà solo un’opinione personale, ma avrei dato un 5 su 5 a questo gioco se solo fosse stato presente il brano di Mika Kobayashi durante le varie boss battle.

A chi consigliamo A.O.T. Wings of Freedom?

Prima di tutto, consiglio questo Wings of Freedom ai numerosissimi fan della serie di Attack on Titan, ma anche a tutti coloro che vogliono immergersi all’interno di un action game dai toni particolari e un tantino crudi, qualcosa, insomma, diverso dal solito. Se non si ha paura di imbattersi in eventuali spoiler, dal momento che il titolo narra la storia sin dal suo principio, ci si può avvicinare anche se non si conosce la serie animata da cui è tratto. Magari chissà, potrebbe riuscire a conquistarvi e trovare in voi nuovi fan dell’opera di Hajime Isayama.

  • Ottima trasposizione videoludica della serie
  • Caratteristiche intriganti
  • Tecnicamente ottimo, nonostante la sua natura cross-gen
  • Buona dose di sfida e difficoltà

  • La scarsa longevità lascia parecchio a desiderare
  • Mancano modalità secondarie di spessore
  • Versione PS Vita trascurabile
A.O.T. Wings of Freedom
4.2

Una titanica soddisfazione per KOEI TECMO e Omega Force

Sono davvero tante le serie che ricevono continuamente adattamenti videoludici, sfortunatamente spesso altamente discutibili. Quel tanto che basta a farti pensare che “se fosse rimasta soltanto una serie animata forse sarebbe stato meglio”. Questo è infatti quello che ho pensato quando ho visto il primo adattamento trasposizione di Shingeki no Kyojin su Nintendo 3DS. Sono tanti titoli che non godono di una seconda occasione e si accontentano di quello che hanno, nel bene o nel male ma, fortunatamente, questo non è stato il caso di Attack on Titan. KOEI TECMO Games e Omega Force hanno dimostrato ampiamente di saper realizzare un grande titolo tratto dalla serie di Isayama, ergendosi decisamente al di sopra di Spike Chunsoft. Inutile dirvi che, se siete già in possesso del gioco sulla handheld di Nintendo, prendetelo e buttatelo via. Ah già, è in digitale. Ok, buttate via il 3DS! No, forse così è un pelino esagerato. In sostanza, se siete fan della serie e siete in possesso di una delle piattaforme su cui il titolo è disponibile, non potete lasciarvelo sfuggire.A.O.T. Wings of Freedom è il gioco perfetto per rendere giustizia a questa grandissima serie.

Prestigiatore, ballerino di break dance, produttore cinematografico, traduttore ufficiale di frasi imbarazzanti per prodotti R18, fondatore di Akiba Gamers: un curriculum da fare invidia a Johnny Sins, ma che non regge il confronto con la sua smodata passione per i giochi d’importazione e per i tegolini.