Sono passati ben venticinque anni, e seppure gli anni 2000 e Square ci hanno donato opere come Legend of Mana, Threads of Fate e Chrono Cross, quel periodo venne travolto da un raffica impressionante di titoli, tra cui SaGa Frontier 2, Vagrant Story, Parasite Eve II, FINAL FANTASY IX e FRONT MISSION 3. Titolo che seppur sotto tono rispetto la prima opera della saga, è riuscito negli anni a ritagliarsi un posto nel cuore dei fan più affezionati. Ora il titolo è pronto a tornare in una versione remake su Nintendo Switch e, dopo averlo provato in anteprima, siamo pronti a dirvi la nostra in questa ultima recensione!
- Titolo: FRONT MISSION 3: Remake
- Piattaforma: Nintendo Switch
- Versione analizzata: Nintendo Switch (EU)
- Genere: Strategia, RPG
- Giocatori: 1
- Publisher: Forever Entertainment
- Sviluppatore: SQUARE ENIX
- Lingua: Italiano (testi), Inglese e Giapponese (doppiaggio)
- Data di uscita: 26 giugno 2025
- Disponibilità: digital delivery
- DLC: non annunciati
- Note: nessuna
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Tra mech e distopia
Siamo nel 2112, su una piattaforma artificiale chiamata Ocean City, al largo della costa meridionale di Okinawa. Una metropoli militare-industriale dominata da aziende come la Kirishima Industries, incaricata della costruzione e messa a punto dei Wanzer (mecha da combattimento) per l’esercito giapponese, la JDF. I Wanzer, abbreviazione pseudo-germanica di “walk” e “panzer”, rappresentano il cuore pulsante dell’intero gameplay. Il protagonista, Kazuki Takemura, è un collaudatore impulsivo con un’ossessione protettiva verso la propria sorella adottiva, Alisa, con l’insolita abitudine di urlare “Stai zitto!” almeno una volta ogni due dialoghi. La trama si apre con il furto di un’arma chiamata MIDAS da parte della Marina degli Stati Uniti, che scatena una catena di eventi che coinvolge cospirazioni geopolitiche, mutazioni genetiche e guerre per la supremazia tecnologica. La storia si biforca all’inizio del gioco in due percorsi distinti — Emma o Alisa — a seconda di una scelta apparentemente banale. Entrambe le linee narrative sono complesse, ramificate e piene di intrighi.
MIDAS, l’arma al centro della trama, è una bomba ad “esplosione aurica” che sfrutta l’oro irradiato, distruggendo tutto in un raggio sferico ma senza lasciare radiazioni permanenti. Una bomba nucleare “pulita”. Se fosse reale, cambierebbe radicalmente il volto della guerra. E la chiave per la sua creazione è una sola persona: la scienziata Emir “Emma” Klamsky. Entrambi i percorsi – Emma e Alisa – mostrano due lati dello stesso conflitto. Kazuki prende sempre decisioni guidate dall’integrità. Anche quando si schiera con la USN, si oppone ai suoi alleati se deviano dal giusto. Non ci sono ambiguità morali: solo fermezza e determinazione. La storia termina dove comincia, ma con esiti diversi. Ci vogliono all’incirca una quarantina di ore per finire uno dei due percorsi, che si raddoppiano nel caso si decidesse di vedere l’interezza dell’opera. Curiosamente, Front Mission 5, ambientato cronologicamente dopo FM3, non stabilisce quale finale sia “canonico”. Un dettaglio che aggiunge fascino all’intera saga.
FRONT MISSION 3 si presenta come un titolo RPG strategico a turni, caratterizzato dalla forte componente tattica. Ogni parte del mech ha i propri punti vita: perdere un braccio significa perdere un’arma, perdere le gambe riduce la mobilità, e distruggere il corpo elimina completamente il Wanzer. I piloti possono anche essere eiettati, rendendo possibile rubare i mech nemici. È una meccanica brillante, e sorprendentemente trascurata dall’IA. Il gioco introduce progressivamente abilità, punti azione, tipologie di armi e resistenze. È possibile personalizzare liberamente ogni personaggio, specializzandolo o rendendolo ibrido, anche se il limite a quattro unità in battaglia (poi otto, più avanti) impone scelte tattiche precise. La modalità Simulazione permette di livellare e sperimentare, ma la vera sfida è riuscire a superare le missioni già al primo colpo. Ogni battaglia è divertente, stimolante e ricca di sorprese. Le abilità speciali si attivano casualmente e possono persino cambiare le sorti di uno scontro. È quel tipo di gioco che ti fa dire: “Solo un’altra missione…” fino alle tre del mattino, e non mi capitava qualcosa di simile da Unicorn Overlord.
La stessa guerra 25 anni dopo
Rispetto la sua versione originale, FRONT MISSION 3: Remake presenta modelli 3D, texture e animazioni aggiornate, con cutscene e scontri che ora appaiono più fluidi e moderne. Anche la colonna sonora, ex punto debole, è stata rieditata e riorchestrata, mantenendo la possibilità di alternare tra la versione nuova e quella classica.
Il remake introduce ora la possibilità di applicare diverse texture camo ai Wanzer attraverso un sistema di mimetica personalizzabile. Aggiunte anche una nuova modalità di combattimento rapido, per chi preferisce sessioni più veloci e meno narrative, caricamenti resi praticamente istantanei e nuove traduzioni.
A chi consigliamo FRONT MISSION 3: Remake?
Se amate gli strategici a turni come FINAL FANTASY TACTICS, FRONT MISSION 3: Remake è un titolo imprescindibile. Certo, la grafica invecchiata può essere un ostacolo per alcuni, ma dietro quel guscio ruvido c’è un RPG profondo, intelligente e assuefacente. E se hai completato solo una delle due campagne, è il momento perfetto per scoprire l’altra metà della storia.
- Due storie in un solo gioco
- Gameplay tattico solido e personalizzazione mech
- Accessibilità moderna…
- …Ma animazioni e impatto visivo deludenti
- Atmosfera snaturata
- Nessun contenuto nuovo significativo
FRONT MISSION 3: Remake
Un remake meritevole
FRONT MISSION 3: Remake rappresenta un ritorno importante per uno dei titoli strategici più sottovalutati dell’epoca PS1. L’esperienza di gioco resta solida: il doppio percorso narrativo, ricco di intrighi politici e scelte morali, garantisce una longevità notevole. Il sistema tattico, basato su mecha completamente personalizzabili e combattimenti a turni intelligenti, conserva intatto il suo fascino. Il tutto è ora incorniciato da un’interfaccia più moderna, caricamenti rapidi, e la possibilità di passare tra colonna sonora originale e riorchestrata, rendendo l’esperienza più accessibile e fluida per i giocatori di oggi. Tuttavia, il remake non è privo di criticità. Le nuove animazioni, pur più moderne, mancano di peso e intensità: i Wanzer sembrano muoversi come giocattoli, privando i combattimenti del senso di impatto e gravità che aveva reso l’originale così coinvolgente. Anche l’atmosfera generale ha perso parte del suo tono distintivo, risultando più anonima. Inoltre, il gioco non introduce contenuti nuovi: niente missioni extra, né ampliamenti narrativi significativi. Chi ha già esplorato entrambe le campagne sull’originale potrebbe quindi trovarsi davanti a una versione più comoda, ma non necessariamente più interessante. In definitiva, Front Mission 3 Remake è consigliato a chi vuole riscoprire un classico del genere strategico con le comodità del presente. Ma chi cerca una reinvenzione profonda o un’espansione sostanziale dell’originale, potrebbe restare con un senso di occasione mancata.