Shin Megami Tensei: Devil Summoner: Soul Hackers – Recensione

Porting per 3DS di uno Shin Megami Tensei uscito nel 1997 su SEGA Saturn, questo Soul Hackers risente abbastanza del peso degli anni.

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shin-megami-tensei-devil-summoner-soul-hackers-recensione-boxartMegami Tensei nasce nel lontano 1987, affermandosi in Giappone come una delle saghe JRPG più popolari tra i fan del genere. Il primissimo capitolo Digital Devil Story per Famicom e MSX, insieme al suo sequel, non presentava ancora il prefisso Shin all’interno del nome. A questi seguì Kyuuyaku Megami Tensei, remake per Super Famicom dei primi due giochi, e il successivo spin-off Shin Megami Tensei divenne più famoso della stessa saga principale, ereditandone la celebrità per gli anni a venire.

Negli ultimi anni SMT ha visto crescere il suo successo tanto da creare una serie di ulteriori saghe parallele più o meno riuscite. Alcune di esse hanno avuto un enorme successo, come ad esempio Persona, altri invece, sebbene meno famose come Digital Devil Saga, sono altrettanto valide.

Il gioco che prenderemo in esame con questa recensione è Shin Megami Tensei: Devil Summoners: Soul Hackers. Originariamente apparso nel 1997 su SEGA Saturn, non era mai uscito dai confini del Giappone prima del 20 settembre 2013, data di uscita di un porting, non troppo riuscito, per Nintendo 3DS.

  • Titolo: Shin Megami Tensei: Devil Summoner: Soul Hackers
  • Piattaforma: Nintendo 3DS
  • Genere: JRPG, dungeon crawler
  • Giocatori: 1
  • Software house: ATLUS
  • Sviluppatore: ATLUS
  • Lingua: Inglese (testi e doppiaggio)
  • Data di uscita: 20 settembre 2013
  • Disponibilità: retail, digital delivery
  • Reperibilità: comune
  • DLC: non presenti
  • Note: porting del medesimo titolo originariamente uscito su SEGA Saturn nel 1997

Soul Hackers, come molti altri titoli della saga di SMT, ha due tematiche principali: la tecnologia e l’occulto. Il gioco è ambientato in una città chiamata Amami City, che negli ultimi tempi ha subito una grossa espansione ed evoluzione tecnologica. All’inizio della storia viene annunciato l’imminente avvio di un gioco online chiamato “Paradigm X” per il quale la richiesta di poter entrare a far parte del gruppo di beta testing è stata così elevata che i posti disponibili sono andati esauriti quasi subito.

Benvenuto negli Spookies

shin-megami-tensei-devil-summoner-soul-hackers-recensione-schermata-06A questo punto entra in scena il protagonista (al quale, come sempre, dovremo dare nome e cognome, e in questo caso anche un nickname), che ci viene spiegato essere un Hacker. Non perderemo l’occasione di far bella mostra delle nostre capacità informatiche di fronte alla bella Hitomi, hackerando la lista dei beta tester per Paradigm X e inserendo il nostro nome al posto di quello di un altro giocatore. Fatto questo sentiremo una strana voce che sembrerebbe provenire dal terminal appena utilizzato, ma non le daremo troppo peso. Poco dopo verremo contattati da Masahiro Sakurai (no, non quello di Super Smash Bros.), leader degli “Spookies”, il gruppo di hacker di cui facciamo parte, che ci chiederà di incontrarlo con una certa urgenza in un parcheggio, e si sa, non è una buona idea far aspettare il capo!

shin-megami-tensei-devil-summoner-soul-hackers-recensione-schermata-05shin-megami-tensei-devil-summoner-soul-hackers-recensione-eroe-artworkCi precipiteremo a tempo di record da lui, il quale ci mostrerà quella che sembra una stranissima combinazione tra un’arma da fuoco e un PC, e, finito il discorsetto, Sakurai si assenterà per qualche tempo permettendoci di provare a loggare in Paradigm X; il gioco ha tutta l’aria di essere un life simulator, con un’ambientazione in stile primi anni del ‘900 con negozi, teatri e quant’altro, e sarà proprio il teatro la nostra tappa iniziale, ma non prima di aver assistito a un pomposo annuncio da parte della società sviluppatrice di Paradigm X: la Algon Software Corporation.

La trama di Soul Hackers da questo punto in poi si concentrerà sulla possibilità di viaggiare all’interno delle menti di persone già morte per rivivere gli ultimi istanti della loro esistenza, in modo da scoprire ciò che si cela dietro alla splendente facciata di Amami City e Paradigm X.

Buona minestra, ma un po’ fredda

shin-megami-tensei-devil-summoner-soul-hackers-recensione-schermata-02Sfortunatamente Soul Hackers ha subito le ingiurie del tempo. Diversamente da molti grandi classici nati intorno al quel periodo, la meccanica datata e lo scarsissimo impegno messo nella creazione del porting non fanno altro che mettere in evidenza le rughe maturate in questi sedici anni dal suo esordio.

Il combat system è di un particolarissimo tipo, decisamente vecchio, che può piacere solo a chi già ne conosce e accetta le meccaniche; difficilmente un neofita di questi tempi potrebbe riuscire ad apprezzarlo, in quanto incredibilmente scarno. Nello specifico, mi riferisco agli scontri con visuale in prima persona, dove le uniche due cose che appaiono sul doppio schermo del 3DS sono i medesimi sprite statici dei mostri avversari dell’edizione per Saturn e il menu con i comandi di battaglia.

shin-megami-tensei-devil-summoner-soul-hackers-recensione-schermata-04Tenendo sempre in considerazione l’utenza media, un’altra cosa decisamente poco piacevole è l’esplorazione dei labirinti in stile dungeon crawler, anch’essa con visuale in prima persona, con la mappa da seguire piano dopo piano e gli ormai consueti incontri casuali. Uno stile così vecchio potrà piacere solo ai fan che hanno già giocato in passato alla versione originale, o a titoli simili come ad esempio i primi Phantasy Star. Questo stile così crudo e spartano difficilmente potrà piacere a chi si avvicina per la prima volta al genere RPG, ma anche a chi è abituato a titoli di ben altra levatura.

Un demone per capello

shin-megami-tensei-devil-summoner-soul-hackers-recensione-schermata-03Il gameplay dell’intero gioco, come già anticipato, è estremamente primitivo e scarno. La città da esplorare è costituita da una semplice stilizzazione all’interno della quale dovremo muovere un cursore per entrare nei luoghi segnati con un indicatore rosso.

Il battle system in prima persona contiene i menu dove selezionare le abilità da eseguire e altri comandi: alcuni, interessanti, come il comando “Parla”, che ci darà la possibilità di ingaggiare alcuni demoni, se da loro ritenuto opportuno, ponendoci una domanda alla quale dovremo dar loro la risposta che vogliono sentirsi dire. Come da tradizione per la saga di Shin Megami Tensei, anche in Soul Hackers sarà possibile fondere i demoni che accettano di unirsi a noi con altri esemplari per crearne di nuovi e più potenti. Tuttavia, l’intero sistema legato alla gestione dei demoni alleati è abbastanza complicato, e richiede un po’ di tempo per essere appreso.

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Non preferiresti invece un po’ di Cheerios?

Le abilità disponibili sono quelle tipiche della saga, come Agi o Dia, che potranno essere eseguite dai vari membri del party, fino a sei in totale: il protagonista, l’eroina femminile, e quattro demoni che ci seguiranno e ci aiuteranno nelle battaglie. Anche in questo caso avremo a disposizione sia attacchi fisici che magici, e all’occorrenza, naturalmente, oggetti di ripristino.

Il comportamento e le tecniche dei demoni variano a seconda delle fasi lunari, e non tutte le creature obbediranno ciecamente ai nostri ordini: alcune potrebbero rifiutarsi di collaborare o addirittura ribellarsi, per cui bisogna prestare attenzione anche alla loro inclinazione caratteriale. I demoni utilizzano inoltre un particolare oggetto chiamato magnetite per funzionare, che fortunatamente potremo acquistare al mercato.

shin-megami-tensei-devil-summoner-soul-hackers-recensione-schermata-07Da notare inoltre che i demoni non salgono di livello, per cui man mano che proseguiremo nell’avventura dovremo procurarcene per forza di nuovi.

Infine, come sempre, se uno dei membri primari del party dovesse morire sarà Game Over, e considerando che non è possibile salvare dovunque (a meno di non voler usare le funzioni extra per facilitare il gioco introdotte con la versione 3DS), sarebbe il caso di preparasi per il meglio e registare i propri progressi di gioco ogni qual volta se ne presenti l’opportunità.

Intrighi, tradimenti… e sfrenate passioni

shin-megami-tensei-devil-summoner-soul-hackers-recensione-schermata-08Fra i pochi punti a favore del gioco possiamo trovare una trama convincente e abbastanza intrigante, che ci porterà ad addentrarci sempre di più nel lato marcio nascosto dietro questa apparentemente bellissima città, dei suoi abitanti e del gruppo dei protagonisti, gli Spookies: fortunatamente i nostri colleghi hacker ci faranno passare svariati momenti davvero divertenti.

Particolare menzione va fatta nei riguardi di Hitomi, la quale, verso l’inizio del gioco verrà posseduta da un demone di nome Nemissa che, caratterialmente, ne è l’esatto opposto: sfacciata, sexy ed estroversa. Durante l’intera trama la lotta fra Hitomi e Nemissa per il controllo del corpo porterà a scenette al limite dell’ilare e contribuirà a dare quel tocco in più a questo personaggio, che in ogni caso sapremo decisamente apprezzare.

Grafica e sonoro

shin-megami-tensei-devil-summoner-soul-hackers-recensione-schermata-10Come per tutto il resto del gioco, il sapore di vecchio e datato pervade anche il comparto tecnico: si poteva fare fare di meglio con le potenzialità del Nintendo 3DS a disposizione, ma più che di un remake in questo caso parliamo di un semplice porting.

shin-megami-tensei-devil-summoner-soul-hackers-recensione-hitomi-artworkGli sprite di personaggi, demoni e mostri sono rimasti praticamente invariati; la profondità di visualizzazione è rimasta la stessa, gli sfondi sono scarni e pieni di punti vuoti, tranne che in rari casi (ad esempio il laboratorio mobile degli Spookies); i pixel fanno da padroni incontrastati all’interno della città virtuale di Paradigm X, e un’altra cosa estremamente sgradevole alla vista è la presenza di NPC invisibili: sostanzialmente, i non-playing characters ci sono, ma non sono visibili nelle mappe dove camminiamo fino a che non ci arriveremo davanti per sentire un suono ci avviserà che siamo nel punto giusto per potervi interagire. Una volta finito di parlare essi spariranno nuovamente, contribuendo a rendere ancora più vuota e triste l’intera esperienza di gioco.

D’altro canto i filmati in CG invece risultano carini e senza sbavature, e danno un minimo di movimento a un titolo che ne è praticamente privo durante le sessioni di gameplay. Il 3D stereoscopico della portatile Nintendo è sfruttato poco, e per quel poco è trascurabile.

Il comparto sonoro, invece, è senza infamia e senza lode. Le musiche sono discrete anche se non trascinanti, mentre il doppiaggio inglese risulta gradevole e ben fatto: impressionante se consideriamo che questo gioco ha sedici anni.

Novità (non molto) rilevanti

shin-megami-tensei-devil-summoner-soul-hackers-recensione-schermata-09Le novità aggiunte a questa edizione 3DS non sono moltissime, ma comunque meglio di nulla: prima di tutto ci sono parecchi demoni in più rispetto all’originale per Saturn, trenta per la precisione, anche se molti sono solamente recolor di demoni precedenti. Rispetto a sedici anni fa, potremo avere l’opportunità di riacquistare i demoni già utilizzati nelle fusioni.

Grazie all’utilizzo del 3D stereoscopico ATLUS ha realizzato un nuovo video introduttivo animato, mentre le funzionalità StreetPass ci permetteranno di guadagnare delle monete speciali che potremo sfruttare per acquistare i nuovi demoni realizzati appositamente per questa versione.

A chi consigliamo l’acquisto di Shin Megami Tensei: Devil Summoner: Soul Hackers?

L’acquisto è consigliato solo ed esclusivamente a coloro che conoscono, apprezzano e accettano le ormai antiquate meccaniche di combattimento costituite dai soli menu, con una telecamera in prima persona sia negli scontri che nelle sessioni di esplorazione dei dungeon. Se il vostro scopo è quello di avvicinarvi alla saga di Shin Megami Tensei con questo Devil Summoner: Soul Hackers, evitatelo e giocate prima agli altri capitoli della saga.

  • Caratterizzazione dei personaggi ben riuscita e abbastanza intrigante, soprattutto per Hitomi/Nemissa
  • Trama misteriosa che invoglia a immergersi sempre di più nel gioco
  • Meccanica con i demoni e relativo sviluppo interessante, sebbene un po’ complessa

  • Antiquato sotto molti punti di vista
  • Grafica scarna e vuota, NPC invisibili, sprite quasi elementari, stilizzazione troppo cruda della città
  • Comparto audio non proprio straordinario, fatta eccezione per un doppiaggio ben riuscito
  • Gameplay datato, noioso e per nulla d’impatto
Shin Megami Tensei: Devil Summoner: Soul Hackers
2.5

Soul Hackers non riesce a “bypassare” il peso degli anni

Poteva uscirne fuori qualcosa di bello, le potenzialità di una trama interessante e una piacevole caratterizzazione dei personaggi ci sono tutte. La stessa anima di Shin Megami Tensei, sebbene si faccia sentire all’interno del gioco, viene castrata da un disastroso sistema di combattimento e di esplorazione scandalosamente vecchio ed elitistico, apprezzabile solo da grandi appassionati di questo preciso genere e da un comparto tecnico che accusa molto il peso degli anni. Un mezzo porting con qualche aggiunta non ci fa decisamente sognare, ed è un peccato. Non supera la sufficienza, sebbene non sia completamente da buttare.

Si definisce un nerd di livello S+, ama follemente i JRPG e gli SRPG al punto che se potesse se li porterebbe a letto... infatti dorme con Tales of Vesperia al posto dell'orsacchiotto.