TEKKEN 7 – Recensione

Dopo anni di attesa giunge finalmente su console e PC la settima iterazione del King of Iron Fist Tournament. Signore e signori, ecco a voi TEKKEN 7.

TEKKEN 7

TEKKEN 7 - Recensione“È passato troppo tempo. Senza Jin, la Zaibatsu ha bisogno di una mano che la guidi… o di un pugno di ferro.”

Con il preciso scopo di risvegliare il temibile Azazel, antica bestia sigillata nelle profondità del pianeta, Jin Kazama ha scatenato una vera e propria guerra su scala globale. Sconfitto in combattimento il potente nemico, Jin è misteriosamente scomparso in Medio Oriente e il conflitto si è trasformato in una disputa per il predominio sul mondo intero, combattuta fra la sua Mishima Zaibatsu e la G Corporation guidata da Kazuya Mishima. La scomparsa del figlio di quest’ultimo, additato dalle popolazioni mondiali come un flagello in persona, ha fatto pendere l’ago della bilancia in favore della G Corp. È così che Heihachi rientra in possesso della corporazione di famiglia per affrontare una volta per tutte Kazuya, il suo diabolico erede.

Potrei considerarmi senza remore un fan di TEKKEN di vecchia data, pur non potendomi minimamente avvicinare alla conoscenza e alle abilità in battaglia dei cosiddetti pro player da competizione. Il mio primo approccio con la saga di BANDAI NAMCO Entertainment lo ebbi sulla prima PlayStation, quando un giorno un amico d’infanzia mi mostrò per la prima volta TEKKEN 2, ai tempi in cui la console di casa Sony muoveva i primi passi nel nostro paese. Abituato al mio Super Nintendo e al sempreverde Street Fighter II rimasi folgorato dalla grafica poligonale, dalla caratterizzazione (più o meno) realistica dei personaggi e soprattutto dall’atmosfera creata da brani musicali affascinanti e scenari da mozzare il fiato.

Da allora non ho potuto fare a meno di presentarmi a casa sua ogni santissimo giorno per mettere le mani su quello strano controller grigio per scoprire quali altri personaggi avesse sbloccato suo fratello maggiore rispetto al giorno prima, se avesse finalmente potuto mettere le mani su quel carismatico figuro vestito di viola che rispondeva al nome di Kazuya. Non mi sono perso un singolo episodio di questa saga e attendevo l’uscita su console del settimo sin dal giorno in cui, per un irripetibile colpo di fortuna, mi ritrovai in Giappone a partecipare ai location test della prima build di TEKKEN 7. Sarà riuscita la versione casalinga del gioco a ripagare le mie aspettative?

  • Titolo: TEKKEN 7
  • Piattaforma: PlayStation 4, Xbox One, PC
  • Genere: Fighting Game
  • Giocatori: 1-2
  • Software house: BANDAI NAMCO Entertainment
  • Sviluppatore: BANDAI NAMCO Studios, TEKKEN PROJECT
  • Lingua: Italiano (testi), Multilingua (doppiaggio)
  • Data di uscita: 2 giugno 2017 (1 giugno in Italia)
  • Disponibilità: retail, digital delivery
  • DLC: Season Pass che promette personaggi, modalità e costumi aggiuntivi
  • Note: disponibile in edizione limitata con steelbook, colonna sonora, Season Pass, statua di Heihachi e Kazuya Mishima

Nel corso dei miei due successivi viaggi in Giappone ho avuto modo di provare, in seguito alla versione beta, se così vogliamo definirla, le due versioni presenti tra le fila di cabinati di Akihabara e dintorni: l’originale TEKKEN 7 e la sua versione definitiva, FATED RETRIBUTION. È proprio su quest’ultima che si basa la versione giunta da noi su PC, Xbox One e PlayStation 4 (versione esaminata per questa recensione). Con un roster di trentasei personaggi (a cui si aggiunge Eliza, DLC gratuito per la prima tiratura di copie) e la promessa di porre la parola Fine alla diatriba che si protrae ormai dal lontano ’95 fra Heihachi e Kazuya Mishima, TEKKEN torna sulle scene dopo una lunga assenza durata otto anni, se consideriamo il sesto episodio numerato, o cinque, se teniamo conto dello spin-off TEKKEN TAG TOURNAMENT 2, entrambi esclusivi per le console di scorsa generazione. Dopo aver ammirato la consueta e splendida introduzione cinematica, è tempo di cimentarci in quelle che sono le modalità offerte da questo settimo torneo del Re del Pugno di Ferro.

Un motivo per combattere

Dimentichiamo, per una volta, le classiche modalità sopravvivenza e time attack che ci accompagnano da tempo immemore (escluse, al momento, dal titolo) e concentriamoci su quello che invece i ragazzi dei BANDAI NAMCO Studios hanno deciso di offrirci al lancio: una consueta modalità Arcade, con la più classica delle scalate in direzione del boss finale (l’inedita Kazumi Mishima o il ritrovato Akuma di Street Fighter), l’altra che consente scontri uno contro uno assieme a un altro giocatore umano o controllato dalla CPU e l’immancabile modalità Pratica. All’appello, purtroppo, manca anche la classica Team Battle per due giocatori, nella quale era possibile schierare team composti da un massimo di otto guerrieri in una sorta di sopravvivenza: per esperienza personale, era una delle modalità più gettonate in compagnia di amici, ma di cui probabilmente in pochi sentiremo la mancanza (perché ho pochi amici).

Non so, vogliamo giocare a palla?

Di ritorno, invece, per mio sommo gaudio, la Battaglia tesoro, introdotta nel quinto capitolo e caratterizzata da una sequela infinita di scontri grazie ai quali potremo accumulare denaro e sbloccare oggetti sempre più rari per la personalizzazione estetica del nostro roster. Qui, tra le novità, troviamo alcune tipologie particolari di scontro che ci capiterà, di tanto in tanto, di dover affrontare: ad esempio battaglie velocizzate, che metteranno a dura prova il nostro timing nell’esecuzione delle combo, e altre nelle quali i nostri colpi e quelli dell’avversario arrecheranno una quantità decisamente esagerata di danni. Come ormai consuetudine, qui potremo far salire di rango il nostro personaggio preferito facendolo partire dal grado più basso e spingendolo fino a quello più prestigioso; chiaramente, il medesimo grado non verrà condiviso negli scontri online classificati, che potranno contare su un ulteriore livello che indicherà l’abilità del giocatore in base agli scontri vinti in rete contro i giocatori di tutto il mondo.

E a proposito di modalità online, oltre ai già citati match classificati — e a quelli amichevoli che non influiranno sul nostro livello ma che ci permetteranno, in maniera assai utile, di chiedere una rivincita — fa il suo debutto la modalità Torneo: come spesso accade nelle sale giochi dei quartieri nipponici, potremo partecipare a delle piccole competizioni che coinvolgono otto giocatori, per metterci alla prova e conquistare gloria e succose ricompense per la modalità Personalizzazione. Purtroppo in fase di recensione non ho potuto testare a fondo questa sezione dell’online dato l’esiguo numero di giocatori connessi in rete, ma sia nei match classificati che in quelli amichevoli quasi non ho riscontrato lag, specie con persone provenienti dalla mia stessa nazione. Gli utenti che compiono frequenti disconnessioni, inoltre, vengono penalizzati per i successivi match e segnalati da colori diversi per il proprio nickname: una funzione che farà certamente piacere a tutti coloro che non amano vedere il proprio avversario darsela a gambe levate proprio mentre stanno vincendo. Per chi se lo stesse ancora chiedendo: la risposta è no, non sarà possibile affrontare giocatori che utilizzano una piattaforma di gioco diversa dalla propria.

Ciao Ualone! È stato un onore.

“Padre, un giorno ti farò a pezzi”

Molti amici mi hanno chiesto (invano) una cosa in particolare riguardo questo TEKKEN 7 per decidere o meno se acquistarlo al day one: com’è la modalità Storia? L’arcade permette di sbloccare personaggi e filmati finali per ciascuno dei personaggi? Beh, la risposta alla prima domanda è semplice: piuttosto fenomenale. Un grande passo in avanti rispetto a quanto visto in TEKKEN 6 che, a discapito del mio amore per i picchiaduro a scorrimento, risultava piuttosto frustrante da portare a termine.

In questo settimo TEKKEN veniamo posti di fronte a una narrazione degna di un film, che ha come scopo ben preciso quello di spiegare ciò che è successo nel passato di Heihachi e Kazuya, senza troppe inutili intromissioni e combattimenti posti lì a caso solo per obbligare il giocatore a utilizzare taluni personaggi, come accadeva, ad esempio, in DEAD OR ALIVE 5. La storia de “La saga dei Mishima” è inaspettatamente narrata dal punto di vista di un giornalista che ha perso la propria famiglia a causa di uno degli attacchi avvenuti nel corso della guerra scatenata da Jin Kazama su scala globale. Mosso da vendetta e risentimento, il nostro narratore avrà come scopo quello di dipanare la matassa che lega padre e figlio, indagando sugli avvenimenti di decenni prima fino a giungere ai tempi presenti. Fra un combattimento e una cutscene, nel corso dei quattordici capitoli (a cui si aggiungeranno l’epilogo e un episodio speciale) utilizzeremo personaggi del calibro di Heihachi e Kazuya, ma persino Alisa e Lars.

La più grande scommessa di Harada, tuttavia, era quella di riuscire ad integrare un personaggio come Akuma, colona portante della saga di Street Fighter, all’interno del roster di un gioco profondamente diverso da quest’ultimo come lo è TEKKEN. Il risultato è magia, perché non solo le tecniche di Gouki sono state riprodotte fedelmente anche nell’esecuzione e si incastrano in maniera quasi ineccepibile col moveset degli altri contendenti, ma anche perché il maestro di Ansatsuken è stato integrato perfettamente all’interno della storia, quasi come se la sua presenza fosse stata costante sin dalle origini della saga.

Tra un match uno contro uno e l’altro ci capiterà di affrontare orde di Jack di differenti generazioni, come anche scontri nei quali Lars utilizzerà armi da fuoco in alternativa ai pugni, ma anche combattimenti epici che metteranno a dura prova i nostri nervi. A giungere in soccorso dei meno esperti, una speciale funzione che mette a disposizione delle vere e proprie shortcut per eseguire mosse che altrimenti richiederebbero combinazioni di tasti più elaborate, utili per le battaglie nelle quali continueremo a ritrovarci davanti alla schermata “Riprova” più e più volte.

Dai, non si nota…

“Nel combattimento conta solo chi rimane in piedi”

Per tutti gli altri guerrieri del roster, allora? Purtroppo, scegliendoli per affrontare la scalata arcade non verremo ricompensati con il classico filmato finale in CG, sarebbe stato tutto troppo perfetto, per quanto scontato. Tuttavia, pur di non lasciarci a bocca asciutta, il team di sviluppo ci mette a disposizione quelli che vengono definiti “Episodi personaggio” nella medesima modalità Storia, uno per ciascuno dei guerrieri che non vengono coinvolti nelle vicende dei Mishima (o quasi, visto che Nina e alcuni altri possiedono una loro substory pur apparendo in quella principale). Ciascuno di questi capitoli, che verranno sbloccati mano a mano che avanzeremo con la trama principale, sono composti da un prologo testuale, una breve introduzione, un combattimento e un epilogo. E basta. Solitamente, sono abbinati in coppie e offrono due punti di vista differenti sul medesimo incontro, non senza qualche intenzionale incongruenza (Harada si è dimostrato più volte fan dei what if e di una linea temporale non ben delineata). Inutile dire che non mi ritengo pienamente soddisfatto di questa scelta; sarebbe bastato integrare tali filmati e l’unico “combattimento chiave” di ciascun personaggio all’interno di una scalata arcade, come già accadeva nei precedenti episodi. Posso capire, tuttavia, la scelta che ha portato BANDAI NAMCO a decidere di procedere in questo modo: i giocatori non sono più costretti ad utilizzare ciascuno dei personaggi più del necessario, se non lo ritengono opportuno. In un certo senso, la mia avversione nei confronti di personaggi come Jack, Gigas e Panda ringrazia.

La brace acce— LA BRACE ACCEESA!

Passiamo infine all’ultima, spinosa questione lasciata in sospeso: i personaggi segreti. Sin dal primo TEKKEN, NAMCO ci ha abituati all’idea che dovessimo portare a termine più e più volte la scalata arcade per aggiungere al roster, di volta in volta, un nuovo guerriero. Alcuni di essi, addirittura, richiedevano che determinate condizioni venissero soddisfatte alla lettera per poterci consentire di completare il roster, come l’indimenticabile Geppetto Bosconovitch in TEKKEN 3 o il più ambito Devil Kazuya nel capostipite della saga. In TEKKEN 7, a quanto ho potuto constatare, non ci sono personaggi segreti da sbloccare, se non quelli che ci attendono nei prossimi DLC, tra cui la già disponibile Eliza (da TEKKEN REVOLUTION) e due guest star provenienti da altri videogiochi, ancora avvolte nel mistero. All’appello mancano personaggi storici del calibro di Lei, Julia e Anna, per citarne alcuni, mentre di altri non sappiamo ancora l’effettiva sorte: sono anni che mi interrogo sul destino subito da Baek e Wang in seguito all’incontro con Azazel, e TEKKEN 7 non ha certamente schiarito i miei dubbi in merito. Non ci resta che attendere e sperare che ulteriori personaggi, specialmente volti noti, vengano integrati in maniera gratuita tramite i futuri aggiornamenti del gioco.

“Il mio potere è assoluto”

Prima di passare a trarre le conclusioni, spenderei ancora due parole sulle new entry di questo roster, sulle modalità extra e sul comparto tecnico del titolo. Prima di tutto, TEKKEN 7 gira sulla normale PlayStation 4 in una risoluzione di 900p, mantenendo tuttavia i 60fps stabili per tutta la durata degli scontri (con rallentamenti solo nelle schermate di caricamento, esattamente come accade in sala giochi). Su PS4 Pro riesce a raggiungere i 1080, su Xbox One, purtroppo, è limitato ai 720p; su PC, beh… cosa ve lo dico a fare. Il comparto audio può contare su tutte le voci che hanno reso celebre questa saga e persino i nuovi personaggi risultano convincenti. Imparerete ad apprezzare la recitazione dell’italiano scelto come voce di Claudio Serafino e il suo “Osserva” ostentato un po’ a caso durante le battaglie. Claudio stesso, colgo l’occasione per dirlo, è caratterizzato ottimamente e si è ritagliato un ruolo ben preciso all’interno della trama; peccato non poter dire lo stesso della maggior parte dei nuovi combattenti che, seppur ben caratterizzati, vengono relegati al ruolo di comparse, fatta eccezione per il già discusso Akuma. Lucky Chloe, sebbene odiata dal pubblico americano, mi è parsa adatta al contesto e ben bilanciata, così come adoro Shaheen e Katarina (anche se quest’ultima, fisicamente, mi ricorda un po’ troppo Christie). Se Master Raven rimpiazza il suo allievo in maniera ineccepibile, non posso che lamentarmi di tappabuchi come Gigas, probabile futuro rimpiazzo della serie Jack, nonché della povera Josie: sebbene sia tenera e abbia due begli argomenti che meriterebbero un paragrafo a parte, stenta a decollare come caratterizzazione e come stile in mezzo a tutti gli altri. Un po’ troppo anonima, se così posso permettermi di definirla.

Marchio di fabbrica della saga di Harada sono da sempre le modalità extra: nel primo TEKKEN era possibile giocare a Galaga (e utilizzarlo anche per sbloccare segreti), mentre col terzo ci siamo divertiti fin troppo con la modalità TEKKEN BALL. Tra una partita di bowling e un picchiaduro a scorrimento, cosa possiamo aspettarci da questo meraviglioso TEKKEN 7? Il nulla più assoluto. Davvero, dopo una settimana di gioco assiduo in tutte le modalità a disposizione non sono riuscito a sbloccare nulla se non pezzi di vestiario, titoli e oggetti utili a personalizzare i nostri guerrieri, la barra della salute o la gamer tag per le partite online. Un peccato, davvero, a cui Harada potrebbe rimediare in futuro con uno o più aggiornamenti, o con i già annunciati DLC a pagamento contenuti nel Season Pass. Fortuna che a renderci un pelo più felici ci pensa la modalità Jukebox esclusiva per la versione PS4, tramite la quale potremo scegliere una qualsiasi delle colonne sonore provenienti dai vari episodi della saga e sostituirla a quella del settimo capitolo, oppure creare la nostra playlist personale con le tracce audio che preferiamo e ascoltarla durante le nostre partite. A questa si aggiunge l’immancabile galleria, nella quale potremo acquistare, con la valuta di gioco, i filmati provenienti da tutti i capitoli della saga e persino da cabinati pachinko disponibili solo in Giappone. Ultima (e forse, davvero, meno importante) la compatibilità con PlayStation VR, che ci permetterà di affrontare combattimenti e osservarli da un punto di vista più immersivo, nonché di ammirare i modelli poligonali dei personaggi da ogni angolazione.

A chi consigliamo TEKKEN 7?

Sono in tanti, qui in Italia, ad apprezzare TEKKEN e definirlo forse il miglior picchiaduro mai visto sulla faccia della terra. Tanti, ma non tutti: lo zoccolo duro amante delle due dimensioni non digerisce le meccaniche introdotte nel corso degli anni e non potrà certamente cambiare idea con questa settima iterazione principale. I fan della saga, invece, troveranno pane per i loro denti in termini di giocabilità e spettacolarità, titillandosi con una modalità Storia che saprà regalare degli splendidi ricordi. I neofiti non dovranno aver paura ad avvicinarsi a TEKKEN per la prima volta, dato che la medesima modalità sarà in grado di spiegare le origini dei protagonisti ancor prima del loro esordio nelle sale giochi, anche se potrebbero un po’ scoraggiarsi giocando online contro giocatori esperti e praticamente impossibili da battere. Peccato per la pochezza di contenuti ottenibili con sangue e sudore per chi è alla ricerca di un’esperienza volta principalmente al single player.

“I will now proceed to pleasure myself with this fish.”

  • Modalità Storia appagante e impegnativa
  • New entry quasi tutte soddisfacenti
  • Modalità Jukebox (esclusiva PS4)
  • La scommessa su Akuma è stata vinta

  • Caricamenti troppo lunghi
  • Episodi Personaggio troppo sbrigativi
  • Addio ad alcune vecchie glorie e ai personaggi sbloccabili
  • Gli extra come DLC non premiano l’impegno
TEKKEN 7
4.7

Un pugno di ferro e un pugno di mosche

Caricamenti eccessivamente lunghi, l’assenza di extra da sbloccare semplicemente giocando e un roster chiaro fin da subito sono solo alcuni dei difetti riscontrati in una prova intensiva di questo TEKKEN 7 nella settimana (corta) di anteprima concessami. Tuttavia, non posso fare a meno che definirlo un gioco estremamente curato dal punto di vista tecnico e competitivo, con l’inserimento di meccaniche vincenti come Power Crush, Rage Art e Rage Drive in grado di ribaltare le sorti di ciascun combattimento, costringendo anche i professionisti a rivedere, in parte, le proprie strategie. Quasi tutti ben riusciti anche i nuovi personaggi, ma ciò non giustifica l’assenza di vecchie glorie e soprattutto dei classici lottatori segreti da sbloccare l’uno dopo l’altro. Per quanto non eccessivamente lunga, la storia di TEKKEN 7 saprà tenervi incollati allo schermo dall’inizio alla fine, facendovi imprecare in tutte le lingue del mondo in più di un’occasione — specie quando vi ritroverete davanti ad un certo personaggio da battere. Le promesse di BANDAI NAMCO vengono mantenute e Harada mette la parola fine alla diatriba che va avanti da più di due decenni… forse. Resta a voi scoprire chi, tra padre e figlio, avrà la meglio. Io, nel frattempo, cercherò di imparare a giocare al meglio delle mie possibilità, nell’attesa che il buon vecchio producer sappia assecondare i miei desideri più reconditi, come già ha dimostrato di poter fare in seguito ai location test di Sugamo*.

*Dopo la fine della mia fugace prova alla sala giochi di NAMCO, mi fu chiesto di scrivere le mie opinioni in inglese sul retro del foglio destinato al sondaggio. Tra le mie impressioni a caldo, chiesi esplicitamente ai developer di rivoluzionare il look dei personaggi perché, inizialmente, erano fin troppo simili a quelli visti in TEKKEN 6. Tempo dopo, con l’arrivo di FATED RETRIBUTION, Harada ha accolto di buon grado il mio consiglio, sostituendo le skin di tutti i veterani con costumi decisamente più appariscenti. Felice di aver dato il mio contributo!

Trent’anni passati a inseguire il sogno giapponese, fra un episodio di Gundam e un match a Street Fighter II. Adora giocare su console e nelle sale giochi di Ikebukuro che ormai, per quanto lontana, considera una seconda casa.