Goblin Slayer – Recensione del primo volume del manga

J-POP Manga arricchisce il suo parco titoli con la controparte cartacea del più controverso e discusso anime della stagione: Goblin Slayer

Goblin Slayer – Recensione del primo volume del manga

Goblin Slayer è ambientato in un mondo abitato da creature immonde e avventurieri sprezzanti, dove le gilde classificano gli avventurieri attraverso ranghi e gradi, per evitare che novellini intraprendano avventure suicide. Nessuno però sembra volersi attenere alle mansioni dedicate al proprio rango e perciò, creature minori come ratti e goblin vengono lasciate in disparte, proliferando, così, e assediando villaggi di poveri malcapitati. Soltanto una persona prende sul serio ciò che lo circonda, cercando di limitare la sovrappopolazione di mostruose creature quali i goblin, perché questa è la sua missione: massacrarli dal primo all’ultimo senza lasciarne più alcuna traccia. È con questa premessa che si apre la strada nel panorama manga in Italia, Goblin Slayer, il più cruento fantasy della stagione che continua a macinare successi e discussioni.

Goblin Slayer

Adattamento tratto dalla light novel scritta da Kumo Kagyū e dalle matite di Kōsuke Kurose, Goblin Slayer è pubblicato nella Terra del Sol Levante da Monthly Big Gangan, sezione seinen della rivista Young Gangan pubblicata da SQUARE ENIX, mentre per l’Italia se n’è occupata JPOP. La fortissima componente dark fantasy dell’opera, ha letteralmente destabilizzato il pubblico appassionato di anime, mentre la controparte cartacea invece, sia per il pubblico più circoscritto sia per effettiva mancanza, non ha subito particolari disagi: d’altronde quando si parla di dark fantasy, come nel caso di Goblin Slayer, non è una novità l’eccessiva presenza di scene cruente, così come segmenti di violenza sessuale. L’opera del duo Kagyū e Kurose per questo motivo, si avvicina a quello che più naturalmente era un Berserk agli albori, dove a conti fatti non c’erano molte parole quanto più azione, violenza ed elementi di disturbo, senza prendersi la briga di spiegare molto, nonostante il tutto risultasse davvero molto piacevole.

Goblin Slayer

Dei quattro capitoli che compongono questo primo volume, poche pagine si limitano a creare una costruzione dei retroscena del protagonista. Ci sono infatti le introduzioni ai ranghi della gilda, con la presa in carico di un ingenuo gruppo di avventurieri che, raggiunti da una sacerdotessa, si avvieranno allo sgombero di una grotta da dei goblin. Inutile dire che l’avventura si tramuterà in tragedia, con alcuni pannelli esplicativi mostranti ricordi delle vittime dei mostri dove tutto sembrava sarebbe andato per il meglio, cui l’orgoglio nutrito fino a quel momento sembrava aver motivo di esistere. L’opera per questa ragione mette da subito le carte in tavola, mostrando quanto la mancanza di una presa di coscienza delle proprie capacità e riconoscimento dei limiti, possa portare soltanto disperazione e oblio. Uno a uno tutti i membri del gruppetto soccomberanno: chi avrà fortuna e morirà seduta stante, chi morente supplicherà la morte e infine, chi verrà torturata e usata come trastullo dal gruppo di goblin finché, quando tutto sembrerà definitivamente perduto, arriverà Goblin Slayer. Un guerriero dall’armatura trasandata, di pochissime parole quanto incredibilmente abile nello sterminio delle immonde creature, non si farà problemi a utilizzare ogni singolo metodo che sia in grado d’immaginare per massacrarli tutti. Terminata la disinfestazione dei goblin dalla grotta, Goblin Slayer e la giovane sacerdotessa faranno ritorno in paese, definendo una collaborazione entro i minimi termini stabiliti dal guerriero, molto più alto in grado (Argento) rispetto la novizia (Porcellana) che lo accompagnerà nelle sue prossime opere di sterminio assoluto.

Goblin Slayer – Recensione del manga

Termina così il primo volume del manga, con le gesta del nostro anti-eroe cantate da un bardo e l’introduzione di una nuova razza facente parte del mondo dell’opera, un cliffhanger che crea la giusta dose di curiosità, più un intermezzo di Kumo Kagyū. J-POP in quanto materiali non fa mancar nulla: una carta di ottima qualità, sovracopertina, quattro pagine a colori patinate al consueto prezzo di  6,50 €, il tutto in un pratico volumetto formato 12 x 16,9. È il classico tankobon J-POP, fisicamente ben confezionato è generalmente buono: grafiche che lasciano un po’ il tempo che trovano, prima tra tutte la copertina con l’impaginazione dei nomi dello staff, il nome del manga stesso completamente sopra il protagonista, adattamento in certi contesti fuori luogo, le onomatopee con traduzione posizionata fastidiosamente, il lettering spesso sproporzionato ma nel complesso, si può dire che l’acquisto ne è più che considerabile.

Goblin Slayer – Recensione del manga

Put that goblin spell on me

Goblin Slayer – Recensione del manga di Kumo Kagyu e Kousuke KuroseSin da subito Goblin Slayer ha avuto un forte fascino per me, da grande appassionato del dark fantasy e ridendo con malinconia all’idea di Kentaro Miura nel finir Berserk, ho trovato quest’opera senza particolari pretese una boccata d’aria fresca per il genere dark fantasy. Il fortissimo incipit filo partita a D&D poi, lo rende incredibilmente appetibile a moltissime chiavi di lettura, rendendolo così ancora più interessante; chiaramente non è tra le corde di tutti, moltissime persone sono completamente inorridite anche soltanto nel sentir parlare di alcune scene… per questa ragione, raccomando caldamente alle persone che non son avvezze al genere di tenersene anzitutto alla larga per il loro bene, ma soprattutto di non infangare gratuitamente un’opera che semplicemente non è nelle loro corde: sarebbe come un pesce che se la prende con un amo dopo esserselo messo in bocca.

Consigliato ai fan del genere

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Maestro di Karate e Amicizia: temprato dall’intrattenimento nipponico vecchia scuola e dal collezionismo, il suo sogno è quello di avere in giardino lo Unicorn Gundam di Odaiba.

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