Atelier Ryza 2: Lost Legends & The Secret Fairy – Recensione

Dopo poco più di un anno dall'eccellente primo capitolo, seguiamo ancora una volta Reisalin Stout nelle sue avventure in Atelier Ryza 2: Lost Legends and The Secret Fairy!

Atelier Ryza 2: Lost Legends & The Secret Fairy - Recensione

Il Gioco del Mese - Atelier Ryza 2: Lost Legends & The Secret FairyNel 2019 persino KOEI TECMO GAMES e lo sviluppatore GUST sono stati positivamente stupiti dall’enorme successo che l’allora ultimo capitolo della saga di Atelier, ovvero Atelier Ryza: Ever Darkness & The Secret Hideout, aveva riscosso in tutto il mondo. Noi stessi nella nostra recensione, un anno e mezzo fa, lo abbiamo definito “il miglior Atelier di sempre”. Così stupiti che hanno pianificato non solo un seguito ma una vera e propria trilogia (come da standard per la serie) dove, per la prima volta nella storia, potrebbe ritornare per ben tre volte di fila la stessa protagonista, Reisalin Stout (in arte Ryza). Quello che ci accingiamo a recensire è il capitolo di mezzo di questa pianificata trilogia, sequel diretto del primo gioco: Atelier Ryza 2: Lost Legends & The Secret Fairy, che uscirà il 29 gennaio 2021 per PlayStation 4, Nintendo Switch, PC tramite Steam e anche per PlayStation 5, quest’ultima versione scaricabile solo digitalmente.

Se, come annunciato dalla software house l’anno scorso, il tema principale di Ever Darkness & The Secret Hideout era “le indimenticabili memorie giovanili di un’avventura estiva“, questa volta ci viene mostrata invece la maturità di Ryza, alchimista ormai di professione. Come scrivevamo nel nostro articolo proclamando questo Atelier Ryza 2 come Gioco del Mese di gennaio, il titolo aveva da rispettare aspettative davvero alte visto il successo enorme del predecessore, arrivato a vendere più di mezzo milione di copie (un record per la saga di Atelier). In certe cose forse ci è riuscito, mentre in altre un po’ meno. Vi invitiamo a procedere dunque con la lettura per scoprire cosa ne pensiamo di questo Atelier Ryza 2: Lost Legends & The Secret Fairy.

Atelier Ryza 2: Lost Legends & The Secret Fairy - Recensione

  • Titolo: Atelier Ryza 2: Lost Legends & The Secret Fairy
  • Piattaforma: PlayStation 4, PlayStation 5, Nintendo Switch, PC (Steam)
  • Versione analizzata: PlayStation 4 (EU)
  • Genere: JRPG
  • Giocatori: 1
  • Publisher: KOEI TECMO GAMES
  • Sviluppatore: GUST
  • Lingua: Inglese (testi), Giapponese (doppiaggio)
  • Data di uscita: 29 gennaio 2021
  • Disponibilità: retail, digital delivery
  • DLC: la Digital Deluxe Edition include costumi aggiuntivi per i personaggi, alcuni arredamenti per l’Atelier e attrezzi per la raccolta di materiali. La Ultimate Edition include, oltre ai bonus già citati, il Season Pass.
  • Note: il titolo è uscito nel dicembre 2020 in Giappone; la versione PlayStation 5 è disponibile tramite cross-buy per chi acquisterà la versione PS4

Abbiamo recensito Atelier Ryza: Lost Legends & The Secret Fairy con un codice PlayStation 4 fornitoci gratuitamente da KOEI TECMO GAMES tramite Koch Media.

Tomb Ryzaer alla riscossa

Sono passati già tre anni da quando Reisalin Stout e la sua banda di amici hanno salvato l’Isola di Kurken in Atelier Ryza: Ever Darkness & The Secret Hideout. Dopo gli eventi del primo gioco, ognuno segue la propria strada: Ryza rimane sull’isola a seguire gli studi alchemici, mentre i suoi amici lasciano la terra natia affascinati dal richiamo della grande città, la capitale imperiale Ashra-am Baird. Ed è proprio lì che la nostra protagonista si reca all’inizio di Atelier Ryza 2: Lost Legends & The Secret Fairy, portandosi dietro una strana pietra multicolore regalatagli da Moritz Brunnen, governatore de facto dell’isola. Sembra che il Tao del primo gioco, ormai studente all’accademia, abbia scoperto alcune interessanti rovine nelle vicinanze della città e voglia il nostro aiuto per esplorarle.

Durante una di queste esplorazioni in cui diventeremo delle novelle Tomb Ryzaer ritroveremo un artefatto particolare, la Compass of Recollection, ovvero una bussola magica in grado di visualizzare, sotto forma di frammenti, memorie di eventi accaduti nelle rovine. Non solo: a contatto con un misterioso bassorilievo, la “pietra” data da Moritz a Ryza brillerà e si romperà, schiudendosi e facendo uscire Fi, una misteriosa e adorabile creatura che da allora diventerà il vero e proprio motore trainante della tramadi una trama che purtroppo non decolla mai. I titoli Atelier non sono famosi per la loro narrazione complessa con intrecci magistrali, ma uno dei problemi più grandi di Lost Legends & The Secret Fairy è la totale mancanza di tensione narrativa praticamente fino alle ultime ore di gioco, dove qualcosa inizia a muoversi: le storie che andremo a scoprire nelle rovine sparse per la mappa sono effettivamente interessanti e l’atto di esplorarle in sé, come vedremo più approfonditamente, grazie al diario di esplorazione e alla Compass sopracitata è davvero piacevole e forse la parte più interessante di tutto il gioco; tuttavia per farlo non abbiamo praticamente nessuna motivazione narrativa se non il semplice desiderio di scoperta.

Per fortuna, ad accompagnarci nella nostra avventura ci sarà un cast ben nutrito di personaggi apprezzabili: non solo quasi tutto il party del primo Atelier Ryza sarà qui a darci manforte, ma avremo anche a disposizione nuovi personaggi unici come Patty, Clifford e Serri, che vanno a sostituire gli apprezzatissimi Empel e Lila, che per questa volta preferiscono agire nelle retrovie come semplici mentori. È davvero interessante vedere come tutti i vecchi amici siano cresciuti e maturati nel corso di questi tre anni, anche se nel caso di Ryza si è scelto spesso di fare un fanservice fine a se stesso; discorso diverso per tutti i suoi aiutanti, che hanno a disposizione numerosi Character Event (sorta di quest secondarie, o meglio storyline parallele) in cui verrà esplorata meglio la loro psicologia in maniera piuttosto interessante.

L’aspetto esplorativo è stata la cosa che più mi ha divertito di Lost Legends & The Secret Fairy. Queste rovine, un po’ gli equivalenti dei dungeon nei JRPG tradizionali, nascondono al loro interno storie interessantissime di passati lontani e di tragedie che noi dovremo letteralmente ricostruire. Grazie alla Compass of Recollection, dopo aver trovato alcuni artefatti chiave, saremo in grado di visualizzare dei frammenti di memorie, e di raccoglierli. Andando ad inserire questi frammenti al giusto posto nel nostro Exploration Diary, inizialmente composto solo da spezzoni di testi già scritti poco chiari ai lettori, scopriremo esattamente che cosa è successo in quelle rovine perdute, le cosiddette Lost Legends del titolo. Il tutto mi ha dato davvero un vibe investigativo simile a giochi come Ace Attorney o, paragone più calzante, L.A. Noire. A partire da un paio di parole evidenziate dovremo capire infatti quale frammento va in quale slot. Questo tuttavia implica una buona conoscenza dell’inglese, sicuramente maggiore di quella richiesta dal primo capitolo, non essendo presente alcun tipo di localizzazione in italiano. Traversare le aree di gioco è diventato inoltre più facile e veloce grazie a diverse aggiunte di questo sequel, come la possibilità di tuffarsi sott’acqua, cavalcare mostri, scalare pareti di roccia arrampicandosi sulle piante e anche passare oltre sporgenze strette e passaggi bassi.

Meno alchimia, più mazzate

La serie “Secret” a cui appartengono i giochi di Ryza ha segnato uno stacco netto nel gameplay rispetto al passato della saga di Atelier, dove l’alchimia la faceva da padrone: grazie al combat system totalmente rinnovato e quasi in tempo reale, anche chi preferisce titoli più action ha trovato del pane per i propri denti, scoprendo così un franchise storico. Qui si è fatto, con buona pace dei puristi, un ulteriore passo in questa direzione andando a raffinare il sistema di combattimento, aggiungendo alcune novità molto apprezzate e che danno flessibilità e possibilità di scelta al giocatore su come affrontare un combattimento. Le fondamenta sono sostanzialmente le stesse del primo gioco: invece di avere dei turni con un ordine prestabilito, i personaggi effettueranno la propria mossa quando su una “linea del tempo” sarà giunto il loro momento: il tempo del “cooldown” può essere ridotto a seconda della velocità del personaggio e dei nemici, ma l’azione si svolge in tempo reale: noi controlleremo solo uno dei tre (più uno di riserva) personaggi del nostro party, mentre gli altri agiranno indipendentemente dal nostro volere. Il termine più semplice per descrivere questo combat system è una specie di versione modificata dell’Active Time Battle, presente in JRPG storici della saga di FINAL FANTASY e non solo. A volte ci verrà chiesto di fare qualcosa in particolare, come usare una magia o fare danno di un certo elemento; soddisfacendo queste richieste, i nostri compagni scateneranno potenti attacchi a catena. Proprio come vedremo più sotto per quanto riguarda l’alchimia, le catene sono davvero importanti e l’unico vero modo di fare danni considerevoli ai nemici più ostici. Riempiendo una barra dedicata sotto ogni nemico riusciremo inoltre a rompere la sua guardia e a renderlo inoffensivo per un lungo periodo di tempo.

Le aggiunte apprezzate, come l’aumento automatico del Tactics Level in base agli Action Point spesi che ci permette di attaccare più volte in successione e di usare abilità sempre più potenti, oppure la possibilità di concatenare anche gli oggetti consumabili, sono tutte ciliegine sulla torta: il gioco ci invita più volte a sfruttare queste tecniche e diverse aggiunte del secondo capitolo per rendere questo combat system di sicuro ulteriormente migliorato. Purtroppo, la poca varietà dei nemici da sconfiggere, come vedremo, va a rendere un po’ meno esaltante il processo.

Anche il sistema d’alchimia è rimasto sostanzialmente immutato rispetto al primo capitolo (purtroppo, aggiungo io). Per sintetizzare materiali, equipaggiamenti e simili avremo nuovamente dei “nodi” concatenati fra loro: andando a inserire un oggetto raccolto durante le nostre scorribande per la campagna in ognuno di questi nodi, a seconda del colore alchemico ed elementale, potremo per esempio aumentare la qualità dell’oggetto finale, fornirgli alcuni attributi e bonus particolari, o addirittura trasformare la ricetta in qualcosa di totalmente diverso. Inoltre, molte delle ricette che ci serviranno per progredire nella storia verranno sbloccate automaticamente, andando ad eliminare un po’ delle prove trial & error che contraddistinguevano il primo gioco. Tuttavia, buona parte delle ricette e dei sistemi di gioco verranno sbloccate attraverso un enorme albero delle abilità utilizzando i Synthesis Point, che si ottengono in gran quantità scoprendo storie nelle rovine o semplicemente durante il crafting.

Purtroppo, come nel primo gioco, mi sono ritrovato spesso bloccato senza sapere come procedere poiché molte delle ricette sono comunque poco chiare, o richiedono ingredienti sconosciuti che non avremo idea di dove andare a pescare, costringendoci più volte a fare avanti e indietro dall’Atelier sperando di aver trovato esattamente il reagente richiesto per proseguire nell’alchimia. Dirò una bestemmia per i puristi di Atelier, ma penso che il crafting system a questo punto sia ancora l’ostacolo più ostico da superare per chi vuole approcciarsi alla saga. Qui ha già un’importanza minore, ma a costo di far pendere l’ago della bilancia verso un JRPG più generico, io lo semplificherei ulteriormente o quantomeno renderei più semplice e intuitivo andare a capire esattamente dove recuperare i materiali necessari per la sintesi di una certa ricetta.

GUST, l’eroe del riciclo

Il primo Ryza era davvero diverse spanne sopra tutti i suoi predecessori per quanto riguardava fedeltà grafica degli ambienti di gioco e dei modelli poligonali, ed è stato giustamente lodato per questo. Lost Legends & The Secret Fairy compie un ulteriore passo in avanti andando ad applicare qualche miglioramento marginale alle texture prodotte ex novo esclusivamente per questo capitolo, oltre ad alcuni interessanti effetti grafici (ad esempio Ryza che si bagnerà dinamicamente venendo a contatto con l’acqua o nei momenti di pioggia) che però in certi casi sono stati davvero esagerati. Il bloom, che dovrebbe rendere più luminose superfici e scene di gioco, sta venendo lentamente sostituito dall’HDR e con buone ragioni: qui infatti l’effetto bloom è stato davvero abusato rendendo certe superfici praticamente inguardabili se si tiene alla salute delle proprie retine. Inoltre, altri effetti di post-processing come la profondità di campo sono stati utilizzati ma a mio avviso non erano per nulla necessari, nonostante non abbiano un particolare effetto sulle prestazioni del titolo, che su PlayStation 4 Pro riesce a mantenere i 30 fotogrammi al secondo stabili: purtroppo non abbiamo nessuna modalità framerate, ma dobbiamo altresì dire che è presente anche una versione PlayStation 5, di cui vi parleremo non appena possibile, e che potrebbe andare a migliorare in tal senso.

Purtroppo, non è tutto oro quel che luccica: se la mappa di gioco e i modelli dei personaggi principali hanno ricevuto una buona dose di attenzione e di miglioramento, lo stesso non si può dire di tutti gli elementi secondari. Per far uscire un seguito in praticamente un anno, ricordiamolo, qualche sacrificio era d’obbligo; tuttavia non posso non citare una scarsissima varietà di NPC diversi (al punto che intere vie della capitale potrebbero essere popolate da cloni di uno stesso personaggio) e un riciclo veramente massivo di asset (mostri, nodi di risorse, interfaccia utente) dal primo gioco. Già nella recensione del primo abbiamo citato come uno dei punti a sfavore la poca varietà dei mostri da combattere, ma qui non solo non si è migliorati, si è forse fatto un passo indietro: dall’inizio alla fine ho incontrato se va bene meno di dieci modelli di mostri unici, eternamente riciclati in ogni area di gioco semplicemente tramite una ricolorazione delle texture o altri dettagli marginali come un corno in più, dimensioni più grandi e così via. Persino boss e miniboss della trama principale nella loro quasi totalità sono semplici recolor, cosa che davvero mi ha lasciato l’amaro in bocca. Anche sulla colonna sonora sembra esser stato tagliato un po’ troppo; in alcuni casi è piuttosto anonimo l’accompagnamento musicale di Atelier Ryza 2, che contiene comunque diversi remix di tracce del primo gioco, a partire dalla canzone d’apertura “Somewhen, somewhere…” che non ha certamente lo stesso impatto di Summer Memories.

In Atelier Ryza 2: Lost Legends & the Secret Fairy, Ryza lascia la sua tranquilla città natale, l’isola di Kurken, per visitare la vivace capitale reale di Ashra-am Baird, aprendo il suo atelier mentre esplora le antiche rovine del territorio circostante. Per scoprire i misteri che si nascondono tra le rovine, Ryza dovrà attraversare questo ambiente in modi completamente nuovi: oscillando, arrampicandosi, strisciando e persino superando una serie di ostacoli. Anche se alcune di queste abilità le verranno facili, avrà bisogno dell’aiuto della mistica Emerald Band per oscillare attraverso insidiosi spazi vuoti, mentre le straordinarie Air Drops le permetteranno di immergersi sott’acqua quando cercherà di scoprire aree ricche di materiali perfetti per la sintesi.

Mentre gestisce il suo atelier, Ryza si riunirà con i suoi amici d’infanzia Tao e Bos, incontrando anche alcuni nuovi compagni tra cui la gentile ma riservata Sherri Glaus, la figlia aristocratica che studia con Tao, Patricia “Patty” Abelheim, il padre di Patty ed ex cavaliere della famiglia reale, Volker Abelheim e il cacciatore di tesori in parte ladro, Clifford Diswell.

Prenota Atelier Ryza 2 per PlayStation 4/5 o Nintendo Switch seguendo questo link al prezzo di 59,99 €. Uscita prevista per il 29 gennaio 2021. Sostieni Akiba Gamers acquistando il gioco su Amazon attraverso questo link!

A chi consigliamo Atelier Ryza 2: Lost Legends & The Secret Fairy?

Trattandosi di un seguito diretto, consiglio Atelier Ryza 2 principalmente a tutti coloro che hanno giocato e sono rimasti molto soddisfatti dal primo capitolo. Per chi si affacciasse all’arco narrativo di Ryza solo adesso, non è strettamente necessario aver giocato Ever Darkness & The Secret Hideout per comprendere la trama, trattandosi comunque di avventure sempre indipendenti ed autonome, tuttavia i numerosi riferimenti al gioco precedente e la quantità di personaggi ricorrenti del cast faranno perdere un po’ il filo a chi inizia da questo sequel. Inoltre, vista la parte investigativa per completare i diari all’interno delle rovine, è necessaria una buona conoscenza dell’inglese, sicuramente più di quanto non fosse necessario per comprendere appieno la storia del primo capitolo.

  • La mappa è piuttosto vasta e visivamente d’impatto
  • Interessante il sistema di esplorazione delle rovine
  • Combat system ulteriormente raffinato
  • Trama principale piuttosto longeva…

  • …Ma poco interessante fino agli ultimi momenti
  • Il sistema alchemico è ancora troppo macchinoso in alcuni aspetti
  • Colonna sonora un po’ anonima
  • Estremo riciclo dal primo gioco, pochissima varietà nei mostri da combattere
Atelier Ryza 2: Lost Legends and The Secret Fairy
3.9

Ryza fa un passo avanti e due indietro

Tirando le somme della mia esperienza, non posso dire di non essermi divertito nelle ore in compagnia di Atelier Ryza 2: Lost Legends and the Secret Fairy, anzi sono state per la maggior parte piacevoli. Tuttavia, è difficile trattare questo titolo come qualcosa di più di un affrettato gioco uscito per cavalcare la cresta dell’onda, in questo caso le ottime recensioni del primo capitolo e la popolarità stellare della protagonista Ryza: per ogni passo in avanti rispetto al precedente, come nel caso del combat system o delle investigazioni nelle rovine, non ci si è mossi o addirittura ne è stato fatto uno indietro in qualche altro ambito come la storia principale, davvero poco interessante, o gli asset di gioco che sono stati in buona parte riciclati. Ci troviamo comunque davanti ad un più che dignitoso JRPG, ma che non riesce a superare il suo predecessore ed anzi vive della un po’ sua luce riflessa, pur con diversi miglioramenti. Il mio augurio è che GUST si prenda un po’ più di tempo per il terzo capitolo già preannunciato, cercando di smuovere un po’ di più le acque nell’avventura finale di Reisalin Stout.

Ossessionato da Le Bizzarre Avventure di JoJo e METAL GEAR, pensa che TRIGGER abbia salvato gli anime. Darebbe tutto pur di vedere un nuovo Trauma Center e il finale di Berserk; generalmente ti vuole bene, finché non gli parli di microtransazioni.

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