School Girl/Zombie Hunter – Recensione

Belle studentesse, orribili zombie e tanta voglia di sopravvivere: questo è School Girl/Zombie Hunter! Riuscirà anche il gioco a sopravvivere alla nostra recensione?

School Girl/Zombie Hunter – Recensione

School Girl/Zombie Hunter – RecensioneUna devastante epidemia ha trasformato le persone in zombie. All’interno della prestigiosa Accademia Kirisaku, ormai deserta, la giovane Sayuri si ritroverà a dover sopravvivere con le unghie e con i denti facendo uso di armi da fuoco che sembra padroneggiare con destrezza. Grazie a un fortuito incontro con Risa, Sayuri scoprirà ben presto di non essere da sola, e utilizzando il sistema di comunicazione della scuola, lancia disperato messaggio atto a radunare i superstiti. A comparire al punto d’incontro sono le amiche Mayaya, Enami e Rei, anch’esse armate fino ai denti.

Riuscirà questo gruppo di promettenti ragazze a scoprire i misteri che si celano dietro l’epidemia, e a sopravvivere e uscir fuori da questa nefasta situazione?

D3 PUBLISHER, padre di serie del calibro di Onechanbara e Bullet Girls, è lieto di offrirci la sua ultima fatica che, di per sé, sembra proprio un mix tra le due serie appena citate con l’aggiunta di un pizzico di survival horror: School Girl/Zombie Hunter. Il gioco ha originariamente debuttato nel Sol Levante a gennaio 2017, ed è riuscito ad approdare finalmente sui nostri lidi ben 10 mesi dopo. Ne sarà valsa l’attesa?

  • Titolo: School Girl/Zombie Hunter
  • Piattaforma: PlayStation 4
  • Genere: Sparatutto in terza persona, Horror
  • Giocatori: 1-5 (multiplayer online)
  • Software house: D3 PUBLISHER
  • Sviluppatore: Tamsoft
  • Lingua: inglese (testi e doppiaggio)
  • Data di uscita: 17 novembre 2017
  • Disponibilità: retail, digital delivery
  • DLC: costumi alternativi

Ambientato nello stesso universo della serie Onechanbara, School Girl/Zombie Hunter è un particolare sparatutto in terza persona, quasi al limite del survival horror, che vede come protagoniste ben cinque studentesse poco comuni… quasi come i Power Rangers. Ciascuna di esse, infatti, per quanto possa esteticamente sembrare “comune“, è sotto sotto un asso in qualche particolare disciplina, fattore indispensabile in quanto tornerà loro necessario nel tentare di sopravvivere.

Resident Bullet Onechanbara Girls

Nell’angolo rosso, con il peso di soli 2,4GB, School Girl/Zombie Hunter cerca di offrire nel suo minimo indispensabile una buona quantità di azione, paura, e belle ragazze. Il tutto si svolgerà in uno scenario fin troppo classico, almeno per i titoli di stampo nipponico, ovvero una scuola. Qui, cinque studentesse sopravvissute dovranno cercare di farsi strada contro orde e orde di zombie più o meno ostici, il tutto nel tentativo di attendere i soccorsi rischiando di non perire nel tentativo. Il titolo è una sorta di mix intraprendente tra il genere sparatutto in terza persona/survival horror, misto a due celebri serie della compagnia già tirate in ballo: Onechanbara, per quanto riguarda la veste grafica, e Bullet Girls… praticamente per tutto il resto. Una sorta di scommessa, una fusione tra due franchise sotto un nuovo genere, e tanta speranza che il risultato ottenuto sia qualcosa di degno e accettabile.

Le modalità offerte da questo titolo non sono molte, due per la precisione, che per sintetizzare possiamo indicarle come single player e online. La parte per giocatore singolo vede come unica modalità una classica Story Mode, dove tramite appositi capitoli principali e missioni alternative scopriremo quello che la trama ha in serbo per le cinque eroine di gioco. In ciascuno dei capitoli vestiremo i panni di una prestabilita delle protagoniste, fatta eccezione per alcune sporadiche missioni che ci offriranno una parvenza di scelta, lasciando le altre, talvolta, come aiutanti vere e proprie all’interno della missione. Così come in Bullet Girls, gioco da cui pesca a piene mani, le eroine offerte dal titolo prediligeranno una delle svariate armi messe a disposizione dei giocatori. Non offrendo alcun bonus particolare se si abbina una ragazza con la sua arma preferita, viene lasciata totalmente ai giocatori la scelta dell’arma con cui fiondarci in ciascuna delle pericolose missioni, le quali richiederanno davvero tutta la nostra abilità grazie a una difficoltà sempre crescente e sempre presente. Discorso molto più breve per il multiplayer online, che si limiterà solamente a offrire una sorta di modalità cooperativa, fino a 5 giocatori, in cui potremo divertirci a effettuare nuovamente le varie missioni in compagnia di qualcuno tecnicamente più utile della CPU.

Per un gioco di questo genere però, si deve cercare di offrire più adrenalina, più punti di pathos, e l’aver dotato i personaggi di proiettili infiniti gioca abbastanza a suo sfavore. Ritrovarsi faccia a faccia con uno zombie, e non aver più colpi da utilizzare, così come averne pochi, può innescare un senso di enfasi misto ad ansia proprio perché si deve cercare di venirne fuori, di trovare una soluzione immediata; fuggire, schivare eventuali attacchi… insomma, sopravvivere! Le ragazze, come detto in precedenza, non sarebbero comunque rimaste inermi, dal momento possono utilizzare quando e come vogliono gli attacchi del proprio club di appartenenza, lasciandole quindi con una piccola opzione di difesa nei momenti più difficili. Con proiettili infiniti, invece, difficilmente si prenderà in considerazione l’idea di utilizzare una delle tecniche dei vari club da utilizzare nel combattimento ravvicinato, o di shottare uno dei temibili non-morti con un colpo alla testa. Semplicemente ci si farà strada con le armi da fuoco, senza mai togliere il dito dal grilletto salvo per la frazione di qualche secondo per la ricarica del caricatore, gioco finito grazie e arrivederci.

Sebbene i capitoli di storia non siano moltissimi e siano sfortunatamente tutti a tempo, scelta a mio avviso terribile, questi potranno richiedere svariate condizioni per il loro completamento, al di là del classico “fai fuori tutti“. Troveremo spesso e volentieri missioni in cui dovremo sopravvivere per alcuni minuti, trovare degli oggetti particolari disseminati in giro per l’istituto, raggiungere un punto ben preciso e così via. Qui, oltre a portare avanti l’obiettivo principale, ci sarà possibile anche trovare armi sempre più forti, costumi alternativi e strumenti di personalizzazione vari (parrucche, indumenti intimi, scarpe).

TIME OVER

Apprezzabile la scelta della compagnia di inserire quantomeno varie tipologie diverse di zombie, da quelli più facili da uccidere e quelli che richiederanno un pizzico in più di impegno, o quelli più lenti e quelli con una velocità di movimento pari a Usain Bolt. Per citarne alcuni, nel corso del gioco possiamo trovare i simpatici zombie poliziotto con la pistola, creature senza capacità di intendere e di volere che reagiscono secondo i loro più animaleschi istinti, ma che riescono comunque a centrarti da metri e metri di distanza con una precisione balistica che la nazionale italiana di tiro a volo, recente medaglia d’oro ai mondiali di Mosca, rabbrividisce a confronto. Di vitale importanza è anche la presenza dei corvi zombie con gli occhi da bestie di satana, creature disseminate, anzi oserei dire quasi nascoste, all’interno di alcuni stage (ma solo particolari missioni), che se abbattuti possono offrire oggetti bonus. Si, perché già imporre un tempo limite per ciascuna missione non era abbastanza, tanto che a volte riesci a finirle a pelo, ma mettendoci anche la ricerca dei corvi e oggetti nascosti, il tempo passa che è una meraviglia senza che si sia riusciti a completare né il target principale, né gli extra.

Mettendo il tutto a tempo, con più cose da fare per ciasuna missione, non solo gli utenti ne escono abbastanza frustrati, con una rottura di balle sempre crescente direttamente proporzionata dalla quantità di volte in cui dovranno ripetere quella missione a corsa perché, magari, non riescono a trovare qualcosa, ma si punta anche a far loro finire tutte le missioni e il gioco prima di quanto ci potrebbero mettere con i loro ritmi. Proverò a spiegarmi meglio; dare 10 minuti a missione, 10 ora, 10 allo stage successivo e così via, fa sì che io, giocatore, debba fare tutto a corsa di capitolo in capitolo, e che quindi non solo son costretto a bruciare le tappe e rischiare di finirlo in pochissimo, ma che non mi lasci talmente niente a livello emotivo che difficilmente possa prendere in considerazione l’idea di rigiocarlo per dedicarmi a quello che, obbligatoriamente, ho dovuto lasciate indietro nel corso del gioco. In questo caso avrei trovato decisamente più consona una certa libertà. Visto e considerato che tanto i proiettili sono infiniti, e puoi sparare quanto e come vuoi uccidendo qualsiasi cosa si muova, non c’è davvero bisogno di mettere fretta ai giocatori per far loro finire il tutto il prima possibile. Vuoi stare 40 minuti in uno stage a eliminare tutto e tutti? Ben venga, vorrà dire che il gioco ti durerà decisamente di più e ti offrirà un coinvolgimento migliore. Se le munizioni, eventualmente, fossero state limitate e consumabili realmente, magari un tempo limite ci sarebbe anche potuto stare bene, della serie “sto per finire le munizioni e non so dove e se posso ritrovarle! devo muovermi a finire lo stage e sopravvivere perché altrimenti soccazzi“.

Thriller

Come detto più volte in questa recensione, School Girl/Zombie Hunter non è proprio qualcosa di totalmente originale, nuovo e fresco, ma copia qualcosina a qua e là ad alcuni titoli di D3 PUBLISHER. Il comparto grafico lo si può tranquillamente descrivere con una parola: Onechanbara. Per giustificare il fatto che i due giochi siano ambientati nello stesso universo narrativo, allora anche a livello visivo (oltre che qualche piccolo cameo) si è creduto fosse una buona cosa utilizzare lo stesso stile grafico 3D caratteristico. Scelta azzeccata e molto ben realizzata a mio avviso, sia per quanto riguarda modelli, che alcune delle creature avversarie, che anche gli scenari in cui ci ritroveremo a dover esplorare. Unica pecca la offrono i filmati con cui sono narrate le varie parti di storia, che possiamo tranquillamente definire come “tante piccole clip tagliate e incollate insieme in un discutibile collage“, andando a rovinare abbastanza anche quel piccolo positivo offerto dalla grafica. Cosa carina ma totalmente randomica, all’interno delle opzioni ci sarà permesso di selezionare il colore desiderato del sangue che fioccherà su schermo durante il gameplay, spaziando dal classico rosso ai più inusuali nero, verde, bianco e rosa Danganronpa.

Tralasciando il discutibilissimo brano di apertura cantato con autotune, il comparto sonoro del gioco non è malvagio come sembra; ok, non ci sono moltissime musiche che creano atmosfera di terrore o di pericolo, ma l’enfasi di un classico sparatutto riesce comunque a metterla, caricandoti positivamente e preparandoti alle varie missioni.

A chi consigliamo School Girl/Zombie Hunter?

Gli amanti di questo particolare genere di giochi targati D3 PUBLISHER potrebbero essere i principali prescelti. A prezzo budget, School Girl/Zombie Hunter diventerebbe ancora più accessibile e appetibile a tutti, in quanto si potrebbe davvero chiudere un occhio su qualche brutto erroraccio minore. A grandi linee, se si sta dietro anche al più piccolo pelo nell’uovo e se si desidera qualcosa di decisamente più permissivo, libero e in grado di intrattenere per più di 10 minuti a missione, lasciate ogni speranza.

  • Ottima dose di difficoltà sempre crescente
  • Tanti accessori sbloccabili

  • Munizioni infinite e missioni a tempo sono il connubio peggiore di sempre
  • Troppe cose da fare, da cercare e da raccogliere, ma poco tempo per esplorare tutto
  • Gli alleati che si mettono a barriera, bloccandoti in un punto ben preciso, sono la ciliegina sulla torta
  • La narrazione di storia, fatta a piccole clip, sembra quasi realizzata con Instagram Stories
School Girl/Zombie Hunter
2.9

Quando la morte è più accettabile della sopravvivenza

School Girl/Zombie Hunter sarebbe potuto essere un titolo divertente e ed enfatizzante, ma nel quale si è evidentemente puntato poco. Non credendoci abbastanza, probabilmente D3 PUBLISHER ha pensando di cavarsela con qualche feature atta al solo fanservice, ma sfortunatamente dietro a tutto questo si nota che il gioco ha serie difficoltà a decollare. L’insieme è apprezzabile, alcune meccaniche sono carine e non si può negarlo, e qualche ora alle prese con le orde di zombie ci si passa comunque volentieri, nonostante ti sbatta continuamente in faccia ai giocatori i suoi problemi e quello che avrebbe potuto offrire. È un vero peccato perché, come già detto, le potenzialità per poter tirar fuori dal cilindro un prodotto toalmente valido c’erano, bastava solo un po’ di accortezza e inventiva in più; invece di limitarsi al copia qui, copia là, e incolla tutto insieme come viene viene, si poteva anche soffermarsi un po’ di più a pensare che sì, in quel particolare titolo quella meccanica andava bene, ma riciclandola in questo qualcosa stona. Alla fin fine, forse un nuovo Onechanbara sarebbe stato più azzeccato…

Prestigiatore, ballerino di break dance, produttore cinematografico, traduttore ufficiale di frasi imbarazzanti per prodotti R18, fondatore di Akiba Gamers: un curriculum da fare invidia a Johnny Sins, ma che non regge il confronto con la sua smodata passione per i giochi d’importazione e per i tegolini.