Moe Chronicle – Recensione

Moero Chronicle

moe-chronicle-recensione-boxartLotium, la terra degli umani. Monstopia, la casa delle ragazze mostro. Insieme, queste due costituiscono il mondo. Un giorno, uno strano fenomeno iniziò a diffondersi in tutta la landa, provocando disastri ovunque. Inspiegabilmente le ragazze mostro cominciarono a rivoltarsi contro il genere umano. Nel mondo giravano voci secondo cui una leggendaria ragazza mostro stesse cercando di distruggere gli esseri umani e provocare la loro estinzione: per scongiurare la minaccia, molti valorosi avventurieri partirono per Monstopia. Nessuno di loro fece ritorno.

Tutti questi problemi però sembravano non interessare minimamente a un giovane e problematico ragazzo, Io, molto più preoccupato dei suoi desideri personali rispetto che per le vicende che attanagliavano l’umanità intera.

Moe Chronicle, originariamente conosciuto nel paese del Sol Levante come Genkai Tokki Moero Chronicle, è il secondo titolo della saga Genkai creata da Compile Heart e destinato a PlayStation Vita. Il primo titolo, Genkai Totsuki Monster Monpiece, vide la luce nel nostro territorio sulla medesima piattaforma portatile lo scorso 4 giugno 2014. A differenza di Monster Monpiece, che si presentava come card game RPG, Moe Chronicle abbandona totalmente l’aspetto relativo alle carte, presentandosi in tutto e per tutto come Dungeon Crawler RPG. Nonostante il titolo non sia ancora stato annunciato per l’Europa, è attualmente disponibile la versione asiatica, che contiene al suo interno sia sottotitoli in cinese che quelli in inglese, fornitaci da Play-Asia.com per questa recensione.

  • Titolo: Moe Chronicle
  • Piattaforma: PlayStation Vita
  • Genere: RPG, Dungeon Crawler
  • Giocatori: 1
  • Software house: Compile Heart
  • Sviluppatore: Compile Heart
  • Lingua: Inglese e Cinese (testi), Giapponese (doppiaggio)
  • Data di uscita: 5 maggio 2015 (versione asiatica)
  • Disponibilità: retail
  • DLC: costumi extra, H-monster aggiuntivi e oggetti speciali equipaggiabili
  • Note: versione asiatica del titolo che presenta sottotitoli in inglese e cinese

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Io è un giovane ragazzo all’apparenza normale, nel cui cuore si cela un misterioso segreto che considera simbolo di vergogna, tanto da cercare addirittura di fuggire da sé stesso. Ma quale spaventoso mistero potrà celare? Semplice: è un pervertito! Nonostante l’influsso malvagio della ragazza mostro leggendaria abbia infettato gli altri membri di questa particolare razza, al fianco del nostro protagonista vi si troverà una ragazza mostro di nome Lilia, una delle poche a non esser stata contagiata. Insieme, i due partiranno alla volta di Monstopia per cercare di risolvere l’annosa questione, dove faranno la conoscenza di Otton, un simpatico quanto carismatico H-monster partito per una missione speciale e di vitale importanza: riuscire a recuperate tutte le mutandine delle ragazze mostro sparse per il globo. Un vero e proprio eroe!

Dopo aver fatto la conoscenza del cast iniziale di personaggi e aver assimilato quello che è il prologo della storia, vestiremo i panni del nostro giovane protagonista pervertito, il cui scopo all’interno del gioco sarà uno dei più importanti mai visti prima. Come già accaduto in Criminal Girls, altro titolo che ho avuto il piacere di recensire in passato, anche il protagonista di questo gioco avrà il semplice ruolo di motivare le fanciulle… e nulla più. A fare il grosso del lavoro subentreranno le suddette ragazze mostro che comporranno il nostro party, dopo ovviamente essere riusciti a sconfiggerle e risvegliarle dalla “maledizione”. Come già detto in precedenza, il titolo, a differenza del precedente, si presenta in tutto e per tutto come Dungeon Crawler RPG, vale a dire tutto in prima persona (dialoghi esclusi). Nonostante una trama del genere possa trarre in inganno, sono rimasto piacevolmente sorpreso da Moe Chronicle; già nella difficoltà intermedia, il livello di sfida che è possibile percepire è bello tosto e i dungeon, enormi e dispersivi, spesso ci obbligheranno ad esplorarli tutti in ogni minimo angolo, ricorrendo spesso a fughe strategiche, facendoci dimenticare del tutto alcuni RPG attuali dove, anche in difficoltà avanzate, riusciamo tranquillamente ad arrivare alla fine di un dungeon al primo tentativo, senza considerevoli problemi.

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Lo spostamento nell’area di gioco sarà eseguito tramite croce direzionale e tasti dorsali, utilizzati per muoversi lateralmente senza voltarsi, mentre gli analogici avranno il compito di indirizzarci nei menu di gioco, cosa che è comunque possibile fare anche premendo il tasto triangolo. All’interno delle varie zone ci imbatteremo negli H-monster più svariati, particolari e realizzati secondo un certo criterio: contenere riferimenti per adulti coerenti alla tematica di gioco, spaziando dai maroni appaiati, ai cespugli di pelo, ai funghi dall’evidente forma fallica, alle bambole gonfiabili con tanto di bocca aperta, ai classici oggetti Tenga, e chi più ne ha più ne metta. Sì: ammetto di aver passato la maggior parte del tempo a ridere riconoscendo quello che i nemici comuni rappresentano. Oltre ai combattimenti casuali, cosa ormai classica in tutti gli RPG, ci ritroveremo ad affrontare all’interno di questo titolo anche dei FOE, vale a dire mostri la cui immobile presenza è ben visibile sul nostro percorso, con i quali sarà possibile iniziare il confronto sempicemente entrandoci a contatto; in mezzo a questi troveremo stesse versioni dei mostri affrontabili casualmente, ma discretamente più potenti.

HANDS ON… the table

In giro per le varie mappe troveremo anche altre tipologie di FOE, ma che in questo caso rappresentano vere e proprie Boss Battle; essi saranno sempre visibili nella mappa, ma saranno rappresentati in modo diverso e, a differenza dei mostri comuni, questi si muoveranno seguendo un particolare percorso. Una volta entrati in contatto con loro assisteremo ad alcune scene di dialogo dove ci verrà presentata una delle tantissima ragazze mostro offerte dal titolo, che ovviamente saranno sotto l’influsso del male, e di conseguenza dovremo sconfiggerla per liberarla. Un discorso diverso è da fare invece per il boss finale di ciascuna zona, che verrà rappresentato su mappa solo da una speciale icona, raffigurante due spade incrociate, situata solitamente alla fine dell’ultimo piano di ciascun dungeon.

Il battle system presente in Moe Chronicle è dei più classici e quindi consono alla tipologia di gioco, dove sceglieremo l’azione da intraprendere se è il turno di una delle ragazze, mentre se è quello del protagonista potremo scegliere se utilizzare un oggetto, aumentare la percentuale del desiderio (non c’è bisogno che ve lo spieghi, vero?), rilasciare la percentuale del desiderio su una delle ragazze garantendole power up per il prossimo turno e infine la classica fuga. Se durante le battaglie contro mostri normali sarà in tutto e per tutto un sistema intuibile e facilmente praticabile, nelle boss battle contro una delle ragazze avversarie il discorso cambierà per certi versi, in quanto non ci dovremmo preoccupare di attaccare la ragazza nella sua interezza per ucciderla, ma di colpire solo gli indumenti da lei indossati. Ciascun capo d’abbigliamento avrà la sua barra HP personale, diversa dalla barra HP generale del nemico in questione: non dovremo arrivare a uccidere la nostra avversaria, ma dovremo lasciarla in intimo. Il tutto non sarà affatto facile e il livello di sfida si alzerà notevolmente quando scopriremo che ciascuno degli indumenti in questione avrà i propri punti di forza e debolezze verso ciascuno degli elementi, e quindi richiederà di organizzare al meglio il proprio party non inserendoci solo “personaggi che ci piacciono”, ma anche quelli di elementi diversi dalle altre che avremo già inserito.

moe-chronicle-recensione-schermata-05Una volta svestito il nemico di tutti gli indumenti, entreremo nel vero punto di forza del gioco, una delle particolarissime feature che è riuscita a farmi sudare freddo più e più volte per ovvi motivi: il Rub Mode. In questa modalità la ragazza mostro che avremo appena sconfitto ci verrà mostrata in intimo, a figura intera a tutto schermo, richiedendoci quindi di girare la console in verticale per poter continuare. A questo punto sarà necessario scovare alcuni punti deboli della bella ragazza entro un tempo limite, semplicemente toccando, strofinando e “pizzicando” le varie parti del corpo il più velocemente possibile. Soddisfacendo alcune condizioni, sarà possibile entrare nella modalità Extreme Rub che… che.. volete sapere come funziona? Allora vi consiglio di prestare attenzione a quanto segue.

L’Extreme Rub richiederà ai giocatori di sfregare contemporaneamente in maniera sfrenata lo schermo anteriore della console e il touchpad posteriore. In questi momenti — ve lo consiglio di cuore — assicuratevi sempre di essere soli in casa o di aver chiuso a chiave la porta della stanza in cui vi trovate, perché quello che potrebbe accadere se qualcuno dei vostri familiari dovesse vedervi avrà risvolti sconcertanti. Dato che le parole a volte non bastano, vi racconterò brevemente la mia esperienza personale.

Immaginatevi comodi, nella vostra postazione di gioco, con in mano la vostra PS Vita girata in verticale; con una mano tenete ben salda la console, mentre con l’altra vi trovate a dover sfregare velocemente in alto e in basso sia lo schermo che il touchpad posteriore, contemporanaemente. A quel punto la porta della vostra stanza — o del bagno, peggio ancora — si spalanca, e un vostro genitore o una sorella vi sorprende a giocare in maniera poco consona con la vostra portatile. Un tempo mio padre mi diceva sempre “Non stare troppo attaccato ai videogiochi, che poi ti cala la vista“. Non credevo di aver mai compreso il significato di tali parole prima d’ora.

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Gotta Catch’em All

Se completato correttamente il Rub Mode, l’avversaria in questione entrerà a far parte della nostra cerchia di amicizie e ci verrà resa disponibile per l’inserimento all’interno del party; in caso contrario, se non ci riusciremo, la ragazza scapperà momentaneamente, ma potremo vederla ricomparire nella solita zona dopo pochi minuti, rendendo quindi necessario sconfiggerla nuovamente in battaglia e riprovare. Le belle guerriere presenti all’interno del titolo da sbloccare e portare dalla nostra parte saranno veramente tante e si stabiliranno man mano all’interno della locanda, all’interno della quale si creerà un vero e proprio harem con al centro il protagonista. Come sintetizzare il tutto in poche parole? Da questo lato, il titolo sembrerà proprio una sorta di Pokémon in versione vietata ai minori.  Un party di cinque ragazze, ciascuna in grado di eseguire attacchi elementali diversi dalle altre, e tutto quello che dovremo fare sarà andare in giro per i dungeon, scovarle, combatterle e catturarle.

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Una volta terminato ciascun dungeon, dovremo far ritorno al nostro villaggio, dove si svolgerà tutta la sezione secondaria del gioco. All’interno della locanda, dimora di tutte le ragazze mostro liberate, potremo approfondire le nostre relazioni e interagire con loro semplicemente facendo regali, scambiando quattro chiacchiere, effettuando la Rub Mode a nostro piacimento e cambiando i vari indumenti da loro indossati, sempre a patto di riuscire a trovarli all’interno delle aree di gioco. Più che indumenti, questi fungeranno da classi vere e proprie e quindi cambieranno, a seconda di quelli indossati, le statistiche di ciascun personaggio, versando maggiormente sull’attacco fisico o quello magico a seconda degli oggetti scelti, variando anche le skill che saremo in grado di imparare ed eseguire. Nel villaggio sarà presente anche il classico negozio dove poter fare i più svariati acquisti, dagli oggetti di equipaggiamento alle pozioni, o ai vari ammennicoli da poter regalare alle ragazze per migliorare il nostro rapporto con loro.

Viva il latte alla fragola!

A livello tecnico il titolo risulta eccellente e decisamente consono alla console a cui è destinato, al genere e alle tematiche affrontate; stupende le numerose illustrazioni delle sensuali ragazze e ben realizzati ed esilaranti gli sprite degli svariati H-monster in cui ci imbatteremo. Belli, anche se pochi, i vari dungeon che dovremo esplorare nella loro interezza per riuscire a completare al meglio il gioco. Anche dal lato sonoro il titolo si presenta molto valido, non solo a livello di musiche, che ho trovato decisamente pertinenti, che anche per quanto riguarda il casti di doppiatori. Sentire Tomokazu Sugita (Gintoki Sakata di Gintama) prestare la sua voce al carismatico e perverso mostriciattolo Otton è stato veramente qualcosa che ho apprezzato all’inverosimile.

A chi consigliamo Moe Chronicle?

Amate i dungeon crawler e adorate le classiche storie degne di una serie animata giapponese dei tempi moderni, con tante belle ragazze e buon fanservice? Cercate un titolo che non sia proprio una passeggiata e che, al contrario, riesca a infondere ai giocatori un discreto livello di sfida, e siete in cerca di qualcosa di non particolarmente troppo serio e tedioso? Moe Chronicle è decisamente il titolo che fa per voi! Se invece non rientrate nella descrizione vi consiglio di evitare il gioco, nonostante sia in tutto e per tutto uno dei titoli più particolare e divertenti che abbia avuto modo di giocare in questi ultimi mesi.

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Ecco. Siete riusciti a farmi piangere.

  • Dungeon Crawler decisamente valido
  • Buon livello di sfida
  • Tante ragazze da poter scegliere
  • Tante buone funzionalità

  • Storia spensierata, ma non proprio brillante
  • Pochi Job Panties
Moe Chronicle
4

Un ottimo dungeon crawler votato al fanservice

Nonostante il suo predecessore Monster Monpiece, non sia mai stato in grado di attirarmi e spingermi a giocarlo, sono rimasto piacevolmente sorpreso dal cambio di direzione scelto per Moe Chronicle. Sarà perché personalmente apprezzo tantissimo i dungeon crawler, sarà perché ormai i giochi zozzi sono il mio pane quotidiano, ma fin dal suo primo annuncio ho ardentemente desiderato di provarlo e, detto sinceramente, ne son rimasto piacevolmente colpito. Mi auguro di cuore che questa saga targata Compile Heart possa godere di ulteriori titoli dello stesso stampo. Ovviamente, un plauso va anche all’apprezzabile decisione di inserire la lingua inglese all’interno della versione asiatica, che arriva sempre in soccorso dei giocatori nel caso il titolo non giunga mai in occidente… cosa che purtroppo continua ad avvenire con tantissimi titoli altrettanto validi che non avremo mai il piacere di conoscere ed eventualmente apprezzare.

Prestigiatore, ballerino di break dance, produttore cinematografico, traduttore ufficiale di frasi imbarazzanti per prodotti R18, fondatore di Akiba Gamers: un curriculum da fare invidia a Johnny Sins, ma che non regge il confronto con la sua smodata passione per i giochi d’importazione e per i tegolini.