PRINCESS MAISON – Recensione

Con la collana Aiken, BAO Publishing ha definito una linea editoriale per i manga uniforme e coerente con opere concrete e con pochi fronzoli. Princess Maison di Aoi Ikebe è proprio una di queste, pronta a immergerci nella vita quotidiana di una giovane donna alla ricerca della sua prima casa

PRINCESS MAISON - Recensione del manga di Aoi Ikebe

Aoi Ikebe è un’autrice prolifica e che in Giappone ha riscosso parecchio successo con diverse sue opere. Nel 2010 la sua opera Tsukuroi Tatsu Hito le permise di aggiudicarsi diversi premi e successivamente ne venne anche tratto un film di successo. Princess Maison (プリンセスメゾン) è stato pubblicato in Giappone nel 2014 e conta un totale di sei volumi. Dall’opera è stata anche tratta una serie TV di otto episodi andata in onda in Giappone nel 2016 e di cui la mangaka ha preparato il soggetto originale. Qui in Italia, questo manga è edito da BAO Publishing nella collana Aiken, e la serie è attualmente arrivata al terzo volume.

PRINCESS MAISON - Recensione del manga di Aoi Ikebe

  • Titolo originale: PRINCESS MAISON (プリンセスメゾン)
  • Titolo italiano: PRINCESS MAISON
  • Uscita giapponese: 2014
  • Uscita italiana: settembre 2020
  • Numero di volumi: 3 (in corso)
  • Casa editrice: BAO Publishing
  • Genere: Slice of Life, Seinen
  • Disegni: Aoi Ikebe
  • Storia: Aoi Ikebe
  • Formato: Brossurato 12,6 x 18
  • Numero di pagine: circa 216 per volume

Abbiamo recensito Princess Maison tramite volumi stampa fornitoci da BAO Publishing.

Era una casa molto carina…

La signorina Sachi Numagoe è una gran lavoratrice ed è alla ricerca (non disperata) di una casa da acquistare. Durante le settimane visita numerosi appartamenti ma non senza aver prima studiato approfonditamente tutte le caratteristiche degli immobili. A un profondo studio delle case susseguono poi numerose domande rivolte agli agenti immobiliari per quanto riguarda le cucine, i bagni, i marmi da poter installare e tanto altro. Gli agenti immobiliari, infatti, la conoscono bene, tant’è che uno di essi in particolare si occupa spesso di rispondere a tutti dubbi che le vengono in mente. La ricerca e l’acquisto di una casa non sono, però, cosa semplice perché servono tempo e sacrifici ma Numagoe è pronta a tutto.

Premetto una cosa. Seppur lo voglia sembrare facendo adagiare il lettore in giaciglio contornato da uno stile molto tenero e leggero e un ritmo narrativo tranquillo, Princess Maison non è un’opera semplice. Nel manga si intrecciano più storie attraverso le quali entriamo a far parte della vita della protagonista ma anche di altri individui che hanno un’interazione più o meno diretta con Numagoe. Veniamo trascinati nella loro vita quotidiana, nelle loro case e al contempo anche nei loro problemi e nelle loro insicurezze ma sempre in modo elegante e preciso, senza strafare.

…senza soffitto senza cucina

L’opera può inizialmente risultare non proprio semplice da digerire, soprattutto nelle prime pagine nelle quali si viene accompagnati da un profondo senso di tristezza. Andando avanti nella lettura, però, la percezione muta aprendo al lettore numerose strade per comprendere al meglio da dove derivino le sensazioni e le insicurezze che accompagnano i protagonisti. Parlo di “protagonisti” perché risulta difficile identificare Numagoe come unico soggetto dei volumi. Durante tutta la narrazione della storia si diramano diversi filoni narrativi, vi è quello principale che narra della ricerca della casa da parte di Numagoe e a questo si affiancano storie secondarie che vedono protagonisti altri individui, connessi o meno con la protagonista, che si sviluppano la maggior parte delle volte autonomamente. Ognuno dei personaggi che sia esso principale o “secondario”, talvolta anche in poche pagine, riesce ad essere inquadrato in modo sufficiente a farsi un’idea e prenderlo in simpatia o in antipatia.

Può succedere, in alcuni casi, che possa risultare leggermente difficoltoso seguire la narrazione di tutti i personaggi poichè non sempre è chiaro se ci siano interconnessioni tra essi e come mai leggiamo di essi non avendone sentito parlare prima. Sono presenti anche dei brevissimi flashback (pochissimi) che permettono, tra le righe, di comprendere il passato di Numagoe.

Nell’opera vi sono elementi ricorrenti. Alcuni scontati come l’interno delle case con i relativi arredamenti e altri meno, come la visione di taluni personaggi attraverso spazi claustrofobici. La claustrofobia e la solitudine la fanno da padroni all’intero primo volume, tant’è che una frase che mi ha assai colpito è stata (nessuno spoiler, tranquilli) “è impossibile affogare in spazi stretti”, pronunciata da un personaggio mentre si faceva un bagno in una vasca talmente piccola da dover tenere le ginocchia vicine al petto. Durante i volumi successivi, invece, l’atmosfera si alleggerisce ma sempre con un certo criterio ed attenzione narrativa, senza perdere il ritmo tranquillo e pacato del volume precedente. Permangono, durante tutta l’opera delle frasi chiave come quella citata sopra che isolano e innalzano taluni momenti molto emozionanti.

Il problema degli spazi stretti e angusti, soprattutto nelle case, è molto sentito nella terra del Sol Levante, specialmente nella capitale. Tokyo è infatti la città più popolata al mondo con una densità di 6.349 abitanti per km² (Roma ne ha solo un terzo). Vivere in una delle zone centrali di Tokyo è proibitivo a livello di costi e, sia per gli studenti che per i lavoratori, diviene necessario andare a vivere in micro appartamenti per contenere i costi (su YouTube si trovano numerosissimi video sull’argomento). Si punta all’ottimizzazione degli spazi ancor prima che al benessere dell’individuo.

Non si poteva entrarci dentro…

Lo stile di disegno è molto particolare e può non piacere a tutti, soprattutto a coloro che amano un tratto più complesso e deciso. I personaggi non rispettano i canoni anatomici (anche se parlare di anatomia nelle opere fumettistiche giapponesi è sempre molto al limite) e, in quasi tutti i casi, sono rappresentati e caratterizzati in modo attento. Alcune volte, però, capita che possano non riuscire a identificare ictu oculi i personaggi che troviamo, ciò si potrebbe giustificare anche per il numero di soggetti con cui l’occhio viene a contatto.

Viene adottato uno stile definibile “vacuo” dove gli spazi bianchi la fanno da padrone accompagnati dal tratto delicato dei personaggi. Gli sfondi, invece, curati con attenzione, si sposano bene con la bellezza generale dell’opera regalando, nelle scene fondamentali, scene piacevolissime. Parlando di un’artista già ampiamente cresciuta artisticamente, non troveremo grandi cambiamenti nel disegno tra un volume e l’altro come può invece succedere in altre opere.

…Perché non c’era il pavimento

L’edizione rispetta tutti i buoni canoni di BAO: ben fatta e curata. Le note inserite ai bordi delle vignette nei vari capitoli offrono al lettore un approfondimento del contesto socio-culturale del Giappone moderno.

Molto interessanti e utili anche i consigli che vengono dati al termine di ogni capitolo del primo volume con cui si suggerisce come cercare, scegliere e trovare il miglior appartamento da acquistare. Non sono un esperto nel cercare case né un agente immobiliare, ma posso assicurare che i consigli non sono “a caso”, offrono indicazioni sensate che possono a tutti gli effetti essere utili. Nei successivi volumi, invece, i consigli vengono sostituiti da sondaggi ed estratti di contratti di compravendita immobiliare giapponesi. Questi ultimi permetto di avere una visione a 360 gradi e realistica del tema trattato.

Sachi Numagoe è una trentenne che lavora come cameriera in una catena di Izakaya. Sta risparmiando per comprare una casa, e la vuole scegliere con estrema cura. Partecipa alle visite guidate alle proprietà con una tale meticolosa assiduità che gli agenti immobiliari cominciano ad affezionarsi a lei, e a darle consigli spassionati. Ikebe Aoi rivela, attraverso i luoghi dove vivono, la profonda umanità di un vasto cast di personaggi. L’affresco narrativo che ne risulta è prezioso da leggere e incantevole da guardare. Una serie che vi conquisterà poco a poco.

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Ho trovato questa serie quasi esente da difetti, è scorrevole, tratta tematiche interessanti senza annoiare e ha disegni che trovo personalmente molto piacevoli e che si sposano bene con tutto regalando un’atmosfera piacevole nella quale immergersi. Opera perfetta per coloro a cui piacciono le opere che compongono la collana Aiken di BAO Publishing, specialmente per chi ha apprezzato Dosei Mansion (qui la nostra recensione della serie completa). Gli amanti dei manga a tema action potrebbero non gradire il genere. Per chi invece non si è ancora avvicinato al mondo del fumetto giapponese è un ottimo inizio e lo stesso vale per gli amanti delle light novel.

Una dimora per tutti i lettori

Princess Maison fonda su una forte caratterizzazione dei personaggi e un attento sviluppo delle storie di ognuno di essi, anche se qualche volta diviene difficile seguire la narrazione proprio a causa delle troppe narrazioni secondarie che si susseguono. Molto probabilmente l’opera, per le tematiche che tratta, è stata ideata dall’autrice perchè diretta interessata della tematica del comprare casa da sola (tutte le acquirenti sono donne). Ci si trova innanzi a un inno indiretto all’indipendenza e all’autonomia delle donne giapponesi strizzando un occhio a un pubblico prettamente femminile. Non mancano uno stile di disegno molto personale e con sfondi curati che riescono a garantire una fruizione fluida durante l’intera lettura dell’opera. Non vi sono difetti macroscopici, più che altro ci sono aspetti che possono non piacere a seconda di quali opere siate abituati a leggere.

La bellezza di trovare casa in un fumetto

Nato nel 1993, è disperso dal 2006, l’anno in cui ha scoperto i manga. Ricompare durante il periodo del liceo quando scopre che la mano destra si può usare anche per disegnare. Dopo il liceo smette di dormire. Perché la giustizia non dorme mai.

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