TOKYO TAMAGOTCHI: riscopriamo il Giappone di fine anni ‘90

Riscopriamo gli anni novanta giapponesi con Tokyo Tamagotchi, il documentario di Syusy Blady e Patrizio Roversi, i celebri Turisti per caso

TOKYO TAMAGOTCHI

In questi giorni di clausura forzata mi sono trovato a ripercorrere più volte, grazie al web, le vie della nostra capitale preferita e, conoscendo la cultura giapponese dell’età Kinsei (ovvero l’età post moderna), curioso come non mai ho approfondito la mia cultura sulla storia giapponese dal dopoguerra ad oggi. Avendo tempo quasi illimitato ed una connessione internet abbastanza stabile, mi sono tuffato in queste ricerche, fino a quando non ho trovato un contenuto completamente gratuito e di interesse su RaiPlay: un documentario della serie “Turisti per Caso” intitolato Tokyo Tamagotchi, che si svolge alla fine degli anni ’90 (per essere precisi negli ultimi tre mesi del 1999). Ma per apprezzare appieno questo documentario, dobbiamo fare il punto storico della situazione in Italia.

Ci troviamo alla fine degli anni ’90, in Italia la definizione di “crisi economica” era ben distante da quella che conosciamo oggi, ma un italiano medio quasi non poteva permettersi di andare a farsi una vacanza in Giappone, colpa dei prezzi davvero assurdi e proibitivi. Nel documentario sentiremo parlare spesso della nostra vecchia moneta, la lira, nei vari confronti tra i nostri costi e i loro. Scopriremo dunque che, con l’avvento della moneta unica, i nostri due mondi si sono avvicinati maggiormente.

Qui ci sono da fare alcune osservazioni per i nostri lettori più giovani, ovvero:

  • Il rapporto yen-lira era di 120 yen per 1000 lire, ma una ciotola di ramen costava circa 10.000 lire , che per un italiano medio era davvero un costo molto elevato.
  • Attualmente 120 yen sono 1 euro e vi ricordo che 1 euro sono quasi 2000 lire, quindi paradossalmente adesso spendiamo molto di più di un ventennio fa, ma la nostra capacità d’acquisto è superiore, difatti una ciotola di ramen ora ci viene a costare al massimo 4-6 euro, ovvero tra i 500 e i 700 yen.

Nel documentario, perdonando loro la poca padronanza della lingua giapponese e della cultura nipponica in sé (i nostri due “Turisti per Caso” faranno infatti una serie di pessime figure e sopratutto moltissimi strafalcioni a livello di accenti e nomi), avremo modo di vedere una Tokyo che molto probabilmente oggi non esiste più, una città che potrebbe ricordarvi quella vista in “City Hunter”.

A fare da “contorno” alle disavventure dei nostri eroi ci sarà la storia del Tamagotchi, il famoso giochino che tra il 1999 e il 2001 monopolizzò le vite dei bambini italiani (tra cui io), e scopriremo che nel 1999 il marchingegno prodotto da BANDAI era già una moda passata da tempo in Giappone, segno che da noi, a quei tempi, le “mode” arrivavano quasi a tre anni di distacco rispetto al paese del Sol Levante.

Vedremo una città in cui un italiano rimaneva stupito nel vedere le arcade room e i pachinko, le automobili con i navigatori satellitari e i cellulari per ogni persona, negli anni in cui in Italia vi posso assicurare che non erano ancora alla portata di tutti.

Potremo osservare una metropoli uscita da pochissimo dal boom economico e che cercava in ogni modo di affacciarsi allo stile di vita e di mentalità europeo, tanto che scopriremo che gli abiti più “costosi” venivano prodotti in Italia rispettando lo stile giapponese. Ma credo sia inutile continuare a farvelo leggere, il mio consiglio è quello di godervi questa Tokyo che sicuramente non avremo modo di goderci ma che RaiPlay ci dà occasione di scoprire, anzi, di riscoprire.

Figlio di un gamer, fan di Hideo Kojima. Temuto da tutti gli all you can eat, sempre alla ricerca di pettegolezzi su reddit e 4chan. Da più di dieci anni rompe le scatole a Bass e Zechs.

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