Mighty Morphin Power Rangers: Mega Battle – Recensione

BANDAI NAMCO Entertainment porta su PlayStation 4 e Xbox One i primi, gloriosi Power Rangers di Heim Saban

Saban’s Mighty Morphin Power Rangers: Mega Battle

Nonostante un nome che è tutto fuorché minaccioso, la malvagia strega Rita Repulsa riesce, assieme ai suoi orribili tirapiedi, a liberarsi dalla gattabuia dopo decine, centinaia o forse migliaia di anni di noiosa reclusione. Dopo essersi fatta un giro in bicicletta tra i cieli del nostro pianeta azzurro deciderà, di punto in bianco, che questo è proprio il posto adatto da conquistare e su cui erigere il proprio dominio assoluto. Sulla Terra, fortunatamente, risiede lo spirito di Zordon, entità celeste intrappolata proprio dalla bruttissima asiatica (pace all’anima di Machiko Soga) in un tubo catodico collegato ad una di quelle lampade a bolle che andavano di moda negli anni ’70. Sfruttando il suo fastidiosissimo schiavo robotico Alfa 5, Zordon deciderà di cambiare per sempre la vita di cinque studenti americani che vivono in un paese dimenticato da Dio e che, casualmente, passano le proprie giornate ad allenarsi con le arti marziali per contrastare l’avanzata di due stereotipatissimi bulletti vestiti come i cattivi di Kenshiro: Bulk & Skull. Sarà così che Jason, Zack, Billy, Triny e Kimberly diverranno i primi Super Sentai di stampo occidentale: i leggendari Power Rangers. Si torna al 1994.

Sì, lo sappiamo. Mighty Morphin Power Rangers, quello di Haim Saban, è tutto fuorché giapponese, e con questa recensione pisciamo del tutto fuori dalla nostra linea editoriale. Tuttavia, come dire di no a BANDAI NAMCO Entertainment che ci ha proposto di recensire l’ultimo gioco tratto da una delle serie che ha cementato la nostra passione per le assurdità made in Japan nel corso dell’infanzia?

Mighty Morphin Power Rangers: Mega Battle - Recensione

  • Titolo: Saban’s Mighty Morphin Power Rangers: Mega Battle
  • Piattaforma: PlayStation 4, Xbox One
  • Genere: Beat ’em up
  • Giocatori: 1-4 (solo offline)
  • Software house: BANDAI NAMCO Entertainment
  • Sviluppatore: Bamtang Games
  • Lingua: Inglese (testi e doppiaggio parziale)
  • Data di uscita: 17 gennaio 2017
  • Disponibilità: digital delivery
  • DLC: Pacchetto trasfenomenale – vesti i panni di White Ranger, Rocky, Aisha, Adam, Kat e versioni alternative di Tommy e Billy
  • Note: revival della primissima seri degli anni ’90

Come forse già saprete, Power Rangers è ispirato – o meglio tratto – da innumerevoli produzioni tokusatsu giapponesi, Mighty Morphin in particolare è il cocktail fra Kyōryū Sentai Zyuranger (inizialmente) e una manciata di altre serie, più in avanti. Sebbene della saga originale ci sia rimasto ben poco tra le mani, i super sentai sono uno degli emblemi dell’intrattenimento nipponico, citati in altre innumerevoli opere, come il recente FINAL FANTASY XV (sempre che Saban non decida di obbligare SQUARE ENIX a cambiare del tutto registro). Ma bando alle ciance, com’è effettivamente ‘sto revival della nostra felice infanzia fatta di tartarughe mutanti e karateka in spandex? Scopriamolo insieme.

Back to Angel Grove

Io e BaSS abbiamo deciso di provare per la prima volta Saban’s Mighty Morphin Power Rangers: Mega Battle in diretta su Twitch, assistiti dai nostri spettatori e lettori più fedeli, senza la minima idea di cosa ci potesse attendere al varco. Una blind run, se così vogliamo definirla: avevo già visto un trailer ai tempi dell’annuncio e fui davvero colpito dall’idea di sfruttare un gameplay quanto più vicino al titolo uscito ai tempi d’oro su Super Nintendo, il classico picchiaduro a scorrimento. Tuttavia, i timori c’erano ed erano ben fondati: un titolo di questa categoria, se non realizzato come si deve, rischia di diventare monotono e frustrante. Non posso negare di aver provato entrambe le cose nel corso delle mie partite, ma non ci troviamo nemmeno davanti a un titolo da gettare via, specie se consideriamo che si tratta quasi di un indie, venduto a un prezzo piuttosto ragionevole.

Il già citato titolo per SNES è stata la fonte principale d’ispirazione per i peruviani di Bamtang Games, sebbene sia caratterizzato da una serie di cambiamenti sostanziali: innanzitutto, l’azione non si svolge unicamente in due direzioni come allora, ma permette a Jason e amici di muoversi in tutte le direzioni all’interno del paesaggio 2D. Le boss battle in cui controlleremo il Megazord, inoltre, non saranno in stile fighting game come nel titolo succitato, bensì sequenze pre-scriptate di cui vi parlerò più avanti. La trama, narrata in maniera sommaria e non eccessivamente calzante al telefilm originale, viene raccontata attraverso gli sprite utilizzati in-game, alcune illustrazioni statiche ma, soprattutto, sequenze in stile RPG con ritratti dei personaggi e finestre di dialogo. Nel corso dei sei macrolivelli, ciascuno suddiviso in tre stage, rivivremo gli esordi dei primissimi pupilli di Zordon e dell’invasione di Rita Repulsa, dell’arrivo di Tommy nei panni del Green Ranger e della presa di potere di Lord Zedd, purtroppo non per filo e per segno come ricordavamo di aver visto in TV da ragazzini.

Quando non sai come uscire dai guai…

Il beat’em up di BANDAI NAMCO Entertainment è fruibile dal singolo giocatore, ma anche da un gruppo di quattro, rigorosamente offline: purtroppo, senza alcun motivo plausibile (forse imputabile unicamente al voler mantenere bassi i costi di sviluppo), la compagnia e il team di sviluppo hanno deciso di escludere una qualunque funzionalità online per questo videogioco, consentendo a quattro amici di giocare solo sulla stessa console. Avviato il gioco saremo chiamati a scegliere fra uno dei cinque liceali inizialmente disponibili: Jason, Zack, Billy, Kimberly e Trini, a cui poi, circa a metà gioco, si aggiungeranno il tamarrissimo Tommy Oliver, carismatico Green (White SPOILER!) Ranger portato sul piccolo schermo dal sempreverde Jason David Frank, nonché, tramite un apposito pacchetto DLC, i sostituti Rocky, Adam, Aisha e Kat.

“Ehm… ragazzi?”

Gli stage si apriranno quasi tutti con l’arrivo in borghese della variopinta comitiva sul campo di battaglia: affrontando gli immancabili Putties (con tanto di BLBLBLBL! per i più nostalgici) ricaricheremo un apposito indicatore che, una volta pieno, ci consentirà di trasformarci nel nostro alter-ego dal casco integrale, incrementando la forza combattiva e il numero di azioni eseguibili sul campo. Oltre al classico attacco convertibile in combo e al colpo in volo già eseguibile in abiti civili, potremo infatti utilizzare l’arma di mischia, diversa per ciascuno dei Ranger, e la pistola laser per gli attacchi a distanza (fatta eccezione per Pink, che utilizza l’arco).

Nei livelli non dovremo far altro che sconfiggere tutti i nemici presenti fino a che non ci verrà chiesto di avanzare, tuttavia è proprio questo il problema principale di questo gioco: sconfiggere le ondate di Putty Patrollers e affini, specie se giocheremo in single player, risulterà lento e tedioso, vuoi perché, fino a che non saliremo di livello, non impareremo combo che possano variegare un po’ l’azione, vuoi perché spesso i nemici appariranno due, tre, quattro per volta, per svariate ondate.

All’interno di Mega Battle, inoltre, è stato implementato un sistema di crescita dei personaggi che ci consente di apprendere nuove tecniche (tra cui quelle di gruppo) e di incrementare le prestazioni di ciascuno dei Ranger, utilizzabile tramite i punti esperienza acquisiti in combattimento e dopo ciascun level up: per accrescere il potenziale del nostro alter-ego dovremo cercare il robottino Alpha 5 nei livelli o l’apposito terminale. Inoltre, siamo praticamente costretti a iniziare e finire il gioco utilizzando lo stesso Ranger, dato che i punti abilità acquisiti non saranno condivisi fra il team e ciascun personaggio partirà da zero anche se avremo potenziato al massimo quello utilizzato in precedenza. Durante la live, per esempio, ho avuto non poche difficoltà ad affrontare ciascuno stage con un Power Ranger diverso, dato che mi toccava ogni volta ricominciare da capo in termini di potenza offensiva, con nemici e livelli sempre più ardui da affrontare.

Hanno sempre accanto i Dinozord

Tutto molto bello, davvero, specie se consideriamo che anche il nostalgico orecchio del ragazzino cresciuto negli anni novanta verrà assecondato da una colonna sonora che richiama i pezzi che hanno reso celebre la serie americana (Go! Go! Power Rangers!) assieme alle classiche catchphrase di Jason e soci. Purtroppo, c’è da dire che Mega Battle conta anche di notevoli difetti, tra cui spicca il rivoluzionario look per alcuni dei nemici (Rita su tutti) e la presenza di taluni mostri che nulla hanno a che spartire con quelli visti in televisione. Questo, sfortunatamente, va a nozze con una costruzione assai discutibile delle boss battle a bordo degli Zord. Ogni volta che il mostro di turno si trasformerà in un gigante, i nostri Ranger saranno costretti a richiamare le loro bestie meccanizzate, che dapprima si uniranno nella forma Tank del Megazord, chiedendoci di colpire una serie di bersagli in quello che potrebbe essere definito il clone malriuscito di uno shoot ‘em up, per poi assumere le sembianze del robot gigante che noi tutti conosciamo… più o meno.

Le battaglie totalmente scriptate nelle quali dovremo unicamente premere una sequenza di tasti in stile quick time event, saranno accompagnate da illustrazioni animate davvero pessime del Dino Megazord e dei nemici, animate come i filmati flash dei primi anni 2000 e proporzionati come le serie TV che andavano in onda su Cartoon Network più o meno nello stesso periodo. Inutile dire che tali sequenze saranno fin troppo facili e rapide da affrontare, ma posso capire la scelta di ridurre i combattimenti nel mecha a sequenze spicciole come questa: come nel telefilm, i cinque Ranger pilotano insieme un solo robot antropomorfo… ma in che modo? Mi piace immaginare che, mentre Jason dice un po’ a tutti cosa fare, Zack agita le braccia per attaccare e difendersi, Kimberly boh, si palpa le tette, abbiamo Trini e Billy che stanno attentissimi a muovere un passo ciascuno per non far cascare per terra il robottone. Per evitare un gameplay eccessivamente complicato, tutti i giocatori dovranno riuscire a premere correttamente i tasti mostrati sullo schermo, pena l’interruzione dell’azione… unico problema: una meccanica del genere, che in quattro potrebbe sembrare divertente, per un solo giocatore si traduce praticamente in un gioco da ragazzi.

A chi consigliamo Mighty Morphin Power Rangers: Mega Battle?

Che domande! Chiunque ai tempi delle elementari mettesse a soqquadro la propria classe nel tentativo di sconfiggere il mostro di turno interpretando il proprio ranger preferito è moralmente obbligato a dargli una chance, almeno in occasione di uno dei tanti saldi proposti dagli store digitali delle due console. Se non siete tra quelli che hanno amato alla follia e sono cresciuti con la prima, storica serie dei Power Rangers, statene alla larga: il gioco di BANDAI NAMCO Entertainment fa leva unicamente sull’effetto nostalgia, non offrendo nulla di particolarmente esaltante in termini di gameplay. Se, infine, siete tra i fan duri e puri di tokusatsu e super sentai, giocateci unicamente se non sperate di trovarvi Haim Saban come boss finale, accettando di buon grado l’esistenza dell’adattamento americano del franchise. Il titolo è disponibile su PlayStation Store e Xbox Games Store al prezzo di circa quindici euro.

  • Divertente, almeno in multiplayer
  • Il glorioso ritorno dei primissimi Rangers
  • Il tema musicale originale
  • Tommy Oliver

  • Frustrante, specie se in single player
  • Alcuni sprite sono proprio brutti
  • Rita Repulsa è irriconoscibile
  • Dov’è il mio Dragonzord?
Saban’s Mighty Morphin Power Rangers: Mega Battle
2.8

Operazione Nostalgia: solo per i ragazzi degli anni ’90

Giuro: ho avviato il gioco con tutto l’entuasiasmo possibile, quasi come se fossi tornato bambino. Un bel periodo della mia vita, nel quale adoravo alla follia questa serie e Tommy Oliver in particolare, nonostante con gli amici più grandi mi ritrovassi puntualmente a calarmi nei panni di quel nerd sfigato di Billy (e la cosa è stata profetica, in un certo senso). Sapevo, in cuor mio, di non dovermi aspettare nulla di eccessivamente esaltante, dato che non si tratta certamente di una produzione nella quale BANDAI NAMCO Entertainment ha investito grosse somme di denaro. Non si tratta nemmeno di una mossa commerciale in vista dell’imminente reboot cinematografico, ma più un’operazione nostalgica volta unicamente a far sentire anziani noi ragazzoni nati a cavallo fra gli anni ’80 e ’90, quasi come succede con i super robot giapponesi e i cugini del decennio prima. Sono contento di aver ritrovato i miei vecchi compagni di giochi, ma c’è da ammettere che Power Rangers: Mega Battle non è certamente perfetto; divertente assieme a un gruppo di amici (specie se coetanei) viene presto a noia se giocato da soli, con un profilo tecnico non proprio da strapparsi i capelli. Fatelo vostro se adorate Mighty Morphin, ma consideratelo più come un party game che in grado di occuparvi una sola serata.

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Trent’anni passati a inseguire il sogno giapponese, fra un episodio di Gundam e un match a Street Fighter II. Adora giocare su console e nelle sale giochi di Ikebukuro che ormai, per quanto lontana, considera una seconda casa.