DRAGON QUEST OF THE STARS – Flash Review

La nostra recensione di DRAGON QUEST OF THE STARS, mobile game spin-off di della saga di Yuji Horii sviluppato per smartphone

DRAGON QUEST OF THE STARS

DRAGON QUEST non ha davvero bisogno di introduzioni: la storica saga di giochi di ruolo creata da Yuji Horii è da sempre citata come uno dei maggiori esponenti del genere esistenti, e in Giappone viene regolarmente accostata (se non addirittura preferita) alla saga di FINAL FANTASY, anch’essa proprietà intellettuale di SQUARE ENIX. Dopo il rilascio stellare di DRAGON QUEST XI: Echi di un’Era Perduta, avvenuto due anni fa su console e l’anno scorso su Nintendo Switch nella sua versione Definitiva, la compagnia ha quindi deciso di capitalizzare ulteriormente il brand rilasciando, il 25 febbraio 2020, in tutto il mondo DRAGON QUEST OF THE STARS, mobage spin-off per smartphone iOS e Android.

DRAGON QUEST OF THE STARS - Flash Review

La storia inizia con una creazione molto basilare del nostro avatar, che verrà poi prontamente catapultato su una spiaggia dopo un naufragio insieme a due suoi compagni, tutti affetti da amnesia completa ma in possesso di uno strano libro rimasto magicamente intatto, che sembra proprio non volersi aprire. Trovati e salvati dal piccolo avventuriero novizio Cyril e dal suo compagno slime Gregooey, il trio scopre ben presto di essere destinato a grandi cose: quel libro infatti viene tramandato di padre in figlio ai Questocrat, una lunga linea “dinastica” di esploratori ed eroi leggendari. Al suo interno è contenuto, sotto forma di proiezione, il nonno dei protagonisti, vero e proprio comic relief del titolo ma anche guida e figura che conosce la verità su come i nostri protagonisti sono finiti spiaggiati e senza memorie.

Il gameplay è molto semplice e adatto ad un formato smartphone: avanzando nella quest principale e nei dungeon, non faremo altro che selezionare di spostarci da un punto della mappa ad un altro, con il nostro party che si muoverà automaticamente e che verrà attaccato numerose volte lungo il cammino. Qui potremo scegliere se far sì che la battaglia si svolga in automatico, cosa a cui ormai siamo ben abituati, oppure se attaccare manualmente. In ogni caso, a scatenare le abilità più potenti dovremo essere comunque noi: non che ce ne sia bisogno, vista la bassissima difficoltà degli incontri obbligatori. Insomma, purtroppo DRAGON QUEST OF THE STARS sembra giocarsi da solo.

Al di fuori del combattimento potremo equipaggiare i nostri eroi con tantissime armi, armature e accessori, che potremo trovare principalmente nelle loot box acquistabili presso lo shop, ed ecco che arriva qui il comparto gacha: invece di seguire la strada battuta da molti “colleghi” e collezionare personaggi famosi del brand, qui potremo ottenere invece le loro armi e armature. Questo è il punto in cui dovrei parlarvi più in dettaglio di varie meccaniche, sistemi di level up, classi e cose simili che siamo abituati a vedere nei giochi di DRAGON QUEST, ma tutto questo qui è assente: purtroppo, DRAGON QUEST OF THE STARS è un’esperienza davvero ridotta all’osso. Abbiamo quindi appurato che il titolo non gode di fondamenta abbastanza solide (e non molto originali) per essere un mobile game ma non sembra, almeno nelle ore che ho passato in sua compagnia, essere uno degli esempi più “avidi” e che spinge così tanto verso le microtransazioni onnipresenti. Purtroppo, quello che limita davvero il gioco è un comparto tecnico francamente non all’altezza, cosa che mi sembra davvero inaccettabile vista la fama del brand a cui appartiene.

Il 90% dello spazio disponibile a schermo viene occupato da un’interfaccia utente sovraccarica di opzioni e con testo scritto così piccolo da rendere faticosa la lettura, a meno che non lo si giochi su un phablet o simili dispositivi con schermi particolarmente grossi: le scene di gameplay vero e proprio vengono relegate ad un piccolo riquadro in alto, eppure il gioco non riesce comunque a dare una resa grafica giustificabile, con texture a bassa risoluzione, linee incredibilmente scalettate persino nelle immagini statiche delle finestre di dialogo e diversi cali di frame rate anche su dispositivi di fascia medio-alta. Pur scaricando tutti i pack opzionali che vanno ad occupare circa 2GB di spazio sul telefono, il gioco richiede comunque spesso il download di altri dati aggiuntivi quando si cambia area o isola: sono tutti problemi che potrebbero essere risolti con degli aggiornamenti, ma per il momento giocare a DRAGON QUEST OF THE STARS sembra un tuffo nel passato a dieci anni fa, quando ancora il mobile gaming su smartphone era agli esordi e gli sviluppatori stavano cercando di capire come creare giochi adatti ad un formato così piccolo.

Un tuffo forzato nel passato dei mobage

DRAGON QUEST OF THE STARS mi ha lasciato davvero confuso: tantissimi aspetti del gioco, come il design dei mostri, la colonna sonora, l’umorismo e i temi affrontati sono presi paro paro dalla serie principale, e questo è un grandissimo punto a suo favore perché per i fan può risultare molto attraente. Tuttavia, il più grande cruccio è dato da un gameplay derivativo, ridotto all’osso, e da un comparto tecnico veramente non all’altezza, una vera pecca visto quello a cui ci aveva abituato ultimamente SQUARE ENIX con questa serie. Dal punto di vista dell’esperienza utente e della monetizzazione, questo spin-off cerca di reinventare leggermente la solita formula e di non ricadere nell’aspetto gacha, riuscendoci purtroppo solo in parte. Un’interfaccia utente mal pensata, ingombrante e sovraccarica fa calare il sipario su quello che purtroppo è un titolo almeno al momento difficilmente consigliabile, e comunque solo per i più appassionati del mobile gaming e della saga di Yuji Horii.

Solo per fan sfegatati di DRAGON QUEST

Ossessionato da Le Bizzarre Avventure di JoJo e METAL GEAR, pensa che TRIGGER abbia salvato gli anime. Darebbe tutto pur di vedere un nuovo Trauma Center e il finale di Berserk; generalmente ti vuole bene, finché non gli parli di microtransazioni.

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