Nights of Azure – Recensione

Nights of Azure - Gust

nights-of-azure-recensione-boxartUndicesimo secolo. Si narra che una giovane donna sia riuscita a sconfiggere il diabolico Nightlord che aveva gettato il mondo in una notte eterna. Tuttavia, una volta sconfitto, il Nightlord ha riversato sul pianeta la sua ripugnante essenza, la quale ha messo radici fino a diventare il male resistito fino ai giorni nostri: Blue Blood. Tutti coloro che sono stati bagnati dal Blue Blood si sono trasformati, anima e corpo, in esseri demoniaci, divenendo una minaccia per l’umanità intera. Tali demoni, apparendo di notte allo scopo di divorare gli uomini, hanno effettivamente privato la razza umana della notte stessa. Afflitta da notti insonni causate dalla presenza di questi esseri malevoli, la città ha assunto il nome di “Terra Senza Notte”.

Ottocento anni dopo, il destino si compirà nuovamente sull’isola nota come Ruswal, una terra del mare del nord che non si trova nemmeno sulle mappe. Qui, due fanciulle legate dal fato della Notte, sono destinate a riunirsi. Questa è la storia di due giovani donne vissute nella Terra Senza Notte.

Questo è l’incipit di Yoru no Nai Kuni, l’ultima fatica dello studio Gust che, dopo Ar nosurge e gli innumerevoli capitoli della saga di Atelier, si dedica a qualcosa di completamente nuovo, lanciando una IP che mescola meccaniche come quelle dell’allevamento di creature mostruose a un battle system d’azione che ricorda un po’ quello dei Warriors della compagnia madre. Nights of Azure, è questo il titolo scelto per la release occidentale, ha esordito in Giappone solo cinque mesi fa sulle tre attuali console di casa Sony: PlayStation 4, PlayStation 3 e PS Vita. In occidente dovremo in qualche modo accontentarci della versione casalinga per la prima per vie di alcune scelte di mercato che hanno spinto KOEI TECMO Europe e America a concentrarsi unicamente sulla nuova generazione. È Keisuke Kikuchi, noto per i franchise di Project Zero e Deception, a occupare il ruolo di director: sulla base di ciò vi sono le premesse per un titolo non necessariamente memorabile, ma quantomeno apprezzabile. Sarà riuscito a convincermi?

  • Titolo: Nights of Azure
  • Piattaforma: PlayStation 4
  • Genere: Action RPG
  • Giocatori: 1
  • Software house: KOEI TECMO Europe
  • Sviluppatore: GUST Co. Ltd.
  • Lingua: Inglese (testi), Giapponese (doppiaggio)
  • Data di uscita: 1 aprile 2016
  • Disponibilità: retail, digital delivery
  • DLC: episodio post-game disponibile gratuitamente
  • Note: Limited Edition esclusiva per il NISA Europe Store che include artbook, colonna sonora, poster in tessuto, 5 stampe da collezione e box

La nostra avventura nei panni della bella Arnice inizierà una volta che approderemo sull’isola di Ruswal, dove ci riconcilieremo con Lilysse, altrettanto incantevole vecchia conoscenza. Arnice, infatti, è il cavaliere inviato dalla Curia per proteggere la sacerdotessa, che si rivelerà essere proprio l’amica che non vedeva da più di due anni. Le due sono state incaricate dall’organizzazione ecclesiastica di recarsi sull’isola affetta dalla maledizione causata dal Blue Blood, il sangue del Nightlord che trasforma gli esseri viventi in terribili creature demoniache che hanno privato della notte gli abitanti del luogo, per purificarla; tuttavia, di lì a breve, Lilysse verrà spinta in qualche modo dall’organizzazione a occupare il posto di Saint, una pedina sacrificabile che permetterà di sigillare nuovamente la notte come l’originale santa fece centinaia di anni addietro. Arnice si ritroverà in mezzo a due fuochi: seguire gli ordini imposti dalla Curia e sacrificare la propria compagna, oppure trovare un’altra strada per sconfiggere il male senza sottostare al volere dei suoi superiori?

Ti voglio bene Servan

Nonostante i terribili capogiri causati dall’irrecuperabile mal di mare da cui Arnice è affetta, dovremo presto imbracciare le armi e imparare a difenderci contro le orde di demoni che di lì a poco intralceranno il nostro cammino. Alle sezioni di dialogo, narrate mediante delle ottime cutscene (che prevarranno sulle ormai consuete sezioni visual novel a cui Gust e molti altri developer giapponesi ci hanno abituati in questi ultimi anni), si alterneranno fasi esplorative e combattimenti che si svolgeranno in mappe discretamente vaste in cui potremo muovere liberamente il nostro alter-ego poligonale. Se Arnice stessa sarà abilitata all’uso di attacchi in prima persona portati a segno dalla sua imponente lama (sfruttando attacchi deboli, potenti o speciali), il vero fulcro del battle system d’azione messo a punto dal team di sviluppo è dato dalla presenza dei Servan, le quattro creature prescelte che potremo assegnare ad altrettanti comandi di azione ed evocare in battaglia per assisterci sul campo. Premendo R1 assieme ai tasti triangolo, quadrato, cerchio e X, potremo spendere i nostri SP per far materializzare sul campo i mostri con cui avremo precedentemente stretto un patto: potremo ordinare loro di attaccare liberamente, di eseguire ciecamente le nostre direttive, di seguirci senza attaccare oppure di recuperare energie nutrendosi del sangue blu riverso sul suolo. Eseguendo nuovamente il comando di evocazione quando i Servan saranno già presenti sul campo di battaglia, potremo ordinare loro di eseguire il Servan Burst, un attacco speciale che sarà diverso a seconda della creatura che lo utilizzerà.

I mostri che potremo schierare nel nostro deck saranno suddivisi in varie tipologie, che conferiscono loro diverse capacità sul campo di battaglia, non solamente di carattere offensivo: healer, attacker, defender, trickster, follower e mage. Come suggerito dai nomi stessi, alcuni di essi ci torneranno utili per curare Arnice e il suo party, altri potranno recuperare agilmente tutti gli oggetti presenti sulla mappa, mentre i più comuni ci torneranno utili per contrastare i nemici attraverso attacchi fisici e incantesimi. Tra i Servan della nostra squadra potremo sceglierne uno che occuperà il ruolo di leader e che verrà evocato automaticamente all’inizio delle fasi esplorative senza il consumo di SP mentre, per tutti gli altri, consumeremo una certa quantità di punti. Inoltre, sfruttando l’apposito comando che otterremo subito dopo le prime fasi di gioco, potremo scambiare i nostri deck di quattro Servan impostati in precedenza. Attraverso la voce Actualize presente nel menu potremo aumentare le fila dei Servan a nostra disposizione: sfruttando particolari oggetti in cui ci imbatteremo nel corso dell’avventura (chiamati feticci) compiremo il processo di concretizzazione, che ci permetterà così di stringere patti con nuove creature. Ai nostri nuovi amici potremo persino dare un nome e potremo svilupparli attraverso i punti esperienza ottenuti in battaglia oppure tramite i feticci stessi, che potremo consumare come cibo per le loro statistiche al posto di catalizzatori per nuovi alleati. Ciascuno dei Servan sarà inoltre protagonista di brevi dialoghi secondari che ci consentiranno di familiarizzare con loro.

Azure Warriors

Per certi versi, pare che Gust si sia ispirata alle meccaniche rese celebri da Omega Force, un altro degli studi stanziati sotto l’emblema di KOEI TECMO Games: le battaglie, grazie alla loro natura d’azione, ricordano molto quelle viste in DRAGON QUEST Heroes, come anche quelle del genere musou, ovvero i vari DYNASTY e SAMURAI WARRIORS. Come già spiegato in precendenza, Arnice potrà sfruttare tre tipologie di attacco differenti, esattamente come accade nei titoli appena citati; allo stesso modo potremo contare sul classico indicatore di energia e su quello utile ad eseguire gli attacchi speciali: tuttavia, c’è da muovere in qualche modo una critica sul modo in cui essi potranno essere effettuati. Abituato al classico stile di controllo dei Warriors, mi viene spesso spontaneo eseguire uno scatto in avanti con il tasto X per procedere più velocemente all’interno della mappa o per schivare i colpi degli avversari, mentre il cerchio è riservato ai Musou Attack; nel caso di Nights of Azure i due comandi sono invertiti e spesso e volentieri mi sono ritrovato a sprecare attacchi speciali nel tentativo di entrare in un’area adiacente o di eseguire una capriola in avanti. I combattimenti sono dinamici e coinvolgono il giocatore, tuttavia presto vi accorgerete come possano risultare praticamente uguali ogni qual volta ci ritroveremo ad affrontare nuovamente le stesse mappe.

Fortunatamente a rendere le battaglie più variegate ci pensa la dinamica delle trasformazioni: la nostra Arnice potrà assumere una delle cinque forme alternative ottenute mediante la combinazione di diversi Servan e previo riempimento dell’apposito indicatore. La trasformazione durerà pochi istanti ma, nel corso di essa, saremo praticamente degli dei scesi in terra. Ciascuna di queste varianti è dotata delle proprie caratteristiche univoche, riassumibili brevemente in questo modo: Demon Form, la prima, conferisce il potere del fuoco; Rabbit Form, garantisce attacchi dalla velocità fuori dal comune; Phantom Form, si focalizza sugli attacchi a lunga gittata; Armor Form, più bilanciata e incentrata su attacco e difesa; Nightmare Form, la trasformazione infernale definitiva.

Le fasi di gameplay di Nights of Azure si dividono principalmente in due sezioni: l’esplorazione dei dungeon con relativi combattimenti e la permanenza all’interno della hub di cui vi parlerò più avanti. Durante le esplorazioni (che avranno ciascuna un tempo limite, fatta eccezione per le boss battle) saremo in grado di raccogliere oggetti che potenzieranno temporaneamente le nostre statistiche, ma soprattutto la valuta di gioco (Libra) e il sangue azzurro, che ci servirà principalmente per salire di livello tramite un apposito rituale chiamato Desden. Si tratta, principalmente, di una dimensione onirica nella quale Arnice verrà accolta da colei che si proclamerà Maiden of Jorth che, dopo i classici dialoghi di rito, ci consentirà di sacrificare il sangue raccolto nel Rosier Clock della protagonista per incrementarne le caratteristiche e apprendere nuove abilità. Aumentando di livello acquisiremo inoltre la capacità di far mutare forma alla nostra spada; potremo, ad esempio, convertirla in un paio di affilate daghe, in un’arma da fuoco o in un pesante martello nel bel mezzo del combattimento tramite la semplice pressione della croce direzionale e, tramite l’apposita skill, saremo in grado di farlo addirittura durante le combo.

Lily e Arnice al Grand Hotel

Sarà l’Ende Hotel gestito dalla Curia, in cui Arnice capiterà già nelle prime battute di gioco, a fungere da hub quasi per l’intero svolgimento della nostra storia. Al suo interno troveremo le consuete strutture in cui riposare, acquistare oggetti ed equipaggiamenti, accettare le quest, ma anche trasferirci da una zona all’altra del mondo di gioco, attraverso i suoi speciali portali collegati direttamente alla mappa della città. In giro per quest’ultima, troveremo appunto vari accessi che ci collegheranno alla nostra base operativa e, tramite i quali, saremo in grado di compiere viaggi veloci che ci eviteranno le proverbiali scarpinate. Nello specifico, tramite la porta principale potremo accedere a tutte le zone disponibili di Ruswal, mentre dall’ascensore potremo tornare in hotel (in caso ci trovassimo per le strade) oppure accedere all’Altare di Jorth che ci consente di salire di livello, alla stanza della nostra protagonista o all’Arena di cui vi parlerò fra poco. All’interno dell’hotel assisteremo a quasi tutte le sequenze di dialogo e gli eventi secondari che dipaneranno il rapporto fra le due protagoniste e tutti i personaggi secondari che incontreremo nel corso delle vicende, nonché ai tormenti della protagonista sulle scelte da intraprendere per adempiere al proprio destino. Spesso e volentieri, a mio parere, tali eventi contribuiranno a rendere il tutto più monotono anziché animarne le vicende. Fortunatamente, sarà proprio l’Arena a venire in nostro soccorso per rendere la routine un po’ meno ripetitiva.

Scesi all’ultimo piano interrato della struttura, potremo parlare al maggiordomo Simon per affrontare le decine di sfide messe a nostra disposizione dall’Arena, che sbloccheremo via via con l’avanzare all’interno della trama principale. Saremo chiamati a sconfiggere tutti i nemici nel minor tempo possibile prestando bene attenzione alle condizioni imposte da ciascuna sfida, che spazieranno dall’utilizzo di attacchi speciali, dei soli Servan oppure al dover schivare tutti i colpi nemici per un minuto, per culminare nelle immancabili boss battle. Diventare sempre più abili e rapidi nell’esecuzione dei nostri avversari ci aiuterà a padroneggiare al meglio tutti gli attacchi a nostra disposizione; tuttavia, nella maggior parte dei casi, i Servan offerti saranno imposti dalla missione stessa, non terranno conto dello sviluppo dei nostri deck e quindi non ci aiuteranno molto a mettere a punto strategie sempre migliori. Nonostante ciò, l’Arena risulta essere un’interessante e divertente alternativa alle fasi esplorative che ci spingerà a ripetere più e più volte le sfide proposte per ottenere risultati sempre migliori.

Infine, se di notte saremo impegnati a perlustrare la città alla ricerca dei demoni da cui ottenere il prezioso sangue demoniaco, durante il giorno potremo occuparci delle cosiddette Daytime Activities. Programmabili attraverso l’apposita voce di menu, ci consentiranno di ottenere ulteriori punti esperienza in determinate statistiche con compiti che vanno dall’allenamento fisico alle faccende domestiche, dagli hobby più disparati al lavoro part-time. Tali attività non verranno, purtroppo, mostrate tramite filmati o eventi, bensì insieme alla fine del report di fine raid come delle schermate statiche con delle brevi descrizioni testuali.

Si chiama fanservice, Arnice.

Si chiama fanservice, Arnice.

Are you enjoying the time of Ende?

Come già anticipato a inizio recensione, Yoru no Nai Kuni giunge in Europa e Nord America unicamente nella sua versione PlayStation 4 e, fortunatamente, anche in formato retail. I motivi di tale scelta sono riconducibili, probabilmente, a una qualità tecnica non troppo elevata per le versioni PS3 e PS Vita. Tuttavia, nonostante mi ritrovi tra le mani quella che dovrebbe essere la versione migliore e più rifinita, non posso fare a meno di criticare la natura multipiattaforma dell’RPG di Gust, che influisce in maniera negativa sull’intero comparto estetico del gioco. La grafica in cel-shading è caratterizzata sì da texture in alta definizione che svolgono al meglio il proprio compito ma, sfortunatamente, i modelli poligonali sembrano usciti direttamente dalla versione old gen del titolo, non sfruttando al meglio la potenza dell’ammiraglia da salotto di ultima generazione e soffrendo (anche se non in maniera incisiva) di un certo effetto aliasing. A questi problemi vanno a sommarsi anche sporadici cali di frame rate, animazioni non troppo credibili per elementi quali corsa e movimento dei capelli, nonché scenari che a volte risultano davvero scarni in termini di dettagli, con elementi che compaiono e scompaiono improvvisamente con il variare della distanza dalla nostra protagonista. La colonna sonora è formata da un miscuglio di brani che spaziano fra sonorità rock e jazz e che svolgono pienamente il proprio compito pur non risultando eccessivamente memorabili. Pur accompagnando al meglio scenari tematici e fasi drammatiche e rendendo le battaglie più vive che mai, difficilmente troverete pezzi in grado di farsi strada nella vostra playlist, se non per esemplari quali “Edge of Apocalypse” e “Malicious Roses”. Il doppiaggio giapponese, l’unico disponibile, è come al solito di prim’ordine, specie per quanto concerne la parte recitata della protagonista; i nostri amici Servan parleranno un linguaggio a noi sconosciuto, risultando comprensibili solo a lei e, di conseguenza, a noi tramite utili sottotitoli. Tuttavia, alcuni di questi versi risulteranno spesso fastidiosi durante i combattimenti.

A chi consigliamo Nights of Azure?

Se siete alla ricerca di un gioco di ruolo di stampo classico che possa tenervi incollati ore e ore allo schermo con una narrazione coinvolgente e appassionante, con molta probabilità Nights of Azure non fa per voi. Dall’ultima fatica firmata Gust dovrete aspettarvi un titolo d’azione con intermezzi che si svolgeranno ciclicamente all’interno di una hub con un cast non troppo variegato di personaggi, nonché un sistema di crescita atipico e un battle system che fa prevalentemente affidamento sui Servan, le creature che potremo collezionare e utilizzare al nostro fianco in battaglia. Tuttavia, l’eccessiva ripetitività delle battaglie, l’assenza di vere e proprie sezioni esplorative che esulino dai semplici dungeon e i dialoghi spesso e volentieri futili, potrebbe stancare presto chi non è avvezzo a titoli del calibro di Atelier e affini.

  • Character e costume design davvero ammalianti
  • Tanti Servan da collezionare
  • Longevità ulteriormente incrementata dallo scenario post-game
  • Battle system estremamente coinvolgente…

  • …Almeno per le prime ore di gioco
  • Tecnicamente non eccelso
  • Cade irrimediabilmente nella monotonia
Nights of Azure
3.8

Tra alti e bassi, una delle più belle storie mai narrate da Gust

Non mi risulta estremamente facile giudicare un titolo come Nights of Azure. Se su un piatto della bilancia abbiamo un gioco di ruolo dalle battaglie che funzionano perfettamente (sebbene per alcuni potrebbero risultare troppo improntate sull’azione e poco sulla pianificazione) dall’altra abbiamo un’eccessiva ripetitività ereditata direttamente dalla saga di Atelier, che consiste nel continuo susseguirsi di una routine formata da dungeon e permanenza in hotel fra dialoghi ed eventi. A spezzare la monotonia ci pensa la componente dei Servan, che dovremo creare e mischiare in party da quattro per ottenere combinazioni sempre più efficaci, nonché la presenza di una modalità Arena che ci consentirà di divertirci a mazzolare liberamente nemici per ottenere risultati sempre migliori. Per quanto concerne la trama, il rapporto fra Arnice e Lilysse è alla base di tutto, ma la priorità principale del giocatore sarà quella di riuscire a capire cosa in realtà si celi dietro le intenzioni della Curia e la disfatta della Notte, sebbene il modo in cui ci arriveremo sarà quasi sempre scandito da piccoli obiettivi da portare a termine parallelamente alle subquest. Tutto sommato, un titolo che fa dell’azione il suo punto di forza, ma che avrebbe potuto narrare una trama interessante in maniera decisamente più appropriata.

Trent’anni passati a inseguire il sogno giapponese, fra un episodio di Gundam e un match a Street Fighter II. Adora giocare su console e nelle sale giochi di Ikebukuro che ormai, per quanto lontana, considera una seconda casa.