Nintendo Switch: la resa dei conti

C’è davvero tanto da dire su Nintendo Switch dopo una prima settimana di utilizzo: vediamo di sintetizzare le informazioni più importanti nella nostra valutazione finale!

Nintendo Switch: la resa dei conti

Dopo circa sette giorni passati in compagnia del neonato gioiellino dell’azienda guidata dal sosia del preside Uchiyamada di GTO, posso finalmente sentirmi in grado esprimere le mie personali opinioni. Nintendo Switch è un gioiellino, possiede tutte le carte in regola per sfondare, ma non è certamente un diamante privo di imperfezioni. Dopo averne analizzato vari aspetti nei paragrafi che seguono, cercherò di spiegarvi le mie motivazioni.

My Switch in a box

All’interno di una scatola dalla grafica minimale e davvero accattivante possiamo trovare il cuore della console, un vero e proprio tablet più pesante di quanto mi aspettassi, assieme agli accessori e alle componenti essenziali in dotazione: una dock, che ci servirà a collegare Switch al televisore per goderne quando saremo in casa, una coppia di controller Joy-Con con relativi laccetti, un Joy-Con Grip che li trasformerà in un comodo controller e la classica cavetteria composta da cavo HDMI e blocco alimentatore. Nessun titolo in bundle e nessuna applicazione installata per poter saggiare le potenzialità esclusive di questa nuova generazione Nintendo. Come vi parlerò più dettagliatamente nella recensione di uno dei titoli di lancio, 1-2 Switch, provo una certa dose di disappunto nel constatare che un titolo del genere non sia stato incluso nel pacchetto, come ai tempi accadde per altre tech-demo come Wii Sports (vero motivo del successo iniziale di Wii, allora) e NintendoLand. Un titolo che possa fornire un assaggio delle capacità di Switch a qualunque tipologia di giocatore, in particolar modo l’HD Rumble e la versatilità dei Joy-Con; possibilità che, chi deciderà di gettarsi a pesce su Zelda (il 90% dell’utenza senziente), potrebbe non scoprire affatto, dato che il capolavoro ideato da Aonuma lascia passare in secondo piano tali funzioni favorendo esplorazione e scoperta: immersi in un mondo così sconfinato e coinvolgente potreste non fare molto caso alle diverse tipologie di vibrazioni o a come vengono sfruttati i giroscopi per talune funzioni del gioco.

Qui il video di unboxing realizzato in collaborazione con Sonia di The Smart Revolution.

All by myself

I primi istanti passati in compagnia della console, prima di poter mettere le mani su Breath of the Wild, li ho trascorsi a spulciare l’interfaccia in tutte le sue opzioni, dato che le funzionalità di rete non erano ancora disponibili, così come il Nintendo eShop e un qualcosa che potesse intrattenermi ancora per qualche tempo. Diversamente da Nintendo 3DS, infatti, Switch non possiede alcuna applicazione o demo preinstallata, il che costringe obbligatoriamente gli utenti ad abbinarvi un titolo all’acquisto: per alcuni si tratta di una mossa strategica in modo che il lancio di Breath of the Wild fosse ancora più memorabile, in termini di copie vendute, di come lo sarebbe stato se lo stesso Zelda o titoli come 1-2 Switch fossero stati inclusi in un bundle. La cosa che mi ha lasciato davvero perplesso è l’assenza, per il momento, di una qualsiasi forma di interazione fra gli utenti, che ad oggi possono unicamente scambiarsi il codice amico (…già, so cosa state pensando) e spiare le attività altrui. Niente StreetPass e giochini annessi, nessuna forma di messaggistica privata o chat vocale (che verrà delegata all’applicazione per smartphone in arrivo prossimamente), niente robe come PictoChat o Postbox. Come già annunciato da Nintendo, Switch è una piattaforma volta unicamente al gaming nella sua forma primordiale. Mi auguro che tali mancanze vengano colmate con gli aggiornamenti futuri.

Per quanto concerne il resto, il Centro Creazione Mii, esordito con Wii ed ereditato poi da 3DS e Wii U, è stato messo del tutto in secondo piano: per accedervi dovremo visitare il nostro profilo e cambiare avatar. La scelta ricadrà fra una serie di personaggi e simboli Nintendo provenienti dai classici Mario, Zelda, Metroid, Pikmin e quant’altro, oppure dal Mii: potremo decidere di importare il nostro scansionando un amiibo con all’interno i dati necessari, oppure crearne uno da zero o generandolo casualmente. Sebbene le opzioni di personalizzazione siano state ulteriormente raffinate, a causa dell’assenza di una fotocamera non saremo in grado di plasmarne uno partendo dalle nostre fattezze fisiche, ma la cosa più triste è che l’intera operazione di creazione non verrà accompagnata da alcun orecchiabile motivetto, come eravamo stati abituati fino a questo momento.

Mi auguro che in futuro Nintendo decida di implementare, in qualche modo, una versione Switch di Miitomo utilizzabile direttamente dalla console, risolvendo così due problemi: il primo, l’abbandono dell’applicazione avvenuto dopo pochi mesi dal lancio su cellulari, il secondo, l’assenza di interazione fra giocatori che possiedono la console al di fuori di titoli non ancora disponibili sul mercato come Splatoon 2 o Mario Kart 8 Deluxe.

La disposizione della dashboard mi ha ricordato davvero parecchio quella di PlayStation 4 per via delle grosse icone quadrate per i giochi installati, ma risulta di ancor più facile utilizzo per l’essenzialità grafica e per la possibilità di accedere a praticamente tutte le funzioni disponibili con un tocco. In alto a sinistra troviamo i profili di tutti gli utenti registrati sul dispositivo e passare da uno all’altro risulta davvero rapido e indolore. Per evitare di avviare un gioco dall’utente sbagliato, addirittura, Switch ci chiederà quale dei profili intende giocare a ciascun titolo o avviare l’eShop, ogni santa volta. Potremo personalizzare l’interfaccia in maniera minima, scegliendo fra un tema bianco e uno nero: personalmente preferisco il secondo, dato che il primo è caratterizzato da un fastidioso blu elettrico che mi ricorda tanto il colore di default dei link in HTML e che tanto urta il mio sistema nervoso. Per quanto concerne il sonoro della dashboard, anche in questo caso non avremo alcun brano di sottofondo ad accompagnare la navigazione, ma solo una manciata di effetti sonori che trovo davvero piacevoli da ascoltare. Chissà se prossimamente potremo scaricare temi dinamici, come accade su PS4 o sullo stesso 3DS.

Let’s get physical

Come già detto in apertura, il cuore di Switch è un tablet dallo schermo multitouch capacitivo piuttosto piccolo (sei pollici e mezzo). Il già noto cavalletto che ci permette di tenere in piedi la console per l’utilizzo su una superficie piatta è, secondo me, uno dei punti deboli della sua struttura, dato che sembrerà spezzarsi (o staccarsi) ogni qual volta decideremo di aprirlo; a volte, addirittura, tenderà letteralmente a penzolare quando utilizzeremo la console in modalità handheld e, se non staremo attenti, potrà staccarsi del tutto se si aprirà inavvertitamente quando inseriremo la console nella dock. Sollevando il cavalletto, inoltre, potremo notare l’alloggiamento riservato alle microSD, necessarie se vorremo scaricare titoli in download digitale e DLC, ma anche se intenderemo catturare migliaia di screenshot (e video, in futuro) tramite l’apposito tasto Share.

Molti utenti hanno segnalato problemi in merito a graffi sullo schermo causati dalla dock stessa; personalmente, ho applicato allo schermo la pellicola protettiva inclusa nella custodia ufficiale di Nintendo (19,90 €, venduta separatamente), ma non sono riuscito a sfuggire alla maledizione della tigre: la mia console, per dispetto, si è allegramente graffiata sul retro, non saprei dirvi se a causa della dock o di qualcos’altro.

Tra le caratteristiche più note di Switch, la possibilità di staccare e riattaccare i Joy-Con dal corpo principale con una facilità disarmante, come il marketing stesso ha mostrato sin dal primo video promozionale. Inizialmente ero un po’ titubante sul come, ma una volta capito il meccanismo, è stato semplice: per sganciarli basterà premere il pulsantino sul retro e farli scivolare, stando attenti a non portarsi appresso il resto della console. Per reinserirli basterà spingerli fino al click (accompagnato, se la console è accesa, dallo schiocco di dita diffuso dagli altoparlanti); prima di sollevare la console, tuttavia, assicuratevi che l’operazione sia andata a buon fine: spesso potrà capitarvi che uno dei due Joy-Con non si sia bloccato fino in fondo e non vorreste mai che la console vi scivolasse dalle mani, vero?

Utilizzando Switch in modalità handheld in posizioni più comode, come a letto o su una poltrona, ho notato come il peso già citato possa risultare un problema proprio per l’agganciamento dei Joy-Con: vivo con la paura costante che, con l’usura, le cerniere possano cedere e spezzarsi come un Kit-Kat. I Joy-Con stessi, inoltre, sono oggetto di un altro dei problemi principali della piattaforma: in titoli come 1-2 Switch ci verrà chiesto spesso, a seconda del mini-gioco scelto, di sganciare o riagganciare i laccetti da polso. A parole può sembrare semplice, ma vi assicuro che risulterà più complesso di quanto previsto, nelle prime ore in compagnia di Switch. Il meccanismo, a occhio e croce, è lo stesso della console; tuttavia, il tasto sul retro non verrà preso in considerazione dalle barrette con i lacci, dotata ognuno di una sicura sulla parte inferiore. Per infilare i laccetti dovremo prestare la massima attenzione al verso, indicato dai simboli più e meno posti in corrispondenza dei medesimi tasti su ciascuno dei controller. Se malauguratamente noi (o più verosimilmente uno dei nostri amici) infileremo il diabolico aggeggio nel verso sbagliato, lo stesso si incastrerà irrimediabilmente facendoci perdere sette anni di vita: dovremo mantenere la calma più assoluta e pregare qualunque divinità esistente per riuscire a sganciarlo senza arrecare danni al dispositivo. Una cosa che avrei preferito evitare e che spero Nintendo riesca a risolvere con una futura revisione della periferica (e per noi early adopters ormai il danno è fatto).

Sotto la mia custodia

Oltre all’utilissimo Joy-Con Grip che troviamo all’interno della confezione della console, che permette di unire i due Joy-Con per formare un controller dalla forma classica e dal comodo utilizzo, sul mercato sono già presenti svariati accessori ufficiali che migliorano ulteriormente l’esperienza di gioco. Primo fra tutti, l’immancabile Pro Controller che, come nel caso di Wii e Wii U, è destinato ai giocatori che sentono impellente il bisogno di una croce direzionale di stampo tradizionale (secondo me, indispensabile per titoli come ULTRA STREET FIGHTER II: The Final Challengers, in arrivo a fine maggio, o per i titoli NEOGEO già disponibili su eShop). Non ho avuto il piacere di testarlo personalmente, ma posso bene immaginare sia di ottima fattura, dato anche l’esoso prezzo al quale viene venduto; mi chiedo solo se sia in grado di restituire allo stesso modo dei Joy-Con le sensazioni offerte dall’HD Rumble e spero di potervene parlare dettagliatamente fra non molto tempo. Davvero indispensabile è la custodia ufficiale di cui vi ho parlato prima, che al suo interno potrà ospitare la console in modalità portatile, con una tasca per le cartucce e una pellicola protettiva di buona fattura. Tuttavia, trasportare anche solo i laccetti per i Joy-Con e un alimentatore esterno diventa un problema, nel caso dovessimo portarlo in casa altrui. Chi si sente particolarmente generoso e ospitale potrà invitare a giocare un’altra coppia di amici grazie ai Joy-Con venduti separatamente, mentre tra gli accessori più ricercati (stranamente) troviamo il blocco alimentatore extra che, nonostante il prezzo, è molto apprezzato da chi ha bisogno di un altro cavo per ricaricare la console senza posizionarla nella dock.

Il verdetto finale

Presi in esame svariati aspetti relativi alla console, risponderei a una delle domande che mi sono state poste più spesso in questi giorni: “Ne vale davvero la pena?”

Secondo le stime di GameStop e le dichiarazioni della casa madre, Nintendo Switch ha vissuto uno dei migliori day one mai visti per una console, ma quanti dei pezzi venduti sono frutto di una vincente campagna di marketing e quanti sono i fan Nintendo esaltati dal nuovo Zelda a tal punto da compiere un balzo generazionale? Personalmente, avrei preferito un’altra valida alternativa a Breath of the Wild al lancio, che non risiede in nessuno degli altri titoli attualmente presenti in versione fisica o digitale. Super Bomberman R, l’altro gioco che attendevo sin dall’annuncio, è stato accolto tiepidamente per via del prezzo troppo alto in relazione ai contenuti offerti, in maniera analoga al già discusso 1-2 Switch. Probabilmente, se porting migliorati come Mario Kart o titoli del tutto nuovi come SUPER MARIO ODYSSEY fossero stati lanciati in contemporanea, la mia risposta sarebbe stata un secco .

Tuttavia, per il momento il mio consiglio è di valutare bene l’acquisto prematuro della console: se non possedete un Wii U e sentite il bisogno fisico di avventurarvi nella nuova Hyrule, portarvi a casa Switch potrebbe essere una buona idea. Se avete bisogno di una nuova console portatile dalle prestazioni più avanzate rispetto a quelle attualmente sul mercato, valutate bene il fattore batteria (secondo le analisi in rete, circa cinque ore che si riducono a tre col costante utilizzo di Zelda), mentre se cercate una nuova console da salotto, vi spingerei più in direzione di PS4: il comparto tecnico non all’altezza di una generazione che sta compiendo passetti intermedi verso la prossima e un processore che non consentirà la piena compatibilità con titoli più possenti delle terze parti potrebbe separare nuovamente Nintendo dalle concorrenti già nel prossimo futuro.

In fin dei conti, come sostengo da sempre, la forza di una console è data dalle sue esclusive: se un titolo di lancio come The Legend of Zelda è riuscito da solo a spingere migliaia di nuovi utenti all’acquisto (me compreso), molti altri software in futuro promettono la stessa qualità a cui Nintendo ci ha abituati. Attendere l’arrivo di SUPER MARIO ODYSSEY o di Splatoon 2 potrebbe essere una buona idea, ma l’uscita di giochi come Xenoblade Chronicles 2, del nuovo Fire Emblem esclusivo per Switch o del già anticipato Shin Megami Tensei, potrebbe richiedere ancora svariati anni.

Se sono pentito di averla fatta mia al lancio? Assolutamente no, data la necessità di spostarmi costantemente, l’annuncio di Switch mi ha fatto saltare di gioia; sarà solo dura decidere, nel caso di multipiattaforma come DRAGON QUEST XI, se privilegiare l’aspetto tecnico e puntare sulla versione PS4, oppure la comodità di poterci giocare ovunque (con una resa grafica che non fa di certo schifo) e prediligere Nintendo Switch. Per il momento, continuerò a godermi un capolavoro come Zelda al massimo delle possibilità offerte da Nintendo.

Trent’anni passati a inseguire il sogno giapponese, fra un episodio di Gundam e un match a Street Fighter II. Adora giocare su console e nelle sale giochi di Ikebukuro che ormai, per quanto lontana, considera una seconda casa.