Hyperdimension Neptunia Re;Birth3: V Generation – Recensione

Hyperdimension Neptunia Re;Birth3

hyperdimension-neptunia-rebirth3-v-generation-recensione-boxartSono passati diversi anni dalla disfatta della Divinità del Peccato. Sebbene vi siano ancora sporadici conflitti qua e là, su Gamindustri regna la pace e le quattro CPU protettrici vivono in armonia e spensieratezza, mantenendo un perfetto equilibrio fra i quattro poteri. Tuttavia, un giorno, Neptune — divinità protettrice di Planeptune  viene sbalzata in un universo parallelo in circostanze misteriose. La nuova dimensione in cui l’alter-ego di Purple Heart approda ha un aspetto familiare, ma l’intero mondo sembra in qualche modo plasmato attorno ai gloriosi anni ’80. Girovagando, Neptune scoprirà che un malvagio gruppo noto come “Sette Saggi” sta tramando qualcosa di piuttosto losco ai danni delle Console Patron Unit e degli abitanti del mondo. Sarà così che inizierà l’ultima avventura di Neptune che, oltre a trovare un modo per tornare a casa, si sentirà anche in dovere di proteggere questa inedita dimensione.

Rieccoci qui a parlare nuovamente di Hyperdimension Neptunia, a poco più di un mese dall’uscita dell’ultimo spin-off per PlayStation Vita, Action Unleashed. Questa volta torniamo al ramo principale approdato sulla portatile di Sony, la saga di Re;Birth, che giunge infine al suo terzo e conclusivo capitolo (per il momento), remake riveduto e corretto di Hyperdimension Neptunia Victory, approdato sulle PlayStation 3 europee nel 2013. Hyperdimension Neptunia Re;Birth3: V Generation ci riporta (anche se non per tanto tempo) nella dimensione canonica (o forse no?) di Gamindustri e ci rimette nei panni della vera protagonista di questa serie: Neptune, also knowed as Purple Heart. Cosa c’è di diverso rispetto all’originale terzo gioco della serie che abbiamo avuto modo di giocare appena due anni fa? Varrà la pena acquistarlo e rigiocarlo nuovamente? Scopriamolo assieme.

  • Titolo: Hyperdimension Neptunia Re;Birth3: V Generation
  • Piattaforma: PlayStation Vita
  • Genere: JRPG
  • Giocatori: 1
  • Software house: Idea Factory International
  • Sviluppatore: Idea Factory, Compile Heart, FELISTELLA
  • Lingua: Inglese (testi), Inglese o Giapponese (doppiaggio)
  • Data di uscita: 3 luglio 2015 (retail), 8 luglio 2015 (digitale)
  • Disponibilità: retail, digital delivery
  • DLC: doppiaggio giapponese (gratuito), personaggi, costumi, eventi e oggetti di gioco aggiuntivi (gratuiti)
  • Note: disponibile un’edizione limitata contenente mouse pad di Purple Heart e Iris Heart, artbook, papercraft di Purple Heart, copertina reversibile e box da collezione

In seguito al divertente tutorial che ci farà riprendere confidenza con le meccaniche di esplorazione e battaglia nei dungeon, che si svolgerà in una realtà virtuale esplorata dalla nostra eroina tramite il Nepulus Grift (una sezione inedita rispetto alla versione PS3) la divinità di Planeptune e sua sorella Nepgear subiranno l’ennesima ramanzina da Histoire, per nulla contenta del fatto che tutte le divinità protettrici di Gamindustri — in particolar modo le sorelle in questione — passino le loro giornate in panciolle sul divano a giocare ai videogames. Sarà per questo motivo che Neptune (ritornata dal livello 99 al misero livello 1 a causa della perpetrata pigrizia) si ritroverà in qualche modo costretta a recarsi alla Gilda e prendere in carico una serie di quest. Una in particolare finirà per metterla nuovamente nei pasticci: un’attivista che non approva l’operato delle CPU riceverà misteriosi poteri da un ancor più misterioso essere, finendo per catapultare l’alter-ego di Purple Heart in un’altra dimensione.

Another Dimension!

Imparerete anche voi ad adorarla.

Imparerete anche voi ad adorarla.

Spaesata più che mai, Neptune si ritroverà priva della possibilità di effettuare la trasformazione HDD e lo scoprirà imbattendosi in quella che ha tutta l’aria di essere Noire, accompagnata da un’inedita fanciulla: Plutia. Quest’ultima pare sia l’attuale CPU di Planeptune, ma Noire non ha ancora assunto il ruolo di divinità protettrice di alcuna nazione. Cosa sta succedendo? Oltre che confusa, in questa situazione la protagonista appare più tonta che mai, ma ben presto scopriremo di trovarci nella Ultra Dimension, un universo alternativo fermo agli anni ’80, dove le cose sono assai diverse rispetto alla Hyperdimension e la Console War è in pieno svolgimento, con le sole rappresentanze SEGA e Nintendo all’attivo. Il lavoro delle CPU, tuttavia, è ostacolato da un gruppo di persone note come i Sette Saggi, in totale disaccordo con l’operato delle divinità e con tutta l’aria di volersene liberare in maniera poco ortodossa.

Dal punto di vista della trama, Re;Birth3 eredita dal Victory quella che è probabilmente il miglior canovaccio di tutta la saga, spostando l’attenzione su un’altra dimensione e su versioni alternativa delle CPU già note, aggiungendo al cast delle protagoniste una Plutia in grado di cambiare completamente la propria personalità una volta assunte le sembianze di Iris Heart: dalla svampita pantofolaia che stringe amiciza col primo arrivato come se niente fosse, alla sadica e spaventosa divinità pesantemente temuta anche da Noire.

We still fight, fightin’ in the eighties

La saga di Hyperdimension Neptunia Re;Birth ha come scopo quello di riproporre su PlayStation Vita i tre capitoli originali usciti su PlayStation 3, dandogli nuova linfa vitale grazie all’eredità del terzo capitolo, quello tecnicamente più avanzato e decisamente più giocabile, innovando con alcune funzionalità che ben si sposano con la portabilità offerta dalla handheld targata Sony. Il battle system visto in Re;Birth1 e in SISTERS GENERATION era quindi un’evoluzione di quello visto nel Victory originale, ragion per cui mi sono chiesto in che modo potessero ulteriormente migliorarlo e variare l’esperienza di gioco in quello che è il remake proprio di quest’ultimo. È presto detto: variazioni e innovazioni ci sono, ma non sono tanto rilevanti da sconvolgere quello a cui ormai siamo abituati. Senza stare a dettagliarvi ancora una volta il modo in cui esplorazione e battaglie di Neptunia Re;Birth si svolgono (se volete, potete rileggere le recensioni di Re;Birth1 e Re;Birth2), sappiate solo che, una volta entrati nei dungeon, potremo scorrazzare sorprendendo i nemici alle spalle (il cosiddetto Symbol Attack, attivabile colpendo i mostri sulla mappa col giusto tempismo) e avviando così le battaglie, oppure cercando oggetti e tesori nascosti. Proprio qui troviamo la prima, piccola novità: se in precedenza era possibile rivelare gli scrigni celati correndo in giro e premendo quadrato, adesso riusciremo a intravedere delle scatole invisibili poste a mezz’aria; dovremo posizionarci sotto di esse e saltare, proprio come accade in Super Mario. Percorrendo chilometri a piedi, sconfiggendo nemici uno dopo l’altro senza subire danni o effettuando tanti attacchi alle spalle potremo inoltre sbloccare dei mini-obiettivi in-game chiamate Challenge, utili a incrementare le nostre statistiche.

Giuro, non ti stavo guardando il culo!

Giuro, non ti stavo guardando il culo!

Le battaglie vere e proprie si svolgeranno sempre a turni, con la possibilità di muovere le nostre guerriere entro un certo raggio e concatenare combo composte da attacchi Rush, Break e Power (totalmente personalizzabili — per la prima volta, anche fino a cinque di fila), per poi concludere con una EX Finish o, eventualmente, con una delle potentissime EXE Drive, attacco finale di ciascuno dei personaggi: diversamente dal Victory originale, queste sfrutteranno la medesima barra SP delle classiche abilità; grazie questo indicatore potremo inoltre compiere le fatidiche trasformazioni Hard Drive Divinity che, come tradizione, potranno contare su una personalizzazione totale degli equipaggiamenti (e lo stesso accade anche per l’aspetto fisico delle guerriere, che verrà modificato in base a ciò che decideremo di fargli indossare). Se avete avuto modo di giocare ai precedenti due remake, non noterete molte differenze nel battle system; anzi, diciamo pure che è sostanzialmente identico, col ritorno di sistemi quali il Lily Rank e lo sviluppo di dischi e cartucce equipaggiabili. Di certo non avrei disdegnato qualche novità di rilevanza maggiore, ma come si dice in questi casi, squadra vincente non si cambia.

Stand up to the Victory

Se l’interfaccia di navigazione all’interno delle città di Gamindustri varia notevolmente rispetto al Victory (ma rimane tale e quale ai due precedenti Re;Birth), tornano di buon grado anche le due funzionalità che contraddistinguono questi nuovi capitoli per PlayStation Vita: il Remake System (introdotto nel primo) e lo Stella’s ☆ Dungeon (introdotto invece nel secondo). Se il primo sarà di vitale importanza per sbloccare nuove aree di gioco e proseguire al suo interno esplorandone ogni pertugio, il secondo subisce alcune modifiche: lo Scout System viene ancora una volta soppiantato, ma gli stessi Scout divengono partner di Stella durante i suoi rischiosi viaggetti alla ricerca di preziosi tesori.

La accendiamo?

La accendiamo?

Chi non ha giocato il Victory originale, ma proviene da lunghe sessioni di grinding e dialoghi che hanno consumato (spero in maniera piacevole) preziosi minuti di vita del display OLED di PS Vita, troverà una piacevole novità nel canale Nepstation, accessibile dal menu di Planeptune (o Lastation, e così via): un vero e proprio telegiornale sopra le righe, totalmente distaccato dalla trama principale che, attraverso una certa varietà di programmi televisivi (tra cui un divertente Quiz Show) ci consentirà di sbloccare oggetti che di certo potranno tornarci utili nel corso di questa nuova avventura.

Fascino anni ’80

Ancora una volta, il rinnovamento si vede soprattutto dal punto di vista grafico, rispetto al capitolo PlayStation 3: incredibilmente, i modelli poligonali di Neptune e compagne risultano più dettagliati sulla handheld che sulla vecchia ammiraglia casalinga e tutte le interfacce di gioco (world map, menu, UI e così via) sono state ridisegnate e appaiono più affascinanti che mai. Persino le sezioni visual novel vi lasceranno a bocca aperta, con sprite animati alla perfezione, talmente fluidi che a volte vi faranno dubitare che si tratti davvero di grafica bidimensionale. Purtroppo lo stesso non possiamo dire dei dungeon, identici a quelli di Re;Birth1 e 2 e sempre, dannatamente ripetitivi. Ripetitiva, purtroppo, risulta essere anche la colonna sonora, che sfoggerà i medesimi brani che hanno caratterizzato la saga di Hyperdimension sin dai suoi esordi. Ancora una volta, un plauso alla splendida opening theme, tradizionalmente cantata dalla brava nao e intitolata tech(^_^)New;world. La scelta fra audio inglese o giapponese viene proposta anche in questo terzo remake; tuttavia, la mia partita atta a recensirvi il titolo mi è costata qualche ettolitro di sangue scaturito dai miei potevi timpani, costretti da dover subire le angherie di un doppiaggio americano che, a mio parere, non regge il confronto con l’originale. Niente paura: al day one del titolo sul PlayStation Store europeo il doppiaggio giapponese è già disponibile come DLC gratuito, e sarà possibile sceglierlo semplicemente dal menu opzioni.

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A chi consigliamo Hyperdimension Neptunia Re;Birth3: V Generation?

È davvero necessario specificare che, se avete apprezzato i precedenti due capitoli della serie Hyperdimension Neptunia Re;Birth, godrete appieno di questo terzo capitolo? No, vero? Se invece siete fra i fan più assatanati, che oltre ai remake per PS Vita hanno già giocato anche gli originali, avrete modo di apprezzare il modo in cui Felistella ha curato questo mega-porting sotto ogni aspetto. Se siete digiuni di Neptunia vi consiglierei di recuperare i primi due capitoli; nel caso foste irrimediabilmente attratti dal fascino di Plutia (o meglio, di Iris Heart) sappiate che potrete godervi tranquillamente la storia di V Generation come se si trattasse di qualcosa di totalmente indipendente, fatta eccezione per rimandi occasionali agli eventi passati, nonché a personaggi che hanno avuto modo di svilupparsi nei due precedenti capitoli. Chi è alla ricerca di un RPG classico per la propria lucida handheld farebbe meglio a concedersi qualche minuto di trailer: il fanservice e le situazioni inverosimili potrebbero lasciarvi in qualche modo spiazzati.

  • Possibilità di scelta fra audio inglese o giapponese (via DLC gratuito)
  • Tecnicamente appagante
  • Disponibile in edizione retail
  • Iris Heart
  • Molti dei DLC disponibili al lancio sono gratuiti (personaggi, costumi, eventi e altro ancora)

  • Poche innovazioni rispetto a quanto sperassi
  • Può risultare ripetitivo
  • Chi non conosce l’inglese non si sentirà a proprio agio
Hyperdimension Neptunia Re;Birth3: V Generation
3.9

V Generation completa nel migliore dei modi la trilogia portatile di Neptunia

Tecnicamente inattaccabile, con un battle system ormai collaudato e una trama considerabile la migliore dell’intera saga, il remake del terzo Hyperdimension Neptunia porta a casa una vittoria quasi a pieni voti. Peccato per la solita monotonia, riscontrabile nei brani della colonna sonora (sebbene siano orecchiabili, ormai li indovino con una), nelle mappe dei dungeon e negli a volte interminabili dialoghi. Il cast di personaggi, l’umorismo tipico di questa serie e un po’ di sano e costante grinding sapranno intrattenervi per una buona dose di ore, tenendovi incollati alla vostra PlayStation Vita in attesa del prossimo — e finalmente inedito — nuovo episodio per PlayStation 4, vero e proprio seguito di questo Victory.

Trent’anni passati a inseguire il sogno giapponese, fra un episodio di Gundam e un match a Street Fighter II. Adora giocare su console e nelle sale giochi di Ikebukuro che ormai, per quanto lontana, considera una seconda casa.