Yakuza Kiwami – Recensione

Il Drago di Dojima ritorna più forte che mai nel remake del primo Ryū ga Gotoku. Yakuza Kiwami approda in esclusiva su PlayStation 4

Yakuza Kiwami - Recensione

Yakuza Kiwami - Recensione1995, Kamurocho. Il giovane Kazuma Kiryu è ormai un membro rispettato e promettente della mafia giapponese, giunto al grado di tenente consigliere della Famiglia Dojima all’interno del Clan Tojo. Il suo duro lavoro negli ultimi anni gli ha quasi permesso di fondare la propria sottofamiglia all’interno di questo prestigioso gruppo. Tuttavia, in una notte infausta e piovosa, succede qualcosa di impensabile. Sohei Dojima, patriarca della famiglia omonima, sequestra Yumi, amica d’infanzia di Kiryu. Nel disperato tentativo di salvarla, il fratello giurato di Kazuma, Akira Nishikiyama, si lancia al suo inseguimento. Come un fulmine che si scaglia al suolo, un colpo di pistola risuona nell’ufficio di Dojima. Kiryu arriva e trova Nishikiyama con in mano una pistola fumante davanti al corpo del capofamiglia, nonché Yumi in stato di shock. Sarà così che Kiryu prenderà l’ardua decisione che cambierà per sempre la sua vita: mandando fuori Akira dalla stanza e chiedendogli di prendersi cura di Yumi, impugnerà la pistola fino a che la polizia non arriverà per arrestare il presunto colpevole.

2005. Akira Nishikiyama è cambiato profondamente, diventando un uomo nuovo, e Yumi è scomparsa dalla circolazione. Dieci miliardi di yen sono spariti misteriosamente dalle casse del Clan Tojo, e ciò ha spinto l’organizzazione sull’orlo della guerra civile. Kazuma Kiryu esce di prigione e si ritrova davanti un mondo che a stento può riconoscere.

È così che dieci anni fa cominciarono le vicende della saga di Ryū ga Gotoku, la storia di Kazuma Kiryu, nell’ormai lontano 2005 (2006, qui in Europa). Per celebrare il decimo anniversario SEGA ha rilasciato dapprima l’ottimo Yakuza 0, giunto da noi lo scorso gennaio, e poi questo doveroso remake del primo capitolo, lo Yakuza Kiwami che mi ritrovo fra le mie esaltatissime mani. Pur mantenendo trama e linee guida del titolo originale, Kiwami (che significa “estremo”) sfrutta tutto l’ottimo lavoro svolto sul prequel, apportando una serie di miglioramenti e facendo del primo Yakuza un gioco praticamente nuovo. Con un prezzo di lancio che farebbe gola anche a chi non ha mai sentito parlare della saga prima d’ora, sarà in grado di far breccia nelle classifiche di vendita europee?

  • Titolo: Yakuza Kiwami
  • Piattaforma: PlayStation 4
  • Genere: Azione, Avventura
  • Giocatori: 1 (2 nei mini-game)
  • Software house: SEGA
  • Sviluppatore: Ryū Ga Gotoku Studio
  • Lingua: Inglese (testi), Giapponese (doppiaggio)
  • Data di uscita: 29 agosto 2017
  • Disponibilità: retail, digital delivery
  • DLC: oggetti e costumi alternativi gratuiti
  • Note: disponibile in edizione Steelbook per la prima tiratura di copie

In seguito alle vicende che hanno visto al centro della scena la giovane Makoto Makimura e quel piccolo appezzamento di terra in grado di scatenare una vera e propria guerra fra clan, il giovane Kazuma Kiryu è tornato a percorrere la via della gokudō, entrando (a discapito delle previsioni) a far parte della famiglia guidata da Sohei Dojima, dopo essersi guadagnato il titolo di Drago strappandolo letteralmente a mani nude da Keiji Shibusawa. Per chi ha giocato Yakuza 0, questo Kiwami fungerà da vero e proprio sequel delle emozionanti vicende che vedevano protagonisti Kiryu e un atipico Goro Majima (entrato prepotentemente nel mio cuore al pari dell’eroe principale).

Tuttavia, nonostante ritroveremo Kiryu e Nishiki a bere al familiare Serena all’inizio del gioco, chi è reduce dal prequel uscito a gennaio potrà porsi qualche interrogativo, del tipo: “Chi è Yumi? Perché non è stata per niente menzionata in Yakuza 0?”. Domande lecite, che avrebbero potuto trovare risposta anche in qualche riga di dialogo in più nel gioco precedente, ma non è il caso di parlarne ora. Poniamo al centro dell’attenzione questo remake del primo episodio originale, premiando la scelta del team di sviluppo di inserirvi anche eventi e cutscene inedite che aiutano lo spettatore a comprendere le motivazioni dietro al repentino cambiamento del fratello giurato del Drago di Dojima, punto focale delle vicende a cui andremo ad assistere.

Yumi è una vecchia amica dei due fratelli, cresciuta come loro all’orfanotrofio Sunflower e ora impiegata come accompagnatrice (in senso buono) al locale di Reina. Dopo una serie di vicende introduttive ambientate nel 1995, la narrazione prenderà una piega cruciale: Sohei Dojima, per motivi che andremo a scoprire man mano che avanzeremo nel gioco, deciderà di mettere gli occhi (e non credo solo quelli) addosso alla donna sbagliata. Per questo motivo, l’impulsivo Nishikiyama, palesemente infatuato di lei, si lancerà a muso duro nel suo ufficio, gli punterà addosso una pistola e farà fuoco. Appreso l’accaduto, Kiryu si precipiterà sul luogo del delitto, decidendo senza esitazioni di prendersi la colpa del massimo tradimento per uno yakuza, allo scopo di salvare il suo amato fratello da un crudele destino. Sarà così che Kiryu verrà incarcerato e si ritroverà, dieci anni dopo, a dover cercare Yumi, ormai sparita dalla circolazione, e comprendere i motivi dell’estremo cambiamento di Nishikiyama, ritrovandolo praticamente ai vertici della famiglia mafiosa.

Come per ogni capitolo della serie, la trama giocherà un ruolo chiave e gli eventi, narrati con evocative cutscene realizzate col motore grafico del gioco, sapranno tenervi incollati fino al trascinante finale e ai titoli di coda, che vi faranno sperare che il buon Toshihiro Nagoshi abbia in mente di realizzare una versione Kiwami anche per il secondo episodio.

Once a Dragon, always a Dragon

Sopravvivere per le strade di una città come Kamurocho non è semplice, per un uomo normale. Ma come ben saprete, il nostro Kiryu è tutto tranne che uno sprovveduto e sa bene come difendersi dai malitenzionati che troveremo a destra e a manca durante i nostri giri notturni. Diversamente dallo Yakuza originale, nel quale dovevamo accontentarci di un unico stile di combattimento, in questo remake avremo a disposizione tutto ciò che abbiamo potuto apprezzare nel prequel recensito all’inizio di quest’anno. Con la croce direzionale (o con la pressione di R3, attivando l’apposita opzione) potremo passare da uno stile all’altro on-the-go, sfruttando le tecniche Brawler (a metà strada fra potenza, velocità e versatilità), Rush (che punta tutto su schivate e colpi ultraveloci) e Beast (pura potenza e largo utilizzo di oggetti — anche di grosse dimensioni). Tutti e tre gli stili potranno essere potenziati attraverso un sistema che sfrutta, al posto delle banconote che svolazzavano dai poveri malcapitati (e che mi mancano tantissimo) dei più canonici punti esperienza. Essi potranno essere impiegati in tre differenti settori: Soul, Tech e Body (che sostituiscono Shin, Gi e Tai del gioco originale), ciascuno svolto al perfezionamenti di aspetti come salute, potenza, nuove tecniche e nuove mosse speciali “Heat”, delle spettacolari Fatality (sebbene non letali) attivabili ogni qual volta riempiremo l’apposita barra. E il quarto stile? È presto detto.

“Talk to the hand.”

Dietro quel palazzo c’era un povero Cane Pazzo

Vi ricordate com’era finito Yakuza 0? I due protagonisti, le cui vicende di svolgevano in maniera del tutto distinta all’interno del titolo, potevano finalmente assegnare un volto al rispettivo nome, e sarà proprio quando Kiryu-chan uscirà dal carcere che Majima lo riabbraccerà… a modo suo. Una delle funzionalità introdotte in Kiwami e assenti nel gioco originale è proprio relativa al folle Cane Pazzo di Shimano, e prende il nome di “Majima Everywhere”. Il nostro caro patriarca della famiglia omonima ha preso particolarmente a cuore le sorti di Kiryu, se così vogliamo dire, pigliandosi l’onere di addestrarlo a recuperare le tecniche perdute durante i dieci anni di incarcerazione: lo ritroveremo per le strade di Kamurocho nei momenti più inaspettati, dietro palazzi, dentro cassonetti, con svariati travestimenti e con tutti e quattro gli stili di combattimento con cui lo abbiamo utilizzato nel prequel. Sconfiggendolo non faremo altro che guadagnare affinità con lui, il che ci permetterà di sbloccare nuove tecniche e aumentare la potenza del quarto e più potente stile di lotta messo a disposizione per Kazuma: Dragon of Dojima.

I combattimenti di questo Kiwami risulteranno più frenetici e addirittura più rapidi di quelli visti nello Zero (che a volte risultavano un po’ legnosi), e potranno godere di alcune novità nel gameplay. Tra queste, l’Essenza di Kiwami: boss e semi-boss, nel corso dei combattimenti, potranno fermarsi e raccogliere energia, recuperando un po’ di salute; durante questi frangenti potremo, se la barra Heat ce lo permetterà, scatenare un devastante attacco finale che impedirà la loro rigenerazione.

Yakuza on the streets, Dragon in the sheets

Come potrei parlarvi di Ryū ga Gotoku senza dedicare uno spazio a tutte le attività secondarie che potremo alternare allo svolgimento dell’ottima storyline principale? SEGA e lo Yakuza Team ci hanno abituati a decine di mini-game, infinite missioni secondarie e spassose alternative con un caratteristico senso dell’umorismo sopra le righe. Anche in questo Yakuza Kiwami ritroviamo molte delle cose a cui siamo stati abituati, sebbene pervase da una piccola nota di disappunto.

Prima di tutto, le sub-stories sono davvero tante se messe a paragone con quelle del titolo originale, e il loro completamento ci garantirà una buona dose di punti esperienza e di CP da spendere per acquisire nuove abilità e sbloccare nuove funzioni tramite l’apposito NPC Bob Utsunomiya. Tuttavia, come già accaduto in Yakuza 0, alcune di esse risultano un po’ invasive, attivandosi magari in momenti poco opportuni; se decideremo, ad esempio, di farci una rush per completare la trama principale e poi tornare sui nostri passi per completare gli obiettivi secondari, spesso saremo in qualche modo costretti ad assistere agli eventi delle sub-stories, perché alcune di esse si attivano semplicemente se passeremo da una determinata strada o se incroceremo lo sguardo con un dato NPC. Nulla di particolarmente fastidioso, ma mi rendo conto che potrebbe risultare frustrante per alcuni.

Parlando invece dei mini-game, sono rimasto piuttosto deluso rispetto a come siamo stati abituati in passato: sia in Yakuza 5 che nello Zero all’interno dei Club SEGA era possibile sedersi e inserire le nostre monetine da 100 Yen per metterci alla prova su titoli arcade come Virtua Fighter e Out Run in versione originale. Purtroppo Yakuza Kiwami non ci permette di farlo, e all’interno degli arcade potremo unicamente cimentarci nell’utilizzo degli Ufo Catcher per accaparrarci i soliti goodies provenienti da giochi SEGA come Monkey Ball, scattare delle simpatiche Purikura oppure cimentarci in quella che sembra essere la principale attrattiva a disposizione: MesuKing, un trading card game che unisce belle ragazze, wrestling e insettoidi. Sfruttando le carte che troveremo in giro per le strade di Kamurocho potremo creare un mazzo composto da una guerriera e tre carte azione (sasso, forbice e carta) che potremo utilizzare per battere l’avversario controllato dalla CPU.

Ciò che dovremo fare è, appunto, scegliere quale delle tre azioni della morra cinese sfruttare, sperando di riuscire a prevalere sull’avversaria. Come dite? Vi sa di già visto? Beh, è esattamente lo stesso, identico mini-game delle catfight presente in Yakuza 0, solo a tema kabutomushi, i classici scarabei inspiegabilmente amati dai bambini giapponesi. Un po’ più facile e con la componente trading card, certo, ma davvero nulla che possa davvero farmi sentire appagato. In Kiwami vengono riciclati anche i combattimenti in gabbia, il biliardo, le freccette e tutti i giochi d’azzardo, come anche le gare di Pocket Circuit ancora inspiegabilmente di moda nella Tokyo degli anni 2000. La più grave perdita rispetto al prequel, a mio parere, è l’addio del divertentissimo mini-gioco del Terekura, nel quale potevamo rimorchiare partner tramite spassose telefonate; al suo posto ritroviamo il solito dating sim all’interno dei night club, presente in ciascuno dei capitoli ambientati ai giorni nostri. Da questo punto di vista avrei sperato in uno sforzo decisamente maggiore da parte di Nagoshi e del suo team, ma temo che per sentirmi davvero appagato dovrò attendere il prossimo marzo e l’imponente Yakuza 6.

Extreme Makeover: Yakuza Edition

Dimenticatevi il vecchio, seppur divertente, Yakuza originale giocato su PlayStation 2. Sebbene dalla sua avesse una completa traduzione dei testi in italiano, di contro aveva un pessimo, pessimo doppiaggio americano e un comparto grafico parecchio blando, se messo a paragone anche solo con lo Yakuza 3 approdato sulla console di successiva generazione; il motivo, semplicemente, è che dal terzo capitolo in poi Kiryu e compagni hanno potuto contare su dei volti modellati sulle fattezze di attori realmente esistenti, chiaramente riproposti anche in questo Kiwami. Il motore grafico utilizzato è lo stesso già costruito per Yakuza 0, ed entrambi i titoli sono giunti in Giappone nel doppio formato PlayStation 3 e PlayStation 4; per questo motivo, nonostante i 1080p e i 60 fotogrammi al secondo, si ha un po’ la sensazione che SEGA avrebbe potuto osare di più; ma per questo, come sappiamo bene, dovremo attendere il capitolo più recente e il suo maestoso Dragon Engine, che spero vivamente Nagoshi deciderà di utilizzare per un’eventuale remake del secondo episodio.

Per quanto concerne il comparto audio, ci ritroviamo come sempre di fronte a una recitazione di alto livello e, sebbene non tutti i dialoghi siano recitati, il gioco abbandona le sequenze in stile fotoromanzo viste nel prequel per offrirci unicamente cutscene vere e proprie, che spesso ci stupiranno per quanto siano registicamente spiccicate a quelle del gioco originale, solo con un comparto tecnico del tutto rinnovato. Sfortunatamente, ma ormai non ci farei nemmeno più l’abitudine, anche in questo episodio è stato deciso di sostituire l’opening theme originale con un pezzo strumentale della colonna sonora, probabilmente per una questione legata a diritti separati per il brano in questione.

A chi consigliamo Yakuza Kiwami?

Ogni qual volta mi ritrovo a parlare di videogiochi con chi, magari, è abituato a giocare ai soliti e blasonati titoli, non posso fare a meno che elogiare la saga di Yakuza, specie dopo aver giocato e pianto sull’osannato prequel uscito a gennaio. Tuttavia, parlando mi accorgo di quanto sfortunatamente Yakuza non sia effettivamente un gioco alla portata di tutti: sono tante, forse troppe, le sequenze di dialogo a cui i giocatori sono costretti ad assistere, e sono davvero queste il fulcro del gioco rispetto ai combattimenti o alle sessioni esplorative. Finché continuerà ad essere distribuito con al suo interno unicamente i testi in inglese, dovrò limitarmi a consigliarlo a chi conosce l’idioma in questione praticamente alla perfezione: perdersi anche solo una battuta di testo comprometterebbe l’intera comprensione di un bel pezzo di trama. Per quanto concerne invece i giocatori più navigati che magari vorrebbero approcciarsi a questa saga per la prima volta, non posso che consigliare Yakuza Kiwami come un ideale punto di partenza per via del suo prezzo di lancio; soldi a parte, tuttavia, spingerei chiunque a partire da Yakuza 0, cronologicamente antecedente agli eventi del primo capitolo in esame.

Quest’anno i pelati vanno un sacco.

  • Un remake totale del gioco originale
  • Prezzo di lancio davvero notevole
  • Trascinante come pochi altri titoli
  • Tante nuove sub-quest…

  • …Spesso leggermente invasive
  • Mini-game deludenti e già visti
  • La lingua non lo rende un titolo adatto a tutti
  • Un naturale riciclo di tutto il possibile da Yakuza 0
Yakuza Kiwami
4.4

Il Drago di Dojima picchia più del sole di agosto

Yakuza Kiwami è un prodotto di indiscussa qualità, un gioco in grado di offrire una trama articolata, appassionate e ricca di colpi di scena, condita con un gameplay variegato e divertente. Si tratta del remake completo di un titolo passato un po’ in sordina nei primi anni, ma che finalmente sta assaporando anche dalle nostre parti il successo che merita. SEGA ha intelligentemente fatto esordire la saga su PlayStation 4 con un prequel di eccelsa fattura che ha messo Kiryu e comprimari sotto i riflettori: per questo motivo il fardello di Kiwami è quello di non deludere i giocatori rimasti con lacrime e fuoco negli occhi dopo i titoli di coda di Yakuza 0, ma allo stesso modo offre una seconda chance ai novellini di avvicinarsi a una delle più meritevoli saghe videoludiche giapponesi. Il mio consiglio è quello di gettarvi a capofitto nell’acquisto di Yakuza Kiwami: sia che abbiate giocato il prequel, sia che non abbiate mai avuto a che fare con Ryū ga Gotoku, un capolavoro di tale portata al prezzo di lancio di circa trentacinque euro è davvero un affare che non potete lasciarvi sfuggire. L’unico mio disappunto è forse l’estremo riciclo di tutto ciò che Zero ha portato su PS4: comparto grafico, mini-game, stili di lotta e molto altro; se lo avete giocato da poco lo noterete sicuramente. Consideratelo come una “seconda parte” del gioco in questione. Tutti gli altri, invece, si divertiranno come non mai a scoprire quanto profonde possano essere le strade di Kamurocho. Personalmente, ho già l’acquolina in bocca per il sesto episodio in arrivo a marzo, e spero vivamente che la produzione si decida ad annunciare un remake anche per Yakuza 2.

Trent’anni passati a inseguire il sogno giapponese, fra un episodio di Gundam e un match a Street Fighter II. Adora giocare su console e nelle sale giochi di Ikebukuro che ormai, per quanto lontana, considera una seconda casa.